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Nuovo Lucid Gravity X: SUV estremo

Il nuovo Lucid Gravity X è una show car, creata sulla base dell’attuale SUV del marchio americano, sarà presentato il 17 agosto 2025 nell’ambito dell’evento Pebble Beach Concours d’Elegance, che si terrà in California.

Inizialmente, nel 2007, è stata fondata la società Atieva, che si occupava dello sviluppo di propulsori elettrici basati sul Mercedes-Benz Vito. Nel 2016 questa startup americana ha cambiato nome in Lucid Motors, con un rebranding avvenuto alla vigilia della presentazione ufficiale del prototipo del primo modello del marchio. Il suo ruolo è stato svolto dalla berlina Air, completamente “verde” e di dimensioni standard. Il secondo modello del marchio è stato il crossover Gravity, presentato alla fine dell’autunno 2023.

Ora Lucid Motors ha deciso di presentare il concept Gravity X: il debutto avverrà domenica prossima, 17 agosto, nell’ambito dell’evento Pebble Beach Concours d’Elegance in California. Come si evince dal nome, la show car non è stata creata da zero: si tratta di una versione modernizzata del SUV esistente. Il produttore ha sottolineato che la particolarità di Gravity X è che è pronto per viaggiare sia su strade asfaltate che fuoristrada.

L’azienda ha riferito che Lucid Gravity X è dotato di traverse integrate che sostengono il tetto con un’illuminazione a LED aggiuntiva. Inoltre, in questa versione del crossover è stata modificata la sospensione, aumentando così l’altezza da terra (la società non ha specificato di quanto, mentre quella di un SUV “normale” è di 200 mm). Inoltre, il concept ha una carreggiata più ampia e ruote da 21 e 22 pollici con pneumatici fuoristrada.

Il concept car del marchio americano può vantare anche una nuova carrozzeria più massiccia lungo tutto il perimetro, mentre nella parte anteriore è stata aggiunta una barra argentata sporgente con ganci di traino integrati. Anche i rivestimenti dei passaruota hanno un aspetto più aggressivo, mentre la parte posteriore del concept è decorata con un diffusore sportivo con una coppia di riflettori verticali.

INTERNI E PREZZI

L’abitacolo della show car Lucid Gravity X è dotato di tappetini più resistenti, sedili rivestiti in pelle di alta qualità con inserti arancione brillante e cuciture simili, nonché inserti in legno sul cruscotto e sul tunnel centrale.
La tecnologia del concept è standard: il crossover elettrico a trazione integrale è dotato di un doppio motore, con una potenza complessiva di 839 CV. Il sistema include anche una batteria di trazione con una capacità di 123 kWh. L’autonomia massima con una singola ricarica è di 724 km (calcolata secondo il ciclo EPA). Per accelerare da 0 a 100 km/h, il crossover Gravity standard impiega 3,7 secondi.

Da notare che il crossover Lucid Gravity non è ancora in vendita. Secondo il sito ufficiale del marchio, il modello sarà disponibile per gli ordini più avanti nel corso dell’anno. Anche i prezzi sono ancora sconosciuti.

A proposito, il costo della berlina Air sul mercato americano varia da 70.900 a 249.000 dollari.

Nuova Lamborghini Fenomeno 2025: Anteprima

La nuova Lamborghini Fenomeno è pronta a dettare legge in fatto di design.

Il telaio della Lamborghini Fenomeno, ispirato all’aeronautica, associa una monoscocca in fibra di carbonio a una struttura anteriore composta da fibre di carbonio corte impregnate di resina. Questo materiale esclusivo è stato inaugurato dalla Reventón del 2007. Risultato: Lamborghini annuncia un rapporto peso/potenza di 1,64 kg/CV. Il migliore di tutta la storia del costruttore.

DATI TECNICI E MOTORI

Le luci diurne riprendono la forma di un corno di toro.
Una fortuna per il V12 ibrido che si trova dietro l’abitacolo. Con una cilindrata di 6.498 cm³, questo motore atmosferico eroga una potenza di 835 CV e una coppia di 725 Nm. Ma non è solo nel suo alloggiamento. È associato a un blocco elettrico a flusso radiale integrato in un nuovo cambio a doppia frizione e otto rapporti. I due motori si occupano delle ruote posteriori. E sull’asse anteriore si trovano altri due motori elettrici da 110 kW ciascuno (149 CV). L’insieme meccanico consente quindi una trasmissione integrale e fornisce una potenza combinata di 1.080 CV, un record per una Lamborghini. Questa potenza si traduce in prestazioni esplosive. Con uno 0-100 km/h in 2,4 secondi e uno 0-200 km/h in 6,7 secondi, la Fenomeno è la “Lambo” più veloce mai prodotta.

Logico, quindi, che la velocità massima sia annunciata a oltre 350 km/h. E nel caso vi interessi, sappiate che grazie a una batteria da 7 kWh sviluppata appositamente per lei, la supercar è capace di viaggiare in modalità 100% elettrica… su brevi distanze.
All’anteriore, due blocchi elettrici da 110 kW ciascuno permettono alla Fenomeno di disporre di una trasmissione integrale.
All’anteriore, due blocchi elettrici da 110 kW ciascuno permettono alla Fenomeno di disporre di una trasmissione integrale.

Naturalmente, la frenata in carbonio-ceramica garantisce prestazioni degne di un modello da competizione. E per aderire alla strada, Bridgestone ha sviluppato degli pneumatici Potenza Sport specifici. Secondo il marchio, sono perfetti per supportare un sistema di sospensioni ultra-elaborato. Quest’ultimo comprende un sensore posizionato il più vicino possibile al centro di gravità. Fornisce in tempo reale misure di accelerazione su tre assi (laterale, longitudinale e verticale) e la velocità angolare (beccheggio, rollio e imbardata). Associato a un sistema di calcolo che, tramite un algoritmo, consente di regolare al meglio le sospensioni (dotate di ammortizzatori regolabili manualmente) ma anche la frenata, in modo predittivo.

