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Nuovo GAC Pickup 01: Anteprima

In occasione del Salone Internazionale dell’Auto di Shanghai del 2025, il Gruppo GAC (Guangzhou Automobile Group) ha presentato il suo primo concept di pickup: il GAC PICKUP 01.
Primo prodotto della “135 Development Strategy” di GAC per i veicoli commerciali, questo modello segna l’ingresso ufficiale di GAC nel segmento dei pick-up con un design esterno che ricorda il CYBERTRUCK di Tesla.
Senza alcuna sorpresa, il PICKUP 01 è diventato uno dei debutti più chiacchierati del Salone di Shanghai.

A livello globale, i pick-up rimangono un segmento estremamente interessante del mercato automobilistico, con vendite annuali che superano i 6 milioni di unità, quasi il 20% delle vendite totali di veicoli.
Tuttavia, in Cina le vendite di pick-up si aggirano intorno alle 300.000 unità all’anno, soprattutto a causa delle normative restrittive e della percezione dei consumatori.
Riconoscendo questo “oceano blu” non ancora sfruttato, GAC ha scelto il GAC PICKUP 01 come biglietto d’ingresso nel mercato, sfruttando la sua strategia globale e le sue capacità nell’intera catena industriale.

In qualità di uno dei principali esportatori cinesi di automobili, GAC ha costruito un ecosistema completo che comprende ricerca e sviluppo, produzione e vendita. La sua divisione veicoli commerciali, GAC Hino Motors, beneficia dell’esperienza centenaria ereditata da Hino Motors (società del Gruppo Toyota) e integra l’efficienza produttiva cinese.
Il PICKUP 01 non è solo un passo verso il completamento della gamma di veicoli commerciali di GAC, ma anche un’operazione strategica per la sua espansione globale.
“Un pickup non è solo un veicolo utilitario, ma è un elemento che favorisce lo stile di vita”, ha dichiarato Du Peiyuan, Direttore Generale della Divisione Pickup di GAC Hino.
“Con l’evoluzione dello stile di vita dei consumatori a livello globale, la domanda si è spostata dalla pura funzionalità alla versatilità in tutti gli scenari”. Il PICKUP 01 incarna questa intuizione, fondendo un design incentrato sull’utente con l’esperienza tecnologica di GAC.

Lo stile unico

Il PICKUP 01 abbandona l’aspetto squadrato e robusto dei pick-up convenzionali per un design scolpito e high-tech simile al CYBERTRUCK di Tesla.
Il suo cuore è la piattaforma GAIA (GAC Adaptive Intelligent Architecture), un telaio body-on-frame progettato per la regolazione dinamica delle sospensioni, la risposta adattiva del propulsore e i sistemi 4×4 multimodali.
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Il PICKUP01 è in grado di adattarsi perfettamente tra strade cittadine, terreni rocciosi o trasporti pesanti. È inoltre dotato dello “Starlight Safety Shield” di GAC, una suite di sicurezza di alto livello che combina una struttura in acciaio ad altissima resistenza con assistenze alla guida guidate dall’intelligenza artificiale.
Il PICKUP 01 offre anche funzionalità avanzate di guida autonoma, tra cui l’assistenza al traino intelligente e la navigazione su percorsi stretti.
All’interno, offre un comfort da SUV con una cabina intelligente a doppia cabina, un’ottima riduzione del rumore (NVH) e finiture di lusso.

Sebbene le politiche cinesi in materia di pick-up rimangano restrittive, GAC Hino punta innanzitutto all’espansione all’estero. I mercati iniziali includono l’Australia, l’Arabia Saudita, il Cile e il Messico, regioni con una forte domanda di pick-up e un’elevata ricettività nei confronti dei marchi cinesi.

Il GAC PICKUP 01 è stato sviluppato per soddisfare i parametri di riferimento a livello mondiale e i test hanno già convalidato le sue prestazioni in condizioni estreme. I piani futuri prevedono una linea completa di pick-up, in grado di soddisfare diversi segmenti in tutto il mondo.

Chi è GAC?

Il Gruppo GAC (Guangzhou Automobile Group) è una delle “Quattro grandi” case automobilistiche cinesi di proprietà statale (insieme a SAIC, FAW e Changan).
Nota per le sue joint venture con Toyota, Honda e Mitsubishi, GAC produce anche marchi propri come Aion (sub-brand leader nel settore EV, famoso per Aion S e Aion Y), Trumpchi (SUV/sedan a benzina e ibridi, ad esempio GS8, M8), Hycan (ex joint venture EV con NIO) e GAC Motor (modelli internazionali come GN8 e GS4).
Con il PICKUP 01, GAC si confronterà con i principali modelli di pick-up EV americani, come il Ford F-150 Lightning, il GMC Hummer EV, il RAM 1500 REV, il Rivian R1T e, naturalmente, il Tesla CYBERTRUCK.

