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Range Extender: l’Auto del futuro non sarà Ibrida ma Fusion?

Opel Ampera (o Chevrolet Volt, più diffusa in America), Ibrido in Serie, Extender Range: per molti di Voi lettori l’elenco di parole che ho fatto sopra appare come uno scioglilingua. 

Ed in effetti la progressione delle “Ibride” in senso lato si è svolta – se possiamo dire – secondo due direttrici fondamentali: da una parte il momento iniziale, risalente a oltre un lustro fa, quando la pur robusta progressione di crescita legata allo Start up della diffusione di massa – in Europa – è stata considerata praticamente un epifenomeno di quella che si attendeva essere una vera e propria rivoluzione globale dei BEV ovvero le full electric per le quali si sperava o si prefigurava uno sviluppo inesorabile e bruciante. 

Dall’altro lato, una volta preso atto a Bruxelles che l’elettrico puro era (come è tuttora) in ritardo irrecuperabile ai fini dell’apporto in termini di decarbonizzazione del Parco auto, l’attenzione verso l’Ibrido è diventata strutturale; 

derivando così oltre alla indubbia soddisfazione di valutare la crescita in progressione di “HEV” e “PHEV” anche la giusta preoccupazione che una diffusione indiscriminata di Hybridendotermiche di fascia “Access” come le “Mild” (nelle quali l’interazione elettrica, l’autonomia generale e la gerarchia di piattaforma porta l’endotermico ad essere comunque incombente nel ciclo di funzionamento). 

Nel frattempo, od in mezzo, Autoprove.it ha sempre tenuto un faro acceso su quattro “filoni” industriali o sociopolitici che da dopo il Lockdown hanno preso piede in una sorta di disinteresse generale: 

La elettrificazione di massa che in Europa scontava nuove criticità forse persino impreviste: costo ed approvvigionamento energetico, scarsità delle materie rare, crisi della supply chain;

L’attività in R&D che molti Produttori hanno manifestato per cercare una soluzione al supporto dell’autonomia dei “BEV” con i dispositivi “Range Extender”a motore: Brevetti e Joint Ventures sono diventati centinaia nel giro di pochi anni; 

Il filone delle alimentazioni alternative, che ha espresso da poco prima del 2020 fino a circa tre anni fa il “boom” mediatico degli e-fuel ma che oggi elenca anche tutta la scorta dei Biocarburanti in forma estesa (Benzina “Bio”, Biodiesel, Biogas/Biometano, e anche in lento ma costante progresso il “Metanolo”).

Nel frattempo la frenesia mediatica ed industriale della prima ora mostrata dai Costruttori in tema di ricerca della massima autonomia delle Batterie si è, apparentemente, ridotta pochi anni fa: diremmo anzi che tutto un filone di ricerca e proposta commerciale basata in ambito di autonomia per lo specifico delle Batterie si sia svolto ed apparentemente arenato su tutto un corollario applicativo di settore:

-si è andata a spegnere ogni eco antagonista contro la scarsa diffusione e capillarità della rete di ricarica;

-le soluzioni di “Range Extensibility” basate sullo Swapping(dall’onirica “Better Place” Renault – di breve periodo – ai BatteryPack supplementari) sono finite apparentemente nel cassetto;

-si è diluita la tematica arrembante delle Gigafactory da installare su suolo europeo (40, secondo la sparata fantozziana della Presidente della Commissione Europea….);

-da ultimo, terre rare e superconduttori sono entrati nella nuova guerra commerciale tra aree del mondo.

Dunque, ferma restando l’equazione “Auto BEV XXL+BatterieXXL + Costo XXL = Autonomia XXL” ma essendo impossibile lo stesso risultato con voci diverse alla sinistra dell’equazione, il mondo auto ha fatto di nuovo ricorso al pragmatismo, accelerato in Europa dalla crisi di coscienza maturata a Bruxelles con la altalena decisionale sul punto discriminante della evoluzione industriale degli endotermici: lo step di verifica al 2026 rispetto al taglio draconiano dei motori endotermici previsto con “Fit for 55” nel 2035, l’allentamento della volontà perentoria della Commissione di stop alla produzione endotermica, e la nuova provvisoria data che in tema si è traslata al 2040 insieme alla diluizione triennale delle famose multe “CAFE”; 

elementi che spingono ad una certa volontà di nuovo dialogo tra le parti, che sul versante industriale ha aperto una attività sottotraccia dei Costruttori legato ad un nuovo imprevisto “Boom”: quello dei “range extender” termici, ossia delle nuove piattaforme tecniche (Atkinson, Rotary, Wankel soprattutto; ma anche Ciclo Otto e Diesel) che se da un lato annacquano parecchio il concetto sacro di “Zero Emission” dall’altro lato rappresentano l’espediente tecnico e commerciale per favorire la più rapida implementazione, trasformazione, sostituzione del parco auto “Endotermico puro” senza obbligare il potenziale cliente ad un bagno di sangue finanziario. 

