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Nuovo Renault Trafic 2026: elettrico E-Tech

Il nuovo Renault Rrafic E-Tech fiera Solutrans, che si sta svolgendo in questi giorni a Lione (Francia).

Nel 2026, l’azienda francese Renault prevede di lanciare sul mercato europeo una nuova generazione di veicoli commerciali elettrici leggeri, realizzati dalla joint venture Flexis SAS. Come riportato in precedenza da Kolesa.ru, questa joint venture è stata fondata da Renault, Volvo e dalla società di logistica CMA CGM nel 2024. I prototipi della famiglia commerciale sono stati presentati dai francesi nella primavera di quest’anno.
Ora, nell’ambito della fiera Solutrans, che si tiene a Lione (Francia), ha debuttato il furgone di serie di medie dimensioni Renault Trafic E-Tech. Si basa sulla nuova piattaforma SDV (Software Defined Vehicle): la sua progettazione è stata affidata alla divisione veicoli elettrici Ampere, di proprietà di Renault.

FURGONE 2.0

Il nuovo furgone ha una carrozzeria monovolume, ottica anteriore a due livelli (luci di marcia a LED, separate da sottili linee lunghe e dal logo nella parte superiore, e blocchi principali dei fari nella parte inferiore, sopra una massiccia copertura in plastica e una presa d’aria esagonale). Sul parafango anteriore destro è presente uno sportello dietro il si nasconde la porta di ricarica.

Renault Trafic E-Tech è dotato di luci verticali sul retro, una porta laterale scorrevole e una coppia di porte posteriori a battente, che facilitano le operazioni di carico e scarico del furgone. La cabina con porte e maniglie standard è progettata per tre passeggeri. Il carico utile è di 1,25 tonnellate e il peso massimo consentito del rimorchio trainato non deve superare le due tonnellate (a seconda della configurazione del furgone).

Il furgone con indice L1 ha un volume di carico di 5,1 m³, con una lunghezza complessiva di 4,87 metri, una larghezza di 1,92 metri e un’altezza di 1,90 metri (il che consente al modello di utilizzare i parcheggi sotterranei). Nella versione L2 il volume del vano di carico è di 5,8 m³, la lunghezza è di 5,27 metri. L’azienda ha anche sottolineato che nel nuovo furgone completamente elettrico la distanza tra gli assi è più lunga di 400 mm rispetto all’attuale furgone con motore a combustione interna (nella versione attuale a passo lungo questo valore è pari a 3498 mm). Ricordiamo che il raggio di sterzata del nuovo furgone è lo stesso della city car Clio: 10,3 metri.

INTERNI E TECNOLOGIE

Nell’abitacolo del Renault Trafic E-Tech è installato un pannello frontale “tubolare” con deflettori di ventilazione verticali, su cui sono posizionati un quadro strumenti virtuale da 10 pollici e un touchscreen centrale del sistema di informazione e intrattenimento con diagonale di 12 pollici (posizionato ad angolo rispetto al conducente). sotto il display è possibile vedere una serie di pulsanti fisici, mentre davanti al conducente si trova un volante a tre razze leggermente appiattito su entrambi i lati.

Il nuovo Trafic E-Tech è disponibile con due tipi di batterie: quella di base è una batteria al litio-ferro-fosfato, mentre quella a lunga autonomia è una batteria al nichel-manganese-cobalto. Nel primo caso, l’autonomia con una singola ricarica è di 350 km, nel secondo di 450 km (secondo il ciclo WLTP), ma la loro capacità rimane ancora segreta. Le batterie possono essere “ricaricate” utilizzando la nuova tecnologia di ricarica rapida a 800 V: dal 15 all’80% in meno di 20 minuti, sufficiente per un’autonomia fino a 260 km. Il furgone è dotato di un solo motore elettrico da 204 CV, con una coppia massima di 345 Nm.

La produzione del nuovo Renault Trafic E-Tech completamente “verde” sarà avviata nello stabilimento dell’azienda situato a Sandouville (Francia). Secondo il piano, le vendite di questo modello commerciale sul mercato europeo dovrebbero iniziare nella seconda metà del 2026.

Lotus è tornata: elettrica, unica e speciale proietta al futuro le sue nobili radici

Colin Chapman, era un ragazzo di West London, in Richmond:nato là il 19 Maggio del 1928, e forse l’unico momento della sua vita nella quale sicuramente non sapeva esattamente cosa fare è stato quello esatto della sua nascita, appunto. 

