40 anni senza Gilles Villeneuve, un punto di vista diverso sulla tragedia

Avremmo tutti sperato potesse finire come a Long Beach, quattro anni prima in America: in gara Gilles Villeneuve parte alla grande, da secondo si trova per la prima volta davanti a tutti. E’ ancora considerato la scommessa di Enzo Ferrari e si porta addosso il fattaccio del Fuji, con la tragedia che ne seguì: da quell’incidente, nel quale volò sulle ruote di Peterson finendo in una collinetta a bordo pista affollata dai tifosi (con due vittime ed otto feriti, ma con il Fuji escluso da allora dal Circus perché in effetti gli spettori erano in un punto proibito) il canadese fu demonizzato da stampa e Piloti che lo consideravano un pazzo, tanto che la stessa Ferrari sotto il fuoco delle critiche cercò temporaneamente un sostituto (ad esempio in Elio De Angelis ed Eddie Cheever, tra i due giovani più promettenti dell’ambiente che testarono la 312 T2 World Champion a Fiorano).

A Long Beach 1978 Villeneuve in testa tenta un doppiaggio estremo contro Clay Regazzoni. Siamo dentro una “S” cioe una curva e controcurva, Gilles supera con Clay davanti la prima curva poi punta verso l’interno della seconda per superare lo svizzero: purtroppo Regazzoni fa lo stesso e su quel circuito strettissimo tra muretti e cordoli (dove lo stesso Clay terminerà la carriera per un incidente tremendo) Gilles cerca il cordolo a sinistra saltando su questo e rimbalza con la posteriore destra a “volare” sulla ruota della Ensign di Regazzoni.

La 312 T3 di Gilles compie una mezza giravolta in orizzontale e non in verticale, per grazia del cielo vista la presenza dei muretti di cemento addosso ai quali il canadese sarebbe potuto ricadere drammaticamente a testa in giu’…

L’ultimo volo del Canadese Volante

Purtroppo a Zolder di quel terribile 8 Maggio 1982 le cose andarono diversamente. Anche qui una “S”, anche qui un pilota più lento da superare. Gilles pero è forse meno sereno, per i fatti di Imola. Per questo stavolta forse compie un azzardo di troppo: Jochen Mass, uno davvero esperto e razionale, davanti a lui supera la prima curva che vira a sinistra e prima della seconda a destra taglia all’interno di questa per lasciare al canadese la traiettoria ideale. Gilles non prevede, e forza il passaggio innaturale alla destra di Mass. Tutto il contrario di Long Beach anche negli effetti. La Ferrari si impenna sulla posteriore del tedesco e perde completamente il carico dell’effetto suolo diventando un’ala impazzita. Rotea in aria e ricade, esplodendo in mille pezzi. E’ la fine. Ma dal punto di vista gelidamente tecnico, l’errore di valpo è del ferrarista.

Gilles e la Rossa: un rapporto a due velocità

Era arrivato in F1 cinque anni prima, sconosciuto pilota canadese imbattibile sulle motoslitte e fresco vincitore dei tornei canadesi di Formula Atlantic e Can Am. Un pilota dell’altro mondo, anche se il Canada era già apparso in F1 con due Costruttori (Team Stebro e Walter Wolf) e con un anonimo pilota come Peter Ryan. Fatto sta che appiedato dalla Mc Laren – con la quale Gilles aveva esordito nel Gran Premio di Inghilterra del 1977 ottenendo il miglior tempo nel Warm Up della domenica mattina – fu assoldato da Ferrari nelle ultime due Gare dello stesso anno, proprio per sostituire Lauda……In Canada, la gara di casa, si ritirò dopo essere finito a muro, e nell’ultimo Gran Premio in Giappone combina un disastro: eppure nel 1978 viene riconfermato alla Ferrari, e Gilles vince la gara di casa in Canada ma finisce la stagione con ben sette ritiri: un indice importante, visto che Reutemann arriva terzo nel Mondiale con solo 4 ritiri. Far rompere la 312 T3 è davvero una impresa, anche se Ferrari per mediare e per deridere un poco il canadese, affermava che con la sua capacità distruttiva Gilles stimolava la Ferrari a migliorare sempre la tecnologia delle sue Monoposto…..Nel 1979 Gilles è un poco più disciplinato e si vede il suo talento, a parte l’assurdo giro a Zandvoort su tre ruote, ed un ritiro in più del  compagno di Squadra, per cui nulla da segnalare. Ma Villeneuve in prova parte otto volte davanti al compagno Scheckter contro le sette volte del sudafricano rispetto al Canadese, dimostrando le due doti di velocista; in più in Gara vince alla pari con il Campione del mondo (tre volte).