Range Extender, quante sigle per “l’Ibrido a sua insaputa”

Le chiamarono all’inizio “Ibride in Serie”; le ridenominarono “Range Extender endormiche”; oggi sono una nuova e prosperosa famiglia: quella delle “EREV” a supporto termico. E noi di Autoprove, che da diverso tempo ci divertiamo a suggerire al grigio mondo Automotive anche nuovi “slang”, vogliamo credere che prima o poi l’evoluzione tecnica e commerciale di questa particolare categoria di auto sarà definita in un modo molto più “friendly”. Magari, come le chiamiamo noi già da ora, queste auto più complesse (con piattaforma Ibrida più endotermica, motore “Rotary” o con alimentazione alternativa) saranno chiamate, per differenziarle ulteriormente, “Fusion Range Extender”.

Se cerchiamo nella storia della Unione Europea, tra l’altro, ci meravigliamo per una ennesima volta della scempiaggine con la quale i più recenti Governi abbiano buttato ai pesci anni di sperimentazioni e di Programmi finanziati, lasciando all’Estremo Oriente una posizione dominante in Brevetti e R&D.

Se partiamo dal programma ormai dimenticato “Flex” con cui la UE finanziò nel 2006 diversi Costruttori per sviluppare tecnologie “Dual Fuel” sulla gamma commerciale, arriviamo facilmente ad una vera primizia, per il periodo: la soluzione estesa del rangeextender è stata incentivata proprio dalla UE in vista della necessità di soddisfare una domanda mondiale sempre crescente di elettrificazione, benchè la questione delle risorse primarie non fosse in quel momento una criticità manifesta. 

L’Unione Europea con il Programma “Fuerex” (svolto tra il 2010 ed il 2012) segnalò esplicitamente “la necessità a breve termine di ibride plug-in avanzate e veicoli con dispositivi rangeextender, per fornire ricarica dove l’infrastruttura è assente e con emissioni inferiori allo standard Euro 6”; successivamente.

La piattaforma del progetto spiegava che “FUEREX copre tutti gli aspetti sopra menzionati con particolare attenzione all’applicazione in veicoli elettrici a batteria con range extenderin grado di utilizzare carburanti normali e biocarburanti.” Lo studio era mirato a “dimostrare la fattibilità/attuabilità della tecnologia range extender per i mercati delle autovetture subcompatte fino agli autocarri leggeri. Ciò consentirà un’ampia penetrazione nel mercato dei veicoli elettrici”. A leggere oggi questi concetti viene da rimanere allibiti: la UE aveva visto giusto, o come si dice, “aveva predicato bene per razzolare male”.

In parallelo si mosse poi – sempre di concerto con la UE – l’Advanced Innovative Engineering of UK che nel 2016 ha proposto un progetto, denominato CREEV ed incentivato dalla UE,  basato esclusivamente su un motore rotativo, aprendo di fatto nuovi scenari per il tradizionale Wankel: purtroppo di quel progetto si persero le tracce perché con la “Brexit” dell’estate 2016 il rapporto di interazione con Bruxelles si interruppe; ma a proposito di motore rotativo la UE a sua volta nel 2014 finanziò il brevetto – sempre inglese – denominato “Libralato” per un nuovo motore rotativo.

Tanto impegno in R&D della Unione…Poi è arrivata Ursula

La UE infatti ha indirizzato benissimo all’epoca la sua attenzione per i range extender solo su tre tipologie di motore termico: motore Atkinson a 2 cilindri; il motore “Rotary” alimentabile con diverse tipologie di carburante, inclusi bioetanolo, biogas, GPL; ed infine un motore 3 cilindri alimentato a CNG. 

Tanto per ricordare, il Consorzio di studio e ricerca era costituito da partner quali: AVL (fornitore di motori); BOSCH (fornitore di componenti); Volvo (fornitura autovetture); ALTRA (fornitura IVECO light commercial), CRF ed Uniresearch come fornitore di servizi, oltre a Centro Ricerche Fiat e Chalmers Tekniska.

