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Nuovo Hyundai Staria 2026: Anteprima

Hyundai Staria in vendita da oltre cinque anni, quindi il marchio coreano ha deciso di implementare alcune novità nel suo monovolume più grande, ma senza fare troppo rumore. I coreani sono perfettamente consapevoli che il mondo dei monovolume sta tornando alla ribalta. Un formato che i produttori stanno recuperando ora con le auto elettriche e che molto presto subirà un importante terremoto con la presentazione mondiale della nuova Mercedes VLE.

Quella della stella non sarà solo elettrica, ma anche ibrida, quindi i coreani si sono visti costretti a muovere la loro pedina con la Hyundai Staria 2026, adottando importanti novità su tutti i fronti, anche se forse alcune di esse brillano meno del previsto. Hyundai, che di solito sottopone i suoi modelli a un restyling due anni e mezzo dopo la loro presentazione, in questo caso ha allungato i tempi più del solito, poiché il suo design più futuristico lo ha permesso. Il tempo non ha influito molto sullo stile moderno con cui è stata presentata.

Ciononostante, Hyundai ha implementato una serie di cambiamenti visivi più significativi, anche se a prima vista non sembrano così rilevanti. Infatti, bisogna guardare con più attenzione per notare che la sottile barra delle luci diurne a LED, situata sul cofano a forma di cuneo, ora è continua e non è più divisa in tre parti. I fari con luci di posizione e abbaglianti, con tecnologia Full LED, si trovano nella stessa posizione, anche se la grande griglia in cui sono installati presenta una nuova trama decorativa – cromata nel modello Lounge – sia nella metà superiore che in quella inferiore.

Hyundai non ha menzionato modifiche nella parte posteriore, quindi si presume che quest’area rimanga intatta con i fanali verticali installati sui montanti.

La Hyundai Staria 2026 presenta anche modifiche agli interni, che sono della stessa portata di quelle agli esterni. La disposizione del cruscotto rimane invariata, ma i coreani hanno sostituito il quadro strumenti digitale con uno più grande, ora da 12,3 pollici rispetto al precedente da 10,25 pollici, e hanno anche rinnovato il volante.

INTERNI E TECNOLOGIE

La console centrale dà ora una sensazione di maggiore elaborazione, non solo perché il touchscreen del sistema multimediale è cresciuto fino a 12,3 pollici, ma anche perché la casa coreana ha eliminato i pulsanti touch dal pannello del climatizzatore automatico e li ha sostituiti con nuovi pulsanti fisici. Anche la leva del cambio automatico è scomparsa da questa posizione e ora si trova sul piantone dello sterzo, nel caso della variante Lounge.
La nuova Hyundai Staria 2026 ha debuttato in Corea del Sud, dove sarà disponibile con un’ampia gamma di configurazioni a sette, nove e undici posti, oltre a un’opzione furgone con due, tre o cinque posti laterali. Nel paese d’origine, la gamma comprende una versione V6 da 3,5 litri e 240 CV che funziona a benzina e GPL, e una versione ibrida con un motore da 158 CV.

L’unica versione che sarà disponibile in Italia, quando verrà presentata nel 2026, ma con prestazioni superiori, arrivando a 225 CV.

Nuova Volkswagen ID.Polo: Rendering Totale

La nuova Volkswagen ID.Polo sarà presto realtà e questi rendering ci permettono di dare uno sguardo definitivo al modello.
La Polo ha una storia che risale al 1975, quando fu presentata la prima generazione dell’auto con il design dello studio italiano Bertone. Attualmente è in produzione la sesta generazione della hatchback, che ha debuttato nel 2017 e nel 2021 è stata sottoposta a un restyling. L’auto non è ancora pronta per andare in pensione, ma presto sarà affiancata da un modello completamente nuovo con propulsore elettrico e la tradizionale sigla ID di Volkswagen.

La novità sarà la versione di serie del concept ID. 2all, presentato nella primavera del 2023. La differenza più evidente rispetto al concept sarà nella parte anteriore, con un design diverso dei fari: la striscia LED sarà posizionata leggermente più in basso e il bordo superiore dei fari, insieme all’inserto decorativo tra di essi, non sarà più rigorosamente orizzontale. Inoltre, il design del paraurti anteriore subirà alcune modifiche. L’auto manterrà le maniglie delle porte posteriori integrate nei montanti e le caratteristiche stampature sui fianchi, mentre gli specchietti saranno tradizionali, montati su supporti. Nella parte posteriore, la nuova ID. Polo riprende quasi completamente il concept, con solo alcune piccole modifiche nella grafica dei fanali e nella finitura del paraurti.

