Auto elettrica e Nuovo Ordine Mondiale, l’ABC dei complottisti è servito!

Da quasi vent’anni l’occidente si interroga sulle prospettive di un mercato della mobilità elettrica che in realtà è finora realtà possibile solo in Oriente, ma che “qui da noi” è un mero alibi per circoscrivere e somministrare alla collettività temi e trasformazioni socio economiche fondamentali per lo sviluppo del prossimo futuro, soprattutto in Europa: Un futuro che non è per niente roseo.

Auto Elettrica e complottismo – A mia memoria l’auto elettrica è entrata da vera protagonista nel dibattito generale almeno in questi ultimi contesti: quando nel 2005 un improvviso focolaio di inflazione portò aumenti straordinari nei prezzi del Petrolio e delle risorse energetiche; quando nel 2008 dopo il Crack Lehman il mondo si trovò in tasca cartamoneta straccia, le Big Three rischiarono il fallimento e Obama lanciò la “ObamaCar” elettrica; arriviamo a pochi anni dopo – tra il 2009 ed il 2015 – quando in Europa scoppia il Boom delle criptovalute, delle rinnovabili e la loro affinità con la mobilità a “Zero Emissioni”, e nel mondo si registrano oltre 6 miliardi di Dollari investiti in Venture Capital rivolti alla mobilità ecologica; poi nel 2015 quando i postumi del Dieselgate spinsero i Governi, a caccia di consensi, a decretare la morte del motore classico; ancora nel Lockdown del 2020 quando il Covid ha rilanciato la lotta all’inquinamento e la smart mobility. Per arrivare ad oggi, quando praticamente il mondo sta affrontando contemporaneamente : crisi delle risorse energetiche, aumento del costo ed irreperibilità delle materie prime, costo del Petrolio, volatilità monetaria, lotta all’inquinamento, crisi del mercato auto, stop obbligato del motore tradizionale, fonti energetiche rinnovabili ed alternative al fossile, oltre all’argomento chiave della questione monetaria e delle criptovalute. Pensiamo di essere “noi” – occidentali – il problema, e non comprendiamo perché il coniglio dal cilindro per tutto questo sarebbe l’auto elettrica. Infatti non lo è: l’auto elettrica è solo il piatto di portata offerto per distrarre dal problema reale e dalla serie di soluzioni, tutte a carico della collettività: il problema da almeno 15 anni è la Cina ed i Continenti in prospettiva di sviluppo, e la soluzione dell’auto elettrica per il trasporto privato è e rimarrà una chimera, almeno in Occidente. Questo ha dato lo spunto per i Complottisti “DOC” di avviare una sorta di “controanalisi” di un fenomeno solo in apparenza “buono”. Io che non sono un complottista da sempre sono convinto che in Occidente l’auto elettrica 100% non sarà mai una opzione di massa; credo che alla fine ai Costruttori converrà difendere e mantenere, almeno per il trasporto privato, il caro e vecchio motore perché alla fine con questo i costi sono privati ed i vantaggi – in termini di drenaggio di soldi – rimangono pubblici.

L’UE licenzia “No Global”, “Fossil Free” e “No Waste”

Ho piena comprensione per lo status di disoccupazione che si presenterà di fronte ai piu’ agguerriti “No a qualcosa” : l’Unione Europea, se possibile, sta diventando più risoluta e spietata di loro. Dal punto di vista delle emissioni, si è obbligata al taglio del 55% della CO2 (su base 1990) entro 7 anni e ad azzerarla nel 2050; sotto l’aspetto degli sprechi darà un giro di vite per l’obbiettivo comune del 60% di riciclo di RSU entro il 2030 (obbiettivo lontanissimo al momento); per quanto riguarda il dietrofront alla globalizzazione, è talmente evidente che sulla base di sempre maggiori nuovi trattati di cooperazione e commercio, con le nuove rotte e le nuove movimentazioni spinte dal post lockdown, il mondo si avvia a “rilocalizzare” all’interno dei confini di ogni comunità politicamente definita processi produttivi endogeni, livelli di consumo sostenibili, fino alla rimappatura di flussi finanziari ed umani. Su questo l’UE arriva buon ultima, vista la Brexit e visto che Trump ha già trasformato gli Stati Uniti nella prima Nazione “No Global” d’Occidente. Ma su energia, fabbrisogno alimentare e clima l’Unione sembra voler fare sul serio, stavolta….