Perché per il resto dei suoi anni, fino a quel brutto giorno di Dicembre 1982, c’è stato in lui un crescendo di mille e mille idee pensate e messe in forno dal suo genio creativo e dal suo spirito pionieristico.

Perito Ingegnere all’University College a Londra e prime esperienze alla British Aluminium dove ovviamente a farla da padrone era la tecnologia legata alla aviazione militare, che nella Seconda Guerra mondiale era il settore bellico realmente esploso nello scenario internazionale.

Nel 1948, finita la guerra, anche Colin deve decidere cosa fare da grande, e lui ha nel frattempo solo 20 anni ed è appunto un fresco perito Ingegnere appassionato di aerodinamica, di meccanica, di velocità. 

E nel dopoguerra in cui l’aeronautica diventa un gioco di domino politico internazionale un carattere indipendente come Colin, inadatto a lavorare sotto padrone e assolutamente visionario, ripiega sull’automobilismo artigianale ma non certo dozzinale. 

Nel 1948 rielabora ovvero ricostruisce a modo suo una Austin Seven che storicamente rimane come il primo bozzolo di Lotus, la Mark I che lo stesso Colin inizia a portare nelle Gare sull’Isola mentre ancora lavorava alla British Aluminium. Mark First, Second an Thirth della Seven sono una naturale evoluzione della specie del Marchio che da un certo momento in poi adotta la dicitura più elegante di “Type”.

Nel 1950 inizia l’avventura sportiva “professionale” e Lotus trova anche i suoi primi Clienti “Driver” privati, e comincia ad affermarsi pubblicamente quel marchio con le iniziali del suo nome completo (ACBC, cioè Anthony Colin Bruce Chapman) e la scritta Lotus che la leggenda vuole rivolta alla moglie che lui aveva affettuosamente denominato così. Il Primo Gennaio 1952 Colin ed il suo primo socio Allen fondano “Lotus EngineeringLtd.”: una Factory artigianale che nel 1958 debutta in Formula Uno mentre le piccole sportive targate della Gamma Lotus iniziano a farsi riconoscere secondo il paradigma di Colin: eversive, sportive, leggere in grado di montare i piccoli motori della produzione inglese debitamente elaborati. In effetti Chapmandiventa un poco il contrapposto di John Cooper.

Lotus Elite, 1955: il primo acuto di Colin Chapman

Ma il primo “squillo” significativo nella produzione Lotus e nella storia di questo Marchio è una pietra miliare di 70 anni fa: nel 1955 arriva la “Elite” con scocca in vetroresina, appoggiata su un telaio a trave in acciaio. Poi arrivano anche la Eleven da competizione e la Kit Car “Seven”; ma in questo periodo Lotus non ha un vero e proprio benchmark di mercato rispetto alla concorrenza, per cui basta semplicemente essere un po’ diversa e più performante delle “omologhe” Abarth in Italia, Alpine e Matra in Francia e soprattutto apparire più “europea” e globale dei Marchi tipicamente artigianali britannici.

Quando arriva la crisi energetica da inizio anni ’70 da un lato Lotus è avvantaggiata per la gamma fatta di motorizzazioni più “light” rispetto alla classica produzione di altri Costruttori artigianali (Ferrari, Lamborghini) ovvero più organizzati (Maserati, Porsche) che devono correre ai ripari varando cubature tra i 2 ed al massimo i 2,5 litri; dall’altra Colin Chapman si trova ad affrontare una evoluzione del mercato che ormai predilige anche nelle vetture sportive una parvenza utilitaristica (almeno 2+2 posti, vano bagagli minimamente fruibile) per le giovani famiglie ed i professionisti sportivi che in quella epoca cominciano a preferire le versioni spinte delle berline di serie. 

Nonostante le difficoltà economiche Chapman prosegue lo sviluppo di una vettura a motore centrale erede dell’Europa e nel 1976 viene ultimata una coupè a due posti secchi destinata a diventare una delle icone del marchio: la Lotus Esprit.

Ed ecco che in Lotus spingono sulle sinergiecollaborazioni: Talbot Sumbeam, De Lorean, Citroen Visa, per approdare agli anni ’80 appunto con la scomparsa improvvisa di Chapmanpreceduta dall’affaire De Lorean e gli effetti giudiziari che ne seguirono.

