Iso Rivolta al MAUTO: da Genova a Giorgetto nel segno di Giotto

Bizzarrini e Mauto – C’è tanta storia, tanta leggenda e tanta parte di mondo che si incrociano in queste settimane al Mauto di Torino, che tra l’altro compie 90 fatidici e straordinari anni gratificato anche dalla citazione dell’autorevole “Times” che lo comprende tra i 50 Musei più belli al mondo.

E parlando di Musei e di Torino, non dimentichiamo che la prima auto esposta in un Museo d’Arte dal Dopoguerra ad oggi è guarda caso torinese (la Cisitalia 202), pertanto la simmetria tra arte ed automobile è storicamente di casa in questa città: sarà forse per gli effetti della leggenda di Fetonte che qui cadde, colpito dal fulmine di Zeus, facendo precipitare i resti del Carro del Sole carbonizzato nei pressi della odierna “Fontana dei Dodici Mesi” dove Fiume Po ed affluente Dora si incontrano.

Corso Unità d’Italia, sede del Mauto, è a poca distanza da quel luogo magico e dunque, secondo la leggenda, beneficia evidentemente di quella “sapienza divina” che sarebbe toccata in sorte agli abitanti del luogo dove appunto il Carro di Apollo era precipitato.

E se c’è un milanese “DOC” (nonostante sia nato a Desio, in Brianza) che meglio di altri Capitani di Industria Automobilistica può essere associato nell’immagine e nella leggenda a quel Piero Dusio “papà” tormentato della Cisitalia 202 esposta dal 1951 al MoMA di New York, per me quest’uomo è il Cavalier Renzo Rivolta.

IL CAVALIER RENZO RIVOLTA

Proprio lui e la sua linea di leggendarie e prestigiose GT sono il tema centrale del Mauto con la esposizione “The Iso Adventure” basata sulle straordinarie leggende a quattro ruote che da Bresso, presso l’attuale “Parco Renzo Rivolta” hanno reso celebre il Marchio del Grifone in tutto il mondo.

Perchè appunto c’è anche il cuore di Bresso dentro al cuore di Torino, in questi giorni. E c’è un pezzo di mare, quello di Genova dove Renzo Rivolta a soli 31 anni andò a rilevare la Isothermos di Bolzaneto.

E c’è persino un incrocio di destini speciali dentro questo semplice passaggio, poiché Renzo Rivolta nasce in quella Desio (Brianza) scelta dal Cavalier Edoardo Bianchi, il “Re delle Biciclette” che diventa guarda caso il Fornitore della Reale Casa Sabauda, insegnando alla Regina Margherita di Savoia a pedalare con nobiltà i suoi capolavori a due ruote.

Renzo Rivolta rileva dunque la Società genovese per iniziare un percorso industriale da quella città che, purtroppo oggetto di bombardamenti, fu molto presto lasciata per trasferire tutto alla Villa Patellari di Bresso, intorno e vicino alla quale l’Ingegnere crea un impianto industriale che i tedeschi ed americani all’epoca neppure si sarebbero sognati, perchè mette a fianco di una ambientazione cinquecentesca il meglio della tecnologia possibile a quei tempi: Stabilimento produttivo, Capannoni per Logistica ed approvvigionamenti; Strutture di ricovero e di ospitalità per Operai, tecnici ed impiegati. 10.000 Metri quadri di sito produttivo, presse industriali per scocche e carrozzerie capaci, a pieno regime, di stampare 300 unità in una giornata lavorativa, roba da 10.000 pezzi all’anno.

E pensare che siamo ancora ai primi anni Cinquanta, quando persino nella Torino del Mauto, a poca distanza, c’era fino al 1949 Corso Peschiera 252 : qui proprio Patron Piero Dusio, facendo disperare il leggendario Dante Giacosa, aveva l’ambizione di fare concorrenza a Borgo San Paolo (Lancia) pur con uno Stabilimento così incompleto e limitato da costringere tecnici e collaudatori a spostare di volta in volta ogni scocca e autovettura incompleta in lungo ed in largo per la città tra elettricisti, saldatori, tornitori, verniciatori e mastri tappezzieri.

E nella sua visione di Inprenditore modello Renzo Rivolta fa realizzare nel Settembre del 1954 persino una Pista di prova dentro quella tenuta di Bresso: quasi un chilometro con tre curve sopraelevate ed un tratto sconnesso per testare le sospension, con una forma a “Boomerang” in grado di presentare quattro curve di diametro differente di cui tre persino sopraelevate.

Immaginate la sorpresa e la curiosità dei residenti nei palazzi circostanti che, affacciandosi alla finestra che dava su quel parco dentro ad un Centro abitato, si trovavano periodicamente quei sogni a quattro ruote che provavano lungo la Pista…

Ma tra quella meraviglia tipicamente meneghina i simboli della “Lanterna” (come il Grifone, appunto) rimangono, mentre il sogno di una famiglia di Supercar a Marchio Rivolta prende forma dal 1961 attraverso la innata capacità di Marketing di Renzo che probabilmente non aveva la adeguata competenza motoristica di tanti Imprenditori concorrenti e contemporanei, ma di sicuro sapeva interpretare molto bene le dinamiche del mercato.