La mobilità elettrica privata? Solo micro. Trasporto merci e professionale, invece…

Facciamo un rapido punto della situazione, allora, in Europa per quanto riguarda Mobilità, Risorse energetiche ed evoluzione valutaria e sistemi di pagamento.

Appare evidente che se da un lato l’UE ha varato una sfilza di provvedimenti apparentemente restrittivi su produzione e circolazione di auto tradizionali, dall’altro si è espressa nella agevolazione, contribuzione e promozione del mondo “strutturale” (Reti di ricarica, riciclo componenti usate, etc) alla ecomobilità. Salta invece subito all’occhio un programma strategico ed ambizioso, che a mio avviso si sposa con quello delle 40 Gigafactory previste nel territorio europeo entro il 2030. Il programma di cui voglio parlare è “Flow”, che mira a promuovere un concetto di mobilità elettrica adatto all’utente finale a vantaggio del sistema energetico di tutta Europa. L’iniziativa sperimenterà, validerà e potenzierà il cosiddetto “Vehicle-to-X“, che consente lo scambio di energia tra veicoli, edifici e la rete. Concetto che si sposa bene, e lo spiego più avanti, con la Rete delle Gigafactory che sono da considerare a tutti gli effetti degli “Energy Storage” in grado di riversare in Rete tutta la potenza elettrica di cui dispongono per la produzione originariamente automobilistica.

Sotto l’aspetto della “Smart & Sharing” Mobility, invece, va ricordatoche la rivoluzione della micromobilità “post Lockdown” nelle città europee, dove il costo della congestione da mobilità urbana è ancora il più alto in Occidente con oltre 270 mld. di Euro all’anno a carico della collettività) va benissimo così, vista la riduzione di emissioni di CO2 nei centri urbani. Perché dunque disturbare un mercato europeo che con i suoi monopattini, eBikes e Scooter elettrici in proprietà e Sharing proietta nel 2021 un fatturato di oltre 45 miliardi di Euro e che ha prospettive di crescita di quasi un ulteriore 25% entro il 2030? Non a caso le Joint Ventures e le attività di M&A tra settore della Micromobilità ed i Costruttori sono in notevole crescita proprio in Europa.

L’Unione Europea dedica a tutto questo il programma Adrion (che mira a sostenere la transizione verde seguendo gli obiettivi fissati dal Green deal dell’UE) ed il progetto “TRIBUTE” (Integrated and Innovative Actions for Sustainable Urban Mobility Upgrade) per una ricerca tesa a individuare soluzioni innovative sulla mobilità per far fronte ai cambiamenti di questi anni.

La soluzione per l’Automotive europeo : stop alla proprietà di massa dell’auto privata…

Invece se si tratta di aiutare la ripresa di due settori in crisi nella UE – cioè il trasporto merci su gomma e quello dei vettori aerei – senza apportare danni all’ambiente, ecco pronta la serie di soluzioni che in seno a Commissione e Consiglio stanno prendendo piede: Idrogeno, BioGas (Lng) e dunque in parte elettricità sono parte di diversi progetti finanziati dalla Commissione europea come H2Haul legato alla mobilità merci su Gomma ad Idrogeno, in un comparto (il trasporto di merci stradale) che va assolutamente rivitalizzato per la continuata crisi derivante da Lockdown e guerra in Ucraina, al fine tuttavia di ridurre la catena dei costi logistici che ormai sono insostenibili. Importante anche il programma per i cargo aerei (13,4 di emissioni totali in UE e target entro 15 anni del 30% dei serbatoi riempito con carburanti sostenibili) e per i treni: l’UE stima che il 20% del traffico sulle rotaie europee viaggi ancora con treni a gasolio, motivo per il quale si è posto un obbiettivo al 2030 di un ricambio di almeno un terzo di vecchi convogli con trazione ad idrogeno. Vero è che la CO2 emessa dai treni a gasolio pesa oggi meno dell’1% (Fonte Centro Studi UE) ma quello che pesa è il consumo di carburante per tratta percorsa.

 Su questa base di obbiettivi di taglio della CO2 sul trasporto merci e persone professionale, capite bene che per ridurre drasticamente le emissioni del trasporto privato non resta che semplicemente abbattere una larga fetta di movimento dei quasi 270 milioni odierni di auto presenti nell’Unione. La soluzione è ovviamente quella della definitiva via alla rottamazione, e per facilitarla basterà aumentare esponenzialmente costi e disagi nella proprietà ed estendere dall’altro lato Smart Mobility, Sharing e Pooling di auto e moto. La soluzione obbligata per molti, è quella che sconsiglio finchè vi è possibile. L’auto europea che vi costringeranno a dare via potrebbe diventare, in qualche altra parte del mondo, o un ottimo usato che continua a vivere, oppure un ottimo “vintage”.