Volkswagen storia del Lupo da dieci anni sulle montagne Russe

Se dieci o quindici anni fa il Vostro Marchio di fiducia, o quello per cui Vi batte il cuore, Vi avesse confidato:  “Amico mio, purtroppo abbiamo sbagliato tutto: abbiamo finanziato cani e porci; per farTi comprare auto più continuativamente e a cadenza aumentata Ti abbiamo

supervalutato persino l’armadietto delle scope; e per farci la guerra tra noi Costruttori abbiamo attuato un ping pong sul ribasso dei listini, al punto che durante una cronologia prolungata di acquisti nel tempo presso i nostri Rivenditori Tu stesso, amico mio, avrai notato che il prezzo promozionale di vendita della versione nuova della stessa famiglia di auto era sempre progressivamente inferiore a quello della versione vecchia

E la cosa bella è che Tu invece che incaxxxxxxxxarti come un gallo da combattimento ci ringraziaVi perché, tra piano rateale e valore di Remarketing che Ti proponevamo ogni volta, di solito finivi per andare sempre meglio. E’ stato un Doping necessario: dai primi anni Novanta avevamo un disperato bisogno di moltiplicare volumi di immatricolato e di finanziato dalle nostre Captive per un obbiettivo segreto: colonizzare l’Est Europa e l’Asia.

Ma un giorno, la festa è finita e non abbiamo avuto il coraggio di dirTelo: è stato quando in quel porcaio socioeconomicofinanziario che è l’America si sono fidati di Banche d’affari che sono saltate in aria per prestiti Subprimesulle case; ed è strano che il default non si sia verificato nel mondo dei crediti auto “NPL” che stavano per esplodere. Eppure dagli Stati Uniti quel virus del Credito a pioggia lo abbiamo contratto anche noi, e in solo venti anni di “Elycopter Money” abbiamo creato un volume di prestiti spazzatura che ancora oggi non si è assorbito del tutto.

Purtroppo, senza più credito facile, amico mio, continuare ad illuderTi con listini continuamente in discesa e permute continuamente rivalutate stava comportando un vero colpo di accetta sui nostri stessi zebedei. Soprattutto sul Diesel. 

E poi, il problema era diventato quello di entrare nei mercati in via di esplosione, e là per entrarci devi produrre milioni di auto, non centinaia di migliaia come in Europa; ma soprattutto dal 2001 era chiaro che in Asia si poteva vincerecon le auto elettriche: ci sarebbero serviti finanziamenti pubblici, tuttavia, per sviluppare piattaforme BEV in grado di qualificarci agli occhi del nuovo mercato. Ma da Bruxelles….Nisba. Quelli là sono talmente stupidi che si sono accorti per ultimi del problema, mentre avrebbero dovuto fare da promotori istituzionali. 

Ma la UE aveva commissionato la immagine istituzionale dell’Auto continentale alla Germania: per cui la regola per trenta anni in Europa è stata fatta con Gasolio più Premium più Qualità Totale = Tedesche. Se si fossero accorti che non doveva essere la Germania, ma tutta l’Europa ad entrare con il vessillo elettrico in Cina, le cose sarebbero andate diversamente. E quando la Angelona di Berlino ha deciso di imprimere la svolta elettrica per la Germania, lo ha fatto da monarca non illuminata: sarebbe stato meglio dare una unica voce per l’elettrico a Bruxelles sin dal 2010, non un decennio dopo……

 

E così noi Costruttori europei abbiamo perso tempo prezioso nell’accesso al mercato asiatico. Poteva finire davvero male, ma poi inaspettatamente è arrivato il DieselGate. 

 

E insomma, amico mio, una frana era comunque meglio dello Tsunami, e dunque……Benvenuto DieselGate!!! E dopo quello benvenuti pure al Lockdown ed alla crisi dei Microchips. Con entrambi abbiamo ottenuto ben tre obbiettivi: 1) Trovare un alibi alla rivoluzione del tutto-elettrico; 2)farTi pagare uno sproposito per lo stesso modello vecchio, con lo stesso motore precedente che con un impianto Mild Hybrid diventa ecologico; 3)aver iniziato a costruire un argine contro l’incombenza del mondo Indipendente nel Postvendita. Grazie !!! ”

E a questo punto invece pensate se, invece che dirVi quello che c’è scritto sopra (e che è tutto tremendamente vero) i Costruttori del Vostro cuore Vi hanno recitato a macchinetta questa storiella: 

“Caro amico, dopo il g, il DieselGate e il Covidè cambiato il mondo: l’Europa ci odia; la Cina ci combatte; abbiamo Nettuno in trigono sul Capricorno, le cavallette e una grande carestia. Siamo sul lastrico, e dunque Ti preghiamo di continuare a comprarci a prezzi maggiorati, con meno assortimento e disponibilità, e se puoi cerca dipagare cash. Ti spiace?