INTERNI E TECNOLOGIE

La Fenomeno opta per una presentazione essenziale e digitale e dà grande spazio al carbonio.
La Fenomeno opta per una presentazione essenziale e digitale e dà grande spazio al carbonio.
All’interno, si ritrova il carbonio ovunque, la fibra viene utilizzata persino per realizzare i sedili a guscio e le bocchette dell’aria. Il cruscotto integra tre schermi digitali, di cui uno in formato tablet, sulla console centrale. Per non disturbare il pilota tutto concentrato sul piacere di guida, la Fenomeno opta per una presentazione minimalista ed elimina la maggior parte dei pulsanti e altri comandi diretti. Infine, sappiate che la Lamborghini può beneficiare del programma di personalizzazione interno, Ad Personam, e quindi offrire un’infinità di colori, sia per l’abitacolo che per la carrozzeria. Il che potrebbe far lievitare un prezzo ancora sconosciuto. Infatti, il marchio non ha comunicato né il prezzo né la data di consegna dei primi esemplari ai 29 futuri proprietari.

Salone dell’Automobile di Monaco 2025: novità all’IAA

La Germania diventa per alcuni giorni il “centro nevralgico” dell’industria automobilistica mondiale. Il Salone dell’Automobile di Monaco 2025, evento noto anche come IAA Mobility 2025, è il grande appuntamento dell’anno per il settore automobilistico. Un evento in cui produttori, marchi e aziende tecnologiche mostrano al pubblico tutte le loro novità che arriveranno presto sul mercato.

Il Salone di Monaco si terrà dall’8 al 14 settembre 2025. Va notato che il primo giorno è riservato ai media e alle conferenze stampa. Il pubblico avrà accesso all’evento a partire dal 9 settembre. Questo evento, che ha preso il posto del defunto Salone dell’Auto di Francoforte, si terrà presso il Trade Fair Center Messe München. Tuttavia, ci sarà anche una parte dedicata alle esposizioni e alle attività nel centro della città di Monaco.
Il Salone dell’Auto di Monaco 2025 si terrà dall’8 al 14 settembre.
Una lunga lista di marchi approfitterà della “vetrina” offerta dal Salone di Monaco per mostrare al mondo veicoli completamente nuovi, aggiornamenti dei modelli attualmente in vendita o progressi tecnologici. In questa edizione, come è ormai consuetudine negli eventi automobilistici di primo livello, la Cina sarà al centro dell’attenzione.

Le novità del Salone di Monaco 2025

Audi Concept
BMW iX3 2026
BYD Seal 06
CUPRA Design Concept
CUPRA Raval (Camuffata)
CUPRA Tribe Edition (Formentor, León e Terramar)
Dacia Jogger 2026
Dacia Sandero 2026
Ford EcoSport 2026
GAC Aion V
GAC Aion UT
Hyundai IONIQ 2
Hyundai SUV elettrico
Leapmotor B10
Leapmotor B05
Mercedes Concept AMG GT XX
Mercedes CLA Shooting Brake elettrica
Mercedes GLC elettrico
Mercedes VLE (prototipo camuffato)
MINI John Cooper Works (prototipi)
Opel GSE Concept
Opel Mokka GSE
Polestar 5
Porsche Cayenne Electric (prototipo camuffato)
Renault Clio 2026
Skoda Epiq
Skoda Vision O Concept
Volkswagen ID.2
Volkswagen ID.2 X Concept
Volkswagen T-Roc 2026
Xpeng G6 2026
Xpeng G9 2026
I marchi e le auto cinesi continuano a guadagnare protagonismo nella loro particolare corsa alla conquista dell’Europa in tempi record.

Il veicolo elettrico sarà un altro dei “pilastri centrali” su cui si baserà il Salone di Monaco. Il Gruppo Volkswagen, Mercedes-Benz, il Gruppo Renault, BMW, BYD e Stellantis sono alcuni dei colossi che saranno presenti.

Salone dell’Automobile di Monaco
Numerosi marchi e auto cinesi saranno presenti al Salone di Monaco 2025.
Alcune delle novità più importanti che saranno svelate a Monaco vedranno protagoniste alcune delle auto più vendute in Europa. Un chiaro esempio è l’atteso rinnovamento della Dacia Sandero, che debutterà in occasione di tale evento.

Mahindra Vision.S e Vision.X: SUV del futuro

Mahindra ha organizzato un evento su larga scala, durante il quale sono stati presentati un nuovo “carrello” e ben quattro concept basati su di esso. I modelli ispirati a queste show car inizieranno ad apparire a partire dal 2027. È stato inoltre annunciato che le auto saranno distribuite a livello globale.

Oggi, 15 agosto, in India si festeggia il Giorno dell’Indipendenza. A questo evento è dedicata la grande presentazione della casa automobilistica locale Mahindra: durante l’evento denominato Freedom NU sono stati presentati la nuova piattaforma NU_IQ (l’azienda insiste su questa grafia) e ben quattro concept brutali, costruiti proprio su questo “carrello”. Le show car sono i crossover compatti Vision.S e Vision.X, i SUV “fuoristrada” denominati Vision.T e Vision.SXT. Ma prima parliamo della piattaforma.

È stato dichiarato che il “carrello” NU_IQ è adatto a veicoli con diversi tipi di propulsione e che le auto costruite su di esso possono avere trazione anteriore o integrale. Inoltre, Mahindra assicura che i modelli su NU_IQ saranno destinati sia ai paesi con guida a sinistra che a quelli con guida a destra. In parole povere, diventeranno globali. I media indiani specializzati, a loro volta, precisano che le auto sulla nuova piattaforma avranno una lunghezza compresa tra 3990 e 4320 mm e che saranno offerte con motori a benzina o diesel, in versione ibrida o completamente elettrica. Non ci sono ancora altri dettagli sulla tecnologia.
Il design dei concept è stato sviluppato grazie alla collaborazione tra studi indiani e, ironia della sorte, britannici (l’India ha ottenuto l’indipendenza proprio dalla Gran Bretagna).

