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Maserati e Alfa Romeo uniscono le forze

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Maserati può vantare un ricco patrimonio e un marchio iconico, ma in termini di vendite e redditività è uno degli anelli più deboli del gruppo Stellantis, ed è un eufemismo. Basti pensare che ha una gamma più ampia di Dodge, Chrysler e Alfa Romeo messe insieme, eppure le sue vendite sono davvero patetiche.

Mentre Maserati lotta per rimettersi in carreggiata, sta cercando di unire le forze con la sua sorella italiana, Alfa Romeo, nella speranza di ottenere un’ancora di salvezza tanto necessaria.

Santo Filici, amministratore delegato di Alfa Romeo e Maserati, ha dichiarato ai media australiani che i due storici marchi italiani potrebbero unire le forze nel tentativo di ridurre i costi e snellire le operazioni. Una proposta formale sarà sottoposta all’approvazione del nuovo amministratore delegato di Stellantis, Antonio Filosa, subito dopo il suo insediamento.

Secondo il media australiano Drive, Filici ha dichiarato: “Avremo il nuovo amministratore delegato il 23 giugno. Ci sarà un annuncio per definire l’allineamento con lui. Poi andremo avanti con la presentazione del piano strategico di Alfa Romeo e Maserati, trovando insieme le sinergie dove possibile”.

E ha aggiunto: “Naturalmente, stiamo toccando lo sviluppo dei veicoli. È uno dei pilastri del piano che stiamo per chiudere. Di sicuro, stiamo toccando anche altri pilastri… cioè la struttura organizzativa, l’impronta della nostra rete di concessionari, e stiamo considerando i nostri stabilimenti qui in Italia. C’è un grosso lavoro da fare. Chiuderemo questo piano”.

Sebbene la proposta si fermi ad una fusione su larga scala, è probabile che intensifichi la condivisione di piattaforme e componenti tra i due marchi in segmenti di mercato che si sovrappongono. L’intenzione è che Maserati e Alfa Romeo mantengano le proprie identità e posizioni di mercato distinte sotto l’ombrello di Stellantis.

IL PATTO MASERATI ALFA

Naturalmente non si tratta di una novità assoluta, visto che la Maserati GranTurismo, la GranCabrio e la Grecale montano una versione modificata della piattaforma Alfa Romeo Giorgio, su cui poggiano le uscenti Giulia e Stelvio. D’altra parte, l’Alfa Romeo 33 Stradale in edizione limitata è essenzialmente una supercar Maserati MC20 rielaborata con alcuni tocchi personalizzati agli esterni e agli interni.

La Maserati, in particolare, ha avuto un periodo difficile. Le sue vendite globali sono crollate della metà, scendendo ad appena 11.300 unità, nonostante una gamma relativamente nuova. Il marchio ha anche dovuto cancellare la MC20 Folgore, completamente elettrica, e il ritorno della berlina Quattroporte è stato ritardato ancora una volta.

L’Alfa Romeo non è messa molto meglio. Pur avendo raggiunto le 62.000 vendite nel 2024, questi numeri sono ancora inferiori alle aspettative. La Junior promette bene, ma il Tonale è una delusione. A peggiorare le cose, l’Alfa ha recentemente abbandonato il suo progetto di diventare completamente elettrica, il che ha portato a ritardi nel lancio delle nuove Stelvio e Giulia. Questi modelli, già vecchi di una decina d’anni, dovranno ancora per un po’ lottare contro concorrenti più moderni.

Vernasca Silver Flag dal 13 al 15 Giugno nel segno dei Campioni

Ed eccoci qua, con il favore della bella Stagione e delle giornate che si allungano, a rifare gli elenchi delle manifestazioni che rappresentano le belle auto e la bella meccanica.

Purtroppo un evento davvero “Clou” come l’AnantaraConcorso di Eleganza  a Roma è stato cancellato a causa del grave lutto conseguente alla scomparsa del Santo Padre, altrimenti avremmo avuto una Primavera scoppiettante con anche il Concorso di Villa D’Este.

Vernasca Silver Flag, in questo panorama, è una sorta di bellissimo palcoscenico in movimento, nato come un sogno, sull’onda dei ricordi delle gare che si svolsero qui fino ai primi anni ’70: il sogno di far tornare a rombare macchine leggendarie sulle stesse strade di allora è tornato da metà anni ‘90 e non si è più fermato. Partiti con un piccolo numero di vetture in pochi anni la Silver Flag si è trasformata in un evento internazionale capace di richiamare appassionati da tutta Europa.

La ventinovesima edizione della “Vernasca Silver Flag” ha finalmente una data: da fissare sul calendario il fine settimana dal 13 al 15 giugno 2025 quando il concorso dinamico di restauro e conservazione per vetture storiche da competizione riporterà tra le curve della Val d’Arda veicoli ed equipaggi da ogni parte del mondo.

Per noi di Autoprove, anche alla luce delle esperienze che abbiamo fatto negli ultimi tre anni in cui abbiamo centrato molta attenzione sul mondo delle storiche, ci sono alcuni nomi ed alcune auto che non possiamo non ricordare anche a Voi.

Elio e Giotto, che bello ritrovarli alla Silver Flag

Ci fa piacere ad esempio segnalare la presenza di un caro amico ed appassionato di automobilismo come Roberto De Angelis, che in ricordo dello straordinario e compianto fratello Elio sarà presente con la Chevron B38 di Formula 3 con cui Elio ha partecipato e vinto magistralmente il Gran Premio di Formula 3 di Montecarlo del 1978, un vero palcoscenico per entrare nelle agende dei Manager di Formula Uno; ovviamente oltre a questo Elio vinse l’Italiano di Formula 3. Il suo telaio è un monoscocca a vasca con telaietti ausiliari staccabili, sospensioni anteriori a doppi bracci trasversali con bracci trasversali e tiranti posteriori. Aveva eccellenti capacità frenanti e la sua carreggiata larga ispirava fiducia al pilota, soprattutto sotto la pioggia. Furono costruite in totale 28 esemplari della B38.

Sarà importante, da parte nostra, ricordare che di questi tempi, quaranta anni fa (nel 1985) Elio era ancora ben presente nel terzetto di punta ai primi posti del Mondiale di F1, affiancando Alain Prost e Michele Alboreto; e tra l’altro ricreando un duello tutto tricolore con un altro italiano potenziale vincitore del Titolo (ed erano decenni che questo non accadeva).