 

1986 – 1996, quanti passaggi di mano in casa Lotus

Se il Team Lotus rimane fondamentalmente autonomo fino alla fine degli anni Ottanta, la “Lotus Cars” passa nel 1986 sotto il controllo di General Motors (peraltro già partecipata dalla Toyota al 20%) che promuove il restyling della Esprit e il lancio della nuova Elan; poi da General Motors si passa a Romano Artioli dal 1993 (quando nasce la Elise) e , per finire dal 1996 alla malese Proton che nel 2001 passa dalla fornitura dei powertrain da Rover MG (ormai Gruppo BMW) alla tecnologia di Toyota. 

La Gamma cresce, e con Elise ed Exige arrivano Evora ed Evjia; poi, nel 2017, con un accordo firmato a Kuala Lumpur – a casa della Proton – la Lotus per il 51% e la stessa Proton per il 49% vedono l’ingresso nel capitale del Gruppo cinese Geely (curiosità, nel 2017 compiva solo venti anni di vita come Costruttore autonomo) in un piano di sviluppo di Brand prestigiosi che annovera già in quella data Volvo, la Start Up Polestar, la piccola rivoluzione di Lynk&Co. oltre a Zeekr; ed in ultima istanza la Joint Venture con Mercedes che ha trasferito ai cinesi la leggendaria avventura di Smart.

Nuova Gamma, antiche emozioni. La passione diventa “elettrica”

La Gamma sotto il nuovo azionista prosegue senza scosse fino al 2021 quando Geely preannuncia la nascita del primo Suv nella storia del Marchio Lotus: ed in questo ripercorre due passaggi storici precedenti, visto che sotto la Proton già nel 2006 e nel 2016 si era pensato ad un SUV per questo Marchio, attraverso una Concept chiamata APX costruito attorno alla nuova piattaforma VVA.

Ma la prima “uscita” della nuova Lotus dentro a Geely è la celeberrima “Emira” che sostituisce in un solo modello sia la Elise, che la Exige che la Evora affiancando la “Evjia”. Emira nasce con telaio in alluminio basato su pannelli estrusi incollati e rivettati tra loro per lasciare l’auto il più possibile leggera e performante. 

Nel 2022 è dunque invece il momento di “Eletre”: primo SUV 5 posti 5 porte in  versione Ammiraglia, pensato per sfidare in campo elettrico dalle tedesche alle inglesi Premium fino alla Maserati. In verità proprio per sfruttare al massimo la competenza storica e la massima espressione della tecnologia elettrica di Geelyla Eletre viene prodotta a Wuhan in Cina ed è dunque la prima Lotus costruita fuori dal suolo britannico.

Anche “Evjia” presenta davvero molta “contaminazione”extrabritannica: telaio in carbonio realizzato a Modena, la berlinetta elettrica arriva come concept nel 2019 e viene presentata nel 2021 al Festival of Speed a Goodwood, ma poi la sua produzione parte dal 2023. 

Infine nella nuova Gamma Lotus 100% elettrica va menzionata la “Emeya”, berlina Ammiraglia sportiva ed anticonvenzionale di tipologia due volumi e mezzo (Fastback) a 5 porte con dimensioni importanti: lunga oltre 5 metri e larga due, rappresenta un vero e proprio Benchmark per il segmento “XXL” delle sportive con particolare focus nell’antagonismo simbolico e fisico con la Porsche Taycan con cui condivide abbastanza le misure massime di ingombri. Una guerra al vertice delle sportive da rappresentanza, guerra nella quale la Lotus non sembra mancare di nessuna delle caratteristiche di prestigio della migliore concorrenza. Ne abbiamo avuto fugace dimostrazione lungo una serie di rapidi contatti diretti in attesa, quanto prima, di poter sottoporre una delle creature di questa nuova Lotus parte del Gruppo Geely ad un Test Drive approfondito.

Riccardo Bellumori

Nuova Abarth 600e Competizione: Anteprima

La nuova Abarth 600e Competizione è molto più di quanto si possa pensare.

Il marchio dello Scorpione nero ha tirato fuori dal cilindro una edizione speciale per rivitalizzare le vendite del suo unico modello elettrico nel 2026. Abarth, che sta valutando molto seriamente la strategia da seguire, non dispone di una gamma di modelli importante, quindi deve mettere in campo tutta la sua esperienza in edizioni speciali ricche di carattere.