IL FUTURO DI MAHINDRA

Mahindra Vision.X è il più sportivo dei crossover. Le sue caratteristiche distintive sono i fari a due livelli, i fanali posteriori unici, le minigonne in plastica lucida, le telecamere al posto dei tradizionali specchietti e un grande spoiler. Le maniglie delle portiere anteriori sono state rese a scomparsa, mentre quelle posteriori sono state nascoste nella parte superiore. All’interno sono stati installati un tabellone e un volante appiattito.

Il crossover Mahindra Vision.S ha una carrozzeria “rettangolare”, maniglie a scomparsa su tutte le portiere, fari a forma di G e luci con motivo pixelato. Ai lati sono presenti una piccola scaletta e un baule. Sul tetto sono posizionati dei fari supplementari. Nell’abitacolo, il cruscotto virtuale e il touchscreen multimediale sono separati da un deflettore dalla forma insolita, mentre deflettori simili si trovano anche ai bordi degli schermi.
Mahindra Vision.T può essere considerato un ulteriore sviluppo di un altro prototipo, presentato già nel 2023, il Thar.e completamente elettrico. Vision.SXT è una variante del “Thar”, una sorta di incrocio tra un crossover e un pick-up: ha un pianale di carico aperto, ma è piccolo e il “bordi” non sono continui.

All’interno di queste auto è installato un gigantesco tablet multimediale verticale, mentre l’SXT ha anche una leva del cambio volutamente semplice.

I modelli di serie Mahindra ispirati ai concept presentati oggi inizieranno ad apparire a partire dal 2027.

Ligier Maserati e la 24 di Le Mans: la figlia clandestina di Nettuno

La storia della Maserati, così come il suo nome ed il suo simbolismo, sono ultimamente un argomento “tabù”. 

Troppo alto il momento di incertezza commerciale del Marchio del Tridente, all’interno dei destini di Stellantis, per poter declinare con leggerezza e fiducia un percorso chiaro nel futuro, e questo comporta una certa prudenza e nostalgia nel richiamare alla memoria ricordi e momenti gloriosi del passato. Persino l’ultimo alert congiunto (downgrading da parte delle Agenzie di Rating e necessità di ricapitalizzazione di Maserati) pre-ferragostano sta riportando a galla fantasmi di un futuro molto cupo.

Dal passato deriva invece un carnet di date e ricorrenze suggestive in senso negativo: la cessione della famiglia Orsi alla Citroen alla fine degli anni Sessanta: trenta anni prima Adolfo Orsi (che sarà affiancato dopo dal figlio Omer) rileva una Società che i fratelli Maserati lasciano un po’ di tempo dopo la morte di Alfieri, tuttavia dando vita alla “Osca” con una serie di vetture piccole e sportive con cui la famiglia Maserati riprende il contatto con il mondo auto. 

Adolfo Orsi trasforma una Factory artigianale di modelli nativi per le competizioni in una Industria polivalente mantenendo addirittura per diversi anni la gestione diretta – poi spartita con la famiglia – della linea di motocicli. 

Con Adolfo Orsi, Omer e soprattutto il genio di Giulio Alfieri la Maserati si trasferisce a Modena (da Bologna, dove era nata e di cui riprendeva il tridente della celebre “Fontana del Nettuno”) e diventa una icona del lusso e della sportività, ma a caro prezzo: arrivano i Mondiali di F1 con Fangio, arriva la serie “Quattroporte” che diventa un best seller perché testimone unico del mix perfetto tra prestigio, eleganza, opulenza e prestazioni.

Ci sono persino dei guizzi di grande genio: la fine della cilindrata 5000 nelle Gare di Sport ed il contingentamento a tre litri dal 1957 è un problema per Orsi: una serie importante di prototipi per Piloti privati e una buona parte di auto stradali adotta in Gamma Maserati motori “over” la cui sovraproduzione nei magazzini porta all’idea di adattarli per il mercato nautico; così come l’occasione eccezionale dell’auto realizzata su misura per lo Scià di Persia e replicata in una miniserie di ulteriori 32 esemplari dal costo davvero da mille e una notte.

Ma arriva anche il conto: spese più veloci degli incassi, disordini sindacali, problemi di organizzazione e di approvvigionamento tecnologico per affrontare le continue complicazioni dei vincoli anti inquinamento americani e delle omologazioni in Europa. 

Per cui Adolfo Orsi, pur potendo vantare crescita costante di ordinativi e di prestigio internazionale (la Quattroporte “I” viene venduta in quasi trecento esemplari che, moltiplicati per il listino di partenza di circa 7 milioni porta al fatturato monstre di più di due miliardi di Lire – aggiornati ad oggi corrispondono ad un valore di 24 milioni di Euro – in soli tre anni di produzione) sconta un problema di cashflow classico per un produttore di auto di prestigio: per contro Maserati è ormai quello che oggi si definisce un “Brand” di chiara fama. 

Se ne accorge la Michelin, proprietaria di Citroen, che alla fine del 1967 volendo dare alla sua controllata una immagine di chiara luce sportiva decide di contattare Maserati per studiare un motore V6 da posizionare sotto il cofano della futura e futuristica “SM”. A questo punto Orsi ottiene dalla Citroen una presenza nel pacchetto azionario motivata dalle esigenze di sviluppo congiunto del progetto, ma in realtà con questo passaggio Orsi anticipa la cessione di quota maggioritaria (60%) che lo mette in semplice affiancamento di CdA nella nuova Maserati acquisita da Michelin/Citroen.