Pochi infatti si sono mai resi conto del fatto che, cronache alla mano, la Iso di Renzo Rivolta è stata ufficialmente la prima Casa produttrice italiana a dotarsi di un motore americano per la produzione stradale, aprendo la strada alle successive avventure imprenditoriali nostrane della De Tomaso, della Intermeccanica ad esempio: la sempre più diffusa proliferazione di motori americani 8 cilindri a V nelle Gran Turismo anglosassoni sembrava un sacrilegio solo in Italia, dove ovviamente la tradizione motoristica sportiva (con la sola Lamborghini ancora ai nastri di partenza) era tale da rendere quasi oltraggioso il ricorso ai grandi motori Made in Usa. Eppure la leggenda della Chevrolet Corvette cominciava a superare le coste dell’Atlantico; eppure la fama di Carroll Shelby, il famoso Pilota Collaudatore Usa e della sua AC Cobra era ormai arrivata persino in Europa.

Ecco allora che, tornando alla rassegna dedicata alla Iso presso il Mauto, fa capolino un’altra caratteristica “cosmopolita” dell’avventura delle Supercar di Bresso: la Gordon Keeble GK-1 pubblicizzata dal suo Costruttore artigianale inglese con il claim “Quattro passeggeri della nazionalità che desideri” evidenzia di già, nel 1960, un concetto internazionale rinforzato dalle linee di Bertone.

Perché non a caso c’è da subito il respiro elegante di Torino e di Garessio nella Gordon Keeble, la seconda auto disegnata nel 1960 da Giorgetto Giugiaro già giovanissimo Responsabile della Bertone di Grugliasco.

La GT inglese monta un motore GM, piazzato sotto le Chevrolet, ottima potenza a soli 5.000 giri/min, ed una coppia da escavatrice in grado di esaltare, su corpi vettura all’europea (buon assetto, dimensioni compatte e peso limitato) anche prestazioni da GT sportiva. Ma per i cultori della meccanica a Stelle e Strisce non commettete il sacrilegio di chiamarli semplicemente “V8”: quello della Gordon Keeble del 1960 è ancora un “povero” Small Block 283 (4,6 litri e “solo” 283 Cv appunto). Mentre invece quello che sarà montata sotto il chilometrico cofano delle Iso sarà il famigerato “327” del 1962.

Renzo Rivolta fa arrivare in Italia – nella metà del 1961 – un esemplare della Gordon Keeble chiedendo al suo Ingegnere di fiducia Pierluigi Raggi di lavorarci sopra, ma quella che provvisoriamente viene denominata “Iso Gordon GT” pur essendo di buon livello per i compassati canoni inglesi non è certo al livello delle “battistrada” Ferrari e Maserati, a cui Rivolta vuole gettare il guanto di sfida.

Di Maserati peraltro il Cavalier Renzo è da tempo ottimo Cliente e di certo conosce personalmente il Maestro Giulio Alfieri, il nume tutelare del Tridente all’epoca.

Alfieri collabora con Raggi per lo studio di un telaio migliorativo di quello originario della Gordon Keeble…..Eppure…..Ancora qualcosa manca, c’è ancora qualcosa che non convince il perfezionista Renzo. Manca quella sfumatura, quella spezia pregiata capace di rendere un piatto già ottimo in una pietanza Gourmet…….E qui, a Torino, di Gourmet se ne intendono, come si intendono di opere d’arte a quattro ruote.

Chissà i Ristoranti stellati che Renzo Rivolta avrà frequentato nei giorni di Salone, a Torino, quando presentava nel 1953, nello stupore generale, quella cosa strana e simpatica che fu la Isetta: ed in effetti forse quella “spezia” pregiata che il Cavaliere cercava era quella in grado di superare, nell’immaginario collettivo, l’immagine iconica che quella opera prima della Iso Autoveicoli S.p.A. aveva creato nell’opinione pubblica relegando la Casa di Bresso ad una autorevole ed innovativa produttrice di utilitarie……..Rivolta, insomma, cerca una scia di profumo, una “brezza”…….

Quella che proveniva da un posto impensabile: dalle coste di Livorno, affacciata sul Tirreno

Una brezza, tra l’altro, che già il Marchio automobilistico sinonimo stesso di Torino, la Fiat, ha avuto nel livornese DOC Aurelio Lampredi, il donatore di un DNA tecnico e motoristico dal 1955 di assoluto rispetto in grado di segnare una traccia indelebile al Lingotto.

E se quel livornese DOC – Lampredi appunto – aveva già lasciato un segno indelebile in Ferrari, Renzo Rivolta (che vedeva nel Cavallino di Maranello uno dei concorrenti privilegiati da battere con le sue future Gran Turismo) avrà certo fatto un pensiero al famoso proverbio latino “Primum Inter Pares”: anche per questo, per garantirsi da subito un livello paritario con le enormi risorse tecniche ed intellettuali di Ferrari, il Cavaliere entra in contatto con il Genio di Giotto Bizzarrini.