Rendering Kolesa.ru

ELETTRICA E SOSTENIBILDRT

Come già detto, la nuova Volkswagen ID.Polo sarà completamente elettrica. Alla base c’è la piattaforma MEB+ modernizzata, utilizzata da molte auto elettriche del gruppo. La futura hatchback avrà quattro opzioni di motorizzazione (116, 135 o 211 CV, in seguito sarà disponibile anche una versione GTI da 226 CV), due batterie di trazione a scelta: una al litio-ferro-fosfato con una capacità di 37 kWh e una al nichel-manganese-cobalto da 52 kWh. In tutti i casi la trazione sarà solo anteriore e l’autonomia massima con una singola ricarica sarà di 450 km secondo il ciclo WLTP.

Per inciso, in termini di dimensioni, la ID. Polo elettrica è molto simile alla tradizionale hatchback: 4053 x 1816 x 1530 mm contro 4074 x 1751 x 1451 mm rispettivamente.

Nuova BYD Atto 2 2026: Anteprima

Le ultime notizie sulla BYD Atto 2 DM-i PHEV da 1.020 km per l’Europa sembrano aver messo in secondo piano un piccolo ma importante dettaglio. La versione completamente elettrica (EV) ha ottenuto una batteria più grande da 64,8 kWh (che consente un’autonomia WLTP di 430 km) e un motore più potente da 203 CV/310 Nm.

Questa nuova variante si chiama Comfort ed è la nuova Atto 2 top di gamma (PHEV a parte). Il suo prezzo nel Regno Unito è di 34.950 sterline (191.000 RM), contro le 30.850 sterline (169.000 RM) della Boost, che è analoga alla nostra auto da 100.000 RM (prima dei premi per i primi acquirenti) sul mercato malese. Per rinfrescarvi la memoria, la nostra unica variante Atto 2 ha 177 CV, 290 Nm di coppia, una batteria da 51,1 kWh e un’autonomia WLTP di 350 km.

DATI TECNICI

Nonostante i 26 CV e i 20 Nm in più, l’accelerazione (da 0 a 100 km/h in 7,9 secondi) e la velocità massima (160 km/h) rimangono invariate, ma la batteria più grande ha reso l’auto più pesante di circa 130 kg. Anche la velocità di ricarica è aumentata: la Comfort può assorbire 11 kW CA (da 0 a 100% in sette ore e 12 minuti) e 155 kW CC (da 10 a 80% in 25 minuti, da 30 a 80% in 19 minuti). Confrontiamo questi dati con quelli della nostra auto da 51,1 kWh, che può assorbire solo 7 kW CA e 82 kW CC, questi ultimi consentendo una ricarica dal 30 all’80% in 28 minuti.

Curiosamente, nonostante la batteria più grande, la Comfort ha uno spazio nel bagagliaio leggermente superiore (450 contro 400 litri) e, con i sedili posteriori ribaltati, arriva a 1.370 contro 1.340 litri. A parte tutte le differenze sopra menzionate, Boost e Comfort sono equipaggiate in modo abbastanza simile.

L’auto europea? Vale meno della sua componentistica che sta entrando in crisi

Se fino ad oggi, parlando e raccontando del comparto Auto su Autoprove.it, mi sono inimicato diversi “Guru” di settore, Opinion Makers e soprattutto futurologi e chiromanti è perché da ex venditore di automobili ho imbastito così tanto di inutili slogan e mantra la mia esperienza professionale da suscitarmi effetti allergici il sentirli ripetere ad ogni ogni piè sospinto per cercare di raccontare il presente ed il futuro del mondo auto. Era il 2011 ed una rinomata Società di Ricerca presentava urbi ed orbi le risultanze di una prestigiosa analisi che ovviamente è stata penosamente toppata, con grande piacere per i committenti: al 2025 ci sarebbe stato un buon 30% di BEV circolanti in Europa. Me lo ricordo bene il tono della ricerca, ed infatti ne copiai il Link ed il testo “screenshottato”, in caso un giorno avessi trovato qualche incredulo. 

Nel tempo, i cattedratici del “Tuttoelettrico” si sono rifugiati nel “Mobility Provider” e infine nel “C.A.S.E” (Connected, Autonomous, Shared, Electric) dimostrando davvero di riuscire a comporre al massimo ragionamenti del…….”CASE” appunto. 

