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Smart 4Teen rinasce elettrica con Aznom

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L’azienda italiana Aznom Automotive ha presentato un’altra novità: Smart 4Teen elettrica, realizzata sulla base della smart fortwo restyling di prima generazione. Il motore a combustione interna è stato sostituito da un motore elettrico, la carrozzeria e le “budella” sono state aggiornate e la certificazione per la classe di quadricicli elettrici L6e/L7e consente agli adolescenti che hanno compiuto 14 anni di guidare l’elettromodello – da qui il nome 4Teen, che in inglese significa “per adolescenti”.

L’anno scorso la city car elettrica EQ fortwo a due posti è uscita definitivamente dalla gamma smart, mentre la produzione delle versioni a benzina è terminata nel 2019. Il successore ufficiale della smart fortwo ci sarà, ma non si sa ancora quando di preciso, e il conseguente vuoto nel mercato si sta affrettando a riempirlo l’azienda italiana Aznom Automotive di Monza, che produce auto sportive con carrozzeria d’autore, restomods sulla base delle classiche Mini e Fiat 500, nonché la berlina fuoristrada Palladium sulla base del Ram 1500.

Aznom scrive Smart con la lettera maiuscola, nonostante il fatto che smart Automobile, per principio, utilizzi solo lettere minuscole nel nome. Per la produzione di Smart 4Teen vengono modelli usati della smart fortwo di prima generazione, viene tolto il vecchio propulsore con motore a combustione interna e sostituendolo con una nuova centrale elettrica.

La generazione originale di smart 450 a due posti è stata prodotta dal 1998 al 2007, con la versione chiusa denominata city coupé fino al 2002 compreso, e all’inizio del 2003 è arrivato sul mercato un modello restyling con il nome di fortwo. È interessante notare che la prima generazione di smart fortwo aveva una versione elettrica ufficiale electric drive, ma fu prodotta in un’edizione di soli 100 esemplari a scopo sperimentale, e queste vetture non erano in vendita. Smart electric drive era dotata di un motore elettrico con una potenza di 30 kW (41 CV); una carica completa della batteria da 13,5 kWh era sufficiente per 115 chilometri di viaggio.

DATI TECNICI E MOTORI

La nuova Smart 4Teen ha un motore elettrico da 15 kW (20 CV) e una batteria al litio-ferro-fosfato da 11,4 kWh con una carica completa per 140 chilometri di strada. Smart 4Teen, a differenza della smart fortwo originale, è certificata come quadriciclo elettrico di classe L6e/L7e, non come auto a tutti gli effetti, il che consente di venderla agli adolescenti: in molti Paesi europei è possibile guidare un quadriciclo di classe L6e dall’età di 14 anni (con velocità massima limitata a 45 km/h), un quadriciclo di classe L7e – dall’età di 16 anni (velocità massima – 90 km/h).

Il vantaggio competitivo della Smart 4Teen rispetto ai moderni quadricicli elettrici come Citroen Ami e Mobilize Duo è che è stata progettata come un’auto a tutti gli effetti, il che significa che ha una carrozzeria abbastanza robusta, airbag, cinture di sicurezza con pretensionatori, ABS ed ESP: in generale, non fa paura da guidare. Ma il prezzo della Smart 4Teen è piuttosto elevato: da 24 339 euro, tasse incluse.

Il prezzo elevato della Smart 4Teen è giustificato non solo dalle nuove dotazioni tecniche, ma anche dagli interni completamente rinnovati: l’acquirente ottiene, infatti, una vettura nuova nella carrozzeria di vent’anni fa, accuratamente restaurata e riverniciata. Come optional Aznom offre per la Smart 4Teen adesivi decorativi sulla carrozzeria, rivestimenti interni in pelle d’autore con inserti fantasia, decorazioni in fibra di carbonio, diverse varianti di dischi ruota e altri “trucchi”.

Il futuro Dacia Bigster Hybrid 4×4: Anteprima

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Chiamata Valeo 48 V Dual Speed, questa macchina elettrica si distingue per il suo cambio a due velocità. Claudine Rochette, responsabile della strategia e della comunicazione di Valeo Power, spiega i vantaggi di questo sistema a due velocità. “Fondamentalmente, un motore elettrico ha bisogno di un cambio. Si tratta di una sorta di cambio, ma a una sola velocità, per adattare la velocità di rotazione del motore alla velocità di rotazione delle ruote. Un motore gira a circa 20.000 giri/min, ma la ruota gira a 1.000 o al massimo 2.000 giri/min”.
Il cambio a due velocità di Valeo riduce il consumo di carburante e quindi aumenta l’autonomia.
Il cambio a due velocità progettato da Valeo riduce il consumo di carburante e quindi aumenta l’autonomia.
Rispetto a un cambio a una sola velocità, questo cambio a due velocità massimizza l’efficienza e quindi l’autonomia del veicolo elettrico. Con un motore elettrico dotato di un riduttore convenzionale, è complicato ottenere la migliore combinazione di coppia a basso numero di giri e velocità “elevata” in autostrada. Il nuovo sistema sviluppato da Valeo, invece, consente di adattare il rapporto del cambio il più possibile sia alla coppia a bassa velocità che all’accelerazione ad alta velocità. Nel ciclo combinato di omologazione WLTP, il costruttore francese stima un guadagno di autonomia di circa il 4% rispetto a un cambio a una sola velocità. In autostrada, il guadagno è del 7%.
Maggiore autonomia, prezzo più basso
Grazie a questi miglioramenti in termini di autonomia, il modello equipaggiato con il 48 V Dual Speed di Valeo può avere un’autonomia maggiore.