Un grande abbraccio. Firmato: il Tuo Brand preferito”.

 

Quello strano “binario” tra Wolfsburg, Berlino e Bruxelles

Bene, io riflettevo su un semplice excursus storico: la Volkswagen è nel bene e nel male la grande protagonista del palcoscenico motoristico europeo da trenta anni. Una simbiosi con l’evoluzione della UE imbarazzante, e non può essere casuale. E’ Volkswagen che dalla crisi dello SME all’avvio di Maastricht si prende il bollino di Gruppo più importante ai danni della Fiat; è sempre Volkswagen che dalla fine degli anni Ottanta inizia uno shopping di Marchi e di Supplier straordinario ed ineguagliato in Europa. La stessa Volkswagen che però, nel 1993 rischia il crack industriale e taglia il 30% dei suoi operai in Germania costringendo il Laend della Bassa Sassonia (azionista per il 20% di Volkswagen) a fare pressing su Governo e Sindacati per salvare il Marchio di Wolfsburg. Dal milione e poco più di pezzi prodotti nel 1993 (anno in cui si è scongiurata la crisi) fino alla cifra di oltre cinque milioni di pezzi prodotti nel 2003 passano dieci anni in cui il Marco forte nella UE viene surrogato dall’Euro franco-germanico. Per arrivare nella prima volta nella storia di Wolfsburg a registrare DIECI milioni di pezzi prodotti in tutto il Gruppo ed in tutto il mondo. E’ il 2014, un attimo prima del DieselGate, e nell’anno dello scandalo e per diversi anni a venire i 10 milioni come livello simbolico sono una costante del Gruppo VW. Ma qualcosa sta cambiando intorno alla Germania. E gli ultimi ad accorgersene sono nell’ordine Bruxelles, Berlino e proprio Volkswagen.

Con il 2015 e la crisi del DieselGate Volkswagen ha semplicemente cambiato focus: dall’Europa ad Asia e Cina per concludere Joint Ventures e aprire Stabilimenti, dentro una lotta e un tandem per il primato mondiale con Toyota. Ma dal 1993 un Gruppo VW in crisi 

è forse lo stesso Gruppo che 30 anni dopo chiude Stabilimenti, licenzia operai e dichiara una crisi nonostante nove milioni e passa di pezzi prodotti t anno? No, dunque qualcosa va analizzato alla luce delle profonde trasformazioni nel corso di trent’anni lungo i quali Volkswagen rimane un Marchio politicamente influente in Germania e che pesa ancora tanto nelle strategie politiche in tutta la UE anche se industrialmente oggi produce propriamente in tutto il perimetro europeo unito degli Stabilimenti Volkswagen una quota minoritaria di tutta la sua produzione mondiale.c

Come le Campagne di Russia? Automotive europeo che caccia, ma che viene cacciato

Le prime auto “moderne” che percorrono le strade cinesi sono le famose “Santana” e “Passat” prodotte su licenza in Cina dalla prima metà degli anni Ottanta; la conoscenza da parte del Gruppo del mercato cinese dovrebbe essere per questo vincente, eppure arriva la prima nobile fesseria di VW come compartecipe del Capitale azionario, ancora, della Porsche. 

Quella “C88” a firma Porsche Engineering – tanto per capire – è un cazzotto in pancia alla fantasia ed alla razionalità necessaria per capire che l’Europa che interessa al mercato cinese non è quella delle “Commodities” ma quella del pre stigio anche se indovinare cosa sia prestigio per i Cinesi non è un lavoro facile per gli europei: ad c falliscono le “Maybach” pensate dal Centro Stile giapponese di Mercedes per i ricchissimi latifondisti cinesi che percorrono le loro proprietà dormendo comodamente sulle poltrone posteriori reclinabili e con piano di appoggio per piedi e gambe.

Ma a metà degli anni Novanta si ragionava così: le auto di lusso europee ecrano per America, Medio Oriente, e soprattutto per la nuova nomenklatura imprenditoriale dell’ex Unione Sovietica che però per le auto popolari trovava più vantaggioso comprare dal Giappone; le auto Diesel erano il muro di gomma che l’industria europea aveva dovuto in fretta creare contro la plausibile invasione nipponica entro le frontiere abbattute della nuova Unione, ed infine le aree più povere dell’ex europa socialista e il nuovo mercato cinese dovevano essere il nuovo Eden delle utilitarie economiche e dell’Usato proveniente da Ovest.