Solo sei anni dura il Purgatorio di Maserati dentro la Citroen; sei anni in cui il Marchio francese non ne azzecca una, portando pregiudizio all’unico vanto davvero spendibile di Maserati, cioè il suo pedigree ed il suo fascino internazionale. 

Sono sei anni in cui il diktat del “downsizing” imposto dalla Francia a Modena diventa il motivo della uscita di Giulio Alfieri dal Marchio che per lui era la seconda casa.

Mezzo secolo fa: Maserati ad un passo dal chiudere i battenti

Sono sei anni che portano Maserati dalla difficoltà del Cashflowalla soglia del fallimento, con l’amministrazione controllata del 1974 e la ipotesi formulata da Peugeot di rilevare solo il Marchio, chiudere Modena e liquidare tutto. Siamo ad esattamente mezzo secolo fa. Durante questo periodo nasce però una piccola storia di provincia, semisconosciuta, che dimostra come di fronte ad un Golia scriteriato può esistere sempre un piccolo Davide capace di ritagliarsi uno spazio nella storia.

Ma riprendiamo le fila del racconto parlando intanto della storia sportiva di Maserati in un contesto speciale per lo sport e per la Francia: la “24 Ore di Le Mans”.

Maserati è stata protagonista di partecipazioni leggendarie in F1, alla Mille Miglia, persino alla Carrera Panamericana; si è ritagliata un posto di eccellenza anche alla Targa Florio, e persino nel celebre Campionato Europeo Turismo, negli anni Ottanta, la gamma a Modena poteva finalmente ostentare un modello in grado di apparire sulle Piste – in contrapposizione diretta con BMW, Alfa, Ford ed altri Costruttori leader – con la poco conosciuta “Biturbo Gruppo A”.

 

Allo stesso modo rimane negli annali del Motorsport la presenza sempre importante del Tridente alla 24 Ore di Le Mans dove però l’Albo d’Oro riporta una ultima apparizione ufficiale esattamente sessanta anni fa, nel 1965 con la bellissima “Tipo 65”, l’ultima Maserati a gareggiare nella 24 Ore e guidata da Jo Siffert. 

La didascalia ufficiale riporta che tra il 1954 e il 1965 ventiquattro Maserati gareggiano a Le Mans. Ma nulla si sa di quel che avviene dopo, se non che non vi dovrebbero essere più partecipazioni ufficiali. E dal passaggio di Maserati al Gruppo Fiat dal 1993 ed il passaggio a Ferrari nel 1997 un solo “acuto” segna le didascalie storiche seppur in modo non entusiasmante: la nascita della “MC 12 GT1” basata sullo chassis della Ferrari “Enzo” viene concepita per far tornare il Tridente alla Categoria GT e nella 24 Ore di Le Mans, eppure proprio qui la MC 12 non potrà gareggiare: l’Ente organizzatore della “24 Ore” nonostante l’omologazione in Categoria GT nega alla Maserati il titolo di partecipazione a causa del rapporto dimensionale eccessivo. 

Eppure in mezzo al periodo 1965 – 2005 avviene qualcosa di decisamente clandestino ed affascinante. E contro il “Golia”unpoco ottuso ed autolesionista raffigurato da Citroen prima e da Peugeot dopo, sono due piccoli ma gagliardi “Davide” a dettare legge. 

Non sono due personaggi da poco, ma certo possono influire fino ad un certo punto nella logica e nella strategia di gestione del carrozzone francese che in quell’epoca è diventato il Marchio del doppio Chevron.

Si tratta di Giulio Alfieri, e di Guy Ligier : nulla avrebbe potuto unirli più di una vera prova di orgoglio personale e di sfida. 

Senza dubbio da parte di Giulio Alfieri, il classico “Deus ex Machina” che all’interno di una organizzazione industriale si trova a diventarne il Jolly ma più per disposizione personale e per affetto verso il suo ambiente di lavoro che non per sola esigenza aziendale.

Giulio Alfieri arriva in Maserati nel 1953 e Maserati lo ingaggia per lo sviluppo del settore moto fino a quando una spartizione interna alla famiglia Orsi non porta alla separazione del settore “Due ruote” da quello auto nel quale viene “trasferito” Giulio. Curiosità, ma solo per appendice storica: chissà se Giulio Alfieri avrà mai avuto occasione già nel 1956 di fare la conoscenza con un giovane Alejandro De Tomaso che corre per una Stagione con la Maserati per poi passare alla Osca.

A parte questo, Alfieri sviluppa e realizza un  nuovo corso che in qualche modo “marchia” il futuro del Tridente a partire dai nuovi motori (le nuove architetture da 3000 e 3500 cc., da 6 ed 8 cilindri, quei leggendari e famosi V8 con le testate colorate di verde, dove la vera natura rivoluzionaria di Alfieri si sposa con la sua grande capacità di osservazione e di analisi) ma continuando con la visione globale che trasforma davvero Maserati nel nuovo mercato nato dopo il primo Dopoguerra.

Ma soprattutto l’ingresso di Alfieri coincide con la nascita del filone Maserati “Gran Turismo”, cioè con un interesse che via via si sposta dalle corse alla produzione stradale della Casa del Tridente. Si dimentica talvolta che Alfieri è già fin dall’inizio parte del capitolo storico che segna gli allori di Maserati in F1, quella dimensione irripetibile di unione di intenti e di miracoli, con Fangio a regalare al Tridente i due mondiali che restano in Albo d’Oro per sempre. 

Come detto la contemporanea bocciatura nelle regole internazionali delle cilindrate alte porta Maserati e Alfieri a studiare nuovi blocchi motore e nuove cubature per proporre sia al mondo agonistico sia al mercato privato una nuova gamma “Small Block” a partire dalla 3500 GT che è la prima Maserati di eccellenza costruita in grande serie. 