Ma quello che ha sempre, erroneamente, catalizzato l’attenzione di media ed opinionisti è stato il semplice dato aritmetico di fine anno: quante ne abbiamo vendute, di nuove? 

Tipico approccio da bancarellari di rango, da anni avvezzi a dialogare con la rappresentanza più alienata del Management auto, quelli che Giotto Bizzarrini avrebbe chiamato “capetti” e che io in tempi non sospetti ribattezzai “Succursali umane di Filiali periferiche”: in pratica tutti i “piramidati” sottoposti che in regime di vincolo gerarchico avevano un mero ruolo manageriale locale di facciata, essendo invece costretti da perfetti sottopancia ad attendere – al fine di poter operare scelte, decisioni ed azioni – che il loro diretto superiore uscisse dal bagno mattutino per emanare le direttive quotidiane. Ma anche su questi aspetti, la considerazione che posso avere su larga parte 

A loro diciamo grazie per aver mandato a fondo la bagnarola Automotive europea. Di fatto rimasta a galla, negli anni della crisi nera, più per grazia del supporto finanziario ed operativo del settore Aftersales che delle mirabili performances di vendita del nuovo

CLEPA lancia l’allarme: rischio marginalità e timore di “Marginalizzazione” nel mondo

Di questo comparto aftersales la parte più redditizia e stabilizzatrice era quella della componentistica rappresentata da colossi di settore che tuttavia, da un certo tempo a questa parte, hanno ripreso una antica abitudine (o vizio???) di “rifugiarsi” dove la vita costa meno: come una qualunque famigliola media del mondo che, per insostenibilità del tenore di vita metropolitana si rifugiano in Provincia: meno cinema, meno farmacie e distanze maggiori, ma almeno si arriva a fine mese. Non so quanto sia stata finora la difficoltà del fine mese per nomi come Bosch, Valeo, Mahle, Marelli o Brembo. Ma a parlare per loro è intervenuta la CLEPA (Associazione di Categoria dei Suppliers continentali) che ha denunciato la fase critica dei diversi associati che nel territorio europeo soffrirebbero capacità di investimento limitate e costi di produzione in crescita, compromettendone la posizione di leader internazionali. Con soglie di redditività molto basse sia nel 2023 che l’anno scorso, le Imprese della Supply Chain europea faticano a conseguire margini di profitto appena superiori al 4%. Eppure il surplus commerciale esportato anche fuori dalla UE (soprattutto verso USA, GB, India ed Africa) e il freno all’import cinese iniziato in realtà dopo il famoso 2020 sono gli unici elementi positivi che non sortiscono proiezioni positive e favorevoli sul futuro dei Top Suppliers automobilistici europei: perché da un lato tra UE e Cina si è ridotto anche l’export europeo di componenti, macchinari e servizi aftersales verso il Paese del Dragone; e poi esiste il rischio che il trend di importazione in UE di componenti cinesi “concorrenti” possa riaffiorare e crescere. 

In più, anche se dal lato puramente simbolico, i Supplier dell’Unione sommati tra loro costruiscono insieme il Continente Leader sino a ieri sul mercato della componentistica mondiale, ma questo risultato si consegue anche dalla fitta rete produttiva extra UE, e questa è la conseguenza di quell’esodo di cui parlavo prima.Paradossalmente i 56 miliardi di Euro di produzione continentale esportata (dati Clepa) rivelano buone notizie e rischiosi sviluppi: l’aumento dell’import “elettrico” che rende anche l’industria europea vincolata al monopolio asiatico. Il surplus commerciale europeo lordo di 5,7 miliardi di Euro del 2023 si abbassa a 3,1 miliardi se inseriamo la contabilità dell’Import elettrico. E solo nel 2021 la stessa CLEPA aveva festeggiato la pronta risposta dei Suppliers continentali che post Lockdown avevano registrato un surplus produttivo esportato pari a circa 20 miliardi di Euro. 

La salute del settore si vedeva, fino a ieri, anche nella spesa complessiva in R&D che i suppliers europei impegnavano in media del loro Bilancio: il 32%, che ci ha visti fino ad oggi seguire i soli Stati Uniti (33%) precedendo Giappone e Cina. Ma non è solo la situazione di Batterie e semiconduttori a impensierire l’Aftersales e la Supply Chain europea. Ad impensierire il settore torna un vecchio spettro: quello della delocalizzazione, che rappresenta il risultato di computo della accensione di nuovi investimenti extra UE contro le riduzioni di operatività dei siti continentali dei nostri Player di settore. Le ombre di un nuovo esodo, come quello che si sviluppò circa un quarto di secolo fa si riproiettano insidiose nascondendo oggi una pesante caratteristica: non è più un esodo di opportunità come quello che all’epoca fu avviato per raggiungere e conseguire nuovi obbiettivi industriali e nuove opportunità legate ai mercati appena aperti in Asia ed Est Europa.