Solo qui da noi un’auto “vecchia” è un rottame……

La prima sorpresa: la scommessa dell’UE sull’automotive è per Bio-fuel ed Idrogeno

Abbiamo già parlato dello step al 2026 chiesto dai Costruttori tedeschi al Consiglio Europeo per la verifica del progresso sulla decarbonizzazione ottenuta da sistemi Ibridi Plug-In e carburanti neutri; ed abbiamo dimostrato che il Bioetanolo (astraendo dal Biodiesel che sarà sempre meno utilizzato al di fuori del mondo agricolo) è di per sé un carburante neutro. Ci ha davvero incuriosito l’iniziativa Europea di togliere due anni fa i dazi per l’import di bioetanolo per autotrazione, oltre ai risultati della relazione “Biofrac – Biofuels in European Union; a vision for 2030 and Beyond” che certificano le prospettive di produzione endogena e di diffusione del Bioetanolo nel trasporto privato, già largamente in uso in Svezia, Germania e Francia con la benzina “E85”.

Ricordiamo che una larga parte del Parco circolante Usato, previo intervento su parti meccaniche ed ECu del mezzo, potranno usare anche la E85, o persino adottare uno di tanti Kit Retrofit disponibili, e anche su questo l’Europa fa da traino morale, visto anche l’ultimo progetto “Life-Save” (Solar Aided Vehicle Electrification) proposto nel 2019. Visto anche il numero di Costruttori che sta lanciando sul mercato un proprio Kit Retrofit.

Seconda sorpresa: parli di Idrogeno, e spunta il “nucleare pulito”

E parliamo del Piano “RepowerEU”, nato per abbandonare la dipendenza da combustibili fossili (soprattutto russi) e stimolare investimenti per ottimizzare approvvigionamenti energetici di gas e nuove fonti energetiche non fossili; oltre alla serie di investimenti per il rinnovamento della rete di fornitura e produzione elettrica (con il monito della Presidente della Commissione a non sostituire il Gas con il carbone per produrre energia).

La soluzione ottimale risiede appunto nell’Idrogeno, del quale la Commissione Europea stima un importazione di fino a 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile, grazie allo sviluppo di tre grandi corridoi di importazione attraverso Mediterraneo, Mare del Nord ed Ucraina appena possibile; ovvero – come raccomandato – attraverso la produzione con fonti energetiche non fossili come il nucleare…Ecco perché l’Europa inizia a progettare le prime centrali commerciali a fusione nucleare da 500 megawatt: è il programma Demo (Demonstration Fusion Power Reactor), il successore del reattore sperimentale Iter che sta nascendo in Francia. Un traguardo che potrebbe essere raggiunto tra non non di 30 anni con il programma Horizon EUROfusion.

Idrogeno, Nucleare, Commodity e Digital Money: Bill Gates, Jeff Bezos, Elon Musk

Cos’hanno in comune tra loro questi signori? No, lasciamo perdere l’ipotesi che siano degli alieni rettiliani; e per il momento, perché sul Covid-19 non si scherza, lasciamo perdere anche le ipotesi sul rapporto “preventivo” che ai tre sarebbe stato additato dal complottismo più sfegatato. I tre nomi hanno in comune però tante affinità con tempi e crisi che attanagliano il mondo: ambiente, mobilità, trasporti, persino valute e mercato azionario. 

Tutti e tre i “Paperoni del mondo” peraltro, lo scorso anno – data di riapertura post lockdown – hanno venduto livelli impressionanti del capitale azionario delle proprie aziende: Bezos 4,9 mld di Dollari per Amazon, Elon Musk 6,9 mld di Dollari per Tesla, e Microsoft (nonostante l’apparente uscita volontaria di Bill Gates) 65,4 mln di Dollari, e apparentemente lo hanno fatto per “rimpinguare” i forzieri delle proprie Fondazioni (BEV, Earth Fund, Musk Foundation) dedicate ad azioni positive su Clima, accesso alla ricchezza, fame, cultura, mobilità eco-sostenibile. Tutto molto nobile, apparentemente, ma se andiamo nel dettaglio c’è qualcosa che non torna. O che preoccupa….Lo vediamo nella prossima parte!

(Fine Prima Parte)

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