Poi, non possiamo non ricordare la presenza importante e significativa di Pietro Silva con la sua “Iso A3/C” che gli amici piu’ fedeli di Autoprove ricordano essere stata diverse volte oggetto di interesse da parte  nostra, protagonista dei diversi eventi di commemorazione e celebrazione del mitico Giotto Bizzarrini; la stessa “Iso A3/C” che però proprio 60 anni fa, il 25 Giugno del 1965, vinceva la sua categoria a Le Mans salendo sul tetto del mondo.

Ma il tema dell’edizione 2025 con il titolo “Campioni del Mondo!” è piuttosto evocativo, soprattutto se calato nel contesto motoristico, di diversi anniversari importanti per l’Italia:

nel 2025 ricorre infatti il cinquantesimo anniversario della  Ferrari che vinceva con Lauda il Campionato del Mondo di F1, dell’Alfa Romeo che conquistava il Campionato del Mondo Marche con le 33 TT12, e della Lancia che completava il tris di Mondiali con la vittoria del Campionato del Mondo Rally con la Stratos 

mentre la Fiat con la 124 Abarth completava il poker vincendo il Campionato Europeo Rally.

Da segnalare, per i veri cultori, una rarità come la “CisitaliaD48” della collezione LoPresto, che mostra la evoluzione estrema (opera prima, secondo molti, della genialità di Carlo Abarth) della originaria “D46” ritoccata ed evoluta proprio dal genio austriaco; ci sarà anche il grande Arturo Merzariocon una Iso Grifo e Thierry Boutsen con una Pantera De Tomaso, e tanto altro.

Ecco di seguito il programma:

VENERDI 13 GIUGNO 2025

14:00 – 18:00

Castell’Arquato Verifiche e distribuzione numeri

18:30
Castell’Arquato – Parco delle Driadi – Aperitivo in musica con il Gianni Azzali Jazz Quartet

SABATO 14 GIUGNO 2025

8:00 – 10:00

Verifiche e distribuzione numeri

10:00

Chiusura strada

11:00 – 12:50

Prima manche Castell’Arquato-Vernasca

13:15

Discesa a Castell’Arquato al seguito di PACE CAR

14:00

Apertura strada

14:45

Chiusura strada

15:30 – 17:15

Seconda manche Castell’Arquato-Vernasca

17:30

Discesa a Castell’Arquato al seguito di PACE CAR

18:00

Apertura strada

DOMENICA 15 GIUGNO 2025

9:30

Chiusura strada

10:30

Terza manche Castell’Arquato-Vernasca

14:00

Premiazioni Concorso di restauroe conservazione

Apertura strada

14:30

Discesa a Castell’Arquato al seguito di PACE CAR

Riccardo Bellumori

 

Volkswagen Polo GTI Cabrio: il modello mai nato

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Compiere 50 anni è un evento importante per qualsiasi linea di modelli, e Volkswagen si sta assicurando che la Polo segni l’occasione in modo adeguato. Per celebrare il mezzo secolo della sua grintosa supermini, VW ha raccolto una collezione di notevoli varianti della Polo dai suoi archivi in Germania. Tra i reperti più intriganti c’è una versione cabriolet della Polo GTI, una concept che ha fatto la sua prima apparizione al Salone dell’Auto di Francoforte del 2007 con alcuni ingegnosi assi nella manica.

Costruita dal carrozziere Karmann solo pochi anni prima della chiusura dell’azienda nel 2010, la Polo GTI Cabrio non è mai stata pensata come modello da esposizione, ma non era nemmeno solo uno studio di design fantasioso. Il livello di ingegneria richiesto, soprattutto per quanto riguarda la meccanica della carrozzeria e del tetto, suggerisce che la produzione su piccola scala potrebbe essere stata almeno presa in considerazione.

Una delle caratteristiche più distintive della concept è la capote multifunzione. Il tetto in tessuto comprende un tetto apribile scorrevole in vetro e un lunotto in vetro, che conferisce all’auto una sensazione di semi-aria aperta anche quando il tetto è completamente in posizione. Il design aggiunge versatilità, pur mantenendo l’atmosfera da cabriolet. All’interno, un headliner illuminato aumenta la sensazione di spazio e luminosità, particolarmente utile quando il cielo non collabora.
Per trasformare la Polo da un portellone rigido a una cabriolet a due porte è stato necessario molto di più che tagliare il tetto. Karmann ha sviluppato un portellone posteriore personalizzato, ha rielaborato i pannelli del quarto posteriore e ha aggiunto componenti della carrozzeria su misura. I paraurti anteriori e posteriori ridisegnati lasciano intendere un intento più sportivo, con prese d’aria più grandi e doppi scarichi centrali che conferiscono alla piccola GTI un assetto più aggressivo.

Premendo un pulsante, il tetto in tela rossa si ripiega elettronicamente. A seconda che il tetto sia chiuso o in posizione, il bagagliaio offre 304 litri o 148 litri di spazio di carico. L’abitacolo è predisposto per quattro posti a sedere e dispone di sedili posteriori ripiegabili per aumentare la praticità. La Karmann ha anche incorporato un sistema automatico di protezione antiribaltamento, nel caso in cui le cose si mettano di traverso.

La concept è basata sulla Volkswagen Polo GTI di quarta generazione, dotata del motore di serie da 1,8 litri che genera 148 CV (110 kW / 150 PS). Non è chiaro se le sospensioni siano state regolate per tenere conto del peso strutturale aggiunto dalla conversione cabrio, ma l’auto monta i caratteristici cerchi in lega OZ neri da 17 pollici con accenti rossi e sembra poggiare su una carreggiata più larga rispetto alla normale hatch.

LA CABRIO DEI SOGNI

Nonostante il design ben realizzato e la linea intelligente, la Polo GTI Cabrio non è mai entrata in produzione. La causa è probabilmente da ricercare nei costi: trasformare una due volumi in una cabriolet non è economico e, per un prodotto di nicchia, il ritorno sull’investimento probabilmente non aveva senso. L’arrivo della quinta generazione della Volkswagen Polo nel 2009 potrebbe averne segnato il destino.

La Volkswagen non è stata l’unica a cimentarsi con l’idea di una piccola hot hatch cabriolet in quel periodo. Peugeot ha costruito un prototipo di 208 Cabriolet con capote retrattile, ma il progetto è stato accantonato nel 2011, anche a causa degli elevati costi di sviluppo.