Poi, su tutto, la frana del Dieselgate e del Lockdown, la polvere della polemica tra Bruxelles e Costruttori, e la fame di mercato in Asia che ha spinto molti Costruttori a loro volta a “prostituirsi” intellettualmente (direbbe il buon Mourinho) alla sorte dell’elettrico puro.

 

Ma a leggere le notizie sotto traccia, la attività e l’attenzione per le eredi di “Opel Ampera” e “Chevrolet Volt” da parte di tutti i Costruttori mondiali è decisamente a pieno ritmo. Le novità commerciali conseguenti sono già in rampa di lancio, e usciranno non solo appena la UE avrà chiarito la sua propria crisi di coscienza strategica e legislativa sul futuro dell’Auto, ma quando anche le pedine di Alimentazioni alternative e di “BatterySwapping” (due concetti che si sposano perfettamente con il tema delle EREV o meglio dette da noi “Fusion”) per ottenere il cosiddetto “massimo del minimo”: riduzione delle emissioni pur in presenza di motori endotermici, massima autonomia alla portata di tutte le tasche, valorizzazione del patrimonio usato nel Parco circolante, rispetto della tradizione industriale motoristica dell’Europa, contenimento dei consumi di propellente e di energia destinata alla mobilità. E’ possibile, davvero, se si smette di essere evangelici. E in una prossima puntata Autoprove.it elencherà il recente passato ed il futuro del mondo “Fusion” con le strategie ed i programmi dei maggiori Costruttori occidentali, asiatici, ed indiani. 

Insomma, come è nostra abitudine, Vi spieghiamo il futuro dell’auto “vero”, non quello della narrazione corrente, molto spesso poco disinteressata.

Riccardo Bellumori

Volkswagen prova su strada la guida autonoma di livello 4

Volkswagen punta alla guida autonoma di livello quattro.

Sebbene in questo momento molti occhi siano puntati sull’avanzamento dell’auto elettrica, la tecnologia nel settore automobilistico ha molti fronti. E uno che rimane molto presente nelle agende dei grandi costruttori è l’evoluzione verso cui ci conducono i sempre più avanzati sistemi ADAS: le auto autonome.

Abbiamo già visto in precedenti occasioni casi di vetture che circolano in città cinesi, dove sono stati effettuati test con livello di autonomia 4. Naturalmente, è già passato più di un anno da quando Tesla ha presentato il suo Robotaxi in grande stile, utilizzando gli studi Universal come scenario – ma questa volta la notizia arriva da molto più vicino.

Il Gruppo Volkswagen ha infatti pubblicato nuove immagini della sua vettura sperimentale Gen.Urban che percorre in autonomia le strade di Wolfsburg, la sua “città natale”. Si tratta di un veicolo compatto, privo di volante e pedali, con un partecipante seduto al posto di guida e un conducente di sicurezza qualificato che supervisiona il comportamento del veicolo dal sedile del passeggero.

Secondo quanto spiega la casa, la Gen.Urban autonoma parte dal parcheggio visitatori di Volkswagen. Successivamente compie un tragitto di circa 10 chilometri attraverso diversi punti della città di Wolfsburg: dalla fabbrica di Sandkamp, passando per varie strade principali, incroci con semafori, rotonde, cantieri e zone trafficate. Dopo circa 20 minuti di navigazione in condizioni reali, la Gen.Urban torna da sola al parcheggio dell’edificio centrale di Volkswagen.

Se necessario, il conducente di sicurezza seduto al posto del passeggero può intervenire tramite un pannello di controllo, in cui un joystick sostituisce il volante convenzionale. In un certo senso, funziona in modo simile a un istruttore di scuola guida, che dispone di pedali sul proprio lato per intervenire su un allievo se lo ritiene opportuno.

LA SFIDA A TESLA

Come le vetture più moderne, offre connettività tramite un’applicazione, consentendo di scegliere la temperatura dell’abitacolo, l’illuminazione ambientale e persino l’altezza del sedile. Un grande display frontale si adatta al tema scelto dal conducente, supportato dall’intelligenza artificiale.

«La tecnologia per la guida autonoma sta avanzando rapidamente. Con il nostro veicolo di ricerca Gen.Urban, vogliamo comprendere esattamente come i passeggeri vivono la guida autonoma. Perché la chiave per un’esperienza positiva del cliente è generare fiducia», ha dichiarato il Dr. Nikolai Ardey, direttore dell’innovazione del Gruppo Volkswagen.