Il marchio italiano si è lanciato nella corsa delle auto sportive elettriche, assumendo il ruolo dei modelli più rappresentativi del marchio torinese, lanciando il suo primo crossover sportivo un anno fa. Una Abarth 600e che ha un’immagine più aggressiva e prestazioni da capogiro per gli amanti di questo tipo di modelli e che lascia nella polvere gran parte della concorrenza, portando a un livello assolutamente sconosciuto la nuova FIAT 600 Sport, il cui cognome si riferisce solo all’aspetto.

ABARTH DI NOME E DI FATTO

La nuova Abarth 600e Competizione è molto di più, un sogno per molti, e sì, è un’altra edizione speciale che sostituisce la “Scorpionissima” offerta quando è stato annunciato il lancio di questo crossover sportivo lo scorso anno. Il cognome può trarre in inganno e far pensare che si tratti di una versione ancora più potente del modello di serie, ma nulla è più lontano dalla realtà. La versione base rimane quella denominata Turismo, e non ci sono grandi differenze in termini di fascino.

Il design dell’Abarth 600e Competizione attira fortemente l’attenzione perché è disponibile in tre colori di carrozzeria unici, come l'”Arancione Shock” o il “Verde Acido” e, in misura minore, il “Bianco Antidote”. Queste vernici possono essere richieste come opzione singola o anche con il tetto a contrasto verniciato in nero lucido, che aumenta l’eleganza e la distinzione, oltre a completare il tutto con una serie di adesivi grafici con grafica specifica e il logo Abarth nella parte inferiore dei pannelli delle portiere anteriori e posteriori e con cerchi in lega da 20 pollici.

All’interno, la nuova Abarth 600e Competizione è un vero esempio di sportività. I sedili anteriori hanno i poggiatesta integrati e una configurazione più tipica delle auto da competizione, con rinforzi laterali per un maggiore sostegno in curva e, quindi, più avvolgenti. Questi sedili, forniti da Sabelt e rivestiti in Alcantara, un materiale anch’esso strettamente legato alle grandi auto sportive, trasformano completamente l’ambiente.

Cosa ho scoperto in 800 km con Hyundai Inster Cross: PRO e CONTRO

La Hyundai Inster è arrivata e promette di cambiare le regole del gioco. È davvero l’auto elettrica “per tutti”? Con un prezzo d’attacco aggressivo, un design da mini-SUV e un’autonomia dichiarata fino a 355 km (WLTP), la Inster ha tutte le carte in regola per dominare la città.

Ma non è tutto oro quello che luccica. In questo video analizziamo nel dettaglio la nuova Hyundai Inster Cross, mettendo sulla bilancia tutti i PREGI e i DIFETTI.

Vale davvero la pena comprarla? Scopriamolo insieme.

Nuovo Volkswagen T-Roc R 2026: Rendering Totale

La scorsa settimana sono stati pubblicati i primi teaser della versione più potente del Volkswagen T-Roc di seconda generazione, grazie ai quali abbiamo la possibilità di valutare le caratteristiche del suo aspetto esteriore.

Il modello T-Roc è stato presentato per la prima volta come concept cabriolet nel marzo 2014 al Salone dell’Auto di Ginevra. La versione di serie ha debuttato nel 2017 con la tradizionale carrozzeria a cinque porte, e due anni dopo è stata affiancata da una versione esotica con tetto apribile (che, tra l’altro, non avrà un successore). Alla fine dell’estate scorsa ha avuto luogo la presentazione ufficiale della T-Roc di seconda generazione e ora la casa automobilistica tedesca sta preparando la versione top di gamma del SUV con il marchio R.

Qualche giorno fa l’azienda ha diffuso i primi schizzi della futura novità, sui quali sono visibili frammenti della parte anteriore e posteriore del crossover. Nella parte anteriore apparirà un nuovo paraurti con una grande presa d’aria e finiture a contrasto in plastica nera lucida. Avrà tre barre orizzontali e, probabilmente, inserti in tinta con la carrozzeria, come nella Golf R.

