L’evangelismo pagano – la attitudine a sacralizzare in modo grottesco e provinciale i fatti terreni del mondo – è davvero la religione dei poveri: il tifo calcistico spinto all’eccesso, i divi del cinema, i cosiddetti divi della canzone defilippiana o la stessa prosopopea sociopolitica con cui si sono divinizzati nel tempo movimenti culturali, fronti politici contrapposti e personaggi istituzionali dalla dubbia vocazione od ispirazione politica.
Con l’evangelismo pagano si promuovono modi di vita, trend e mode, consumi, scelte di acquisto, persino l’affidamento di soldi, carriere, futuro; l’evangelismo pagano è quindi il velo di pseudoanimismo e di artificiosa sacralità con cui rivestire ed impreziosire azioni, contesti, prodotti, personaggi altrimenti persino banali o rivedibili.
A muovere l’evangelismo pagano – allo stesso modo con cui si propaganda in modo scorretto ed interessato quello sacro e religioso – sono quattro categorie sociali, a due a due tra loro contrapposte: da un lato ci sono i “volponi” capaci di articolare un approccio evangelico e fideistico su un aspetto concreto solo per ottenere un vantaggio; ma dall’altra parte dei volponi vi devono essere necessariamente “allocchi” in grado di seguire pifferi magici ovunque questi li portino.
La seconda Categoria di “emittenti” è quella dei “Soloni” ovvero degli Ipse Dixit: in Occidente e nel mondo industrializzato li abbiamo chiamati “Opinion Leader” e sono quei soggetti cui attribuiamo doti divinatorie e scientifiche di eccellenza per il solo scopo di renderci più comodo e perdonabile lo scegliere qualcosa ad cacchium e senza consapevolezza, “tanto lo ha consigliato l’Opinion Leader, l’Esperto, il Guru”.
E se poi scopriamo di avere toppato nella scelta, cambiamo sia l’acquisto che un nuovo Guru. Categoria cui si contrappongono i “parvenue”, cioè coloro che comprano libri solo con la Targhetta “Oro” del Premio Campiello, o che sorbiscono con il mignolo alzato il thè delle cinque anche se si trovano in Ciociaria.
Tutto questo preambolo sulla evangelizzazione pagana per anticipare un tema sul quale non ho mai nascosto idiosincrasia e diffidenza proprio perché è nato TOTALMENTE su aspetti fideistici.
E quei “Fuck Elon” a base di bomboletta Spray sulle fiancate delle Tesla sono la concretizzazione mediatica della mia ragione quasi ventennale sul tema. Senza evangelizzazioni di sorta il settore dell’elettrico sarebbe fermo alla fallimentare “EV1” di General Motors.
L’evangelizzazione mediatica con cui si è voluta anticipare la ineluttabile e straordinaria rivoluzione elettrica, si è dunque perfezionata, dentro un contesto di Medi e Istituzioni politiche assolutamente a favore, con Agenzie di Consulenza rinomate che all’atto del 2010 si spingevano a prevedere una soglia di penetrazione – nell’arco di vent’anni – del 50% di BEV sull’immatricolato annuo ed un 30% di presenza sul parco circolante; con una Opinione Pubblica che apprendeva dei possibili Default di Marchi e Gruppi “tradizionali” quasi che essere rappresentati sul mercato auto dal vecchio endotermico significasse la condanna all’estinzione; e in tutto questo con la esaltazione – appunto – evangelica di chi con grande supercazzola si esponeva a trattare di CO2, di litio e nichel come fosse un Rettore accademico; ma soprattutto con l’emergere all’orizzonte dei nuovi Dei pagani della purificazione decarbonica globale (Elon “The” Musk, ed altri più o meno oggi seppelliti nella parte anonima della nostra memoria, anche per le vere e proprie “stangate” che hanno inferto ai rispettivi Marchi o Gruppi con perdite finanziarie bibliche dopo aver affrontato l’elettrificazione di Gamma).
A Bruxelles non sanno fare il proprio lavoro, ma sanno tutto di BEV!
Ammettendo di poter comparare – perdonate la bestemmia – Border Leyen con Delors, oppure Sir Leon Brittain oppure Marcelino Oreja con gli omologhi odierni; ed ammettendo che gli attuali ventisette Commissarini siano paragonabili per mole e qualità del lavoro con gli originari 12 di trenta anni fa, io non ricordo una Commissione del passato così monotematica e ossessiva su temi sui quali obbietta e contesta tra l’altro di valori tecnici ed accademici ma è del tutto inetta e notoriamente impotente a generare e costruire la piattaforma politica e strategica su cui imperniare una articolazione normativa.