«Attraverso un’interazione significativa, un ambiente rilassato e sistemi di assistenza intelligenti che rispondano con precisione alle esigenze dei passeggeri. In ultima analisi, la tecnologia deve adattarsi alle persone, e non il contrario. A lungo termine, tutto il Gruppo beneficerà di queste conoscenze», ha aggiunto Ardey. Questa vettura percorre da tempo circa 80 km al giorno per accumulare la maggior quantità possibile di dati per gli ingegneri del gruppo.
Volkswagen, al momento, non ha alcun piano per trasformare la Gen.Urban in un modello di produzione: il suo scopo è letteralmente lo sviluppo della guida autonoma. Tuttavia, l’ID. Polo nacque originariamente come un progetto diverso e alla fine diventerà il successore di uno dei modelli più emblematici della casa tedesca.

Ciò che Volkswagen vuole apprendere con questa vettura autonoma riguarda aspetti come l’interazione tra l’auto autonoma e le persone (adulti e bambini), le migliori funzioni digitali, cosa fanno i passeggeri all’interno invece di guidare… in definitiva, come si adattano o come far sì che siano a loro agio quando non sono le persone a controllare la marcia del veicolo.

Ci sono diversi ostacoli per l’auto autonoma in Europa – principalmente legislativi – mentre negli Stati Uniti i test vengono condotti da anni.

La prima istanza di auto autonoma di livello 3 prodotta in serie è stata introdotta tempo fa da BMW, in circostanze specifiche. Un caso simile si è verificato con Honda, in situazioni particolari in Giappone e con un permesso speciale del Ministero dei Trasporti.

Nuova Genesis Magma GT: Anteprima

Il direttore creativo di Genesis, Luc Donckerwolke, ha dichiarato che il concept Magma GT presentato a novembre diventerà un’intera famiglia di supercar di serie a motore centrale, da strada e da pista.

Magma è un nuovo marchio sportivo del gruppo Hyundai Motor Group, che opererà sotto il controllo del marchio premium Genesis e produrrà le versioni più potenti dei suoi modelli. In sostanza, Magma è l’equivalente sudcoreano delle divisioni Audi Sport, BMW M e Mercedes-AMG. A novembre ha avuto luogo la presentazione del primo modello di serie del nuovo marchio secondario, il crossover elettrico Genesis GV60 Magma, che sarà in vendita nel 2026.
Insieme alla Genesis GV60 Magma, a novembre è stato presentato il concept Magma GT, di cui all’epoca non si sapeva nulla: il comunicato stampa ufficiale descriveva solo il design spettacolare di questa supercar, creata sotto la guida di Luc Donckerwolke. Successivamente, Donckerwolke, citato dalla rivista britannica Autocar, ha rivelato alcuni dettagli sulla Magma GT.

LO STILE UNICO

In primo luogo, Donckerwolke ha confermato le voci secondo cui il concept Magma GT è dotato di un potente motore V8 a benzina, ma non ha rivelato le sue caratteristiche e ha ammesso che le auto di serie potrebbero avere altre opzioni di motorizzazione. Non ci aspettiamo che Genesis rischi di trasformare la Magma GT in un’auto elettrica, ma le versioni inferiori potrebbero essere dotate di un motore V6, inoltre sono possibili diverse varianti di propulsori ibridi.
Al momento è chiaro che la Magma GT diventerà un modello di serie e sarà il fiore all’occhiello del nuovo marchio secondario. Sono previste diverse modifiche stradali, tra cui le lettere S e GTS, come nei modelli Porsche. Ci sarà sicuramente una versione con tetto apribile e sicuramente una versione hardcore GT3, orientata alla pista, ma accessibile alle strade pubbliche. La versione puramente da corsa avrà la denominazione GT3 R e la vedremo in varie competizioni, poiché la partecipazione agli sport motoristici dovrebbe diventare uno dei pilastri principali dello sviluppo del marchio secondario Magma.

L’attuale programma di sviluppo di Magma è previsto per dieci anni, al termine dei quali Hyundai Motor Group, a quanto pare, deciderà cosa fare con questo marchio secondario. Nel periodo di tempo indicato, la Magma GT sarà l’unico modello che non avrà analoghi sotto altri marchi di Hyundai Motor Group. Non è ancora chiaro se la supercar si chiamerà Genesis Magma GT o semplicemente Magma GT: sul concept sono presenti l’emblema e la scritta Genesis.

Brabus reinventa la Bentley Continental

Brabus alza il livello portando Bentley nella sua gamma principale, andando oltre il sub-brand Startech che in precedenza si occupava delle elaborazioni per la Casa di Crewe. Ora sotto il marchio Brabus, la 900 Superblack Coupé e la 900 Cabriolet rielaborano le ultime Continental GT e GTC con una potenza totale di 888 cavalli.