La parte posteriore cambierà grazie alla parte inferiore del paraurti rivista, sotto la quale saranno posizionati quattro tubi di scarico. Inoltre, la versione top di gamma della T-Roc si distinguerà per i nuovi cerchi a razze multiple.

Rendering Kolesa.ru

DATI TECNICI E MOTORI

La Volkswagen T-Roc di seconda generazione è costruita sulla piattaforma modernizzata MQB Evo. Si prevede che la versione R più potente sarà dotata di un motore turbo da 2,0 litri della Golf R, che sviluppa 333 CV e 420 Nm di coppia. A titolo di confronto, la precedente T-Roc R con motore della stessa cilindrata aveva 300 CV e 400 Nm.
Il debutto della Volkswagen T-Roc R è previsto nei prossimi mesi. Nel frattempo, il mese scorso è stata presentata la versione d’addio del SUV di punta Volkswagen Touareg.

Se il Dealer rimane sempre uguale il Venditore non sarà mai un vincente

1)Perché non si trovano più in giro Venditori di talento o preparati?

2)E’ ancora importante il ruolo del Venditore di Salone, ed in che termini?

3)Quanto dovrebbe guadagnare un Venditore di Salone capace ed in grado di garantire risultati?

Abbiamo voluto rendere didascalico in questo modo un tema che appare e ricorre spesso nei dibattiti in tema di Automotive. Oggi si può ancora chiamare “Venditore” il professionista che sempre più deve lavorare in modalità multitasking (accounting di Clienti che sempre meno bazzicano nei Saloni, Telemarketing ed acquisizione telefonica di nuovi Clienti, consulente nella scelta di sempre nuovi mezzi, quotazione e rivendita dell’auto in permuta, vendita accessori, etc.)?

E che ovviamente deve farlo da “portabandiera” di una specifica Organizzazione di vendita e rappresentante di un numero e di una tipologia di Brand e modelli specifici, senza dunque la disponibilità di una larga parte della offerta concorrente?

Regola numero Uno: non vendere mai quello che vorresti comprare solo per Te

Se c’è un primo ragionamento che il potenziale Venditore deve imparare a fare suo fin dall’inizio, è quello del prodotto, dell’ambiente e del Brand o Gruppo che lui stesso sarà chiamato a promuovere. Molto spesso scegliere prioritariamente quel che appartiene all’insieme alle cose gradite o desiderate o privilegiate dal venditore porta a delle condotte che dal lato della trattativa e della chiusura contrattuale sono deleterie:

– Chi conosce o predilige un bene o servizio da commercializzare rischia di diventarne Fan, imponendo al potenziale Cliente un approccio sensazionalista e fideistico che potrebbe persino allarmarlo o “raffreddarlo” rispetto al potenziale acquisto che invece dovrebbe essere stimolato attraverso la progressiva scoperta da parte del venditore delle esigenze e dei desideri del potenziale Cliente.

– Chi apprezza a priori quel che deve promuovere agli altri finisce spesso per essere scontato, pressapochista per effetto della presunta perfetta conoscenza del prodotto sul quale tuttavia il rischio diventa quello di tralasciare aspetti o particolari determinanti per la scelta del cliente, ovvero si rischia di accentuare del bene o servizio da vendere le caratteristiche più interessanti per il Venditore ma magari molto meno per il compratore;

– Chi ha una influenza emotiva o passionale verso quel che intende intermediare, infine, rischia fortemente di proporlo esattamente nella stretta modalità in cui egli stesso accetterebbe di acquistarlo.

Il che ovviamente non preclude la eventualità che il Venditore di successo possa essere tale promuovendo la vendita del prodotto o del Marchio da questi prediletto, ma a patto di “astrarre” dal processo di vendita ogni sovraccarico emotivo scremando il contatto con il Cliente da elementi personali e non oggettivi.