DATI TECNICI

Dacia potrà anche scegliere di ridurre le dimensioni della batteria e quindi il prezzo, senza perdere autonomia. Collocato sull’asse posteriore per la trasmissione 4×4, questo sistema sostituisce anche la catena di trasmissione meccanica con una catena di trasmissione elettrica. Un altro punto a favore, secondo Claudine Rochette: “Semplifica l’architettura del veicolo per i costruttori, che aggiungono un motore elettrico all’asse posteriore invece di avere una trasmissione. Si risparmia davvero peso e spazio”. Infine, ma non meno importante, questo sistema è controllabile, quindi il software può essere utilizzato per adattare il rapporto di trasmissione alle diverse esigenze.
Nel 2026, anche il Duster riceverà il sistema Valeo.
Questo cambio a due velocità è compatibile con tutte le tecnologie ibride: microibrido a 48 V, ibrido semplice e plug-in. Può anche essere adattato alla trazione 100% elettrica.

Come ha già rivelato L’Argus, questa è la tecnologia che equipaggerà il futuro Alpine A290 GTX 4×4 da 280 CV, previsto per il 2026. Dotata di una capacità di rigenerazione, incorpora anche una funzione di disconnessione per una maggiore efficienza. Può erogare fino a 1.800 Nm di coppia alla ruota e fornire fino a 25 kW (34 CV) di potenza di picco e 20 kW/27 CV in continuo. In pratica, il sistema sviluppato con Dacia correggerà la perdita di trazione posteriore o migliorerà l’inserimento in curva grazie al controllo elettronico. Quest’ultimo controllerà anche la riduzione del motore posteriore per la guida in fuoristrada. Ma questo sistema non è solo una trasmissione 4×4.

Il motore elettrico integrerà il motore ECO-G in fase di decollo e ricaricherà la batteria da 48 V in fase di decelerazione e di frenata.
Senza indicare il nome del marchio, Valeo ha ammesso di essere in contatto con diversi costruttori e che la prima produzione in serie del suo sistema è prevista per la fine del 2025.

Il futuro Dacia Bigster Hybrid 4×4 sarà il prima a introdurre questo cambio a doppia velocità che dovrebbe arrivare nelle concessionarie nella prima metà del 2026. Dotato di tecnologia Valeo nella parte posteriore, questo modello sarà caratterizzato da un motore 1.2 a tre cilindri nella parte anteriore, abbinato alla micro-ibridazione a 48V e a un cambio automatico a doppia frizione a sei rapporti. Quest’ultimo (codice DW23 o 6DCT230) sarà fornito da Getrag-Magna e prodotto in Cina. Questa versione del Bigster sarà disponibile nella versione 1.2 Eco-G (benzina/GPL). L’obiettivo è ridurre le emissioni di CO2. Dopo il Bigster, saranno la Duster e il futuro crossover di proprietà (codice C-Néo) a beneficiarne nel 2026.
La futura Dacia Bigster Hybrid 4×4 sarà inoltre dotata di un cambio automatico a doppia frizione a sei rapporti progettato da Getrag-Magna e prodotto in Cina.
Il futuro Dacia Bigster Hybrid 4×4 sarà dotato anche di un cambio automatico a doppia frizione a sei rapporti progettato da Getrag-Magna e prodotto in Cina.

Nuovo Renault Trafic 2026: cosa cambia

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La prossima generazione del Renault Trafic, prevista per il 2026, non metterà fuori mercato il modello attuale. Proposto solo in versione 100% elettrica e come rivale del nuovo Mercedes Vito previsto per il prossimo anno, questo modello di prossima generazione coesisterà con l’attuale Trafic, che sarà venduto solo come diesel.
Oltre al ritorno dell’Estafette e del Goelette, Renault ha appena presentato il nuovo Trafic di quarta generazione. Come gli altri due furgoni sopra citati, sarà esclusivamente elettrico e porterà il suffisso E-Tech per indicarlo. Sviluppato in collaborazione con i gruppi Volvo Trucks e CMA-CGM nell’ambito della joint venture Flexis, il furgone dovrebbe entrare in produzione nel 2026 a Sandouville, dove viene già prodotto il Trafic III. Tuttavia, secondo le nostre informazioni, non sostituirà il Trafic III in tempi brevi, poiché i due modelli saranno offerti in parallelo.
Il nuovo Renault Trafic E-Tech sostituirà inizialmente la versione elettrica dell’attuale Trafic. Questa versione “a emissioni zero”, che apparirà nel 2023, è stata progettata su una piattaforma obsoleta, nata per i motori a combustione interna e quindi non ottimizzata per un’unità elettrica. Si accontenta quindi di 122 CV e di un’autonomia WLTP di 294 km al massimo. Tuttavia, per il futuro Trafic E-Tech, Renault ha annunciato 218 CV e un’autonomia fino a 450 km. Anche le prestazioni di ricarica e le funzioni accessorie (pianificazione del percorso, precondizionamento, ecc.) sono destinate a migliorare grazie all’approccio SDV di Flexis, che ha sviluppato l’hardware attorno all’architettura software. Questo sviluppo promette di essere cruciale dal punto di vista commerciale, con l’arrivo dei nuovi furgoni elettrici Mercedes Vito e Kia PV7.

IL DIESEL AL CENTRO

Il Renault Trafic diesel così come lo conosciamo resterà in circolazione ancora per qualche anno, ma riceverà un importante lifting nel 2026.

Questo cambiamento è dettato dalle nuove normative europee GSR 2, che entreranno in vigore il 7 luglio 2026. Per conformarsi a queste norme, i veicoli commerciali francesi dovranno adottare una zona d’impatto più ampia in caso di collisione frontale con un pedone. Ci aspettiamo quindi alcune modifiche molto visibili, in particolare ai montanti del paraurti, del cofano e del parabrezza. Per rispettare la normativa, il Renault Trafic dovrà anche incorporare una telecamera interna per monitorare l’attenzione del conducente. Inoltre, il quattro cilindri 2.0 Blue dCi di tipo M9R prodotto a Cléon sarà modificato per rispettare la norma Euro 7, applicabile a tutti i nuovi veicoli commerciali leggeri a partire dal 29 novembre 2027. Aggiornato e conforme alle nuove normative, il terzo Trafic dovrebbe rimanere sul mercato europeo almeno fino al 2030.