Oltre all’incremento di potenza, entrambi i modelli ricevono un pacchetto completo di aggiornamenti estetici e materiali, tra cui dettagli in fibra di carbonio, rivestimenti in pelle trapuntata e un nuovo set di cerchi forgiati.

La trasformazione parte dai cerchi Monoblock ZM Platinum Edition da 22 pollici in nero, forgiati per garantire robustezza e presenza scenica. Questi si affiancano a un bodykit completo in fibra di carbonio, con splitter ridisegnato incorniciato da nuove prese d’aria, uno spoiler sottile e un diffusore posteriore che ora ospita quattro terminali di scarico. Gli scarichi sono collegati a un impianto in acciaio inox con valvole attive, ottimizzato sia per il sound che per il flusso.

Brabus non ha lasciato intatti i loghi originali. Tutti gli emblemi Bentley sono stati rimossi, compresa la “B” alata, sostituita da inserti in carbonio sul cofano e sul portellone.

DESIGN E LUSSO

L’abitacolo ha ricevuto il tipico trattamento Brabus Masterpiece. Pelle trapuntata e traforata riveste ogni superficie di cabina e bagagliaio, combinata con emblemi “B” in rilievo e inserti in carbonio su plancia, pannelli porta e battitacco.

Il sistema ibrido plug-in mantiene il motore elettrico di serie ma sostituisce il V8 biturbo da 4,0 litri con una versione significativamente aggiornata. Questo motore rivisto adotta due turbocompressori dedicati, un nuovo airbox in fibra di carbonio e una mappatura ECU ricalibrata. Il risultato è un incremento notevole delle prestazioni: +117 CV e +100 Nm, per un totale di 888 CV (662 kW / 900 PS) e 1.100 Nm di coppia, valori da vera supercar.

Con questa potenza, lo 0–100 km/h scende a 2,9 secondi per GT e GTC, limando alcuni decimi rispetto ai valori di fabbrica (3,2 e 3,4 secondi). La velocità massima è limitata elettronicamente a 335 km/h per la coupé e 285 km/h per la cabriolet.

Brabus non ha dettagliato aggiornamenti al telaio oltre a un modulo di abbassamento che riduce l’altezza da terra di 20 mm, conferendo un look e una dinamica più piantata. Va ricordato che le Continental GT e GTC dispongono già di sospensioni pneumatiche attive avanzate e possono essere equipaggiate con freni carboceramici direttamente dalla fabbrica.

LISTINO

Le Brabus 900 Coupé e Cabriolet sono disponibili sia come vetture complete sia come pacchetti di conversione per i proprietari di Continental GT e GTC. I prezzi di partenza sono elevati: €489.200 per la coupé e €538.800 per la cabriolet (tasse escluse).

Per confronto, una Continental GT Speed base parte da €293.200 nello stesso mercato. Ma l’esclusività ha sempre avuto un prezzo, e Brabus conosce bene il suo pubblico.

Arriva il nuovo AD di BMW M

BMW M, la divisione ad alte prestazioni della casa automobilistica tedesca, ha nominato Alexander Karajlovic a capo dello sviluppo, succedendo a Dirk Häcker che andrà in pensione alla fine del suo mandato dopo 11 anni come capo dello sviluppo e 37 anni presso il Gruppo BMW.

Karajlovic è stato in precedenza project manager per la XM e responsabile dei derivati M dei SUV modello X del marchio da novembre 2017 fino alla fine del 2020, e poi vicepresidente della linea di prodotti M da gennaio 2021 a maggio 2023. Karajlovic ha poi lavorato nell’integrazione dei requisiti, dei concetti e dell’esperienza di guida nello sviluppo del BMW Group, prima di tornare alla divisione M per il suo ultimo incarico.

Il suo predecessore, Dirk Häcker, andrà in pensione dopo aver iniziato a lavorare per il BMW Group nel 1988. Secondo il produttore, Häcker ha ricoperto posizioni di leadership con particolare attenzione alla dinamica di guida e, successivamente, allo sviluppo dei veicoli dal 2001. Häcker è diventato responsabile dello sviluppo presso BMW M nel 2015.

LA DIVISIONE SPORTIVA

Karajlovic era in precedenza project manager per la XM
Häcker ha anche integrato i suoi ruoli di leadership con quello di istruttore di guida nell’ambito della BMW Driving Experience, ha aggiunto la casa automobilistica.