Ma Alfieri diventa una icona in una occasione davvero straordinaria ed irripetibile, tra realtà e favola: la realizzazione della “5000 GT” speciale per lo Scià di Persia, quando nel 1958 il personaggio più iconico e mitizzato del periodo sceglie Maserati e Carrozzeria Touring per realizzare su misura la Gran Turismo più ricordata ed evocata nella storia. 

All’epoca Maranello, Newport Pagnell, Coventry, Stoccarda (senza dover ricordare Rolls e Bentley) avrebbero fatto carte false per trovarsi al posto del Tridente. 

Dal 1960 Maserati è un “highpoint” del prestigio sportivo a quattro ruote e tutto questo è stato merito anche molto di Giulio Alfieri.

Guy Ligier, un re a sua insaputa della storia dei motori

Ma c’è un altro piccolo eroe nelle pagine di uno dei momenti più brutti di Maserati intorno alla fine degli anni Sessanta. E’ un francese, che dalla vita ha avuto la prima vera botta da K.O. fin da bambino, e che da allora è abituato a sopravvivere. 

E’ un ragazzone che ha incrociato da pilota anche il mondo Maserati, perché nel 1967 corre un solo Gran Premio di F1 a Spa Francorchamps guidando in una delle rare apparizioni una Cooper Maserati 12 cilindri 3 Litri. Anche lui, come Alejandro De Tomaso, dunque, incrocia il suo percorso con il Tridente: e non è un caso che solo per 48 ore e 48 mesi mancò di festeggiare anni e data di compleanno in contemporanea con quell’altro vulcano del Motorsportche fu Alejandro De Tomaso; come l’argentino anche Guy Ligier era infatti in continua crescita, e fu segnato nella sua carriera sportiva da un lutto. Nonché, francamente, come De Tomaso seppe corredare il successo sportivo di una utile e proficua amicizia con la politica.

Due enormi differenze: De Tomaso era argentino e figlio di un papà (emigrato italiano) ricchissimo, mentre Guy Ligier era francese e figlio di un contadino di Vichy. 

I suoi due genitori morirono per una polmonite batterica scoppiata dentro il loro piccolo allevamento di bovini, e lui a sette anni si ritrovò orfano, passando un po’ per volta ad abitare presso la parentela di campagna.

Lasciò la scuola ad undici anni e fini’ in un laboratorio di macellazione carni, dove rimase praticamente per lavorare otto anni affrontando tuttavia le prime sfide sportive alla sua portata (soprattutto economica): 

campione di Francia di canottaggio a 17 anni e poi giocatore di rugby nel RC Vichy, arriva a rappresentare la Francia “B” già a 20 anni e la Squadra Militare nel ’51.

Comincia a diventare insomma una piccola gloria locale e per questo entra in contatto con le realtà politiche del suo territorio, anche se è tutt’altro che un “moderato” o tranquillo ragazzo di Provincia.

Fuma, litiga, mena,forse (e non sarebbe uno scandalo per l’epoca) scommette ai cavalli ma – soprattutto – comincia a correre in moto, su strada.

E’ uno sfegatato in sella alle “sidecar” dell’esercito francese, ma è quando torna “civile” a fare il macellaio che parte la epopea motoristica di Guy Ligier.

A differenza di quanto raccontano le storie un poco “auliche” sui suoi inizia (strano che Ligier venga coccolato ed un poco inventato in questo primo spaccato di vita per essere dimenticato dopo….) nel 1958 il prossimo Sindaco di Vichy, ex stella del Canottaggio e grazie a questo un buon amico dell’ intraprendente Guy gli assegna una delle tante Società cuscinetto attraverso le quali – meritoriamente – il Sindaco trasforma il paese da rurale a città Termale, sportiva e turistica: pazienza se per farlo ha bisogno di “tramiti” per l’acquisto di terreni che successivamente “guarda caso” diventano aree edificabili con i voti di Giunta: nel 1961 la “Liger Travaux Publiques” conta già 500 mezzi da scavo e circa 900 operai, e da qui (anticipata dalla vittoria del Campionato francese Classe 500 nel 1959) comincia l’avventura motoristica di Guy prima come Pilota poi come compagno di JoSchlesser e poi, con la sigla “JS” commemorativa proprio dell’amico Jo, arriva la sua prima automobile costruita vicino a Vichy nella sua officina di Abrest, che rimase la sua base per vent’anni prima di stabilirsi a Magny-Cours. 

Questa prima vettura era per le competizioni su pista, e fu presentata al Salon de l’Auto nel 1969 con il nome di Ligier JS1, progettata da Michel Tétu. Dentro al progetto di costruttore, Guy Ligier mette Pierre Bouillard e Roger Nebout, Heini Mader più un gruppetto di tecnici della Mc Laren.

Non è una sorpresa, in fondo, che da piccolo Costruttore Guy Ligierparta dalla cubatura e dal dimensionamento più “accattivante” in quel periodo: dal lato sportivo la cilindrata poco sopra i 1500 cc ed entro i 2 litri era quella preferita in maggioranza da piloti di belle speranze e debuttanti sia per le gare su pista che in Salita. 

Commercialmente parlando, invece, anche se la “JS1” non aveva aspirazioni di diventare piccola serie su strada, la concorrenza era forte da Alpine A110, Matra M530, la ex Simca Abarth 1300 Bialbero da poco uscita di scena ed altre. Se la “JS1”tuttavia fosse diventata in origine una stradale avremmo visto una ennesima realizzazione da qualche parte d’Europa di una piccola biposto a motore posteriore centrale quattro cilindri in linea (Ford, guarda caso) da circa 1600 cc.