Volete che ricordi quanti temi sono rimasti in sospeso, sull’Automotive, da quando la istrionica – a sua volta – War Der Leyen si è improvvisamente, come sempre, stufata di parlare di quello di cui parlava prima e si è trasformata dalla vecchia “Von BEV Leyen” votata a costruire con tutta la sua “straordinaria statura politica” un’Industria di Guerra in Europa (tra l’altro immettendo modalità industriali inquinantissime – quelle belliche – dentro Stabilimenti nei quali ha imposto a breve il desideratissimo Carbon Zero…).
E volete contare quante crisi aziendali, quanti licenziamenti, quanti punti di PIL ha comportato una tarantella politica come quella che ha sin qui governato le scelte e le strategie di Bruxelles?
Nel frattempo su:
Step Euro 7,
BER 2028,
Step di revisione ipotizzato al 2026 per la eventuale revoca del termine del 2035 per lo stop alla produzione di endotermici;
e sullo stesso termine del 2035 definito su “Fit for 55” si è calato un velo di mistero e suspence: “Se fa’ o nun se fa?????” Direbbe un romano DOC…
Il Brand che crea un’atmosfera? Nel mondo elettrico a cosa serve?
A cosa serve per un Costruttore elettrico essere “BEV Brand”, nel settore elettrico dove non c’è storia, simbologia né narrativa in grado di “identificare” nessun Brand originariamente endotermico?
Questa domanda non la deve fare un Marketing Consultant, ma semplicemente un ragazzo al primo anno di Istituto di Comunicazione Post Diploma; come è stato possibile avviare – tra il 2010 ed il 2015 circa – la farloccata della ricerca di immagine fine a se’ stessa, illudendosi che la clientela potenziale seguisse a ruota le evoluzioni in un ambito di mobilità dove il valore aggiunto iniziale era esattamente quello di mostrare all’opinione pubblica di saper più in fretta degli altri uscire dal repertorio storico endotermico su cui si era tuttavia espresso un percorso di eccellenza tecnica e sportiva spazzato via dalla propaganda pasticciona che esaltava Elon, l’elettrico, la nuova frontiera elettrica. Eppure..
L’Automotive Gattopardesco, fingere di cambiare lasciando tutto come sempre
Ma davvero avete creduto che un esercito di Marketing Manager, Comunicatori, Dirigenti, sottopancia, etc… potesse rinunciare ad un percorso storico ed industriale costruito per decenni? Che i Marchi volessero davvero rinunciare ad un repertorio produttivo, ad un tessuto di subfornitura e di componentistica, oltre che un Know How di Service Management sul territorio che costituiva il Presidio territoriale dei Marchi, dei Brand, dei Gruppi Costruttori?
Bravi fessi: quando negli States è esplosa la “bolla immobiliare” con il crack Lehman, il montante dei crediti incagliati per acquisti di auto era drammaticamente più elevato; far esplodere una bolla su un settore creditizio più garantito come quello immobliliare e fondiario era il modo migliore per “stoppare tutto” senza appalesare voragini dalle quali, in ambito Automotive, non ci sarebbe più rialzati.
Ricordate il 2007? Un mercato “occidentecentrico” dove i consumatori avevano assunto un vizio indotto dalla propaganda: mentre cresceva la mole di credito sospeso, e si moltiplicava la serie di strumenti derivati (ABS in primis) per finanziarlo, il controvalore usato circolante diventava spazzatura anche perché dall’altra parte dell’occidente non avevamo trovato le auspicate porte aperte di mercati disposti ad assorbire la mole di vecchie auto in circolazione in Usa ed Europa.
Ed in ultimo, la guerra commerciale tra Costruttori si era radicalizzata sui listini, progressivamente in crollo, o meglio: per consentire ai Clienti un desiderato “upgrade” di gamma e modelli, il mercato aveva progressivamente attuato un sistema “crossover” in base al quale il passaggio a modelli superiori trovava il suo complemento nell’arricchimento di optional e dotazione tecnica che faceva percepire il vantaggio del Cliente a spendere di più per avere molto di più in termini di qualità e lusso.