Si chiude in Europa, si apre dall’altra parte del mondo: colpa solo dell’Elettrico?

Stavolta questo pare davvero un esodo di necessità legato alla contrazione contemporanea di mercato interno, di margini e soprattutto di tenuta degli investimenti. Alcuni esempi? Valeo ha da poco aperto un nuovo stabilimento produttivo in Cina per supportare la rivoluzione dei veicoli definiti dal software: sito a Shanghai, il nuovo stabilimento si concentra sulla ricerca e sviluppo e sulla produzione di controller di dominio e sistemi avanzati di assistenza alla guida (ADAS); e per la prima volta nella storia, il 2024 segna l’anno in cui i supplier francesi hanno investito più risorse all’estero che in Patria, secondo una ricerca del Rhodium Group. Quest’anno la situazione appare peggiorata dalla guerra dei dazi avviata da Trump. Secondo i dati raccolti da Rhodium Group, think tank statunitense, gli investimenti diretti esteri cinesi nella filiera dei veicoli elettrici sono saliti a una media annua di 30,4 miliardi di dollari nel 2022-2024, rispetto agli 8,5 miliardi di dollari del 2018-2021: contemporaneamente il valore degli investimenti interni cinesi nella filiera dei veicoli elettrici è crollato da 94 miliardi di dollari nel 2022 (un picco) a soli 15 miliardi di dollari l’anno scorso.

Anche la “nuova” multinazionale Marelli, un tempo azienda della galassia FCA, starebbe già espandendo la sua presenza nella provincia dell’Anhui, installando nuove linee di produzione e lanciando nuovi prodotti in Cina per aumentare la capacità produttiva.

Secondo il Management la Cina vanta l’ecosistema della mobilità più dinamico e in rapida evoluzione al mondo, con cicli di produzione più brevi, aspettative dei clienti più elevate e un’innovazione costante rispetto ad altri Paesi. Marelli gestisce attualmente otto centri di ricerca e sviluppo e 17 stabilimenti in Cina, impiegando circa 5.000 persone. Non c’è solo la Cina: lo scorso anno Stellantis ha anche acquisito il 70% del principale distributore brasiliano di ricambi per auto “ComercialAutomotiva/DPaschoal” (oltre 120 punti vendita al dettaglio e 28 centri di distribuzione in tutto il Brasile) e questo rende Stellantisil più grande distributore indipendente di ricambi in Sud America. La consolidata attività di Comercial Automotiva/DPaschoal offre anche servizi specializzati come prodotti finanziari e formazione professionale. Mentre in Cina il Marchio Aftermarket compontistadi Stellantis, Distrigo, in Cina sta migliorando l’accesso ai canali di fornitura di ricambi post-vendita acquistando tre distributori indipendenti per diventare il quarto distributore di ricambi più grande del Paese”. 

MAHLE invece produrrà in Cina convertitori DC/DC per i futuri veicoli elettrici a batteria di un produttore automobilistico internazionale, per un volume contrattuale di 200 milioni di euroed una produzione che inizierà nello stabilimento di Changshu nel 2028

Siemens invece dal 2023 sta investendo attivamente nei settori automobilistico e high-tech cinesi, concentrandosi su digitalizzazione, automazione e intelligenza artificiale, con iniziative significative come l’espansione da 140 milioni di euro del suo stabilimento digitale di Chengdu e un nuovo centro di ricerca e sviluppo a Shenzhen per il motion control.

Persino un Marchio storico nella subfornitura e componentistica come Champion (oggi proprietà di Knight Auto Precision Engineering Pte Ltd (“Knight Auto”, Gruppo Templewater) apre con questo ingresso nuovi scenari al proprio Business.

Purtroppo questa contabilità di nuove risorse avviate nei territori extra UE comporta anche conseguenze negative per i Player continentali: Bosch sta continuando a tagliare nei suoi Stabilimenti europei, con una prevista perdita di 22000 risorse umane entro il 2030 in Europa. Eppure nel 2024 Bosch ha anche aperto nuovi siti in Cina e investito un miliardo di Dollari in R&D per nuove soluzioni per veicoli elettrici e guida autonoma a Suzhou.