Il gruppo Stellantis prevede un trattamento analogo per i suoi attuali furgoni di grandi dimensioni (Peugeot Boxer, Fiat Ducato, ecc.), sia a combustione interna che elettrici. In questo segmento, Renault ha appena lanciato il nuovo Master con entrambi i tipi di motore.

Nuova Jaguar Berlina: il rendering

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Qualche giorno fa sono state pubblicate sul web le prime foto spia del prototipo della nuova grande berlina Jaguar, che ci danno un’idea del suo aspetto.

L’ultima ammiraglia del marchio britannico è stata la Jaguar XJ di quinta generazione, che ha debuttato nel 2009 ed è rimasta in catena di montaggio fino all’estate del 2019. Già all’epoca si stavano testando i prototipi della prossima generazione e non molto tempo fa abbiamo mostrato come sarebbe dovuta essere la vettura. Alla fine, però, l’azienda ha deciso di cambiare radicalmente il concetto non solo di design, ma anche di posizionamento: ora Jaguar intende competere con marchi come Bentley e Rolls-Royce. La primogenita del nuovo stile sarà una grande berlina a 4 porte, i cui esemplari di prova sono stati recentemente avvistati in diverse foto spia.

Il rendering in copertina di Kolesa.ru ci permette di dare uno sguardo in anteprima al modello.

IL BOLIDE JAGUAR

La nuova ammiraglia Jaguar non ha nulla in comune con gli altri modelli del marchio, come era già evidente nella recente concept Type 00, che mostrava la nuova direzione del design.

Da quest’ultima, la vettura di serie si distingue innanzitutto per il tipo di carrozzeria: se la concept era una coupé a due porte con la parte posteriore spiovente, i prototipi sono piuttosto classiche berline a tre volumi con quattro porte. Il frontale sarà per molti versi simile a quello della concept, con l’eccezione dei gruppi ottici più grandi. Un passo enorme con un cofano lungo, che consente di posizionare dietro le ruote anteriori portelloni piuttosto grandi per la ricarica, un design relativamente semplice delle fiancate, montanti anteriori “nascosti”, come nei modelli correlati Range Rover. Da quest’ultima, a quanto pare, saranno prese in prestito le maniglie delle porte a scomparsa. I vetri laterali sono molto stretti e i finestrini delle porte sono privi di cornice. Finora, la parte più nascosta è quella posteriore, dove sono solo parzialmente visibili elementi di illuminazione posteriore: possiamo aspettarci la comparsa di strisce LED orizzontali su tutta la larghezza del retro. Abbiamo raffigurato una variante con un lunotto convenzionale e un tappo come nel concept (sui prototipi questo elemento è ancora sotto uno spesso strato di camuffamento).
La nuova berlina ammiraglia, come altri futuri prodotti Jaguar, sarà completamente elettrica e costruita sulla piattaforma modulare JEA (Jaguar Electrified Architecture) sviluppata da zero. Altre caratteristiche tecniche non sono ancora state rese note, si sa solo che l’autonomia stimata potrebbe essere di circa 770 km sul ciclo WLTP, e la ricarica rapida permetterà per 15 minuti di aumentare il chilometraggio di 320 km.

La potenza del motore dovrebbe aggirarsi intorno ai 1.000 CV.

Se la BEV vecchia fosse più nuova delle nuove BEV vecchie?

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Al Bar del Teschio di Via Oderisi, a Roma, quel tardo pomeriggio di Candelora il clima era effervescente: il nostro distinto ed attempato signore fedele all’orzetto era riuscito in modalità banda larga a contestare e investire di male parole – nello stesso intervallo di tempo – una squadra di operai impegnati nella potatura alberi, gli addetti al recupero rifiuti urbani dai cassonetti, due corrieri espressi parcheggiati in doppia fila e persino una colf al settimo piano rea di aver steso i panni facendo gocciolare una manciata di acqua verso terra. E non si erano ancora visti monopattini all’orizzonte.

Un crocicchio di amici riuniti su due tavolini interni dissertava amabilmente di confronti sociologici improntati sul contrasto tra la perfezione quasi germanica del Nord Italia rispetto a Roma ladrona e cafona.

L’ottimo Simone, appoggiato al Bancone in colloquii leggeri e spiritosi con il buon Fabrizio – responsabile del locale dal primo pomeriggio fino alla chiusura- aveva nel frattempo scorto in arrivo il titolare del Bar del Teschio, Danilo. 

Una persona affabile, ospitale e sempre cordiale con gli avventori, che era di passaggio per consegnare a Fabrizio un poco di scorta alimentare da fornire per le consumazioni.

Danilo era un fan sfegatato dei sistemi di noleggio e sharingurbani, ed in effetti aveva preso l’abitudine di sostituire l’uso dell’auto di proprietà con le offerte periodiche e davvero convenienti di alcune compagnie: per questo era possibile vederlo scendere, in arrivo al Bar, da diverse auto messe a disposizione dalla Compagnia di noleggio.

Per l’occasione il nostro ottimo Titolare si era fornito di una Fiat 500 elettrica: ovvio e conseguente il primo scambio di impressioni e opinioni tra lui e proprio Simone, buon amico e appassionato di auto. 

Si era dunque appalesato, contornato come sempre dalla sua aurea venusiana, il nostro viaggiatore dell’Iperspazio. 

In dono dagli Astri stavolta non recava notizie sconvolgenti su natura umana e contattologia. Da un po’ di tempo il nostro galattico si cimentava nel raccontare barzellette marziane. 

