BYD, Geely e SAIC contro i dazi della UE

Le case automobilistiche si stanno opponendo all’applicazione dei dazi imposti dall’Unione Europea sui veicoli elettrici di produzione cinese, entrati in vigore a fine ottobre. Non sorprende che la prima azione sia stata intrapresa da aziende cinesi: la scorsa settimana BYD, Geely e SAIC hanno impugnato le tariffe di importazione dell’UE presso la Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE).

Altre due case automobilistiche non cinesi hanno seguito l’esempio, con Tesla e BMW che hanno sfidato i dazi portando le cose in tribunale, come riporta l’AFP. Le denunce dei cinque produttori sono state presentate al tribunale generale, la camera bassa della CGUE.

Sebbene non siano stati forniti dettagli, la Commissione europea – che sovrintende alla politica commerciale dell’UE – afferma che riguardano i nuovi dazi doganali dell’UE. Secondo un portavoce, la CE ha dichiarato di aver preso nota di questi casi e di essere pronta a difendersi in tribunale.

In una dichiarazione, BMW – che si è opposta fermamente alle tariffe – ha affermato che i dazi “non rafforzano la competitività dei produttori europei” e che ha intentato una causa per ottenere l’annullamento del regolamento al fine di proteggere i propri interessi.

LA SFIDA DELLE ELTTRICHE

“I dazi compensativi danneggiano il modello di business delle aziende attive a livello globale, limitano la fornitura di auto elettriche ai clienti europei e possono quindi rallentare la decarbonizzazione del settore dei trasporti”, ha dichiarato la casa automobilistica tedesca.

Le tariffe, che arrivano fino al 45,4%, variano a seconda della casa automobilistica. Per BYD è del 17%, mentre per Geely è del 18,8% e del 35,3% per la statale SAIC. Se si considera anche il 10% di dazio standard dell’UE sull’importazione dei veicoli, si arriva rispettivamente al 27%, 28,8% e 45,3% per le tre case automobilistiche. Altre aziende che producono veicoli elettrici in Cina, tra cui BMW, sono soggette a un dazio del 20,7%, mentre l’aliquota per Tesla è del 7,8% oltre al 10% di base.

La CE ha dichiarato che i dazi supplementari sono necessari per contrastare quelli che, a suo dire, sono ingiusti sussidi governativi concessi dal governo cinese alle case automobilistiche nazionali, che consentono loro di sottoquotare i rivali in Europa sul prezzo. Pechino ha sempre negato che le sue politiche industriali siano ingiuste e ha presentato un reclamo all’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) in merito alle tariffe dell’UE.

Il governo tedesco è stato uno dei cinque Stati membri dell’UE ad opporsi alle misure, temendo ritorsioni contro i propri produttori. Le ammiraglie automobilistiche del Paese – tra cui BMW – sono fortemente radicate in Cina e producono alcuni modelli non solo per la Cina ma anche per il mercato europeo.

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