Questo un panorama che vede, o meglio ha visto già, anche chiusure ed accorpamenti di magazzini e impianti di produzione in Italia ad opera delle iniziative di Stellantis con i magazzini Mopare con la cessione di Assets industriali un tempo cardine del Know How industriale italiano nel settore.

Quanto tutto questo è colpa dell’elettrico? Per me molto poco, e dico questo tornando ai parrucconi e supercazzolaridell’informazione e del dibattito scientifico di settore in Italia ed Europa. Ad uccidere la Supply Chain e la subfornitura nell’Aftersales europeo ed italiano il convitato di pietra elettrico c’entra ma marginalmente: a danneggiare irreversibilmente la rete dei Suppliers europei entrano in gioco due dinamiche perverse accese dalla stupidità istituzionale europea e degli opinionisti di settore: la guerra idiota al Diesel post 2015, con una tiritera durata almeno un lustro nel quale si è recitato da più parti il “De Profundis” al motore a Gasolio; ed infine, chiaramente, il pessimo quadro di immagine che la tecnologia europea sull’endotermico ha assunto sui mercati extra UE con Asia, Africa ed India in testa. E questo ha significato non solo una perdita di appeal dei nostri Brand e modelli in quei mercati ma anche il crollo di accordi e partnership per avviare nuove linee produttive, Stabilimenti su Licenza, nuovi impianti per componenti e macchinari. E tutto questo non solo in ambito automobilistico specifico ma anche su altri settori: Agricoltura, Cantieristica, Logistica. 

Un approccio “Radicale” per salvare l’Automotive europeo

Aver bombardato mediaticamente – dal 2015 – il comparto industriale che da solo valeva il 60% delle vendite di auto in Europa; aver lanciato una impossibile volata prima agli onirici “Mobility Provider” e poi alla cosiddetta e fumosa rivoluzione elettrica ha comportato un discredito internazionale che spero solo sia stato involontario, ma non ci credo. Il settore di eccellenza nella Supply e nella subfornitura europea è stato discriminato per effetto delle mosse politicamente e strategicamente idiote di Bruxelles e della sua commissione, ed oggi la popolazione europea ne coglie i frutti con crisi, chiusure e tagli. Aver mancato di difendere la filiera dei Suppliers europei lasciandoli alla mercèdelle guerre commerciali, delle crisi di liquidità, della riduzione operativa, soffiando istituzionalmente sul fuoco dell’incertezza programmatica di “Fit for 55” è stata la goccia classica, quella che ha fatto tracimare il vaso. 

Oggi che l’Europa dovrebbe darsi il contegno che non ha per definire con esattezza e proiezione gli obbiettivi che ancora possono salvare il settore della Supply Chain europea e dare nuovo respiro alle Imprese ed agli addetti (potenziando ed incentivando la Rigenerazione, la valorizzazione dell’Usato, la definizione delle nuove alimentazioni e riportando lentamente in auge il Biogas di cui l’Europa è attualmente un centro di produzione e trattamento al Top del mondo) scopriamo definitamente quanto questa Commissione e questo Parlamento raffigurino perfettamente la definizione di Emma Bonino di quasi trenta anni fa: quella di una Unione “ex Gigante economico” e sempre più “nano politico”.

Riccardo Bellumori

Mercedes Unimog festeggia 80 anni con una versione speciale

Il Mercedes Unimog compie 80 anni questo mese e per festeggiare il marchio tedesco sta portando il suo mastodontico veicolo utilitario in un territorio inesplorato. In collaborazione con Hellgeth Engineering, ha creato un’auto da esposizione che aggiunge un tocco di lusso al famoso veicolo fuoristrada.

Questo modello unico nel suo genere unisce la consueta ingegnosità fuoristradistica dell’Unimog con materiali di alta qualità e uno stile appariscente pensato per fare colpo sui sentieri fangosi o negli hotel di lusso. Sotto lo splendore, il cuore rimane quello di un Unimog modello U 4023 con assali a portale, telaio flessibile e differenziali a triplo bloccaggio.