Per quanto riguarda i modelli di serie, l’ultima serie di piccole utilitarie cabriolet comprendeva la Peugeot 206 CC, la Nissan Micra C+C e la Opel Tigra, tutte dotate di tetto rigido retrattile. La Ford StreetKa ha invertito un po’ la tendenza con un tradizionale tetto in tessuto, ma il segmento nel suo complesso si è affievolito con l’evolversi dei gusti dei consumatori.

Nuova Peugeot 208 GTI: rinasce elettrica

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Il marchio Peugeot, che fa parte della società Stellantis, ha reintrodotto nella gamma dei modelli la berlina sportiva 208 GTi – ora si tratta di un’auto elettrica sulla piattaforma CMP, che la 208 condivide con decine di altri modelli Stellantis.

Già nel 2023 era chiaro che l’Europa ne aveva abbastanza di auto elettriche, la curva della domanda iniziava a piegarsi, ma Stellantis non riesce ancora ad accontentarsi e continua a nutrire i consumatori con nuove “auto elettriche”, anche sportive.

Se il marchio Peugeot avesse realizzato una nuova 208 GTi nel formato della Toyota GR Yaris, cioè con motore turbo a benzina e trazione integrale, il pubblico europeo l’avrebbe accolta con favore, ma sfortunatamente Peugeot non può permettersi un’auto del genere ora – non c’è una piattaforma adatta, né un motore a benzina adatto, né riserve per gli standard aziendali sulle emissioni di CO2 (Toyota ha tali riserve), quindi abbiamo quello che abbiamo – un modello, elettrico, tecnicamente obsoleto e, molto probabilmente, troppo costoso di Peugeot E-208 GTi.

IL RITORNO ELETTRICO

Peugeot definisce la E-208 GTi un’erede ideologica della Peugeot 205 GTi degli anni ’80, dimenticando che nel 2018 era possibile acquistare una nuova Peugeot 208 GTi a benzina di prima generazione, ma in questo caso i responsabili del marketing di Peugeot possono essere compresi e perdonati: il pubblico ricorda meglio la 205 GTi, che aveva stile e risultati sportivi, e la giovinezza di molti dei clienti Peugeot di oggi. A proposito di Peugeot 205 GTi nella nuova hot-hatch elettrica sono chiamati a ricordare “telefono” cerchi rossi e inserti rossi negli interni.

Rispetto alla solita Peugeot E-208, l’altezza da terra della hot-hatch è stata ridotta di 30 mm, la carreggiata anteriore è stata allargata di 56 mm, quella posteriore di 27 mm, in relazione alla quale è stato necessario allargare un po’ i passaruota. Sul portellone del bagagliaio è stato installato uno spoiler più grande, mentre nel paraurti posteriore è stato integrato un diffusore. Le sospensioni riconfigurate sono dotate di ammortizzatori speciali con paraurti idraulici, lo sterzo è stato affilato e le ruote sono dotate di pneumatici sportivi Michelin Pilot Sport Cup 2 da 215/40 R 18. Le ruote anteriori sono dotate di pneumatici più efficienti. Le ruote anteriori sono dotate di dischi freno più efficienti da 355 mm con pinze a 4 pistoncini.

DATI TECNICI E MOTORIE

Il motore della Peugeot E-208 GTi è lo stesso che abbiamo già visto nella Abarth 600e, nell’Alfa Romeo Junior Veloce, nella Lancia Ypsilon HF e che vedremo sicuramente nella prossima Opel Mokka GSE, ovvero un singolo motore elettrico anteriore con una potenza di picco di 280 CV e 345 Nm, la trazione è controllata da un differenziale autobloccante. L’accelerazione a 100 km/h richiede 5,7 secondi, mentre la velocità massima è limitata a 180 km/h. Capacità della batteria – 54 kWh, autonomia con una singola carica – 350 km nel ciclo WLTP. La potenza massima di ricarica è di soli 100 kW.

La presentazione della Peugeot E-208 GTi ha avuto luogo nella fan zone del team Peugeot Sport a Le Mans, dove domani inizia la prossima maratona di 24 ore; il marchio Peugeot sarà rappresentato in gara da due prototipi sportivi 9X8 della classe Hypercar. Il comunicato stampa afferma che gli ingegneri di Peugeot Sport hanno lavorato sul sistema di gestione termica della batteria della Peugeot E-208 GTi e sui componenti aggiuntivi del telaio della hot-hatch.

Gli ordini della Peugeot E-208 GTi inizieranno il prossimo autunno; non è stato ancora annunciato il prezzo, mentre le prime vetture saranno consegnate ai clienti all’inizio del 2026.

Tesla Model S e Model X si aggiornano

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Tesla ha aggiornato la sua perdente ammiraglia Model S e il crossover Model X e ha aumentato i prezzi di 5.000 dollari in tutti gli allestimenti, ritenendo che la quantità di modifiche apportate valga la pena e che i fedeli fan di Tesla la apprezzeranno (probabilmente no).

Il fatto che Tesla stia preparando un secondo restyling della Model S e della Model X, nonostante il calo delle vendite, è emerso a febbraio di quest’anno per bocca del capo del dipartimento di sviluppo dell’azienda Lars Moravi. Ieri sera, entrambi i modelli aggiornati sono apparsi sul sito web di Tesla per i consumatori statunitensi e sono già disponibili per l’ordinazione. Tesla non ha tenuto alcuna presentazione speciale della Model S e della Model X aggiornate e non ha pubblicato comunicati stampa su di esse, ma semplicemente, come si suol dire, le ha gettate sul banco.

Ricordiamo che la Tesla Model S è in servizio dal 2012, la Tesla Model X – dal 2015, entrambi i modelli sono prodotti nel più vecchio stabilimento Tesla di Fremont, in California. Nel 2021, la Tesla Model S e la Model X hanno subito il primo restyling, accompagnato da importanti aggiornamenti tecnici. Il secondo aggiornamento è stato molto più modesto in termini di estetica e tecnologia.

Contrariamente alle aspettative, la Tesla Model S e la Model X non hanno ricevuto durante il secondo restyling il “monociglio” nello spirito dell’aggiornamento di inizio anno del crossover junior Model Y e hanno mantenuto la stessa forma di tecnologia di illuminazione, ma i fari hanno ricevuto un’attrezzatura adattiva avanzata. Il vecchio crossover Model X non merita nemmeno nuovi paraurti: infatti, si differenzia dal Model X del 2021 solo per il nuovo design delle ruote – da 20 o 22 pollici.