Gilles Villeneuve: davvero un sacrificato alla causa della Ferrari?

Di certo le stagioni dove Gilles mostra non solo talento ma anche una oggettiva abnegazione verso i colori Ferrari sono quelle 1980 e 1981. Nell’anno peggiore di tutti i tempi per le classifiche della Rossa Villeneuve è l’unico che ci prova sempre e comunque rispetto ad un Jody Scheckter ormai demotivato: su 14 Gran Premi il canadese parte 12 volte davanti al Campione del Mondo, e quando termina le gare finisce sempre davanti. Pochi punti ma importanti.

Nel 1981 Gilles conduce lo sviluppo del nuovo motore Turbo, il suo compagno è un ancora sconosciuto ed irruento Didier Pironi che su una ottima Ligier ha chiuso il 1980 al quinto posto con una vittoria e ben quattro podi. Eppure nonostante un palmares dell’anno precedente migliore rispetto a quello di Gilles, Pironi nel 1981 sarà un’ombra rispetto al canadese: su 15 Gran Premi Gilles parte 10 volte davanti al compagno di Squadra e regala alla Ferrari la prima volta di un motore Turbo a Montecarlo, e’ sempre il migliore dei piloti rossi in classifica, e dopo la stagione orribile del 1980 regala alla Ferrari le prime uniche due vittorie ed il primo podio dal 1979.

Ma non è proprio vera la “leggenda” dello Scudiero Gilles verso il compagno “presunto” prima Guida della Rossa nel 1979. Gilles ha sempre tenuto a dichiarare – anche troppo, in alcuni casi – la sua obbedienza e dedizione verso il sudafricano ma nei fatti ha spesso corso come un “battitore libero”: a parte a Monza, dove in effetti è ben evidente che Gilles poteva tentare il sorpasso su Scheckter ma rimase bene alle spalle (occorre capire se per dedizione o per scongiurare una ecatombe casalinga in caso di battaglia tra compagni di squadra, con conseguente incenerimento da parte di Enzo Ferrari….), per ben cinque volte il canadese si piazza a fine gara davanti a Scheckter che si classifica subito dopo di lui. E solo cinque volte dietro. Addirittura le prime due vittorie di Gilles si costruiscono su problemi del sudafricano giunto secondo: in Sudafrica Scheckter ha problemi con le gomme ed in USA viene risucchiato in un gruppone di coda. Eppure forse qualche volta di troppo, nel 1982, rimarcherà davanti a Stampa e Tv di sentire “tradita” da Maranello una sua dichiarata dedizione. Forse, su questo, avrebbe dovuto essere molto più politico.

La crisi di Imola 1982: la fine di un amore, o un gesto di stizza?

Da quel Mondiale 1982 qualcosa comincia a cambiare. Gilles si aspetta un trattamento di favore, o meglio una vera gerarchia in Squadra: ma per lui, contro Pironi, il sogno di “Prima Guida” non si materializza….”La Stampa”, il quotidiano del Gruppo Fiat (in cui orbitava la Ferrari) il 19 Marzo del 1981 titolava peraltro un quasi Scoop preannunciando un accordo tra Gilles e l’Alfa Romeo. Primo indizio di un rapporto in difficoltà? Seguono altre indiscrezioni di Stampa: Gilles alla McLaren od alla Williams. Un monito preventivo del canadese o un preannuncio? Si parte con i Test invernali ai quali Pironi partecipa molto più di Villeneuve sulla “tritatutto” 126 C2 Turbo. Si arriva ai primi quattro Gran Premi nei quali, purtuttavia, Gilles in prova gira meglio di Pironi e senza la squalifica di Long Beach avrebbe sei punti del secondo Posto. Però la Ferrari improvvisamente si ribella all’ennesima “follia” di Villeneuve, quasi la fine di un “Bonus colpi di testa” garantito per anni: al Gran Premio del Brasile Villeneuve si piazza in testa, ma al 17° giro Nelson Piquet attacca il canadese, che per chiudere la traiettoria mette le ruote sull’erba a sinistra e “carambola” sul prato del lato opposto, finendo la gara distruggendo la monoposto, perdendo una occasione d’oro e peraltro sfiorando una semi-tragedia visto che la Ferrari 126 C2 si intraversa e taglia la strada ai Piloti dietro.