Eppure il suggerimento di non avviare indiscriminatamente la propria professione di vendita presso il Brand o presso l’Organizzazione di vendita individuata non solo non va travisata (eludendo del nostro suggerimento l’aspetto discriminante: il rischio che si voglia vendere quello che solo il Venditore acquisterebbe, con effetti pessimi sul suo conto economico e sul suo rendimento professionale) ma forse al momento tale suggerimento è persino superfluo: in meno di un lustro la composizione dell’offerta commerciale sul mercato auto nuovo è talmente mutata da aver stravolto anche la scaletta personale del gradimento e della identificazione personale tra Venditore e bene da promuovere. Ecco allora, più in linea con i tempi moderni, la regola numero 2) Regola numero 2) Vendere quel che si può vendere in modalità “multipla”

Oggi la “trasferibilità” del processo di vendita dalla dimensione fisica a quella virtuale diventa sempre più una peculiarità strategica per fidelizzare con il potenziale Cliente, renderlo protagonista del processo di acquisto, e per essere selezionati come venditori di fiducia da parte di potenziali acquirenti che comunque metteranno a confronto un venditore incontrato nella loro fase di ricerca auto con tutti gli altri lungo una sorta di viatico della speranza. Ma essere “virtuale” per un venditore significa non solo poter apparire su pagine Social in contatto o dialogo con i propri potenziali acquirenti, anche perché questo tipo di strategia pubblica multimediale finirebbe per rendere un po’ troppo “incombente” il profilo personale del venditore rispetto a quel che alla fine viene chiamato a vendere. 

No: in verità un consiglio che riteniamo di voler emettere a chi intenda percorrere l’attività di vendita auto è ovviamente diversa dallo stimolo a diventare un prezzemolino del Web. In verità il suggerimento è quello però di pianificare la propria attività di vendita secondo piani scalari e integrati di azione:

a) Azione fisica e territoriale diretta: cioè l’azione commerciale che evidentemente non può essere surrogata integralmente dall’ambito virtuale e che prevede il Test Drive con il potenziale Cliente, il presidio commerciale presso aree disposte o create in ambiti esterni al Salone di Vendita (Fiere, Centri Commerciali o piazze cittadine all’aperto) ed ovviamente anche la postazione di trattativa e dialogo commerciale con i visitatori presso Showrooms dedicati. 

b) Questa serie di contesti che debbono essere svolti attraverso atti “fisici” possono però essere coadiuvati e rinforzati da attività da remoto come ad esempio: Telemarketing ovvero Direct Mailing, attività Social del Dealer / del Marchio Mandante  / del Network di vendita; propensione del Dealer stesso a porre in essere attività multimediali o promozionali all’esterno del Punto Vendita; ed infine da una concreta e robusta attività del Dealer su supporti Web (Sito Aziendale dinamico e/o Blog, Configuratore, Supporto per e-Commerce), pagine Social ed ovviamente tramite ERP evoluti in grado di essere Web based o perlomeno Web oriented. 

Sento ancora tanti venditori di Auto che in caso di trasferte o di attività di vendita extra salone affrontano limiti arcaici nella fruibilità del loro sistema ERP inadeguato a fornire in remoto l’esattezza dei dati necessari per una vendita (disponibilità di Stock, dati del veicolo in trattativa, accesso ai portali di preventivazione, di valutazione usato, accesso allo storico del veicolo usato oggetto di trattative di vendita, impossibilità di redigere contratti in formato elettronico, etc…). 

Eppure anche se non ci si fa caso la parte di attività “extra Salone” da un lato è fondamentale per il venditore perché gli consente di raggiungere target di potenziali Clienti oltre il territorio di pertinenza del suo Showroom; dall’altro lato non può essere, l’attività su Web, Social ed “on line” solo una responsabilità autonoma del singolo venditore prescindendo dall’assetto e dalla potenzialità in virtuale del Dealer. Oppure, argomento più delicato, prescindendo dalla reputazione on line dello stesso Dealer.

Insomma, è fin troppo chiaro che attualmente la attività di vendita prevede una scaletta obbligatoriamente fisica (Test Drive, presidio commerciale in ambiti esterni al Salone di Vendita, postazione di trattativa e dialogo commerciale con i visitatori presso Showrooms dedicati) che però senza il corredo di attività Social e di supporti tecnologici, informatici e multimediali integrativi e strumentali all’attività fisica di trattativa ed intermediazione finisce per essere una scaletta indebolita dalla concorrenza e dalla volatilità del cliente potenziale.