Anche la Tesla Model S riceve nuovi cerchi (da 19 o 21 pollici), che grazie a un’attenta progettazione aerodinamica hanno permesso un’autonomia leggermente superiore con una singola carica, mentre la liftback nella versione top Plaid riceve anche nuovi paraurti – l’anteriore con condotti d’aria più grandi e il posteriore con un diffusore sviluppato, questi paraurti, secondo quanto riferito, migliorano la stabilità della Model S Plaid alle alte velocità.

Altre innovazioni comuni alla Model S e alla Model X sono l’aggiunta del Frost Blue alla gamma di colori della carrozzeria, una telecamera nel paraurti anteriore per un funzionamento più corretto degli assistenti alla guida elettronici, un migliore isolamento acustico della carrozzeria combinato con un sistema di cancellazione attiva del rumore più avanzato, una maggiore fluidità di guida e una nuova illuminazione interna a LED d’atmosfera con una modalità di benvenuto. Per la Model X, inoltre, sono stati annunciati una terza fila di sedili più spaziosa e un bagagliaio più grande.

MOTORI E DATI TECNICI

I motori sono gli stessi di prima: bimotore nella versione “base” (670 CV) e tre motori nelle versioni Plaid (1020 CV). L’autonomia con una singola carica della Model S a due motori con ruote da 19 pollici è di 660 km secondo il ciclo EPA (qui e sotto sono i valori stimati, i valori esatti saranno noti dopo la certificazione), il crossover a due motori Model X con ruote da 20 pollici – 566 km, le ruote più grandi riducono l’autonomia. La Tesla Model S Plaid sarà in grado di percorrere 592 chilometri con una singola carica, la Tesla Model X Plaid – 539 chilometri. La Tesla Model S Plaid accelera a 60 miglia orarie (96,56 km/h) in 1,99 secondi, la Tesla Model X Plaid in 2,5 secondi, con una velocità massima in entrambi i casi limitata a 240 km/h.

La Tesla Model S e la Tesla Model X a due motori hanno un prezzo negli Stati Uniti rispettivamente di 84.990 e 89.990 dollari, mentre la Model S Plaid a tre motori e la Model X Plaid hanno un prezzo rispettivamente di 99.990 e 104.990 dollari. Il pilota automatico di livello 2 Full Self-Driving è offerto come opzione per entrambi i modelli al prezzo di 8.000 dollari. Il volante di default è un normale volante rotondo, mentre un volante Yoke tronco è offerto come opzione a 1.000 dollari.
Inoltre, le prime reazioni del pubblico e dei media americani all’aggiornamento delle Tesla Model S e Model X sono, per usare un eufemismo, scettiche, poiché non ci sono innovazioni tecnologiche, né un’architettura a 800 volt, né un singolo elemento che provochi un effetto wow.

Non si sa ancora per quanto tempo la Model S e la Model X rimarranno in produzione e se avranno dei successori.

Nuovo Ford F-150 Lobo: mostro V8

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Ford ha presentato negli Stati Uniti una versione sportiva su strada Lobo del pick-up full-size F-150. Il volume delle modifiche tecniche in questo caso è ridotto, il V8 a benzina da 5,0 litri produce di serie 405 CV e 556 Nm, ma ogni proprietario di Ford F-150 Lobo può acquistare la potenza necessaria dai tuner o dalla società Ford.

I media americani sono già riusciti a definire la Ford F-150 Lobo un’erede ideologica della leggendaria Ford F-150 SVT Lightning degli anni Novanta e Duemila, ma si tratta di un’esagerazione: la Lobo è molto più modesta nelle sue ambizioni, almeno perché non ha il compressore. Lo stesso nome Lightning è ora occupato dalla versione elettrica del Ford F-150, quindi per i pick-up sportivi a benzina stradali Ford ha tirato fuori dagli archivi il nome Lobo (“lupo” in spagnolo), utilizzato per la prima volta nel 1997 per una delle versioni del Ford F-150 in Messico. La scorsa estate, una versione sportiva di Lobo è stata acquisita dal pick-up junior Ford Maverick con carrozzeria portante, e ora viene presentato un Ford F-150 Lobo con telaio grande.

Il Ford F-150 Lobo non è un modello a sé stante e nemmeno un pacchetto separato, ma un pacchetto opzionale da 4.695 dollari per l’allestimento STX abbinato a una doppia cabina SuperCrew e alla trazione integrale. Il V8 da 5,0 litri eroga la potenza standard di 405 CV e 556 Nm e l’automatico a 10 rapporti mantiene il transfer case a due velocità, il che significa che il pick-up sportivo può essere utilizzato come cavallo da tiro, se lo si desidera, in grado di trainare un rimorchio del peso massimo di 3.583 kg.

Il valore principale del Ford F-150 Lobo è l’effetto visivo, creato da sospensioni ribassate di 5 cm e da decorazioni uniche. Le piastre di protezione e la parte inferiore del paraurti anteriore riducono ulteriormente l’altezza da terra. La griglia tra i fari ha un design speciale ed è punteggiata da punti LED. Il muscoloso cofano è dotato di due griglie di ventilazione. Il paraurti posteriore è dotato di due grandi tubi di scarico. Gli esclusivi cerchi da 22 pollici sono dotati di pneumatici Bridgestone Alenza per tutte le stagioni.

DATI TECNICI E MOTORI

Nelle foto il Ford F-150 Lobo è rappresentato nel più minaccioso colore nero, ma è possibile scegliere anche tra bianco, grigio, blu e rosso. Gli interni sono essenzialmente di serie, con i sedili rivestiti in tessuto, ai quali però sono state aggiunte cuciture gialle a contrasto. La modalità di guida in pista, che può vantare il Ford Maverick Lobo, non è presente sull’F-150 Lobo.

Il Ford F-150 Lobo sarà disponibile sul mercato statunitense nel prossimo autunno con prezzi a partire da 59.995 dollari, consegna inclusa.
Il management Ford è ben consapevole che molti futuri proprietari dell’F-150 Lobo lo sottoporranno a un’ulteriore messa a punto: le offerte sul mercato sono numerose. Ci sarà un’offerta da parte di Ford stessa: nell’autunno dello scorso anno la divisione Ford Performance, nell’ambito del nuovo programma Ford Custom Garage, ha annunciato per l’F-150 il pacchetto FP700S, che aumenta la potenza del V8 da 5,0 litri con l’aiuto del compressore Whipple fino a 710 CV e 800 Nm, ma questo pacchetto non è ancora in vendita e al momento è in stato di Coming Soon.