 

Invece l’interazione diretta tra Guy Ligier e i suoi Piloti Clienti porta rapidamente la “JS1” a crescere: 4 cilindri 2 litri, e poi l’incastonamentoideale con il sei cilindri a V Ford da 2300 della “Tanus M” per poi arrivare al 2600 V6 della neonata Ford Capri RS.

 

Ligier JS1 e JS2, in rotta verso il V6 Maserati. Una scommessa vinta

L’anno successivo arrivò la Ligier JS2, un’auto elegante e sportiva, disegnata ancora una volta da Michel Tétu. Allo stesso tempo venne lanciata un’auto scoperta, la Ligier JS3. Ma la vera natura della “JS2” è di diventare la capostipite di una produzione di serie che Guy Ligier, ben consigliato dai suoi, decide di portare su strada semplicemente perché dopo Alpine A110 e Matra in Francia c’è un “buco” di offerta proprio sul taglio di cilindrata dove in Inghilterra (Lotus, MG) ed in Italia (Dino, Alfa Romeo Montreal, etc..) si combatte ai ferri corti dentro un segmento commerciale di forte impatto anche simbolico.

In particolare dunque la “JS2” è l’evoluzione del concetto sportivo di Guy, progettata in tandem da Michel Tetu e Pietro Frua. Sempre identificata dal taglio che Ligier da alle sue realizzazioni, un livello che si inserisce tra le piccole Matra e le Alpine sia come dimensioni, che come cubature. Dopo la “JS1” cresciuta progressivamente da 1600 a 2600 con i Ford Capri “Cologne” elaborati dalla Weslake, non si sa come il buon Guy riesce nel 1971 a mettere le mani su una serie contingentata di motori 2600 V6 Ford “Essex” elaborati dalla Cosworthper una piccola serie speciale della Capri che Ford GB crea a casa sua (guida a destra….).

Il problema di Guy è che le sue piccole JS2 devono diventare una piccola serie di stradali targate, e per motivi fiscali (un algoritmo assurdo fatto dal Governo francese per il quale la fiscalità delle auto cubate dopo i 2.800 cc. pagavano un botto in cavalli fiscali, detto in poche parole) non digeriscono molto bene motori granchè superiori ai 2600 cc per le serie targate.

E quando la Cosworth si butta sull’Essex 3100 V6 per la Capri, Ligier è costretto a retrocedere al V6 2600 della Capri RS praticamente di serie, perchè nel frattempo neppure Weslake riesce ad elaborare il numero di unità motrici necessarie al buon Guy.

Nel frattempo la divisione commerciale e sportiva di Citroen è alla canna del gas: l’acquisto della Maserati nel 1969 avvenuto con il Tridente in crisi di Cashflow ma con vendite sostenute, si sta trasformando (per colpa dello stesso algoritmo fiscale del popolo che odiando il bidè non ha la possibilità di rinfrescarsi le idee) in un percorso verso il fallimento. Secondo Giulio Alfieri, il Deus ex Machina a Modena, il motivo è proprio nella “gabbia volumetrica” che Citroen ha costretto per il Tridente.

Massimo sei cilindri a V da 2.700 cc, l’algoritmo perfetto per il fisco francese che però trasforma SM Coupè e futura Quattroporte in costosissime auto da passeggio; e serve a nulla l’exploit rallystico della “SM” tra il ’71 ed il ’73. Dunque i magazzini di Citroen sono pieni di blocchi “V6” da 2,7 litri da sbolognare.

Guy Ligier fa mente locale, decide di contattare la Citroen e spunta una serie “Ligier Maserati” per la “JS2”: una settantina di motori comprati a prezzo di realizzo dalla Casa del Double Chevron, ma non crediate che questo sia un passaporto per il Paradiso per Guy.

E’ solo una trovata di sopravvivenza, alla fine del 1972 (quando esce la prima serie “JS2 Maserati”, il Marchio del Tridente è stato ridotto a livello spazzatura dalla Citroen) quando per Guy Ligier il sogno di tutti i Costruttori artigianali europei dell’epoca – il V8 2,6 dell’Alfa Romeo Montreal – rimane solo un bel miraggio.

Fin qui la storia “canonica” a cui se ne lega una parallela: “JS2” non può dimenticare le Gare, ma inizialmente Citroen non vuole saperne di prendersi l’onere di sostenere agonisticamente un “Rookie” dando assistenza e upgrade agonistico ai V6 Maserati.

Alfieri e Ligier, quella botta di orgoglio che la burocrazia francese spense sul nascere

Questo fino a quando nei corridoi del doppio Chevron a Parigi non si alzano i calici per due notizie: lo Stato francese decide di aiutare la Michelin a riacquistare dagli odiatissimi italiani della Fiat il 49% di pacchetto azionario detenuto da Torino; e nel frattempo la Stampa fa uscire in prima pagina la vittoria nella Categoria “Prototipi” della Ligier“JS2” Gruppo 5 Maserati al Tour de France 1973 che per i transalpini più che una Gara è un atto di fede. A quel punto i telefoni da Parigi squillano come matti verso Modena, destinatario Giulio Alfieri che ha già mezzo piede fuori dalla Maserati per dissidio verso il management francese.

Citroen si cosparge il capo di cenere e riconosce ad Alfieri “mezza ragione”: il V6 del Tridente deve crescere in cubatura fino a 3.000 cc. ed Alfieri deve trovare il modo, perché di V8 nuovi non se ne parla.

Guy Ligier e Giulio Alfieri passano tutto Natale a sperimentare tra Mugello e Paul Ricard una versione super cubata del V6 della SM a 2993 cc. Potenza espressa nei test 350 Cavalli, ufficiale e testata. Tra l’altro con quel V6 Alfieri si dimostra perfettamente erede di quel “nonno” V12 3000 cc che nel 1965 avrebbe dovuto equipaggiare la Cooper T80 e che sviluppava 385 Cv.