Nel senso che non era chiaro se queste gli fossero trasmesse direttamente dagli UFO o se fosse lui stesso a raccontarle male, fatto sta che restavano incomprensibili ed accolte da una risata di amichevole carità umana.

“Eh, Fabbrì??? Questo racconta ‘ste barzellette ma io nun lo capisco….”

“Niente, Gio’. Tranquillo, non sei il solo…..”

Arrivati all’affacciarsi della sera, mentre all’esterno del Bar del Teschio Simone e Danilo continuavano a disquisire su quella 500 elettrica, si avvicina il nostro “Signor *R*”, l’improbabile ed indefinito farlocco narratore di storie automobilare, ma non era pervenuto a caso nei pressi del locale: vi era sopraggiunto con l’obbiettivo più difficile, quello di farsi offrire un caffè da Danilo. 

Questi, paziente ed affabile come sempre, sapeva della pessima attitudine del nostro bizzarro narratore a non voler pagare, e rassegnatamente evitava di inveire e cacciar via – giustamente – l’importuno. Ma nell’offrire il caffè, Danilo volle sottoporre la presunta competenza automobilistica del curioso avventore ponendogli una domanda:

“Secondo Te che modello di 500 è, questo??” chiese maliziosamente indicando l’auto a noleggio.

Il nostro improbabile essere si avvicinò precariamente al veicolo, guardò per un breve tempo e rispose:” Danilo, amico mio: questa 500 elettrica non è certo migliore di quella che ho guidato io nel 2012!!!”

Ad accogliere questa risposta bizzarra sopravvennero le risate spontanee e cristalline di Danilo e Simone, dei negozi a fianco, dei due signori isolani della portineria a fianco, di Giorgio e persino del viaggiatore ipergalattico !!!

Una Fiat 500 elettrica nel 2012???? Assurdo, non esisteva…..Non poteva che essere una topica del presunto espertazzo automobilaro…. 

Il quale, velenoso fruitore di caffè vinti in scommesse seriali, aveva preconfezionato la sua risposta in modo adeguato a scroccare qualcosa…

IL FUTURO ELETTRICO È QUI

“Sicuri sicuri che nel 2012, anzi dal 2009, non esistessero Nuove 500 elettriche?? E che scommettiamo????”

Bene: anticipando ai nostri due lettori che una volta acceso il suo infido PC il nostro bizzarro narratore vinse in una botta sola forniture di caffè, frollini, tramezzini e libero accesso al Bar per un intero semestre, questa volta i temerari scommettitori dovettero ammettere di essere stati buggerati. 

L’oggetto della scommessa era “questa 500 elettrica noncerto migliore di quella che l’avventore diceva di aver guidato nel 2012” e non già una Fiat 500 elettrica propriamente detta.

 

Ebbene, attorno a quel PC si venne a radunare un capannello di curiosi pronti a conoscere una storia incredibile e dimenticata.

“Vedete”- esordisce il Signor R rivolgendosi alla improvvisata platea tra la quale il buon Fabrizio si era intrufolato a fatica per raggiungere con una tazza di ottimo caffè il nostro narratore seriale- “era il 4 Dicembre del 2012. 

Non lo dimenticherò mai. Partito con il freddo da Termini alle 6 in punto ero sceso a Bologna, avvolto da un freddo tragico. Ma il mio luogo di appuntamento non era là ma in una coincidenza per Imola dove avrei incontrato Gaetano Di Gioia in persona, il fondatore della mitica “Micro Vett” pioniera della mobilità elettrica e seconda realtà industriale (per anzianità) in Europa ad essere nata con la missione di elettrificare mezzi originariamente endotermici: Piaggio Porter il caso più eclatante ma anche Doblò, LCV fiat e persino un dispositico Ibrido per l’Iveco.”

Un Marchio cui il nostro Signor R era affezionato e che portò a quell’incontro tra i due poco prima che – forse all’insaputa anche di Gaetano Di Gioia – il Tribunale non decretasse la fine dei sogni a Febbraio 2013.

“Ore 11,45 a.m., piazzale di parcheggio fuori della Stazione di Imola FS. Ad attendermi” – prosegue il narratore – “una Fiat 500 scura, linda, che si avvicina a me in silenzio surreale. Alla guida Gaetano Di Gioia, e per la prima volta tocco con mano una 500 elettrica. 

Ma non una “comune” 500 MicroVett, bensì la “Superchrged” vincitrice del Campionato di Categoria FIA nel 2010: una vetturetta elaborata rispetto alla “base” e capace per l’epoca di ottime prestazioni. 

Tuttavia, esternamente e visivamente, una Fiat 500 elettrica con un timbretto diverso su alcune parti di carrozzeria. 

Chiaro che l’auto era artigianale: dopo una bella sgroppata che mi fu concessa guidando personalmente per la seconda volta nella mia vita una elettrica targata (la prima volta due mesi prima ad H2Zero, la manifestazione romana dove testai la Nissan Leaf)  il volante tornò a Di Gioia con l’obbiettivo di “volare” a Bologna dove si apriva il Motor Show e dove il sottoscritto era invitato. 

Il sogno segreto era di poter in qualche modo cercare un espositore interessato a far stare la 500 Supercharged nello stand a fine promozionale, perché la situazione di Micro Vettera tale da non far neppure avvicinare il Marchio ai costi di esposizione della Kermesse all’epoca”.

“Non vi dico” continua il nostro narratore alla platea “la serie di problemini e grattacapi che quella 500 portò durante il viaggio in autostrada. Ad un certo punto fu necessario attendere in corsia di emergenza, fermi al freddo di una giornata piovosa e tendente al buio serale, l’arrivo di un collaboratore di Di Gioia con una batteria di servizio per sostituire quella nel cofano della vettura. L’attesa ed il fermo furono tuttavia determinanti per farci arrivare entrambi all’ora di chiusura della prima giornata per la Stampa del Motor Show 2012”.