In soldoni, il margine sul “Pezzo di ferro” si riduceva sempre di più mentre la guerra commerciale imponeva un continuo arricchimento ed aggiornamento in R&D e ricchezza: in tutto questo il tradizionale Marketing alla Philip Kotler aveva mostrato tutta la sua inattualità
Il Web moltiplicava consapevolezza e conoscenza dei diversi target potenziali. “Divide et Impera” aveva perso efficacia in un mondo dove la segmentazione estremizzata delle categorie di mercato vedeva sempre più debole ed esposto il mondo dell’offerta soprattutto in tema Auto; mentre al contrario dalla parte della domanda la continua frammentazione e delimitazione delle categorie di mercato generava una costante consapevolezza ed esperienza su prezzi e rapporto qualità e prezzo.
In parole povere, più i Costruttori (con l’ausilio suicida delle Istituzioni politiche di contesto) creavano scalini progressivi per costringere il Cliente a salirli e disorientarsi temporaneamente, più in realtà i Consumatori salendo i gradini metaforici della scala del Mercato segmentato acquisivano consapevolezze e prevenivano, guidandole, le scelte dell’Industria.
Occorreva mettere in atto un “frullatore” socio-economico: da un lato spezzare la catena della consapevolezza del consumatore evoluto e maturo in Occidente, e dall’altro aprire i varchi per cominciare a moltiplicare le vendite nei mercati in prevedibile ascesa e crescita di consumi.
Il momento ideale, al contrario di come tanti pensano, è arrivato in coincidenza non delle fasi “virtuose” del mercato ma in occasione delle sue ultime catastrofi collettive di sistema dal 2008 ad oggi: Credit Crunch e Crack Lehman, DieselGate, Brexit e Lockdown con ripensamento della intera filiera di Supply Chain globale e connessa PRESUNTA crisi dei semiconduttori. E’stata lungo questa slavina progressiva che i Costruttori sono riusciti a:
-Stravolgere categorie e regole di mercato classico con la interposizione del paradigma “Elettrico” attraverso il quale hanno preventivamente cestinato diversi Market Target (a partire dalle “utilitarie”) dove i margini erano diventati negativi;
-Così facendo si è potuta ridisegnare la disciplina del “Pricing parametrico”: senza alcune Categorie di mercato canoniche e con nuove dimensioni da conoscere, il Consumatore non ha avuto più il “benchmark” a disposizione;
-Con la supercazzola delle “BEV” nel frattempo si intruppavano le menti e le coscienze del Consumatore potenziale generico con nuovi concetti: Autonomia, tipologia di Batterie, efficienza, modalità/tempi/supporti/costi di ricarica diventavano sempre più assiomi incomprensibili da assumere come evangelo;
-Con questa “supercazzola” la continuata secretazione da parte dei Costruttori di rango delle tecnologie discriminanti per le proprie piattaforme tecnologiche “o cosiddette” ha portato da un lato a perpetuare la carenza di lessico tecnico di base masticabile da parte dei consumatori potenziali; e dall’altro ha moltiplicato messaggi e comunicazioni tese a rinforzare un ipotetico senso di appartenenza tra Clienti e tradizionali “Brand” anche su una tecnologia cosiddetta nuova, anche se non solo non è nuova ma dubito che, ad ammortamenti industriali perfezionati, sia più costosa delle tradizionali piattaforme endotermiche.
Il che mi fa discretamente pensare che diversi “Profit Warning” di taluni Costruttori che lamentano miliardi di perdite sulle piattaforme elettriche siano semplice fuffacontabile.
Ma sono io che lo penso. Sia chiaro.
Pericolo scampato: mercato endotermico in salvo. Le BEV tornano nei cassetti?
Contate le presunte uscite previste lungo dieci anni dai Costruttori in tema di nuovi modelli BEV: potete riscrivere l’elenco telefonico. Nulla, in confronto alle volte in cui gli stessi Costruttori hanno abiurato il maledetto Diesel, per poi ritrovarlo oggi a discapito proprio della possibile uscita di nuove BEV.
Ovviamente il percorso elettrico non è finito: con una faccia da vero e proprio organo basso di equilibrio centrale, i Costruttori spacciano ridicolmente per rivoluzione elettrica la Ibridazione di prodotto. Ma è una bufala almeno per i due terzi del prodotto europeo in commercio od in proposta. Si tratta semplicemente di interposizioni sistemiche di propulsione elettrica in affiancamento e surroga parziale del classico (e vecchissimo) endotermico e conseguente gestione elettronica della interazione tra sistemi. Come pensare oggi ad un prodigio nel momento in cui ci si rendesse conto della straordinarietà di un sistema a Gas/GPL che interagisce intelligentemente ed automaticamente con la classica alimentazione a benzina dei motori classici.
Mi prendereste per idiota, così come mi ridereste dietro se io ritenessi un’auto a benzina di “ieri” un vecchio modello, e il corrispondente modello Bifuel di oggi un “nuovo” modello.
