La maggior parte di noi non nasconde la propria gioia quando vengono vendute più auto elettriche, autobus elettrici, camion elettrici, navi elettriche e aerei elettrici. Ma alcuni osservatori avvertono che il processo di produzione delle batterie agli ioni di litio sta avendo gravi conseguenze.
“Trovare soluzioni efficaci alla crisi climatica è un imperativo assoluto, e le auto elettriche hanno un ruolo importante da svolgere in questo” ha detto Kumi Naidoo, segretario generale di Amnesty International, che ha aggounto: “Senza cambiamenti radicali, le batterie continueranno ad essere prodotte con violazioni dei diritti umani”.
Con la domanda di batterie in aumento occorre vigilare su come le multinazionali fronteggiano questa situazione.
“Ogni fase del ciclo di vita della batteria, dall’estrazione di minerali allo smaltimento, comporta violazioni di diritti umani e rischi ambientali. Le soluzioni energetiche del futuro non devono essere basate sulle ingiustizie del passato.”
Preoccupazioni ambientali ed etiche insomma devono coincidere.
L’organizzazione sui diritti umani ha espresso serie preoccupazioni riguardo al lavoro minorile nella Repubblica Democratica del Congo e sull’impatto della salute sulle popolazioni locali in prossimità dei siti di estrazione del litio in Argentina.
La ricerca di materie prime ha portato a un rinnovato interesse anche per l’estrazione sul fondale oceanico, ma si tratta di un processo che pone dei rischi per la vita marina. Uno studio condotto da scienziati dell’Università di Exeter, concluso l’anno scorso, ha sottolineato che l’estrazione in acque profonde potrebbe portare al rilascio di elementi tossici e alla rapida perdita di specie marine. L’Unione internazionale per la conservazione della natura stima che l’estrazione commerciale potrebbe comunque iniziare nel 2020 nelle acque nazionali della Papua Nuova Guinea e entro il 2025 in acque internazionali.
Amnesty International chiede ai produttori di auto elettriche e alle aziende tecnologiche di porre in essere pratiche etiche lungo tutta la loro catena di approvvigionamento. Amnesty riconosce che alcune aziende, tra cui Apple, BMW, Daimler e Renault, stanno ora pubblicando dati sulle loro catene di approvvigionamento che lasciano ben sperare.