La storia fu davvero clamorosa e stavolta fu la platea degli avventori a spingere Danilo per l’offerta extra di due occhi di bue supplementari. In una oretta buona di racconto appassionato il nostro indefinibile essere aveva fatto conoscere due concetti quasi sconosciuti agli uditori: Micro-Vett e la sua “e500” Supercharged.

Ma doveva arrivare la notizia bomba che avrebbe portato in dote un caffè gratis extra: se la prima Fiat 500 elettrica non era nata in Fiat, non era nata neppure in Italia !!!!!

Ed arriviamo, lasciando il nostro narratore improbabile del Bar del Teschio, a raccontare la “vera” storia della prima 500 elettrica.

 

Dopo il debutto in casa Fiat nel 2007 la “nuova 500” di Lapo era diventata in breve una best seller dentro un Paese come l’Italia dove da dopo il crack Lehman aveva appena lambito il dibattito sulle elettriche; che in caso erano rappresentate soprattutto dalla Micro Vett con i suoi furgoncini Porter elettrificati.

Ma mentre la Francia iniziava con l’alleanza Renault Nissan a sillabare i primi verbi BEV più grazie al partner giapponese che non per vocazione propria, in Germania il mondo auto elettrico si divideva in due: i Costruttori istituzionali al seguito della Merkel ed in attesa che la stessa definisse piani di incentivazione governativi. 

Dall’altra la componente di allestitori ed artigiani inpegnatinella elettrificazione di veicoli e vetture era di già la più corposa in Europa e soprattutto si rivolgeva ad una auspicabile unione di intenti con la vastità di allestitori di piattaforme elettriche che in Cina avevano fatto da apripista al mondo BEV.

Tra questi allestitori tedeschi ce n’era uno che di artigianale aveva ben poco: era ed è un Importatore e Dealer Fiat (oggi Stellantis) che con la sua divisione factory industriale si occupava nel tempo di allestimenti di LCV, versioni speciali (furgoni blindati, sanitari, etc..) e dunque aveva una propensione e usualità nel progettare e proporre allestimenti speciali a marchio Fiat.

Si trattava di Karabag Transporter di Amburgo, che nel 2008 sorprese tutti presentando la prima 500 elettrica di piccola serie al mondo.

Con il produttore tedesco di carrelli elevatori Linde MaterialHandling, gli specialisti Fiat Karabag avevano trasformato una Fiat 500 convenzionale in un’auto elettrica.

La Karabag 500E era dotata di un motore asincrono trifase che forniva 20 kW di potenza nominale e una batteria ai polimeri di litio da 125 V e 11 kW. 

Le prestazioni dell’auto erano descritte come “tranquille”, ma la velocità massima autolimitata di 105/110 km/h eranecessaria (per l’inevitabile aumento di consumo) al fine di assicurare almeno un’autonomia di 100 km. Nonostante infatti la cura progettuale e la qualità generale del mezzo, tutti i componenti di conversione erano stati ricavati da un carrello elevatore Linde, con alcune modifiche. 

Linde infatti sviluppava già e produceva circa 50.000 inverter e 400.000 motori elettrici all’anno, una produzione fondamentale per il progetto Karabag. 

In verità la 500 elettrica del Dealer Fiat ad Amburgo era appunto pronta dal 2008 come prototipo elettrificato in altro modo, ma la Joint con Linde dal 2010 aveva finalmente avviato la programmazione commerciale declinando – curiosa nemesi storica – proprio la proposta troppo onerosa di Micro Vett.

L’approccio ingegneristico a questa conversione della 500 Karabag fu improntato all’ombra del pragmatismo massimo possibile: Linde ha semplicemente validato e lasciato la maggior parte delle componenti originali ed ha cambiato il meno possibile sulla vettura. In poco tempo il prototipo era in funzione perché Linde è stata in grado di utilizzare componenti esistenti del carrello elevatore come motore, inverter, controller, fusibile e circuiti di carica. 

Poi sono arrivati i test EMC e le dichiarazioni e i test del produttore. Dopo nove mesi il progetto era completo. Equesto excursus, ripreso da servizi pubblici in Rete, fa capire come – volendo – i tempi per elettrificare siano decisamente umani, ma andiamo avanti.

Per tagliare i costi, la capacità della batteria è stata ridotta ma nonostante la batteria piccola (11 kWh), l’autonomia è scesa solo da 140 km a 100 km. Il bilanciamento ottimale di motore, inverter e controller ha ridotto al minimo le perdite. A differenza dei precedenti progetti di conversione, Linde è stata in grado di fare a meno del sistema di raffreddamento completo.

Per la fase di test, Linde ha utilizzato uno YokogawaDL850V ScopeCorder e un analizzatore di potenza WT1800 collegato al veicolo elettrico. 

Lo ScopeCorder, uno strumento di registrazione multicanale per segnali analogici e digitali, presenta frequenze di campionamento fino a 100 Msamples/s, risoluzione a 16 bit e isolamento del canale di ingresso che fornisce una tensione di tenuta fino a 1 kV. Inoltre, è in grado di monitorare il CANbus e decodificare il payload.

La gestione e la intercomunicazione dati si basa invece sulla PCU Linc1 nativa di Linde con cui la fabbrica ha da tempo la sua centralina testat per la comunicazione con i computer di bordo dei carrelli e che è stata sincronizzata con la ECU della 500; c’è anche un BMS dedicato con Gateway ed un disegno specifico del cruscotto con nuove informazioni. Le performances di mercato dell’epoca per 500 Karabag sono state bassissime con non più di qualche centinaia di pezzi venduti, tuttavia parliamo di un progetto che ha superato ormai i 15 anni.