Qualcosa, del “Canadese Volante” comincia a non essere più tollerato. Si arriva ad Imola e nulla sarebbe peggio di ripercorrere e interpretare quella Domenica. Eppure, a distanza di 40 anni, pur con il massimo affetto verso Villeneuve, è il caso anche di “tirare” le somme su un comportamento davvero fuori le righe da parte del canadese:

Per la Ferrari conta solo la Ferrari. Cosa c’è di strano?

Il Podio di quella Imola rimane nei ricordi : Villeneuve litiga con Piccinini che dà del bandito a Pironi, il quale ai microfoni dei Media parla, intelligentemente, di vittoria Ferrari. E trova l’appoggio del Drake che in un incontro collettivo a Maranello – il Giovedì dopo Imola – ammonisce Gilles facendogli capire che l’unico “capo” in Ferrari è il risultato. Da quel dialogo Gilles uscirà – forse – convinto di aver chiuso un capitolo a Modena e probabilmente si sentirà in dovere solo di lottare come un leone per strappare il Titolo a Pironi, che improvvisamente sembra essere più in sintonia con il “grande Vecchio”.

Insomma: per Enzo Ferrari in quell’anno esiste una sola legge: la Ferrari deve stravincere, soprattutto per colmare la “palude” agonistica dei due anni precedenti. E poi per Ferrari e per tutto il Gruppo Fiat non è ammissibile che la Renault sia davanti, vista la concorrenza diretta trai due Gruppi: sappiamo infatti che Fiat aveva iniziato una seria revisione dei Budget sportivi, anche per effetto della nuova avventura di Lancia nei Rally oltre alle corse di Endurance, dove la Regie era a sua volta tra le concorrenti dirette; e di certo per Maranello apparire Campione del Mondo di F1 con il primo motore Turbo in quell’epoca poteva essere un vettore promozionale straordinario per la serie di novità commerciali in arrivo : i motori a quattro valvole, la “288 GTO”, la “Testarossa” ed altro. Come dargli torto? Per questo, per non favorire lotte di “pollaio” e per non puntare rischiosamente su una pedina non vincente, Enzo Ferrari negò l’ennesima “copertura” protettiva a Gilles. O meglio: rimaneva quella umana. Ma in quel 1982 Villeneuve sarebbe diventato Capitano solo sul campo, senza favoritismi.

La crisi: Ferrari amava Gilles e non il suo mito?

Con la sua capacità distruttiva ci insegnava cosa fare perché un pilota potesse difendersi in un momento di necessità”. Analizziamo una citazione testuale di Ferrari, divisa in due: qui Ferrari – per chi ne conosceva in diretta il naturale cinismo – pare più ironizzare su una situazione nella quale il canadese aveva distrutto il possibile nelle monoposto di Maranello, il che significava a bilancio qualche miliardo di Lire di perdita……; e poi la seconda, molto più criptica e significativa: “È stato un campione di combattività, ha aggiunto notorietà a quella che la Ferrari già aveva, gli volevo bene“. Enzo Ferrari diceva sempre che erano le sue macchine che vincevano e non i suoi piloti: forse per questo scelse Villeneuve contro Lauda. 