“L’addio di Dirk Häcker vede il capo dello sviluppo di lunga data della BMW M GmbH ritirarsi per iniziare la sua meritata pensione. Il suo nome è indissolubilmente legato a un’offensiva di prodotto senza precedenti, a una qualità superiore dei prodotti e ai record di vendita annuali di BMW M”, ha dichiarato Franciscus van Meel, CEO di BMW M.

Siamo lieti di aver trovato in Alexander Karajlovic un esperto che, oltre ad aver già lavorato in BMW M, vanta una comprovata esperienza nello sviluppo di telai che gli consentirà di prendere il timone e continuare questa tradizione di successo”, ha aggiunto van Meel.

Nuova Nissan Juke 2026: Anteprima

La nuova Nissan Juke innoverà molto lo stile rispetto al modello attuale. Il rendering in copertina di Auro-moto.com ci permette di dare uno sguardo in anteprima al modello.

Sebbene la fine dell’alleanza Renault-Nissan non abbia messo in discussione la collaborazione tra i due costruttori, la prossima Nissan Juke non utilizzerà il telaio della Renault Captur. Ecco perché.
Da due anni assistiamo al progressivo smantellamento di questa unione nata nel 1999 sotto l’impulso del compianto Louis Schweitzer, allora alla guida dell’ex Régie. Tutto è iniziato nel novembre 2023 con l’invio di un’e-mail che intimava ai team di porre fine alla condivisione interna di informazioni tra Renault e Nissan, a seguito della quale è entrato in vigore un nuovo accordo che disciplina l’alleanza, sostituendo i precedenti testi fondatori. Più recentemente, nel marzo 2025, un importante emendamento al loro accordo ha permesso di ridurre le loro partecipazioni incrociate dal 15% al 10%, offrendo così una maggiore flessibilità finanziaria a ciascuna delle parti. Due mesi dopo, Nissan ha confermato pubblicamente la sua intenzione di ridurre la sua partecipazione in Renault attraverso un processo graduale.
Ciò non basta a fermare i progetti comuni, poiché Renault e Nissan continuano a condividere numerose attività, come è consuetudine tra la maggior parte degli attori del settore automobilistico. Ne è testimonianza, alla fine del 2025, l’annuncio di una futura collaborazione tra Ford e Renault che potrebbe far rinascere la Fiesta sulla base della Renault 5 elettrica, a sua volta attribuita di recente alla Nissan Micra. Tra i modelli più recenti della casa giapponese realizzati in collaborazione con la Losanga, citiamo la Nissan Leaf e la Ariya, eredi della base tecnologica della Renault Mégane e della Scenic E-Tech.

LO STILE UNICO

Nissan non si affida solo alle piattaforme 100% elettriche, come dimostrano il suo SUV Qashqai, estrapolato dall’Austral, o l’attuale Juke, derivato dalla base tecnologica della Captur. Sebbene quest’ultimo non sia ancora stato sostituito, nonostante la sua età avanzata, Nissan sembra aver preso l’iniziativa promettendo l’arrivo di un Juke completamente nuovo nel corso del 2026. Il motivo è molto semplice: Nissan prevede l’elettrificazione integrale del suo SUV urbano, mentre Renault preferirà puntare sull’ibridazione per alimentare il proprio, a priori. Un cambio di rotta che ha portato Nissan a cambiare strategia.

Il sottoscocca della Renault 4 elettrica dovrebbe essere utilizzato nelle viscere della futura Juke. E in particolare la trasmissione 4×4 di questa variante Savane, ancora allo stato di prototipo.

Il sottoscocca della 4L messo a frutto
Non si tratta però di voltare le spalle alle tecnologie del marchio con il rombo, poiché la futura Nissan Juke, terza del nome, si baserà sul sottoscocca CMF-EV della Renault 4 E-Tech lunga 4,14 m, a pochi passi dalle dimensioni dell’attuale SUV giapponese. Di conseguenza, dovrebbe appropriarsi delle sue batterie da 40 e 55 kWh per puntare a un’autonomia WLTP compresa tra 310 e 410 km, nonché dei suoi motori da 120 e 150 CV, in attesa dell’arrivo di una variante a trazione integrale i cui contorni restano da definire.
Dal punto di vista estetico, i recenti prototipi camuffati della Nissan Juke, sorpresi da numerosi cacciatori di scoop, mostrano pieghe della carrozzeria ispirate alle linee della concept car Hyper Punk presentata nell’ottobre 2023 al Japan Mobility Show. Se questa nuova versione romperà definitivamente con le forme arrotondate della primissima Juke (2010), riprenderà il tetto flottante e le luci distintive che sfiorano il cofano, mentre i fari principali si distingueranno per il loro inedito contorno esagonale. Al contrario, rimane ancora un mistero lo stile che caratterizzerà l’abitacolo. La risposta arriverà nei prossimi mesi, nel corso del 2026.