E allora perché avete ritenuto da subito, facendo un poco la figura dei fessi, un “nuovo modello” la stessa auto di pochi anni fa semplicemente addizionata di un “Primo Impianto” Ibrido elettrico a supporto della meccanica tradizionale?
Potrei continuare , ma la cosa che più mi preme sottolineare come didascalica, per farVi capire come diversi Costruttori basano il loro Profitto decarbonizzato sulla vostra ingenua ignoranza e impreparazione, è solo chiederVi in successione:
-Dieci anni fa credevate morto in Diesel che eravate abituati a comprare a prezzi stracciati?
-Per quasi due lustri avete più visto un assortimento di Gamma Diesel degno di questo nome, dimenticando ovviamente anche i rispettivi listini che accompagnava tale assortimento?
-Ed allora perché oggi quello stesso Diesel praticamente quasi invariato da allora si è autoriabilitato dal ruolo di untore dell’ambiente, e sta tornando lentamente in affiancamento ai sistemi ibridi ma a prezzi di partenza lunari rispetto a dieci anni fa?
Ma, soprattutto, Voi di questo Vi siete mai realmente accorti???
Forse, un giorno tra un anno o un secolo leggeremo un titolo di cronaca: “Quella falsa Commection elettrica nata in Europa per salvare gli Endotermici”…
Peccato solo, ma si fa per dire, che in caso a Bruxelles abbiano voluto scherzare sulla questione elettrica come ho appena responsabilmente scritto, il problema di oggi è che dalla zona del Dragone sono poco propensi a scherzare e stanno facendo maledettamente sul serio.
E non bastano i superdazi a metterci una toppa: Von BEV Leyen, se ci sei (sperando davvero in questo) batti un colpo. Il casino lo avete cominciato Voi e Voi dovete risolverlo.ù
Ma se qualche parruccone o Solone della storia del mercato Auto volesse –e magari, ma di sale in zucca per commentare od obbiettare in modo interessante non se ne vede – obbiettare a questa mia visione maliziosa e persino diffamatoria della evoluzione del mercato auto lungo dieci anni, lascio il periodo completo che riporto fedelmente di seguito e che appartiene ad un articolo ancora in Rete, che ho scritto…il 27 Settembre 2015. Ecco cosa dice:
Un mio articolo. Di dieci anni fa. Non profezie: solo tanto buon senso
“Il Diesel di oggi ha superato ogni limite sia su strada che sul Mercato che nello Sport. Ha offerto in 40 anni uno valanga di soluzioni, Brevetti, dispositivi ed architetture che il mondo del “ciclo Otto” non aveva totalizzato neppure in un secolo.
Ha coperto ogni Target di mercato ed ogni tipo di veicolo che avesse più di 2 ruote.
Ormai il Mercato del Nuovo è occupato da TUTTI i Playersmondiali con offerta di gamma sovrabbondante.
Sul campo dell’Usato il Turbodiesel occupa la scena a discapito spesso di altre motorizzazioni.
Tutti ormai dichiarano gli stessi miracolosi consumi, praticamente le stesse prestazioni. E tutti si combattono su tutti i segmenti di mercato. In una sola parola :TUTTI…….Ergo, ormai sul Diesel non vince più nessuno. Tutto comincia a diventare troppo uguale per tutti, ed è un rischio. Se non vince più nessuno perdono tutti.…Ecco perchè il Diesel deve morire.
O meglio: deve morire “questo” profilo di Diesel che ci siamo abituati a comprare fino ad ora.
Perchè sennò il motore a Gasolio rischierà di fare come il biblico Sansone con i Filistei. E allora vuoi mettere la “destabilizzazione competitiva” possibile che si avrebbe sbattendo sotto al naso dell’Automobilista una bella ed imperscrutabile inchiesta sulle “emissioni occulte” tale da mettere a rischio il suo orientamento di scelta?
Un Automobilista che possa scegliere consapevolmente e che si orienta con esperienza su un mercato che conosce bene è un Consumatore che fa paura, lo capiamo bene. Ormai il Consumatore sul Turbodiesel sa tutto, o perlomeno crede di sapere…
E allora, meglio ucciderlo “questo” Diesel. Tutto troppo uguale, tutto troppo democratico…Facciamolo morire, è il grido di guerra del mercato Auto. E allora un giorno leggeremo : ” Il Diesel è morto, prima che si uccidesse da solo. Correva l’anno 2016…”.
Riccardo Bellumori