Al Tour de France del 1974 la “JS2” Prototipo con il Maserati V6 stravince, ma il bello arriva a Le Mans con la potenza contingentata a 320 Cv. Ligier finisce in modo promettente la 24 Ore di Le Mans del ’74 in ottava posizione. Dovrebbe essere il preludio ad una Le Mans 1975 con il botto. In realtà il botto c’è, in casa Ligier, perchè la “JS2” arriva seconda assoluta alla 24 Ore del 1975 ma dietro le spalle dell’equipaggio non c’è più il Maserati, ma il Ford Cosworth 3000 V8. Il motivo? E’ che nel frattempo i gollisti residuali al Governo all’Eliseo dirottano il 49% della quota Citroen detenuta da Michelin nelle mani amiche di Peugeot. Nasce PSA con anche la Matra. 

Peugeot è fin troppo determinata: Matra in F1 con il rinnovato 12 cilindri 3000cc che in effetti era stato “dirottato” nelle Sport Prototipi e che guarda caso equipaggerà la prima Ligier di F1 dal 1976. Per Maserati il futuro più probabile, con la nuova amministrazione controllata, è addirittura la chiusura dello Stabilimento di Modena, con Peugeot che lancia un solo “sassolino”: se deve restare in PSA si dovrà chiudere Modena e trasferire tutto in Francia. Una provocazione che muove Alejandro De Tomaso a chiedere l’acquisto del Tridente con persino una fidejussione di Peugeot oltre ai soldi della GEPI. 

Chissà, se, chissà forse. 

Magari con la Ligier in F1 e la Maserati libera di muoversi, avremmo forse rivisto un “V8” Alfieri da 3000 cc. tornare alla ribalta nel Circus? Sognare è possibile, anche se serve a poco.

Ma nessuno deve impedirci di continuare a sognare un futuro migliore per Maserati. E nessuno deve osare togliere alla “nostra” Maserati un futuro possibile. Saranno guai veri, in caso contrario per i colpevoli.

Riccardo Bellumori

 

Xpeng P7 batte il record di Xiaomi YU7

Dopo un breve ritardo dovuto alle forti piogge, la Xpeng P7 ha completato il test di resistenza di 24 ore, raggiungendo una distanza di 3.961 km e stabilendo un nuovo record. Il tentativo è iniziato il 13 agosto, poco dopo l’avvio degli ordini per la P7 in Cina, e arriva pochi mesi dopo che la Xiaomi YU7 ha percorso 3.944 km ad aprile.

I test di resistenza di entrambi i marchi cinesi sono stati effettuati sotto la supervisione del China Automotive Technology and Research Centre (CATARC), con l’obiettivo di spingere i veicoli elettrici (EV) al limite in termini di prestazioni sostenute ed efficienza di ricarica.

Ciò comporta la guida continua di un veicolo elettrico per coprire la massima distanza possibile in 24 ore, il che significa guida ad alta velocità che metterà a dura prova il gruppo motopropulsore. Durante il tentativo, saranno necessarie delle soste per ricaricare la batteria e cambiare i conducenti, con la prima che costituirà un test a sé stante sulla velocità di ricarica della batteria. Trascorrere troppo tempo al caricatore significa avere meno tempo a disposizione per accumulare chilometri.

DATI TECNICI

Sebbene Xpeng non abbia fornito dettagli sul suo risultato, CarNewsChina riferisce che la Xiaomi YU7 (una variante Max) ha mantenuto una velocità media di oltre 210 km/h durante il suo tentativo e ha subito 30 sessioni di ricarica, ciascuna della durata compresa tra 10 e 12 minuti.

Se vi state chiedendo se questo test di resistenza di 24 ore per veicoli elettrici sia limitato ai modelli cinesi, la risposta è no. Nel 2019, la Porsche Taycan ha percorso 3.425 km con una velocità media di 205 km/h, mentre l’ultima Mercedes-Benz CLA (quella con tecnologia EQ) ha percorso 3.717 km con una velocità media di 154,9 km/h e ha effettuato 40 soste di ricarica. A seguire c’è stata la YU7 con 3.944 km, mentre la P7 detiene ora il primato con 3.961 km.

La decisione di Xpeng di accettare questa sfida arriva dopo che il co-fondatore e CEO dell’azienda, He Xiaopeng, ha rivelato il 10 agosto tramite Weibo che il fondatore e CEO di Xiaomi, Lei Jun, gli aveva suggerito il test di resistenza dei veicoli elettrici. Sembra che tra i due sia in corso una rivalità amichevole, proprio come quella tra Rimac e Koenigsegg.

Nuovo Audi Q7 2026: Rendering Totale

Recentemente sono apparse in rete alcune foto recenti della versione più potente del futuro Audi Q7, praticamente senza camuffamento, grazie alle quali abbiamo la possibilità di osservare tutte le caratteristiche del suo aspetto esteriore. Questi rendering di Kolesa.ru ci permettono di dare uno sguardo all’aspetto del nuovo modello.

Il crossover di grandi dimensioni Audi Q7 è entrato a far parte della gamma della casa automobilistica tedesca nel 2005, diventando la versione di serie del concept Audi Pikes Peak quattro del 2003. È anche il primo SUV di serie nella storia dell’azienda. Oggi è in produzione solo la seconda generazione del modello, che ha debuttato alla fine del 2014. Come la prima generazione, anche la seconda è diventata un longevo modello con lo stesso ciclo di vita di quasi 10 anni, e in questo periodo il crossover ha subito due importanti restyling: il primo nell’estate del 2019, il secondo all’inizio dello scorso anno. Il modello di terza generazione è già stato avvistato più volte durante i test e le foto spia più recenti mostrano la carrozzeria praticamente senza camuffamento. Oggi non esamineremo il Q7 standard, ma la sua versione top di gamma SQ7, presentata per la prima volta nel 2016 nella seconda generazione del crossover.