Stellantis punta agli USA: Filosa detta la linea

Il gruppo Stellantis guidato da Antonio Filosa intende aumentare il volume delle vendite e la quota di mercato nel settore automobilistico americano.

Nell’ultimo anno Stellantis ha subito grandi cambiamenti: nel dicembre 2024 è stato licenziato il portoghese Carlos Tavares, alla guida dell’azienda sin dalla sua fondazione nel 2021. Alla fine di maggio è stato reso noto che il nuovo capo del gruppo multimarca è l’italiano Antonio Filosa. Ricordiamo che i motivi dei cambiamenti nel personale sono stati il peggioramento dei risultati finanziari e l’indebolimento delle posizioni dei marchi in Cina e Nord America.

In precedenza, Carlos Tavares aveva affermato che intendeva mantenere tutti i 14 marchi che facevano parte del gruppo al momento della fusione tra PSA e FCA (i nomi precedenti non sono più in uso). Tuttavia, l’attuale capo di Stellantis non ha fatto promesse del genere, quindi potrebbe benissimo eliminare i marchi non redditizi in cui non vede alcun potenziale.
Vale la pena notare che in precedenza le aziende erano state costrette a orientarsi verso la “sostenibilità”, perché in molti paesi, soprattutto in Europa, si riteneva che gli automobilisti sarebbero passati con entusiasmo alle auto elettriche e che le autorità avrebbero voluto eliminare gradualmente i motori a combustione interna. Come sappiamo, non ci sono riusciti: recentemente abbiamo riferito che le auto con motori a combustione interna rimarranno in vendita anche dopo il 2035, anche se non potranno evitare nuove restrizioni.

LA LINEA FILOSA

La strategia di una “ecologizzazione” totale e generalizzata non ha dato i risultati sperati, ora molti produttori devono “cambiare rotta” e investire ulteriormente in nuovi progetti legati ai motori a combustione interna. A proposito, Stellantis ha già riportato i motori V8 Hemi precedentemente messi fuori produzione sotto il cofano dei modelli dei marchi americani Ram e Dodge, cosa che molti fan hanno accolto con entusiasmo.
Tra gli obiettivi immediati di Antonio Filosa figurano l’aumento delle vendite e della quota di mercato automobilistico americano. Alla fine del 2024, le vendite complessive dei marchi Stellantis negli Stati Uniti sono diminuite del 15% (a fronte di una crescita del mercato del 2,2%). Secondo un rapporto di Reuters, l’obiettivo immediato del top manager è quello di garantire vendite e ricavi nel 2025 superiori alle basse aspettative degli analisti (i più ottimisti prevedono un ritorno ai livelli del 2024). Vale la pena notare che, alla fine del terzo trimestre, le vendite di Stellantis in Nord America sono aumentate del 6% (il primo aumento negli ultimi otto trimestri).
Secondo fonti che hanno chiesto di rimanere anonime, il capo di Stellantis intende vendere con un margine inferiore le auto già prodotte negli Stati Uniti a società di noleggio, enti governativi, ecc. Nel prossimo futuro sono previsti investimenti in progetti legati ai modelli Jeep e Ram, molto richiesti.
È stato inoltre riferito che Antonio Filosa sta attualmente esaminando attentamente l’ampio portafoglio di marchi Stellantis per capire quali di essi abbiano un “futuro sostenibile a lungo termine”.

Non è escluso che alcuni marchi possano essere eliminati perché in concorrenza tra loro nello stesso mercato. Tra questi, i portavoce dell’agenzia hanno citato, ad esempio, Peugeot e Opel. Inoltre, attualmente detengono una quota di mercato minima i marchi premium DS (secondo Jato Dynamics, il calo delle vendite in Europa nei primi otto mesi del 2025 è stato del 20,6%) e Lancia (il marchio con un solo modello ha perso il 73% nello stesso periodo).
Secondo quanto riferito, i piani futuri del capo di Stellantis includono lo sviluppo di modelli più accessibili, che consentiranno di aumentare la produzione degli stabilimenti, il volume delle vendite e la quota di mercato automobilistico. Per farlo, in sostanza, sarà necessario sacrificare i profitti a breve termine, ma gli investitori sono disposti a non esercitare pressioni sul nuovo amministratore delegato nei prossimi anni e a dargli la possibilità di realizzare il suo piano. Tuttavia, in futuro, ovviamente, richiederanno redditività.