Marelli dichiara fallimento negli Usa

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Il fornitore automobilistico Marelli ha presentato istanza di fallimento ai sensi del Capitolo 11 negli Stati Uniti. La mossa è stata attribuita a una serie di fattori, tra cui le conseguenze della pandemia COVID-19 e le forti tariffe imposte dall’amministrazione Trump.

Sebbene il caso sia complesso, Marelli ha dichiarato di aver deciso di presentare volontariamente istanza di fallimento per “rafforzare la nostra posizione finanziaria mentre navighiamo in un ambiente difficile”. L’azienda ha poi aggiunto che la mossa consentirà di “ristrutturare in modo completo i suoi obblighi di debito a lungo termine”.

LA CRISI DI MAELLI

Circa l’80% dei finanziatori ha appoggiato la ristrutturazione e molto probabilmente prenderanno il controllo dell’azienda. Si tratterebbe di un grande cambiamento, ma Marelli ha dichiarato di non aspettarsi alcun impatto operativo dal fallimento.

Ha poi aggiunto che non dovrebbero esserci interruzioni perché sta lavorando a stretto contatto con i suoi fornitori e “prevede di continuare a operare normalmente durante questo processo”. L’azienda ha aggiunto di aver ricevuto impegni per circa 1,1 miliardi di dollari (809 milioni di sterline / 950 milioni di euro) in finanziamenti per il debitore in possesso. L’azienda ritiene che questi fondi, oltre al denaro generato dalle operazioni in corso, saranno sufficienti a sostenere l’azienda durante il processo di ristrutturazione.
Questo processo richiederà tempo, ma l’amministratore delegato di Marelli David Slump ha dichiarato: “Le pressioni del mercato a livello industriale hanno creato una carenza di capitale circolante che deve essere affrontata”. Dopo un attento esame delle alternative strategiche dell’azienda, abbiamo stabilito che l’ingresso nel processo di Chapter 11 è il percorso migliore per rafforzare il bilancio di Marelli convertendo il debito in capitale proprio, assicurando al contempo che continuiamo a operare come sempre”.

Il Wall Street Journal ha sottolineato che Marelli è un importante fornitore di Nissan e Stellantis, in quanto fornisce alle case automobilistiche qualsiasi cosa, dalle luci all’elettronica. Il giornale ha anche riportato che l’azienda ha più di 40.000 dipendenti in tutto il mondo e ha notato che Slump ha dichiarato che l’azienda è stata “gravemente colpita dalle tariffe a causa della sua attività incentrata sull’import/export”.

Mild Hybrid: l’arma di confusione di massa del mondo auto

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Renata Schiavo Campo: a Lei devo tanto dal punto di vista della mia crescita scolastica, per le sue storielle per bambini (dettate dalla esigenza didascalica di insegnare ai bambini in forma comprensibile determinate basi etiche difficilmente rappresentabili).

Con le sue fiabe i bambini sono cresciuti in coscienza civile, in sentimento e discernimento. Ma la domanda che Vi pongo è: se alla Vostra generica e veneranda età qualcuno Vi imponesse di apprendere e di sorprenderVi di fronte alle fiabe di Renata Schiavo Campo, Voi come reagireste?  Ovvio: rispondereste che si tratta di fiabe per bambini. Magari non le avete lette a tempo debito, ma Vi sentireste in una condizione nella quale non ci si affida più alle fiabe.

Bene, lasciamo per un attimo il tema delle fiabe dando spazio ad una notizia reale: l’assortimento delle Ibride (in parallelo, evidentemente) circolanti su tutto il territorio europeo vede la modalità “Mild Hybrid” letteralmente maggioritaria con ampissimo margine sulle altre due modalità offerte sul mercato (Full Hybrid e PlugIn). Notizia abbastanza prevedibile e apparentemente poco suggestiva; se non fosse per un piccolo, specifico e poco rassicurante pacchetto di incognite e di contraddizioni che la questione solleva.

Da quindici anni, cronache alla mano, la spinta mediatica e propagandistica data dalle Istituzioni europee a Bruxelles verso la elettromobilità e’ stata inferiore quanto a peso e incisività solo ad un’altra campagna mediatica, quella di annichilimento dell’endotermico puro. Se dal 1993 ad oggi i diversi “StepAntiemissione” avevano soprattutto accentuato l’obsolescenza programmata di architetture motoristiche, e le limitazioni alla circolazione ne avevano forzato i cicli di sostituzione; dopo il DieselGate diversi Governi nazionali ed alcuni esponenti di Bruxelles avevano accentuato il mobbing contro Gasolio e carburanti fossili; mentre l’incertezza su Efuel e Biocarburanti non consentiva ai Costruttori di costruire una seria alternativa alla gamma endotermica fossile: a questo uniamo l’aumento folle del Gas Naturale che da quattro anni ha reso il prezzo al Distributore impraticabile persino nel rapporto tra euro spesi per 100 chilometri con il Diesel.

Dunque, fatta la dovuta tara su tutto, da quindici anni ci dovrebbe essere una Unione Europea affiancata dai Media di settore, dalle Utilities e dal mondo cosiddetto ambientalista , e tutti pronti a tirare la volata alla conversione elettrica sulle strade europee; per contro dovremmo avere Governi nazionali pronti a far scattare la tagliola sull’endotermico così’ da forzare il passaggio a reali forme di ecomobilità  Come terzo vertice di questo triangolo dovremmo però anche da diverso tempo avere una offerta potenziale di BEV all’europea pronta a soddisfare le esigenze di surroga  legate alla alienazione delle endotermiche. 

E qui arriva la panoramica un poco bipolare del mercato non solo in confronto con quanto detto sopra, ma con la presunta tagliola antiendotermica del 2035.

Da “Mild Hybrid” a “Mal d’Hybrid” tra dieci anni?