Dal punto di vista del design, la nuova Q7 sarà il più possibile simile al SUV più piccolo Q3 di terza generazione, presentato ufficialmente due mesi fa. Qui troviamo quasi gli stessi fari “a due piani” con luci di marcia strette nella parte superiore e blocchi trapezoidali delle luci principali integrati nel paraurti. La griglia del radiatore avrà una forma simile, ma la sua finitura varierà a seconda della versione: la particolarità del modello SQ7 saranno le barre esagonali voluminose. Lo stesso vale per il design del paraurti anteriore: la versione più potente della Q7 avrà un’ampia presa d’aria nella parte inferiore. I fianchi, come in tutti i nuovi modelli Audi, sono stati resi molto più fluidi e arrotondati, il che risalta particolarmente in contrasto con l’angolare Q7 di seconda generazione. L’elemento più interessante qui sono le maniglie delle portiere, nuove per il marchio Audi, posizionate sulla modanatura del finestrino. Anche la parte posteriore è stata risolta nello stile della nuova Q3: qui ci sono luci quasi identiche, divise da una striscia orizzontale, e un cofano bagagliaio dalle forme simili. Da notare il lunotto posteriore più verticale e le proporzioni complessivamente modificate con un tetto più alto, grazie al quale la nuova Audi Q7 non sarà più criticata come la seconda generazione per l’eccessiva somiglianza con una normale station wagon. La particolarità della versione più potente è la finitura della parte inferiore del paraurti posteriore con quattro terminali di scarico ovali e cerchi originali.

Rendering Kolesa.ru

MOTORI E DATO TECNICI

L’Audi Q7 di terza generazione sarà costruita sulla piattaforma Premium Platform Combustion (PPC), che rappresenta un ulteriore sviluppo delle piattaforme MLB e MLB Evo. Non ci sono ancora informazioni confermate sui propulsori, ma si prevede che la versione più potente, la SQ7, sarà un ibrido ricaricabile PHEV. La base del propulsore potrebbe essere il motore a benzina V8 da 4,0 litri dell’attuale modello (che attualmente sviluppa 500 CV) o il V6 da 3,0 litri, simile a quello montato sulla Porsche Cayenne S E-Hybrid (in quest’ultimo la potenza sviluppata è di 512 CV).
Il debutto della nuova Audi Q7 è previsto entro la fine dell’anno. Ricordiamo che l’azienda tedesca sta preparando anche un modello ancora più grande: il nuovo crossover di punta Q9.

Mahindra BE 6 Batman Edition: la Batmobile in India

Santo cielo, Batman! È questa la nuova Batmobile? Ehm, non proprio, Robin, ma è la cosa più simile che un ristretto numero di acquirenti potrà mai avere a che fare con Batman: la Mahindra BE 6 Batman Edition. In collaborazione con Warner Bros Discovery Global Consumer Products (WBDGCP), la casa automobilistica indiana ha presentato quello che definisce il primo SUV ispirato a Batman disponibile in commercio.

Il modello, basato sul SUV BE 6 del marchio nella sua versione da 285 CV (282 hp, o 210 kW) e 380 Nm Pack Three 79 kWh, presenta sufficienti elementi a tema su tutto il veicolo da far impazzire gli appassionati del giustiziere mascherato. In effetti, dato il suo aspetto, la domanda tra il pubblico nazionale sarà sicuramente forte, ma solo 300 fortunati acquirenti potranno mettere le mani su uno di questi veicoli, poiché si tratta di una serie molto limitata.

Non c’è dubbio. Rifinita con un esclusivo esterno nero satinato personalizzato, la Batman Edition presenta una serie di elementi stilistici, che vanno dagli adesivi personalizzati di Batman sulle portiere anteriori e dal tetto Infinity con l’emblema del pipistrello della trilogia The Dark Knight a una serie di emblemi del pipistrello presenti sui coprimozzi, sui pannelli anteriori, sul paraurti posteriore, sui finestrini e sul parabrezza posteriore.
Ma gli accessori non finiscono qui. Oltre al badge posteriore dedicato “BE 6 × The Dark Knight“, l’auto è dotata anche di un adesivo con la firma Batman Edition sul rivestimento della porta posteriore e di luci di cortesia che proiettano sul terreno il logo del pipistrello della trilogia The Dark Knight. Le sospensioni e le pinze dei freni verniciate in Alchemy Gold aggiungono un ulteriore tocco di contrasto alla variante, che monta cerchi in lega da 20 pollici.

All’interno, l’edizione presenta rivestimenti in pelle e pelle scamosciata con cuciture color oro seppia e emblemi del pipistrello della trilogia The Dark Knight integrati, mentre il cruscotto in pelle color carbone è impreziosito da una striscia dorata spazzolata che circonda l’abitacolo del conducente.

UNICA ED ESCLUSIVA

I dettagli dorati a contrasto continuano con la striscia centrale del volante, l’interruttore del freno di stazionamento elettronico e il bordo dell’anello della manopola del controller in-touch dell’auto, tutti decorati con accenti di questo colore. Sul cruscotto è presente anche una targhetta Alchemy Gold Batman Edition spazzolata con la numerazione dell’edizione.
Se ciò non bastasse a ricordarvi dove vi trovate, lo faranno sicuramente gli emblemi del pipistrello sul pulsante Boost, sul pannello del cruscotto lato passeggero e sulle etichette interne, nonché le cinghie di apertura delle portiere ispirate alle auto da corsa con il marchio Batman Edition e il logo del pipistrello per l’animazione di benvenuto sul display della strumentazione. Il trucco più ingegnoso è sicuramente il suono del motore esterno personalizzato ispirato a Batman disponibile per l’auto.

Con un prezzo di 27,79 lakh le prime consegne della inizieranno in India il 20 settembre, che coincide con l’International Batman Day.