Volkswagen brucia 2 Miliardi a settimana per il Coronavirus

Volkswagen affronta una crisi inaspettata legata al Coronavirus. Con il rallentamento della domanda di nuove auto e le interruzioni nella catena di fornitura, il Gruppo Volkswagen è pronta ad estendere la chiusura.

L’amministratore delegato Herbert Diess ha dichiarato ad Automotive News Europe, le interruzioni della produzione costano all’azienda circa 2 miliardi di euro alla settimana.

La settimana scorsa Diess ha dichiarato che Volkswagen non sta realizzando vendite o ricavi al di fuori della Cina, aggiungendo che i miliardi di euro che sta bruciando vengono utilizzati per coprire un alto livello di costi fissi.

“Dobbiamo ripensare la produzione. Non abbiamo ancora la disciplina che avevamo in Cina nelle nostre sedi tedesche. Solo se noi, come la Cina, la Corea o altri Stati asiatici, riusciremo a tenere sotto controllo il problema, allora avremo la possibilità di superare la crisi senza perdite di posti di lavoro.”, ha detto Diess.

LA RIPRESA IN CINA

Alcune le province cinesi iniziano ad allentare le restrizioni di viaggio, la domanda di automobili ha ricominciato a crescere. Diess ha detto che la produzione è solo a metà del livello precedente alla pandemia. La casa automobilistica sta attualmente valutando modi per riprendere la produzione e prevede anche di intensificare i protocolli di igiene e di disinfezione. Finora, nessuno dei suoi dipendenti in Cina è stato infettato dal Covid-19.

LA PRODUZIONE VOLKSWAGEN

Volkswagen ha 671.000 dipendenti e 124 fabbriche in tutto il mondo, di cui 72 in Europa e 28 in Germania. VW ha già fatto domanda di lavoro a orario ridotto per 80.000 dei suoi dipendenti in Germani. Si tratta di una mossa che permetterebbe di risparmiare sui costi degli stipendi del personale visto il contributo Stato. Per ora, la chiusura degli stabilimenti in Germania è prorogata fino al 9 aprile.

Il capo della produzione VW, Andreas Tostmann ha precisato: “La salute dei nostri dipendenti ha la massima priorità. In questo contesto, stiamo anche incorporando la nostra esperienza in Cina, dove quasi tutti i nostri stabilimenti hanno ripreso la produzione e il mercato sembra tornare gradualmente alla normalità“.

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