DATI TECNICI E MOTORE

Il grande cambiamento è il nuovo motore diesel a sei cilindri OM 936 da 7,7 litri che sostituisce il solito quattro cilindri in linea da 5,1 litri e 228 CV (231 PS / 170 kW) e eroga 297 CV (300 PS / 220 kW). Mercedes sostiene che il sei cilindri offre una maggiore trazione e una trasmissione più fluida, mantenendo intatte le leggendarie capacità fuoristrada del camion.
L’esterno raggiunge un equilibrio tra forza bruta e stile boutique. Prendendo spunto dai SUV, presenta diversi nuovi accessori e modifiche, tra cui griglia, paraurti e elementi dei sottoporta rivisitati, insieme a pannelli personalizzati per il pianale. La vernice grigio opaco, i cerchi beadlock da 20 pollici e un esclusivo pacchetto di fari a LED gli conferiscono anche un tocco di modernità.

La tecnologia MirrorCam sostituisce gli specchi tradizionali con monitor digitali che, secondo Mercedes, sono utili sia sui sentieri che negli spazi urbani ristretti. Inoltre, permette al conducente di osservare comodamente gli spettatori ammirati senza dover girare troppo la testa.
All’interno, l’abitacolo a quattro posti è rivestito in pelle di alta qualità, con cuciture a contrasto, illuminazione ambientale a LED e tappetini in pelle. È un mix surreale di lusso e praticità, come una suite di un hotel a cinque stelle fissata a un camion di soccorso alpino, anche se, dato che Mercedes non ha fornito molte immagini degli interni, presumiamo che sembri ancora più un camion che una limousine.

UN PEZZO DI STORIA

Il Mercedes Unimog ha esordito come veicolo agricolo nella Germania del dopoguerra e Mercedes ne ha assunto la produzione solo nel 1951. Da allora è stato utilizzato da aziende di servizi pubblici, servizi di soccorso, militari e persino squadre di gara che partecipano al Rally Dakar, senza mai prestare particolare attenzione al lusso.

Ma Mercedes insiste nel dire che questo Unimog di lusso non è solo un esercizio di stile. La show car sarà testata da un unico cliente il prossimo anno per raccogliere dati reali per un possibile sviluppo futuro. Se la domanda esiste, questo veicolo di lusso potrebbe influenzare un nuovo ramo della famiglia di modelli. Per ora, è la prova che non c’è letteralmente nessun posto dove l’Unimog non possa andare.

Nuovo Toyota RAV4 2026: lancio in Giappone

Dopo il debutto mondiale nel maggio 2025, la Toyota RAV4 di sesta generazione è stata ora lanciata in Giappone. Disponibile esclusivamente con propulsore ibrido, il SUV riprogettato ha un prezzo di partenza di 4,5 milioni di yen per la versione Adventure, mentre la versione Z ha un prezzo di 4,9 milioni di yen queste cifre sono comprensive dell’imposta sui consumi.

Nel 2026, la RAV4 in Giappone sarà disponibile nelle varianti ibrida plug-in (PHEV) e GR Sport.

Il propulsore ibrido della RAV4 è caratterizzato da un motore a benzina A25A-FXS da 2,5 litri aspirato a quattro cilindri in linea che eroga 186 CV (137 kW) a 6.000 giri/min e 221 Nm di coppia da 3.600 a 5.200 giri/min, abbinato a un CVT elettronico (E-CVT).

A questo si aggiunge un motore elettrico 1VM da 136 CV (134 hp o 100 kW) e 208 Nm, mentre un secondo motore elettrico 4NM sull’asse posteriore da 54 CV (54 hp o 40 kW) e 121 Nm completa il sistema di trazione integrale elettrica E-Four. Insieme, la potenza totale del sistema è di 241 CV (237 hp o 177 kW).

LA NUOVA GAMMA

Toyota dichiara un consumo di carburante di 22,5 o 22,9 km per litro per la RAV4, quest’ultimo applicabile alla versione Adventure. Si sottolinea inoltre che il sistema E-Four controlla con precisione la distribuzione della forza motrice anteriore/posteriore tra 100:0 e 20:80, con modalità Trail e Snow disponibili.

In termini di dimensioni, la Z misura 4.600 mm di lunghezza, 1.855 mm di larghezza, 1.680 mm di altezza e ha un passo di 2.690 mm. Questa versione si distingue per il frontale solido a forma di testa di martello, la griglia principale a nido d’ape, la presa d’aria inferiore trapezoidale, gli alloggiamenti dei fendinebbia incassati, le modanature del paraurti con linee verticali e il posizionamento del badge Toyota davanti alla linea di chiusura del cofano.