Siamo ai primi mesi del 1962, Bizzarrini appena uscito da Maranello è in procinto di coordinare e condurre in un fazzoletto di tempo non solo la fondazione della ATS (insieme ai “ribelli” usciti dalla Ferrari) ma anche la realizzazione della “250 Breadvan Drogo” su base Ferrari GTO; l’incarico di progetto per la Lamborghini del 12 Cilindri da 357 Cv. ed in tutto questo troverà il tempo anche di arrivare a Bresso, alla pista di Prova ISO, invitato dal Cavaliere per saggiare le qualità sportive e dinamiche della “Iso Gordon GT”.

Il suo responso, rivolto direttamente ad un trepidante Patron Renzo, sarà lapidario e romanzesco come tutto quello che corrisponde alla vita di Giotto: “Cavaliere” – esclama – “Sarò sincero: la macchina fa schifo, ma ha davvero un gran bel motore! Butti via tutto e si tenga solo quello”.

Beh…..Certo che come esordio di rapporti tecnico professionali, c’è davvero da pensare che erano altri tempi. Rivolta è chiaramente convinto delle qualità del tecnico livornese, così come è affascinato dall’arte del giovane di Garessio (Giorgetto Giugiaro) e dunque coadiuvato sempre da Pierluigi Raggi si affida al duo Giotto e Giorgetto per dare il via alla nuova avventura delle Gran Turismo di Bresso.

Conclude un contratto di fornitura con General Motors ed a Giugno del 1962, nel cortile della sua Villa, Renzo Rivolta presenta al mondo la “ISO 300 GT”, ripetendo la prima mondiale ufficiale al 44° Salone di Torino dal 31 Ottobre all’11 Novembre.

E questo è un altro motivo storico per ritrovare proprio qui a Torino quella Gamma le cui due capostipite hanno ricevuto il loro battesimo. Ma se per il Mauto abbiamo le creature che richiamano sempre e nel Marchio di fabbrica il loro papà giuridico (Renzo Rivolta), e se solo a guardarle si comprende bene il segno inconfondibile del loro papà di Stile (il piemontese Giorgetto Giugiaro), oggi non possiamo dimenticare che il papà “tecnologico” di tutte le Supercar di Bresso, Giotto Bizzarrini da Quercianella, è venuto a mancare da poco, lo scorso 13 Maggio. Ed il prossimo sei Giugno il Maestro avrebbe compiuto 97 anni.

Cosa è stato Giotto Bizzarrini per la Iso e dentro la Iso? Quante pagine di libro siete pronti a condensare in questo spazio? Beh, solo per riassumere, Vi ricordo che il lavoro svolto da Giotto Bizzarrini già fin dalla “300” è decisamente rivoluzionario: l’unità Chevrolet 327 che di “base” fornisce già 290 Hp alla uscita del Cambio, viene cesellato sia al Banco Prova ISO che all’Istituto Macchine della Facoltà di Ingegneria di Pisa, e con le modifiche di Giotto restituisce senza il benchè minimo problema di affidabilità ben 350 Cv. Più 20% di potenza supplementare: se non è maestria questa, e capacità fuori del comune!! Fondamentalmente Bizzarrini con la “GT 340” riuscirà un attimo prima di General Motors a conquistare picchi di potenza di questa portata. In grado anche di portare Iso Rivolta a vincere nella sua Categoria a Le Mans anni dopo, con la “A3/C”.

Ed anche l’impresa sportiva e l’impegno diretto di Giotto nelle Competizioni sportive con Iso Rivolta sono una dimensione senza la quale le Supercar di Bresso non sarebbero state quelle che possiamo sognare e ricordare nella storia. Senza dimenticare, infine, che il protocollo strutturale di Giotto (al quale persino Enzo Ferrari dovette lasciare riverente spazio nel prototipo preliminare della superlativa “GTO” ) era diventato la base tecnica di tutte le Iso a motore anteriore. Giotto fu a tal punto significativo a Bresso che persino dopo il suo “divorzio” nel 1965 fu Piero Rivolta (il figlio di Renzo) a richiamarlo per la ultima “Varedo” del 1972, unica GT a motore posteriore centrale del Marchio del Grifone.

Cosa sarebbe accaduto se Giotto non si fosse seduto sulla “Gordon GT” in quell’inverno del 1962?

Difficile dirlo. Ma una cosa è certa: in quel caso quella serie di gioielli esposti al Mauto non sarebbe mai più stata “quella Serie”. Ecco perché, con l’arrivo di quel sei Giugno in cui tutti gli appassionati di auto avrebbero voluto spegnere con il pensiero le 97 candeline sulla torta per Giotto, ed in concomitanza con la Mostra, sarebbe bello che almeno per un giorno al Museo di Torino spirasse quella brezza potente e profumata di Quercianella. In memoria di Giotto Bizzarrini, papà nobile delle Iso Rivolta.

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