Ma che prestazioni offriva all’acquirente finale la 500 BEV di Karabag? Facciamo una scheda sommaria: potenza massima 28Kw o 38 Cv.; velocità di punta tra 105 e 115 Km/h e accelerazione decisamente pigra ma, ripeto, autonomia dichiarata di 90/ 100 km. in combinato e di quasi 130 in ciclo esclusivamente urbano. Merito soprattutto del pacco batterie a celle di litio creato dalla coreana KORAM all’epoca e dal costo nominaler faraonico di ben 17.000,00 Euro, capace di far gridare al miracolo per l’opera ingegnosa di Karabag: 

“comprare” (benchè Dealer Fiat del tempo) una 500 endotermica, svuotarla e destinare al suo magazzino le componenti smontate; allestire e montare il nuovo Powertrain Linde con le modifiche necessarie, e raggiungere con tutto questo un prezzo di offerta dell’auto che al netto delle batterie costa esattamente quanto queste??? 

Beh, diciamo che 15 anni fa Karabag doveva essere messa elegantemente a “tacere” (ed infatti nessuno sa di questa storia) perché in caso contrario avrebbe messo a tacere la pioggia di dibattiti inutili sul settore BEV.

Un allestitore europeo che 15 anni fa proponeva già un’auto che se incentivata secondo ecobonus recenti sarebbe costata poco più di 25.000 Euro; con powertrain certificato e validissimo; con protocolli di Aftersales e di Customer Care rispettati nelle promesse. Insomma, che ne sarebbe stato della epica narrativa di settore? 

Ah, si: l’unico fronte di dibattito sarebbe rimasto quello per cui le batterie costavano troppo.

I prezzi del 2011 per il mercato tedesco dopo la J.V. con Linde erano stabiliti in circa 35.000,00 Euro. Avete capito?? 

Se tuttavia, appunto, Karabag aveva definito la sua propria 500 elettrica in alternativa ad una proposta originaria di Micro-Vett, la nostra azienda di Imola non era rimasta a dormire: presa una Fiat 500 endotermica aveva realizzato prontamente la sua e500 full electric. 

Ed in questo caso i dati specifici mutavano un poco, non solo nel prezzo che in effetti nel caso nostrano erano del 40% superiori a quelli della Karabag: 30 Kw (due in più della Karabag), più 15 Km di autonomia massima, coppia massima più elevata e dunque anche spunti ed accelerazioni superiori. Trasmissione monomarcia e a tutto il resto pensa l’inverter che modula la potenza erogata sulle ruote anteriori: si deve solo scegliere il programma di marcia – Comfort o Sport – e premere il pedale dell’acceleratore. In modalità “Comfort” si raggiungono i 50 km/h in 9 secondi, mentre con l’opzione “Sport” si ottiene più potenza e si raggiungono 50 km/h in 6,7 secondi. La velocità massima è invece di 115 km/h mentre la maneggevolezza è assicurata da un peso in ordine di marcia contenuto in 1150 kg. Rimaneva il neo della capacità della batteria dell’epoca ferma a 22 Kw, oltre al prezzo davvero poco pratico, ma rimaneva anche in casa MicroVett il primo progetto per “abarthizzare” artigianalmente la “e500” in allestimento “Supercharged” e prestazioni degne di un prezzo importante.

Ed a quel punto, terminate le descrizioni, il nostro Signor R era pronto a cavalcare una folkloristica esternazione di Giorgio (“Se so’ inventati tutte ‘ste stronnnnzz…….te!!!”) per fare un quiz:

“Ammettiamo” – esordisce Signor R – “Che Voi entriate in un Concessionario. Siete al Vostro primo acquisto di auto elettrica, non avete mai visionato la Fiat originale elettrica, e di fronte a Voi avete tre 500 identiche esteticamente rivestite con la carrozzeria “La Prima Berlina” del 2020; e senza alcun marchietto identificativo ed iconico dovete scegliere a cofano chiuso tra:

 

A) La Karabag 500 (28 Kw, da 100 a 130 Km di autonomia, 105/110 Kmh di punta) del 2011;

B) La “e500” Micro-Vett (34 Kw, da 100 a 145 Km di autonomia, 110/120 Kmh di punta) del 2012;

C) La originale “Fiat Nuova 500” BEV “La Prima Berlina”(Batteria da 25 Kwh, 130 Km/h, 180 Km di autonomia) del 2021;

 

Ebbene, tra A), B) e C), senza alcun dettaglio commerciale o mediatico, Voi quale potreste riconoscere come più nuova o più vecchia? Quale attribuireste alla originalità di mamma Fiat? Ed a ipotetica parità di costo “ecoincentivato” quale percepireste come più elevata nella qualità generale?”

 

E lasciando come al solito gli uditori attoniti e senza risposta, il nostro improbabile “Signor R” prese una manciata di taralli dalla vaschettina aperitivo dell’Avvocato Marco, da poco arrivato, e si alzò congedandosi.

 

Come al solito, senza pagare.

 

E Voi, cari due lettori di Autoprove, avete capito dove voglio portarvi a riflettere entro poche puntate??? 

 

E

Eh si, esatto. Ad un punto per il quale Voi comprenderete tutta la narrativa apocalittica costruita ad arte su un mondo furbetto: quello delle BEV.

 

Il tempo di correggere l’ottimo Giorgio che, capendo male, mi risponde in lontananza “BEVVETI? Parole sante, hai detto bene. So’ tutti Ebbeti!!!”

 

Riccardo Bellumori.

Le auto Xiaomi in Italia: ecco quando

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Quando arriverà in Italia l’auto elettrica di Xiaomi? Questa è una delle domande più frequenti tra gli appassionati di mobilità sostenibile e, più in particolare, tra i seguaci della divisione automobilistica del gigante tecnologico cinese. Lo Xiaomi SU7 continua a fare scalpore tra il pubblico cinese. Un modello il cui lancio commerciale è avvenuto nel marzo 2024 e di cui, solo nell’ultimo anno, sono state consegnate circa 140.000 unità.