Se Bruxelles non scioglierà il suo momento di esistenzialismo confusionario, le vendite di Ibrido continueranno a crescere anche e soprattutto per effetto del ciclo di sostituzione per il quale chi si ritiene forzato a cambiare auto lo sta facendo con l’architettura Ibrida più simile alla vecchia endotermica e soprattutto dal prezzo di acquisto generalmente inferiore alle Full ed alle Plug In  

E se nel primo trimestre 2025 una vendita di nuovo in Europa su tre è stata Ibrida, probabilmente di questo passo (e con la sempre più completa gamma di importazione dalla Cina) l’Ibrido diventerà il 40% delle vendite annuali dal 2026 per poi crescere ancora un virtù della facoltà concessa da Bruxelles di allargare la produzione Ibrida anche a Gas, GPL, Biocarburanti, E-fuel.

Bene: e tutto questo per tornare dal “Via” come in un eterno gioco dell’Oca e spingere decine di milioni di freschi acquirenti di MildHybrid a rinnegare i soldi spesi per obbligarsi a comprare di nuovo tutt’altro? Vi lascio la risposta.

Ecco: ed allora perché Vi siete bevuti da almeno un decennio la favola bella della decarbonizzazione con l’obbligo di Debriefingdal motore Diesel (che emette meno CO2 per chilometro percorso di un benzina) nato da un furbissimo cavillo che in America ha cestinato un parco auto circolante di pochi milioni di pezzi senza tuttavia che l’irregolarità cagionasse alcuna conseguenza rispetto alle diverse normative europee? E perché, con l’ineluttabile e progressiva sorte dell’architettura Ibrida, da QUINDICI ANNI A QUESTA PARTE la litania ecologista ed elettrofila non ha saputo mettere in offerta sul mercato uno straccio (letteralmente detto) di gamma elettrica di massa degna di questo nome, se le “Low Cost” BEV in Cina ed India sono presenti da tempo? 

E perché Vi siete rassegnati pacificamente a pagare migliaia di Euro in più per semplici e banali, consuete vecchie endotermiche addizionate solo di un apparato Mild Hybrid che oggi, conti alla mano, costituisce la stragrande maggioranza dell’immatricolato Ibrido europeo? Ma soprattutto: Voi che avete appreso passivamente, dopo anni di acquisto, che un motore Turbo costa “TOT” più dell’aspirato, che le 4 valvole per cilindro costano “TOT” più delle due valvole, che il sei cilindri costa “TOT” più del quattro e “TOT” meno dell’otto; insomma Voi che avete appreso benissimo come si è strutturata finora la segmentazione del mercato legata al “Pricing”sapreste che costo vivo in più ha quell’impianto Mild Hybrid supplementare alla Vostra classica Endotermica di una volta? No, non lo sapete e forse non sapete molte altre cose. Semplicemente, ex Legibus, quell’ Impianto Mild Hybrid è dettato dalle nuove norme, quelle per le quali in venti anni siete passati dalla Euro “II” alla Euro “VI” attraverso sostituzioni programmate di auto.

Se non ritenete di essere stati ampiamente presi in giro, forse potreste avere più di un problema, Voi automobilisti europei.

Ricapitoliamo un minimo di cifre da quindici anni a questa parte:

Quindici anni di ripensamento nel mercato europeo

-A fronte dell’allargamento progressivo a 27 Stati l’Unione Europea ha ridotto costantemente la produzione di auto nel suo perimetro con una tendenza anticiclica unica al mondo;contemporaneamente i siti di Costruttori europei fuori dalla UE hanno letteralmente moltiplicato la produzione annuale;

-Contemporaneamente la produzione mondiale di auto è tendenzialmente cresciuta mantenendo tuttavia una quota sostanziosa di gamma endotermica in catena di montaggio nonostante la crescita progressiva delle linee BEVHybrid;

-L’Europa, dopo il Dieselgate, ha ottenuto a furia di condanne mediatiche, blocchi programmati alla circolazione e punizioni corporali varie, di far crollare a minoranza nell’immatricolato il motore da essa stessa voluto e concepito per rappresentare da inizio anni ’90 l’auto comune europea nei nuovi mercati cinese ed ex comunista;

-contemporaneamente Bruxelles, da sempre incline all’affiliazione ai dogmi di Berlino, ha delegato surrettiziamente ed implicitamente all’Industria tedesca la nuova rappresentatività anche del possibile modello “eurocentrico” di mobilità elettrica; chi non ricorda le fisime elettrofile della Merkel che sbandierava investimenti miliardari per l’elettrico in salsa berlinese? Peccato solo che, da alcuni anni a questa parte, proprio le Joint Ventures cino-tedesche moltiplicatesi nel Paese del Dragone a spese anche dell’automobilista europeo (non è che gli impianti là nascessero sotto le zucche, ed a fronte di investimenti moltiplicati in Cina ma anche in altri Continenti, casualmente la quota investimenti delle Case europee in Europa si è progressivamente ridotta. Chissa’perché;

-E chissa’ perché,. un esempio per tutti, la Volkswagen del 1993 che proclamava uno stato di crisi prossimo alla bancarotta produceva poco più di due milioni e settecentomila auto all’anno; quella che nel 2024/2025 taglia posti di lavoro e dismette linee produttive in Europa è un Costruttore da oltre nove milioni di auto lo scorso anno. Insomma, la crisi è indipendente dai numeri e dal fatturato? Se si, forse si è toppato completamente negli investimenti. E qui, la sorpresa: come Volkswagen quasi tutti gli altri Costruttori occidentali proclamano uno stato di crisi; si, ma nel solo comparto elettrico. Troppi costi, troppi investimenti, poche vendite e pochi margini. Dunque, delle due l’una: o abbiamo un Occidente incapace di fare le elettriche come giapponesi, coreani e cinesi sanno fare (oltre, evidentemente, alla questione delle risorse primarie importate) oppure siamo di fronte alla riedizione di Bertoldo di fronte all’albero cui impiccarsi. L’unico elettrico 100% che va bene ai Costruttori occidentali è quello che si trova sulla Luna.

-Costruttori Occidentali che tuttavia, forse preda di Centri Media e PR poco abili, hanno proclamato dal 2015 a poco prima del Lockdown, TUTTI e nessuno escluso, l’abiura e la programmata intenzione di abbandonare in tutti i casi il Diesel, ed in diversi e significativi casi l’endotermico in generale.