Paradigmi studiati per mesi dalle grandi” di consulenza aziendale e commerciale che non capiscono che in Cina il primo elemento di promozione ed incentivo all’acquisto non è il “Branding” tanto ricercato dagli europei ma il “Geomarketing V” che stimola l’appartenenza di una comunità all’Industria locale di auto e moto.

Certo non si può trascurare la pesante ipoteca imposta dalla Cina nei confronti dei Marchi occidentali interessati ad entrare nel mercato con le J.V. “obbligatorie con costruttori cinesi; tuttavia è proprio in virtù di quelle Joint Ventures che i Costruttori europei, inclusa Volkswagen, sviluppano Know How sui “NEV- New Energy Vehicles” con esperienze e risorse territoriali, energetiche, finanziarie ed industriali consentite sul suolo cinese.

Eppure quelle stesse Joint vengono gradualmente “faide te” da una nuova politica cinese che, alla luce della espansione del mercato interno, ritiene (forse anche legittimamente e prevedibilmente) dal 2021 di non imporre più vincolanti ed obbligatorie per i Costruttori esteri le Joint Ventures come strumento di accesso al mercato interno. 

Ed è infatti da questo momento che i Marchi europei in Cina vedono ridotti sia gli investimenti effettuati, sia la quota proporzionale di aiuti governativi per le BEV, sia le quote di mercato dei loro Brand nel mercato interno.

 

Il futuro? Per me, se leggerete gli articoli già fatti su Autoprove, a questo punto è soprattutto in Africa.

 

DieselGate e Volkswagen. Scandalo o spinta a tornare ragionevoli?

Nessuno si spinge a ricordare il monito e la previsione dell’emerito Professore Carlo Rubbia, Premio Nobel solo quando ci pare, evidentemente: secondo il suo parere eminente e tecnico – espresso nel 2009 se non ricordo male -lo Step Euro IV era e sarebbe stato di per sé già la soglia di eccellenza e di ragiungibilità pratica per il taglio di emissioni di un motore endotermico Diesel. Forse, aveva ragione Lui.Perché era nell’aria, quella sorta di scandalo mediatico che – non so perché – a me ricordò subito una versione “transatlantica” del famoso scandalo “Test dell’Alce” in chiave “romanzo Noir”. Detto senza imbarazzo ancora oggi sono persuaso, senza però il supporto probatorio, che il Dieselgate sia stato una bellissima sceneggiatura con tanti registi, due Sceneggiatori ed un solo attore protagonista: il Gasolio.

Ma non conta quello che penso, e dunque ricapitoliamo i passaggi chiave secondo le risultanze storiche e di cronaca: è il 2012 e la celebre “West Virginia University” decide di svolgere dei test per misurare le emissioni “EFFETTIVE” di alcune auto Diesel vendute negli Stati Uniti, dotandosi di un sistema di rilevazione “onboard” realizzato in Giappone. Dalla serie di rilevazioni risultò che il motore 2000 cc. Turbodiesel serie “TDI” (il corrispondente “Euro V” montato in Europa anche sulle Golf della VI° Serie) produceva emissioni peggiori e sostanzialmente non conformi nell’uso convenzionale a quanto dichiarato da Wolfsburg in omologazione. 

E il problema non era solo per “Golf” ma anche per modelli comunque importati e venduti negli USA come “New Beetle”, “Jetta”, “Passat” “A3”, ed altri modelli. Ma come era arrivata la “West Virginia University” a poter avere in dotazione, testare e monitorare una decina circa di modelli da sottoporre a Test, e su cosa aveva fondato la selezione dei modelli da testare? 

Facile la prima risposta : a commissionare all’Università i controlli affidando le diverse auto era stato l’International Council on Clean Transportation – ICCT che tuttavia, badate bene, non era un organismo istituzionale, né amministrativo ne’ legislativo americano, ma un Ente “No Profit” per quanto autorevole; alla seconda domanda solo la Provvidenza può dare risposta, ed è per questo che manca un tassello tra l’ammissione spontanea della Volkswagen che fondamentalmente riscontra un test autorevole ma comunque non di “diritto” federale. Governativo o ministeriale. 