Si dice che Ferrari si interessò a Gilles per “attenzione” alle vendite in USA e Canada, da sempre tra i migliori mercati internazionali per Maranello. Ma di sicuro si può tranquillamente sospettare che il diabolico “Drake” avesse un obbiettivo: dopo il marasma causato dal divorzio con Niki Lauda, che temporaneamente con la sua personalità aveva oscurato il mito del Cavallino, Enzo Ferrari – si dice – cercasse il vero e proprio “cavallo di Caligola” – cioè anche la più assurda delle scommesse – per dimostrare che la imbattibilità delle rosse era possibile con qualunque tipo di Pilota. Incredibile infatti che Villeneuve fosse stato confermato nel 1978 dopo il disastro nella coda dell’anno precedente. Nessuno mai ha riflettuto sul fatto che dopo i disastri del 1977 Gilles era stato riconfermato in Ferrari. Assurdo, tranne che nel”dispotismo illuminato” di Ferrari, che certo si era affezionato al canadese. Enzo che aveva perso il figlio Dino per distrofia muscolare e che in Azienda chiamava “il Dottor Piero” il secondogenito, lo aveva chiaramente adottato. Ma la Pista e la Rossa erano la Bibbia del Drake, e dunque nessuna concessione all’affetto. Ma forse nemmeno Ferrari si aspettava la “Febbre Villeneuve” della quale lo stesso canadese era diventato in parte ostaggio, e forse per ridimensionare un mito che oscurava quello del Cavallino aveva provato a motivare e “spingere” il più borghese Pironi. Una cosa va certamente ricordata: Chi lo ha vissuto in diretta si ricorda Gilles in una “strana” evoluzione pubblica: dal ragazzo sempre sorridente dal 1978 al 1980 – dove si poteva appoggiare al ruolo mediatico dei più titolati colleghi di Squadra – dal 1981 il canadese era diventato più serio, pensieroso, preoccupato. Certo il ruolo di alfiere della Rossa gli pesava, soprattutto perche’ fondamentalmente era ancora il ragazzo di montagna “sbranato” dai media e dalla notorietà. Credo che la febbre Villeneuve aveva finito per consumarlo, e lui per risposta era diventato ancora più “bucolico”. Correva in Pista dal Giovedì alla Domenica, svolgeva i turni di test previsti a Fiorano, ma per il resto del tempo si chiudeva nel suo privato dedicandosi ai suoi amori: famiglia, barca offshore, elicottero e hobby meccanici in Garage. Forse, ma è una mera opinione, in quel 1981 alla Ferrari “garbava” di più la mentalità professionale e “politica” di un Pironi che colpiva meno i cuori della gente ma che da presidente dell’associazione Piloti aveva un peso mediatico su Circus e Stampa che a Ferrari era più utile. Ricordiamo che dopo le notizie di Stampa che davano Villeneuve all’Alfa Romeo, alla Mc Laren, alla Williams nel 1982, lo stesso Responsabile dell’attività Sportiva Piero Lardi Ferrari poco tempo dopo comunicò una frase un poco ambigua: annunciando l’accordo biennale già concluso con Pironi, dichiarò ancora in corso la trattativa con Gilles; tuttavia lanciando un “quasi” monito al canadese parlò di “altre attività” che impegnando Gilles extra Formula Uno potevano essere un serio ostacolo alla sua permanenza in Ferrari……..

Arriviamo ad Imola 1982: se avesse astratto dall’ira personale e dalla crisi emotiva, Gilles avrebbe potuto pensare una cosa semplice ma fondamentale per la Ferrari, e cioè che dopo Imola Pironi aveva 10 Punti e lui ancora sei; ma che l’avversario da battere era un certo Prost che aveva già 18 Punti.

E proviamo ad aggiungere una cosa: non è così sicuro che Ferrari avrebbe confermato entrambi i “galletti” Ferrari in quel 1982. Ma di certo, in quel 1982 il Mondiale aveva ancora, dopo il GP di San Marino, ben 108 Punti da assegnare.

Se pensiamo a quanto ha chiuso il Campione Rosberg, una delle due Ferrari avrebbe di sicuro vinto il Titolo. Forse Gilles è stato vittima della sua stessa “febbre”……Forse avrebbe dovuto avere fiducia in lui, e non aver paura del suo stesso mito. Purtroppo la Formula Uno ha ancora bisogno di un Pilota di cuore come lui, ma in quel momento anche per Villeneuve sarebbe dovuta essere l’ora dei calcoli.

Gilles Villeneuve, l’uomo e il Pilota che abbiamo conosciuto

Chi lo ha vissuto in diretta avrebbero voluto un poco meno di pressione mediatica e di mitologia su di lui. Perché libero da pressioni psicologiche Gilles Villeneuve era una poesia di uomo: fedele alla sua compagna che era sempre con lui ai Box, papà perfetto (al punto che la figlia Melanie, in procinto di ricevere la Cresima il 9 Maggio 1982, si meravigliò della assenza del papà) si distingueva proprio perché come pochi altri in quel periodo (Winkelhock, Reutemann, De Angelis, Jones tra i primi) erano sempre poco “affezionati” alla Stampa ed alle sparate mediatiche che altri facevano in quantità. Ma soprattutto snobbava il Jet-set, non faceva tardi la sera e non era mondano. Di lui oggi rimane il mito, soprattutto crediamo che Monaco e Spagna 1981 dovrebbero entrare nell’Albo d’oro delle grandi imprese automobilistiche; di lui oggi rimangono i dischi che lo celebrano (un disco con la voce di Gilles che uscì con Autosprint nel 1982 ed un disco “Father” dedicatogli nel 2006 dal figlio Jacques); e resta un museo a lui dedicato a Berthierville. Un giusto tributo ad una leggenda.

Riccardo Bellumori

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