La “febbre” per la prima auto elettrica di Xiaomi non accenna a diminuire nel breve periodo. La domanda ha superato da tempo la capacità produttiva. Per questo motivo Xiaomi Auto sta ancora lavorando a pieno ritmo per rendere operativo al più presto lo “stabilimento F2”, in modo da aumentare significativamente la capacità produttiva e ridurre così i tempi di attesa.

Qualche tempo fa, la stessa azienda aveva dichiarato che non avrebbe esportato auto per alcuni anni, per concentrarsi sulla soddisfazione della crescente domanda del mercato cinese. Dopo tutto, Xiaomi è un marchio cinese. È quindi logico che voglia dare priorità a questo pubblico. Tuttavia, l’aumento dei dati di vendita e l’attesa generata dall’arrivo del nuovo Xiaomi YU7 hanno indotto l’azienda a cambiare i suoi piani.
La verità è che nessuno se lo aspettava, ma Xiaomi ha stretto un’importante alleanza che sarà fondamentale quando si tratterà di esportare le sue auto in mercati in cui l’auto elettrica ha un ruolo rilevante. L’Europa è uno di questi. Xiaomi Auto ha raggiunto un accordo con Hyperion Leasing (Tianjin) per promuovere l’esportazione di auto elettriche nei principali mercati.

LE TAPPE DEL LANCIO

Hyperion Leasing è una filiale della China National Machinery Industry, nota come Sinomach. È sostenuta direttamente dalle autorità cinesi e, sebbene non siano stati forniti dettagli, Sinomach metterà a disposizione tutte le sue infrastrutture (160.000 dipendenti, 40 filiali e presenza in oltre 170 Paesi) per consentire a Xiaomi di introdurre le sue auto elettriche nei principali mercati.

La tabella di marcia iniziale di Xiaomi prevedeva l’inizio delle vendite di auto all’estero entro il 2030. Anche se non è stata fornita una data più specifica, si è ipotizzato che la data sia compresa tra il 2027 e il 2028. Cioè, una volta che il marchio avrà stabilito una base solida e avrà la capacità produttiva per rifornire non solo il mercato nazionale.

È anche troppo presto per dire con quale modello Xiaomi debutterà in Europa, e quindi in Spagna. L’SU7 è già stato presentato in Spagna. Tuttavia, non sarebbe irragionevole affermare che il marchio opterà per il suo primo SUV, il già citato YU7, quando si tratterà di “tentare la fortuna” nel Vecchio Continente. Non resta che aspettare e vedere. Ma ciò che è chiaro è che queste mosse rivelano l’interesse di Xiaomi ad accelerare i suoi piani di espansione globale.

Nuova Mazda CX-5 2026: Anteprima Rendering

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La Mazda CX-5 sta per essere sottoposta a un’importante e necessaria riprogettazione e, se stavate aspettando qualcosa di nuovo per affrontare la Toyota RAV4, anch’essa destinata a debuttare presto con una nuova generazione.

Con motori ibridi, una disposizione degli interni più intelligente e un design più raffinato, il prossimo modello promette bene.

Dopo quasi nove anni da quando il CX-5 di seconda generazione è uscito per la prima volta sulle strade nel 2016, un prototipo del SUV compatto è stato recentemente avvistato in giro per Los Angeles, offrendo una prima occhiata a ciò che ci aspetta. Ecco tutto quello che sappiamo finora sulla CX-5 ridisegnata prima del suo debutto ufficiale.
Il linguaggio di design Kodo di Mazda continua ad evolversi e il prossimo CX-5 ne è un esempio lampante. Il nuovo modello unisce una robusta eleganza a un tocco di sportività, soprattutto nella parte anteriore, dove una griglia interna alata affianca fari a cascata e un gruppo di luci diurne sovrapposte.

Sebbene gran parte della silhouette mantenga un profilo familiare, le modifiche degne di nota includono un montante D massiccio e sezioni del passaruota superiore che si estendono oltre i parafanghi, aggiungendo un bordo più robusto, di ispirazione off-road. Come è tipico dell’etica di design Mazda, la carrozzeria rimane priva di pieghe, conferendole un’atmosfera premium che dovrebbe invecchiare con grazia nel tempo.

Nella parte posteriore, il nuovo lettering Mazda, vista per la prima volta sulla recente Mazda EZ6/6e, sostituisce il logo tradizionale che tutti conosciamo. I fanali posteriori prendono spunto dal più grande CX-90, creando un linguaggio di design coeso per tutta la gamma di SUV Mazda.
Interni spaziosi e tecnologicamente avanzati
All’interno, ci si aspetta un abitacolo al tempo stesso pregiato e spazioso. Si dice che il cruscotto sarà caratterizzato da un quadro strumenti rettangolare e da un display per l’infotainment, simile agli schermi in stile tablet presenti negli attuali prodotti BMW, Mercedes-Benz e Audi.

I passeggeri posteriori beneficeranno di una linea del tetto più alta, che offrirà un migliore spazio per la testa, mentre anche lo spazio di carico sarà migliorato.

Le caratteristiche principali includeranno probabilmente l’integrazione del comando vocale Amazon Alexa, un tetto apribile panoramico e il sistema di personalizzazione del conducente Mazda, visto per la prima volta sulla CX-60, negli allestimenti più alti. Questo sistema consente al SUV di regolare impostazioni come la posizione dei sedili, il controllo del clima e gli specchietti in base ai profili individuali del conducente.

DATI TECNCI E MOTORI

Sotto il cofano, un nuovo sistema ibrido parallelo consente alle ruote di essere azionate dal solo motore elettrico, da una combinazione di elettricità e motore a combustione interna (ICE) o esclusivamente dall’ICE.