Salvo poi, quasi tutti, fare diligentemente dietro – front: No, l’endotermico “efficiente” esiste, e persino un ottimo Diesel moderno unito ad un Full Hybrid o ad una Plug In Hybrid può essere amico dell’ambiente. Peccato però che nel frattempo la maggioranza delle Ibride circolanti in Europa sia Mild. Cioè con un apporto minimale e sporadico del supporto elettrico.

-Da sempre Hybrid e BEV in Cina sono ricomprese, nella patria conclamata dell’elettromobilità, dentro la stessa categoria “NEV (New Energy Vehicles); a differenza della Cina, l’Unione Europea continua a tenere le architetture Ibride sul filo di lana in vista della famigerata scadenza del 2035; allo stesso tempo i Costruttori detengono ancora oggi una quota di Mild Hybrid imponente.

-Autovetture Mild che sono attualmente l’Entry Level della mobilità ecologica e contemporaneamente l’esercizio più facilmente percorribile di un acquisto a norma di legge in assenza di una scelta di BEV come Dio comanda.

Fatta la legge, trovato l’inganno: Mild Hybrid, ovvero la mano invisibile dell’ecologia

Già, la norma di legge: la creatività politica e strategica di Bruxelles sta portando a silenti o sonore perculatio da parte dell’Opinione pubblica. 

Continuare da parte della Commissione a mantenere un ridicolo riserbo sulla reale entità dei cosidetti blocchi alla produzione ibrida nel 2035 solleva risate ed ironie come quelle che colgono ancora il mio povero nonno Amilcare quando si fa scoprire in farmacia a comprare il Viagra simulando l’acquisto dei confetti Falqui.

Come è possibile, pensa la massa, cestinare tra dieci anni decine di milioni di “Mild Hybrid” che la stessa UE sta imponendo per rimpiazzo obbligato al solo endotermico? Sarebbe il danno oltre la beffa oltre il danno (già pagato) di miliardi di Euro sfumati dentro al Parco circolante europeo dove il rinnovo forzato dettato dai diversi “step” antiemissione  ha già costretto generazioni di cittadini continentali a rottamare l’ennesima auto pagata fior di quattrini?

E come pensa l’Unione Europea di sopravvivere a sé stessa solo campando delle prevedibili produzioni su licenza che dalla Cina sono pronte ad invadere i nostri territori  con BEV “Entry Level” che finiranno per omologare l’industria continentale e per desertificare il Know How e la tradizione costruttiva europea allo stesso modo con cui le monocolture di soia finiscono per distruggere territori? 

Dunque, alla data di oggi, prima metà del mese di Giugno 2025, stampate e mettete in un cassetto questo articolo in confronto di tanti altri che forse in contemporanea Vi capita di leggere e rileggetelo tra dieci anni per verificare se ci abbiamo azzeccato. 

Tra dieci anni l’intellighenzia di Bruxelles, con la mediocre eleganza che la contraddistingue, saprà ben motivare che la decarbonizzazione non dipende più solo dalla abolizione dell’endotermico ma dalla ottimizzazione di tutta la filiera del trasporto su strada; e per questo forse sposterà l’attenzione sul versante della logistica professionale, del Delivery e del trasporto pubblico. In parole povere, l’endotermico “molto meno di massa” potrà rimanere in vita consentendo ai Costruttori di mantenere una tecnologia affidabile e conosciuta. 

Ma se la proliferazione di Mild Hybrid unita alla cronica assenza di BEV , unita alla rivalutazione del settore usato, con annessi e connessi, ha praticamente indirizzato la presunta rivoluzione ecologica strombazzata da almeno quindici anni (e a marchio tedesco) allora, oggi a cosa dovrebbe aver portato? Davvero costringere le persone a dotarsi dell’unica scelta disponibile sul Mass market (il Mild Hybrid) pagato pure a caro prezzo ha portato ad un mondo più pulito? Ma per favore. No, l’interesse di Bruxelles (mai così unita ai Costruttori europei, a mo’ dei Ladri di Pisa) è stato alla fine quello di favorire insieme ai Player di settore una inversione del riflesso pavloviano legato negli ultimi quindici anni all’esperienza del VOSTRO acquisto.

Cosa è avvenuto? Semplicemente che in solo tre lustri (dal 1995 al 2010) la sommatoria disgraziata di Contratti di acquisto con sostituzione programmata; ciclo periodico di innovazione tecnologica del Monoprodotto Diesel nella Gamma di Costruttori in lotta tra loro  nella unica voce di competizione perversa (la riduzione dei listini ovvero l’aumento di sconto figurativo recuperato dalla voce finanziaria) aveva generato nel consumatore europeo una abitudine commerciale ormai lapidaria: l’idea di poter sostituire sempre più facilmente e frequentemente modelli di auto sempre più assortiti ed equipaggiati, dai listini proporzionalmente sempre più bassi, ma caratterizzati da una evoluzione tecnica costante, e contando su una rivalutazione garantita dell’Usato in permuta. Tutto questo assurdo scenico nato da un solo Virus endemico: la leva finanziaria generalizzata- fino allo scoppio del Crack Lehman.

Vi immaginate se, dal 2010 ad oggi, senza più supporto finanziario i Costruttori occidentali si fossero scannati tra di loro opponendosi un ribasso sensibile e costante dei listini, unito alla garanzia sui valori residui, pur di continuare ad alimentare il ricambio del nuovo? Forse di Marchi occidentali rimasti in piedi ad oggi ne avremmo contati sule dita di una mano sola.

Senza contare che estendere, al contrario, verso i mercati asiatici la leva finanziaria allegra delle Captive Bank occidentali, con tutti i rischi legati alla criticità del credito poi rilevati di anno in anno anche dall’altra parte del mondo avrebbe significato un Default finanziario di portata secolare. Dunque, Voi state insinuando, iilCrack Lehman è stato provvidenzialmente creato ad hoc in un contesto marginale di finanziamenti critici dentro un sistema creditizio (quello immobiliare) stra-garantito dal controvalore edilizio e tutto questo solo perché si interrompesse la spirale del credito a pioggia???? Sapete che Vi dico? Non ci avevo pensato.

Come non avevo pensato che far esplodere un caso DieselGate in America (l’ho spiegato sopra) in un contesto dove i rilievi dell’EPA non avevano alcuna conseguenza di illegalità nelle normative europee, avrebbe facilmente creato quella “Causa di forza maggiore” utile per i Costruttori per notificare ai potenziali Clienti: “Signori, sapete che c’è? L’EPA ci ha trovato con le mani nella marmellata, ma lo abbiamo fatto per Voi che volevate ogni anno un Diesel più pulito, più potente, più economico. Vi sta bene, da oggi fate senza”. E’ vero, anche sul DieselGate Vi do’ ragione ad essere complottisti.