L’Adventure, come suggerisce il nome, ha un aspetto più fuoristrada, con elementi di design distintivi quali una griglia rettangolare con una grande barra nera, paraurti dall’aspetto robusto, prese d’aria sotto i fari e il logo Toyota rivolto in avanti su un elemento decorativo nero. Queste differenze sono sufficienti a rendere l’Adventure più lunga e più larga, rispettivamente di 4.620 mm e 1.880 mm.
Sebbene sia facile distinguerle dall’esterno, entrambe le versioni condividono lo stesso cruscotto e lo stesso layout interno generale, con differenze nella combinazione di colori applicata a componenti specifici come i pannelli delle portiere e le finiture.

La dotazione di serie della RAV4 in Giappone comprende cerchi da 18 pollici, fari a LED bi-beam, rivestimenti dei sedili in pelle sintetica, selettore della modalità EV, display del quadro strumenti da 12,3 pollici, climatizzatore a doppia zona e sistemi di assistenza Toyota Safety Sense. La Z migliora la Adventure con un display head-up a colori e un selettore del cambio Electro-Shiftmatic.

A un costo aggiuntivo, Toyota offre un pacchetto Lifestyle per la Z che aggiunge un kit di styling Modellista e vari accessori per 538.340 yen. La Adventure è disponibile con un pacchetto Outdoor opzionale al prezzo di 508.310 yen.

Great Wall amplia la gamma Ora: motori benzina e ibridi

Non solo elettrico: la gamma del marchio Ora sarà ampliata con auto con motore a combustione interna
I modelli del marchio Ora, di proprietà del gruppo Great Wall, saranno disponibili sia in versione “tradizionale” che ibrida. A quanto pare, il primo modello a essere dotato di motore a combustione interna sarà il nuovissimo Ora 5.

Il marchio Ora è stato lanciato da Great Wall nel 2018 ed era stato concepito per la produzione esclusiva di auto elettriche. Tuttavia, il marchio non è riuscito a imporsi sul mercato globale e anche in Cina le cose non vanno molto bene, il che non sorprende, dato il calo di interesse per le auto elettriche. Secondo i dati di BestSellingCarsBlog, nel novembre 2025 nel Paese sono state vendute circa 3700 unità. Tuttavia, Great Wall non rinuncia a Ora: il marchio produrrà non solo auto elettriche, ma anche auto con motore a combustione interna. Lo ha annunciato durante la presentazione dedicata al lancio delle vendite “reali” del nuovo crossover Ora 5, per ora ancora puramente elettrico.

Le auto elettriche rimarranno nella gamma Ora, ma insieme a loro il marchio produrrà anche auto a benzina e ibride.
La gamma Ora comprenderà sia auto a benzina che ibride (HEV) e ricaricabili (PHEV). E proprio Ora 5, come previsto, sarà il primo ad essere disponibile in tutte le versioni elencate. Il marchio ha già presentato il SUV “tradizionale” e le versioni benzina-elettriche. Tuttavia, non sono ancora state fornite informazioni ufficiali sulle caratteristiche tecniche. I media cinesi specializzati scrivono che il crossover sarà offerto con un motore turbo 1.5, e lo stesso motore sarà alla base dei propulsori ibridi. A quanto pare, il lancio completo dell’Ora 5 con motore a combustione interna avverrà già il prossimo anno. Infine, è noto che Great Wall non rinuncerà ai tentativi di trasformare Ora in un marchio veramente globale.

Per quanto riguarda l’Ora 5, esternamente il crossover assomiglia alla hatchback Good Cat/Ora 03. Le caratteristiche principali del design sono i fari rotondi e la striscia di luci posteriori integrata direttamente nel vetro del portellone. Ma la carrozzeria della “cinque” è comunque originale, inoltre il crossover ha un paraurti anteriore più imponente.

La lunghezza di Ora 5 è di 4471 mm, la larghezza di 1833 mm, l’altezza di 1641 mm e il passo di 2720 mm. A titolo di confronto, le dimensioni dell’attuale Ora Good Cat sono: 4235/1825/1596 mm, con un passo di 2650 mm. Come la hatchback, anche il crossover monta cerchi da 18 pollici.