Da questo è inevitabile arrivare al terzo fondamentale suggerimento:

Regola numero 3) Scegli il tuo Dealer Partner professionale con l’animo del potenziale Cliente

Come abbiamo anticipato in un pezzo precedente, il Cliente potenziale oggi è davvero più infedele di prima rispetto al suo Dealer o Marchio preferito e, visti gli importi in gioco, può sempre confrontare e scegliere alla fine il migliore dato economico complessivo della offerta di vendita di ciascun interlocutore commerciale;

Dunque la somma dei valori oggettivi che porteranno alla conclusione dell’eventuale contratto di vendita (Valore del nuovo venduto+eventuale margine di piano finanziario collegato – spesa per permuta secondo valutazione di mercato) va ormai sempre sommato alla serie di valori “immateriali” correlati (influenza od attività dell’eventuale acquirente su canali Social o sul Web, possibilità per il Dealer di costruire temi e storie da divulgare al fine di “rastrellare” nuovi potenziali Clienti, valore simbolico o didascalico del Marchio e modello oggetto della vendita rispetto ad un potenziale maggior impatto mediatico della vendita) perché la composizione dei valori oggettivi ed immateriali saranno la base di trattativa tra il potenziale Cliente ed ogni possibile Dealer di interesse di quest’ultimo.

Ma quanta parte della disponibilità del Vostro potenziale Cliente ad acquistare è subordinata alla immagine, alla reputazione, od alla dotazione professionale, strumentale e logistica del Dealer per il quale presterete il Vostro servizio di promotore vendite? Bella questione, eh? Da approfondire, da parte nostra, in una prossima puntata.

Riccardo Bellumori

Nuova Bentley Supersports 2026: Anteprima

La Bentley Supersports è stata presentata come l’ultimo modello a due porte del marchio di lusso britannico e, sebbene il nome non includa più la dicitura “Continental”, è immediatamente riconoscibile come derivata della Continental GT di quarta generazione che ha fatto il suo debutto a metà del 2024.

Per questa versione della Supersports, Bentley ha orientato la sua ultima coupé a due porte verso la riduzione del peso, con una serie di misure volte a portare il peso lordo del suo ultimo modello al di sotto delle due tonnellate, secondo quanto dichiarato dal marchio. A titolo di confronto, la Continental GT Speed di quarta generazione ha un peso a vuoto dichiarato di 2.459 kg.

Questo per renderla “la Continental GT più orientata al guidatore di sempre”, afferma Bentley, con la Supersports 2026 che è la terza a portare il nome del modello dopo la Continental Supersports 2017 e il modello 2009 precedente.

IL MOSTRO

Per tagliare il peso la Bentley Supersports 2026 omette gli alberi di trasmissione anteriori e l’elettrificazione del gruppo motopropulsore, con il motore V8 biturbo da 4,0 litri a benzina che eroga 666 CV e 800 Nm, trasmessi alle ruote posteriori attraverso un cambio automatico a doppia frizione a otto rapporti. Questo permette alla 2026 Supersports di accelerare da 0 a 100 km/h in 3,7 secondi e di raggiungere una velocità massima di circa 310 km/h.


L’asse posteriore è dotato di un LSD a controllo elettronico coadiuvato dal brake-torque vectoring, applicato alle ruote posteriori che ora hanno una carreggiata più larga di 16 mm rispetto alla Continental GT “normale”. Lo sterzo posteriore è stato mantenuto, mentre le calibrazioni dello sterzo, delle sospensioni, della gestione della trazione e dei sistemi ESC sono completamente nuove, afferma Bentley.

L’esterno della Supersports ha subito una serie di modifiche per aumentare la deportanza e ridurre il peso, in particolare con un nuovo paraurti anteriore che integra il più grande splitter anteriore mai montato su un’auto stradale Bentley, mentre i dive plane, le minigonne laterali, le alette dei parafanghi e il diffusore posteriore in fibra di carbonio combinati producono 300 kg di deportanza in più rispetto alla Continental GT Speed.

La Supersports è dotata anche di un tetto in fibra di carbonio per abbassare il baricentro. Per quanto riguarda le ruote, monta un set di cerchi in lega forgiati da 22 pollici sviluppati con Manthey Racing, con l’opzione di pneumatici Pirelli Trofeo RS che consentono prestazioni laterali fino a 1,3 g. Sono presenti anche freni in carbonio-ceramica e un sistema di scarico in titanio a tutta lunghezza di Akrapovic.
L’abitacolo della Supersports è quello di una due posti, con i sedili posteriori della Continental GT a quattro posti sostituiti da una scocca in fibra di carbonio e pelle. La Supersports è invece dotata di una coppia di sedili sportivi più imbottiti che offrono una posizione di seduta più bassa, mentre il rivestimento può essere specificato in schemi monotono, duo-tono o tri-tono utilizzando pelle, Dinamica e fibra di carbonio.