La Porsche 911 unica che costa come una Rolls-Royce

Le edizioni speciali della Porsche 911 sono come le stelle: brillanti e innumerevoli. Una delle auto più iconiche di tutti i tempi che ora riceve una nuova variante in onore di Ferdinand Alexander Porsche, nipote di Ferdinand, figlio di Ferry e anima del reparto Porsche Design insieme al fratello Hans-Peter.

Poiché lo scorso 11 dicembre 2025 avrebbe compiuto 90 anni (è scomparso nell’aprile del 2012), è stata creata l’edizione speciale 911 GT3 90 F. A. Porsche. Non a caso, oltre ad essere il nipote di Ferdinand Porsche, fu lui a disegnare la 911 originale negli anni Sessanta, un’evoluzione naturale della Porsche 356 con cui il marchio che conosciamo oggi mosse i primi passi.

Questa edizione speciale si basa sulla Porsche 911 GT3 con il pacchetto Touring, che nelle sue linee è più fedele al modello originale grazie a un insieme aerodinamico più discreto e una silhouette meno alterata da alettone e appendici simili. Si distingue subito per i cerchi Sport Classic (ispirati ai cerchi Fuchs di un tempo) con finitura nero satinato lucido, normalmente non disponibili per la 911 GT3 Touring.

Dal punto di vista meccanico non ci sono cambiamenti, poiché in Porsche hanno voluto mantenere il motore aspirato per restare fedeli allo spirito originale. È quindi dotata del sei cilindri boxer aspirato che eroga circa 510 CV di potenza e 450 Nm di coppia, con le stesse cifre note della GT3 Touring della generazione 992.2.

La prima cosa che colpisce è il colore esclusivo della carrozzeria verde F. A. metallizzato, sviluppato per questa versione (simile a quanto fatto per la Porsche 911 Cuarenta Edition dedicata al 40º anniversario di Porsche Iberia). Dal 2026, le unità con questi colori Paint to Sample avranno un’etichetta speciale sul montante A.

LA VERSIONE SPECIALE

Per realizzare questa versione speciale, Porsche Sonderwunsch ha collaborato con il figlio minore di F. A., Mark Porsche. L’ispirazione è una 911 G che lo stesso F. A. guidava quotidianamente negli anni Ottanta, con carrozzeria verde Oak metallizzato, base del verde di questa edizione speciale.

«Sono sicuro che a mio padre sarebbe piaciuta questa 911 così speciale. Attraverso molti dettagli, abbiamo incorporato le sue preferenze personali in questo emozionante progetto. Il colore verde F. A. metallizzato, creato appositamente per questo modello, richiama il verde Oak metallizzato della sua vecchia 911. Il tessuto F. A. Grid-Weave utilizzato per le sezioni centrali dei sedili evoca il motivo della sua giacca preferita», ha dichiarato Mark Porsche.

La tappezzeria è rifinita in pelle Club marrone Truffle, con il tessuto F. A. Grid-Weave che si estende non solo al cassetto portaoggetti, ma anche al tappetino reversibile del bagagliaio. Nel tessuto si mescolano marrone, fili neri, verdi, crema e rosso Bordeaux – i colori delle giacche che F. A. Porsche era solito indossare, come ricorda Mark.

Il pomello del cambio in legno di noce a poro aperto, come in altre edizioni speciali, riporta una riproduzione della firma di F. A. Porsche. Sulla placca numerata, placcata in oro, si può vedere la silhouette della 911 disegnata da F. A. e la dicitura “One of 90”, rendendola un vero pezzo da collezione, più esclusivo di altri come la recente 911 Spirit 70.

Di questa versione speciale verranno prodotte in totale 90 unità in onore del 90º anniversario della nascita di F. A. Porsche, disponibili da aprile 2026. La produzione inizierà nella seconda metà del 2026, quando tutti i clienti avranno completato le configurazioni personalizzate.

Il prezzo finale sarà di 408.806 €. Come accade con le 911 GT3, questa versione includerà il proprio orologio, un’edizione speciale del Chronograph 1, oltre a una borsa da weekend Porsche Design, anch’essa con lo stesso motivo del tessuto F. A. Grid-Weave. Il rotore del movimento automatico dell’orologio riprende forma e colore dei cerchi di questa 911 GT3 Touring così speciale.