INTERNI E TECNOLOGIE

All’interno sono presenti un volante a due razze, schermi separati per la strumentazione e il sistema multimediale con diagonale rispettivamente di 10,25 e 15,6 pollici, sotto il secondo tablet sono posizionati i “comandi”. Il pannello frontale può essere rivestito in tessuto. Il volume del bagagliaio è di 317 litri. Non è presente un vano aggiuntivo sotto il cofano.
L’elenco delle dotazioni della Ora 5 più economica comprende gli stessi display, il climatizzatore, un vano estraibile integrato nell’estremità del tunnel con funzioni di riscaldamento e raffreddamento, telecamere a visione panoramica e il tradizionale cruise control. La versione top di gamma è dotata di tetto panoramico, ricarica wireless, riscaldamento e ventilazione dei sedili anteriori, lidar sopra il parabrezza, cruise control adattivo, sistemi di frenata automatica e mantenimento della corsia.

Attualmente Ora 5 è disponibile con un unico motore elettrico sull’asse anteriore, che eroga 204 CV e 260 Nm. Il modello è disponibile in cinque allestimenti. Tre di esse hanno una batteria con una capacità di 45,3 kWh e un’autonomia di 480 km secondo il ciclo cinese CLTC. Le altre versioni hanno una batteria da 58,3 kWh e un’autonomia di 580 km.
Come di consueto in Cina, i prezzi reali sono risultati inferiori a quelli preliminari. Senza contare le promozioni, l’elettrocrossover Ora 5 costerà ora tra i 99.800 e i 133.800 yuan. Le versioni con motore a combustione interna saranno sicuramente ancora più economiche.

Honda punta alle classiche con Honda Heritage Works

Honda inizia a occuparsi sistematicamente del proprio patrimonio storico e fornirà assistenza completa ai proprietari di auto fuori produzione che hanno un valore collezionistico. Nell’ambito della nuova divisione, denominata Honda Heritage Works, verrà avviata la produzione dei ricambi più richiesti per le auto classiche e verranno sviluppati vari programmi per il loro restauro in fabbrica. Il lancio ufficiale della divisione Honda Heritage Works è previsto per il 1° aprile 2026.

Toyota e Nissan hanno da tempo divisioni dedicate alle auto classiche, i cui prodotti e servizi sono piuttosto costosi, ma gli appassionati sono comunque felici di poter mantenere le loro rarità e le loro “vecchie signore” care al loro cuore in condizioni autentiche. Ora anche Honda si occuperà sistematicamente delle auto classiche, anche se per ora solo in Giappone. Il termine “sistematicamente” è particolarmente importante in questo contesto, perché Honda aveva già in precedenza programmi di assistenza specifici per alcuni modelli classici, come ad esempio il programma NSX Refresh Plan per la manutenzione e il restauro della Honda NSX di prima generazione. Ora questo programma sarà rilanciato nell’ambito della divisione Honda Heritage Works e sarà attivo su base permanente, mentre in seguito saranno introdotti programmi simili per altri modelli.

IL PROGETTO DI SVILUPPO

Strutturalmente, Honda Heritage Works avrà due divisioni: Honda Heritage Parts e Honda Restoration Service. La divisione Honda Heritage Parts si occuperà del restauro dei ricambi conservati e dell’organizzazione della produzione dei nuovi ricambi più richiesti. Honda cercherà di produrre nuovi ricambi per auto classiche utilizzando gli stessi materiali e le stesse tecnologie che erano in uso al momento della produzione di massa di un determinato componente. Se per qualsiasi motivo tale riproduzione meticolosa dovesse rivelarsi impossibile, verranno introdotte tecnologie e materiali alternativi, ma mantenendo il design originale dei componenti.

Honda Restoration Service offrirà ai proprietari di auto classiche diversi programmi di restauro: da quelli relativamente economici, per mantenere l’auto in condizioni di sicurezza e funzionante, a quelli di restauro completo, in cui l’auto viene ritirata dal cliente per alcune settimane o addirittura mesi e poi restituita praticamente come nuova.

Non è ancora chiaro se gli specialisti di Honda Heritage Works offriranno in qualche modo degli aggiornamenti per le auto classiche: forse la decisione in merito verrà presa dopo il lancio della divisione e tenendo conto delle reali richieste dei clienti. Come potrebbe essere, lo abbiamo visto di recente nell’esempio della divisione GR Heritage Parts di Toyota, che “su richiesta dei lavoratori” ha ripreso la produzione di componenti chiave del motore 4A-GE da 1600 cc, ovvero la testata e il blocco cilindri, entrambi leggermente modernizzati per facilitarne il montaggio e la messa a punto.

Aggiungiamo che recentemente il team corse JAS Motorsport e la carrozzeria Pininfarina hanno annunciato il restomod Tensei basato sulla Honda NSX di prima generazione, la cui anteprima è prevista per il 2026.