In termini di layout, le nuove immagini di brevetto provenienti dal Giappone rivelano un motore trasversale a quattro cilindri abbinato a un motore elettrico posizionato a destra, con una trasmissione inserita tra i due.

Mazda dovrebbe mantenere il suo motore a benzina Skyactiv-G da 2,5 litri ad aspirazione naturale e le unità turbo da 2,5 litri della vettura attuale. A partire dal 2027, entreranno in funzione i nuovi propulsori Skyactiv-Z di Mazda, con progressi in termini di efficienza termica e risparmio di carburante.

La nuova Mazda CX-5 sfrutterà la “Small Platform” della Casa automobilistica, condivisa con la Mazda 3 e la CX-30. Continueranno a essere offerte configurazioni a trazione anteriore e integrale.
La nuova generazione di CX-5 dovrà affrontare una concorrenza agguerrita in un mercato affollato di SUV, con rivali come Toyota RAV4, Honda CR-V, Kia Sportage, Hyundai Tucson, Subaru Forester, Ford Escape, Nissan Rogue/X-Trail, Mitsubishi Outlander e VW Tiguan.

La presentazione ufficiale avverrà nei prossimi mesi. In realtà, la divisione Mazda per il Sudafrica ha accidentalmente vuotato il sacco, rivelando che il nuovo CX-5 farà il suo debutto a livello globale tra luglio e settembre, lanciando negli Stati Uniti il modello dell’anno 2026.

La nuova Volkswagen T-Roc elettrica sarà diversa da quella a benzina

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Volkswagen si sta preparando a presentare la nuova generazione della Volkswagen T-Roc, ma il modello con motore elettrico non sarà l’unico della gamma. La casa automobilistica tedesca ha confermato che è in fase di sviluppo una versione completamente elettrica, che però si baserà su una piattaforma completamente diversa.

Questa notizia è stata inserita in sordina nel recente teaser di VW per la ID.One, la prossima elettrica entry-level da 20.000 euro prevista per il 2027. Poiché tutti gli occhi erano puntati su questo modello economico, la T-Roc elettrica è passata inosservata. Tuttavia, questa è la prima volta che VW ne riconosce ufficialmente l’esistenza.

Di più: VW elimina l’ID.7 per il Nord America a causa del clima gelido dei veicoli elettrici

Più precisamente, in una dichiarazione sul futuro dello stabilimento di Wolfsburg, il CEO di VW, Thomas Schafer, ha affermato: “Il nostro obiettivo è costruire qui la Golf elettrica di prossima generazione sulla nuova piattaforma SSP, insieme alla T-Roc elettrica per grandi volumi. In questo modo Wolfsburg diventerà la capitale della nostra nuova classe di compatte completamente elettriche”.

Questo conferma che il T-Roc elettrico sarà il secondo modello basato sulla Scalable Systems Platform (SSP), dopo la Golf di prossima generazione. Poiché la Golf EV non è prevista prima del 2028, è lecito supporre che la T-Roc elettrica arriverà prima della fine del decennio, posizionandosi appena sotto il successore della ID.4.

La piattaforma SSP è destinata a sostituire l’attuale architettura MEB di VW in tutta la gamma di veicoli elettrici del marchio, anche se il suo lancio è stato ritardato a causa di problemi di sviluppo del software. Una volta pronta, la SSP dovrebbe portare con sé una ricarica ultraveloce, la capacità di guida autonoma di livello 4 e un nuovo processo di produzione progettato per una maggiore efficienza.

La nuova Volkswagen T-Roc elettrica è completamente diversa rispetto al SUV compatto di nuova generazione a motore termico che debutterà nei prossimi mesi. Questo modello si atterrà alla collaudata piattaforma MQB Evo e offrirà opzioni di propulsione a benzina, mild-hybrid ed eventualmente ibrida plug-in.

Le immagini trapelate qualche settimana fa suggeriscono che il T-Roc ridisegnato è cresciuto leggermente, adottando un look più elegante e inserendo più tecnologia all’interno. Tuttavia, non ci si deve aspettare un’evoluzione importante per la versione elettrica, perché quando la T-Roc elettrica arriverà nel 2028 o più tardi, il modello a gas sarà già vicino a un aggiornamento di metà ciclo, rendendo probabile un design distinto per l’EV.

Nonostante i progressi rispetto al modello precedente, VW introdurrà probabilmente un design completamente diverso per la T-Roc completamente elettrica, sfruttando la sua piattaforma unica. Dopotutto, l’EV non arriverà almeno fino al 2028, quando la versione a gas sarà prossima all’aggiornamento di metà ciclo.

IL PIANO SVILUPPO DI VOLKSWAGEN

Daniela Cavallo, Presidente del Consiglio di fabbrica generale e di gruppo di Volkswagen AG, ha confermato che la piattaforma SSP sarà utilizzata in tutto il Gruppo VW, aggiungendo che lo sviluppo tecnico avverrà a Wolfsburg. Ha sottolineato che la base dedicata ai veicoli elettrici sarà “altrettanto importante” per il successo futuro di VW quanto la strategia della piattaforma per gli attuali modelli a combustione interna.

Cavallo ha anche sottolineato l’importanza della Golf e della T-Roc in termini di volumi di produzione: “Nel nostro stabilimento principale non lavoreremo solo allo sviluppo, ma anche alla produzione nei prossimi anni. Le future ammiraglie elettriche – la Golf e la T-Roc prodotte a Wolfsburg – rappresentano attualmente un volume superiore alle 500.000 unità all’anno“.

In particolare, Volkswagen ha annunciato l’intenzione di spostare la produzione della Golf in Messico nel 2027, oltre a tagliare 35.000 posti di lavoro in tutta la Germania e a ridurre la capacità produttiva nazionale. Resta da vedere se la nuova linea di veicoli elettrici sarà sufficiente a tenere occupata la forza lavoro di Wolfsburg per gli anni a venire.