“La nuova Supersports è molto più che la Bentley più orientata al guidatore mai realizzata. Segna il ritorno di Bentley alla produzione di auto più estreme, che combinano una straordinaria versatilità con un coinvolgimento autentico del guidatore, pur rimanendo opere d’arte automobilistiche uniche e personalizzate per ogni cliente”, ha dichiarato Frank-Steffen Walliser, presidente e CEO di Bentley.

La Bentley Supersports 2026 sarà prodotta in edizione limitata di 500 esemplari numerati, con ordini che potranno essere effettuati a partire da marzo 2026, prima dell’inizio della produzione nel quarto trimestre del prossimo anno.

BYD Yangwang U9 Xtreme è l’auto più veloce al mondo

Una delle principali anteprime del prossimo salone dell’auto di Guangzhou, in Cina, sarà la supercar elettrica Yangwang U9 Xtreme con una potenza di oltre 3000 CV, che ha già stabilito due record: il giro più veloce sul circuito nord del Nürburgring tra le auto elettriche di serie (6 min 59,157 s) e il record di velocità tra tutte le auto di serie (496,22 km/h).

Il marchio di lusso Yangwang appartiene alla società cinese BYD, che lo utilizza per vendere i suoi modelli più costosi e tecnicamente avanzati. La supercar elettrica Yangwang U9 è stata lanciata sul mercato cinese nel febbraio 2024 con un propulsore a quattro motori da 1306 CV.

La Yangwang U9 Xtreme, in preparazione per il debutto, è molto più potente della versione base: ciascuno dei quattro motori elettrici eroga 555 kW, per un totale di 2220 kW o 3019 CV. La versione Xtreme è dotata di una piattaforma e4 modernizzata con architettura elettrica a 1200 volt, sospensioni elettroidrauliche attive riprogrammate e pneumatici semi-slick Giti Tire, progettati per una velocità massima di 500 km/h.

LA SFIDA AL RING

La Yangwang U9 Xtreme sarà prodotta in soli 30 esemplari, ma questo è sufficiente per considerare la supercar un modello di serie. Nell’agosto di quest’anno, la Yangwang U9 Xtreme, guidata dall’esperto pilota tedesco Moritz Kranz, ha completato il giro nord del Nürburgring in 6 minuti e 59,157 secondi, diventando l’auto elettrica di serie più veloce su questo circuito.

A settembre Yangwang U9 Xtreme ha ottenuto un altro importante risultato: ha raggiunto la velocità di 496,22 km/h sul circuito di prova ATP (Automotive Testing Papenburg) in Germania, stabilendo così il record di velocità tra le auto di serie.

Il record del Nürburgring è stato stabilito dalla supercar cinese con un grande alettone posteriore che fornisce una maggiore deportanza e migliora l’aderenza delle ruote alla strada, ma per ottenere il record di velocità questo alettone è stato smontato per ridurre la resistenza aerodinamica.

Il prezzo della Yangwang U9 Xtreme non è stato ancora annunciato. La Yangwang U9 standard con motore da 1306 CV costa attualmente 1.800.000 yuan ed è una delle auto più costose sul mercato cinese, mentre la versione Xtreme sarà ovviamente ancora più costosa.

Aggiungiamo che, nonostante tutte le sue eccezionali caratteristiche tecniche, la supercar di punta della BYD non ha un design raffinato: in Occidente, dove la Yangwang U9 Xtreme ha battuto diversi record, il suo aspetto un po’ pacchiano suscita perplessità.

In Cina, dove il design è molto apprezzato, le vendite di Yangwang non sono frenate dal design, ma dai prezzi troppo alti. Secondo i dati CAAM, nei primi dieci mesi di quest’anno il marchio Yangwang ha venduto in Cina solo 2989 auto, il 56,1% in meno rispetto alle vendite registrate nel periodo gennaio-ottobre 2024.

Oltre alla supercar elettrica, il marchio Yangwang produce attualmente il grande SUV ibrido Yangwang U8 nelle versioni standard e allungata e la berlina di rappresentanza Yangwang U7, disponibile sia come veicolo elettrico che come ibrido con motore a benzina contrapposto di propria concezione.