Ed a proposito di Causa di Forza maggiore e di Lockdown, è stata una bella “botta” quella inferta dal mondo OEM verso l’Universo IAM annidato nella produzione cinese: il ribaltamento della Supply Chain unito ad una maggiore presenza di Brevetti proprietari nel campo Hybrid e BEV ha portato di sicuro belle notizie nei conti dei Costruttori che, in effetti, da tre anni a questa parte mostrano Bilanci sensibilmente più piacevoli di prima.

Già, la seconda piaga del mondo Aftermarket “IAM” che dal 2002 (famoso Regolamento Monti) ha cominciato a rosicchiare quote di mercato e margini al mondo OEM al punto da diventare dominante. Cosa meglio di nuove piattaforme proprietarie e legate a Copyright e diritti di proprietà su Software e Codici Sorgente per mettere un freno alla incessante scalata di mercato degli IAM sui Costruttori OEM????

Con l’indubbio vantaggio accessorio che per i Costruttori non è diventato più redditizio solo il mondo dell’Autoriparazione e della componentistica originale ma anche il mondo del recupero, del riciclo, della rigenerazione e del fine vita. Senza contare che all’orizzonte la nuova BER 2028 e la norma Euro VII daranno uno spunto in più per i Costruttori di mettere il naso perpetuamente nella funzionalità delle nostre (loro) auto.

Insomma, c’è chi pensa che esistano due mondi Auto: uno prima del Crack Lehman (Ante Lehman) ed uno dopo la fine del credito a pioggia: e se la situazione andava normalizzata senza tuttavia rendere il mondo dei Costruttori e delle Captive Bankpubblicamente responsabili di una chiavica collettiva (dettata dalla ossessione evangelica delle dottrine finanziarie legate alla fidelizzazione, con soprattutto la catena pericolosa dei Valori residui in carico alle Captive) la soluzione in quattro tappe dopo il Crack Lehman la proviamo a sintetizzare:

​-L’Austerithy europea che ha permesso ai Costruttori di avere un frangiflutti in più rispetto all’invasione asiatica che si stava preparando: la riduzione del potere di acquisto dei consumatori;

​-Il DieselGate che ha tolto dai listini, provvisoriamente, una fetta importante di quei motori a Gasolio che impegnavano i Costruttori ad una lotta piatta su un monoprodotto obbligato tuttavia ad una costante evoluzione tecnologica legata alla sostituzione programmata accelerata; 

​-Il Lockdown che ponendo il mondo di fronte alla  crisi di materie prime e risorse energetiche ha convogliato tutto il mercato auto europeo verso scelte conservative e di salvaguardia: dentro questo processo sparivano gradualmente le SubB perché voluttuarie, le Segmento B (prima quelle Diesel e poi quelle endotermiche generali) perché facilmente superabili dalla categoria “B SUV” che oltre a condividere il pianale con diverse Segmento C avevano spazio a sufficienza per l’implementazione Ibrida; oltre a questo il Lockdown ha insabbiato parecchio del fatturato IAM generato prima di allora in Occidente;

​-Con la abolizione dei Segmenti Sub B e B propriamente detto, unitamente all’esplosione del fenomeno “monoprodottoSUV Ibrido”, sparivano gradualmente anche linee e volumetrie che, quando garantite dai Costruttori, causavano solo aumenti di costi produttivi: 2 Volumi e mezzo, 3  Volumi, Station Wagon, Monovolume sono temporaneamente emigrate oltre il Continente. 

Solo brutte notizie insomma? Per Voi consumatori, forse; ma per i Costruttori no: la diffusione del “monoprodotto SUV Hybrid” sta ottenendo risultati commerciali fenomenali:

​-sta spingendo aumenti di listini sulla base di piattaforme condivise all’estremo grado, derivate in molti casi da precedenti serie di Berline, SW, Monovolume e/o SUV, cancellando dalla attitudine di scelta del Cliente tutto quello che non sia SUV; allo stesso modo sembra incredibile ma questo impoverimento di offerta sta rinforzando la fidelizzazione del Cliente basata sulla permuta a fronte di acquisto del nuovo visto che la % di nuove immatricolazioni in regime di proprietà senza rottamazioni o permute è pari ad uno “Zero Virgola”.

Questa sterilizzazione delle frontiere di scelta del Consumatore sta peraltro inducendo un ulteriore impoverimento della Gamma di offerta anche da parte della concorrenza asiatica che, per fronteggiare gli Occidentali, importa quasi esclusivamente SUV e (curiosamente) per la maggior parte Hybrid o Bifuel. Ma ripeto, sterilizzare la Gamma in offerta significa “disabituare” il Cliente a scegliere in forma estesa e su più campi di selezione. Abituare il Cliente al Monoprodotto monoarchitettura assomiglia a periodo ciclici che in Europa si legano a tempi di crisi nera……

Mi fermo qua, per non essere troppo prolisso. Rileggendomi, a me pare che il mercato Auto europeo si sia mosso solo per costringere i consumatori europei a rivalutare e pagare di più quel che già avevano a disposizione.

Per questo mi ricordo di Renata Schiavo Campo. Sua la favoletta del bambino che, di fronte alla solita minestra fatta con cura dalla mamma, aveva cominciato a fare i capricci rifiutandola. Ma era bastato un solo giorno in cui la mamma aveva spinto il figliolo a faticare un poco nei campi, che quella minestrina serale (la stessa) era diventata per il bimbo la pietanza più prelibata del mondo.

Insomma, detto tra noi: con il “Mild Hybrid” i Costruttori occidentali ci stanno prendendo per fame, offrendoci in modo “nobilitato” e rincarato quello che abbiamo sempre avuto sottomano iniziando a svalutarlo? 

Ma soprattutto, i Costruttori ci stanno abituando alla “monominestra” disabituandoci ai menu’ infiniti? 

Ed infine, tutto quanto premesso, davvero per l’endotermico “alla Bruxellese” è suonata l’ultima ora?

A Voi la risposta. Io la so da qualche anno. Evito di ribadirla. E mi vado a rileggere Renata Schiavo Campo. Per il Vostro bene, cominciate a farlo anche Voi.

Riccardo Bellumori