 

Eppure Volkswagen ammette esplicitamente le risultanze che l’International Council on Clean Transportation – ICCT” pubblica nel 2014 inviandole al “CARB – California Air Resources Board” e proprio all’Ente Federale EPA. Da qui, dall’ammissione esplicita da parte di Volkswagen di aver “corrotto” funzionamento e livelli di emissione di ben 11 milioni di vetture vendute negli USA attraverso l’interposizione di un Software additivo dentro il Sistema elettronico di controllo originale. Ma come, 11 milioni? Eh, già: il motore “incriminato” della Volkswagen – il “2.0 TDI” – era entrato in commercio negli USA nel 2007, abbastanza vicino al trionfo storico di Audi con la sua “TDI” a Le Mans nell’estate precedente, dunque sfruttando la corrente favorevole di media e reputazione sportiva anche nel mercato americano. 

 

Eppure c’è un antefatto che si lega a questa avventura: il sistema di controllo e limitazione delle emissioni in vigore in America all’epoca è un po’ diverso da quello in vigore in Europa nel passaggio tra Euro “IV” ed Euro “V”. In particolare gli USA sono molto più vincolanti sulla emissione di “NOx”, inquinante sul quale invece la Volkswagen non riesce a trovare la quadra scendendo ai valori minimi di norma. Proprio per questo si accorda nel 2005 con Mercedesper la licenza del sistema di monitoraggio e regolazione  SCR (Selective Catalytic Reduction) denominato “BlueTec”; salvo recedere dall’accordo di licenza due anni dopo, riscontrandone un costo eccessivo; ed a quel punto Volkswagen decide di sviluppare un proprio Software dedicato. Evidentemente i risultati di questa scelta sono stati resi noti a tutti a Ottobre 2015.

E però dopo l’”Outing” di Volkswagen che ha ammesso la responsabilità diretta nel “DieselGate” americano, l’EPA (Environmental Protection Agency) ha dichiarato di voler estendere i controlli anche su altri Marchi importatori negli USA di motorizzazioni Turbodiesel.Ovviamente, tra flagranze scoperte dalle Istituzioni USA, autodenunce e ammissioni parziali, si costruì in pochi anni una lista interminabile di Gruppi e Marchi implicati nello scandalo emissioni.

 

Quello che però entrò inizialmente, improvvisamente e progressivamente in crisi nell’immagine mediatica globale fu proprio la Germania, e proprio per questo legame a doppio filo tra il sistema socio politico tedesco così incombente nella gestione di Bruxelles e il colosso di Wolfsburg, improvvisamente sprofondato in uno scandalo internazionale abbastanza deleterio per l’immagine del Gruppo. Non fu un 2015 esaltante per diversi fronti della presunta “superiorità” tedesca peraltro corroborata dalla vittoria ai mondiali del 2014.

Nello stesso anno negli USA circa 30.000 Mini erano state messe sotto osservazione per problemi durante i “Crash test”; Vw doveva rassegnarsi all’idea che la Bugatti “Veyron” dei sogni gli aveva fatto perdere un Miliardo di Euro, praticamente la ripetizione delle perdite che Mercedes lamentava dall’avventura “MCC Smart” che aveva vinto la classifica non esaltante di Auto che era costata piu’ perdite ad una Casa Costruttrice.


Tuttavia il mercato auto e l’orizzonte politico erano ancora davvero positivi, e proprio Vw era passataall’inizio del 2014 alle cronache per i “Bonus” elargiti ai suoi dipendenti.

Ma era in arrivo la prima gelata: la questione “Ucraina/Russia” e il temporaneo blocco di un mercato che in Germania è sempre stato strategico. Poi è arrivato il “Quantitative Easing” della BCE che ha tolto alla Germania il particolare privilegio di poter finanziare le sue Imprese a tassi bassissimi espandendo una facilitazione monetaria a tutti gli altri Paesi Europei. Poi nel 2015 il terremoto estivo della Borsa di Shanghai e la frenata sulla prospettiva di crescita cinese, Paese dove i giganti tedeschi avevanoinvestito decine di miliardi di Euro.

Infine, ad estate non ancora finita, ecco lo scandalo delle emissioni del Gruppo Volkswagen.

 

Ormai la “bomba” era scoppiata: l’Automotive  tedesco non era più la invincibile macchina da guerra che sinora era sembrata.

Sembravano passati secoli dal primo scandalo ancora raccontato e ricordato in casa Volkswagen, quando cioè l’ammiraglia rappresentativa di tutto il Gruppo in America, la “5000” di Audi fu indagata per il sospetto di malfunzionamento dell’acceleratore elettronico colpevole, secondo le inchieste, di gravi incidenti. Dal 2015 al 2025 realmente l’immagine di Germania e Volkswagen si è di nuovo appaiata in una prospettiva nuvolosa, con la nazione tedesca in una spirale di frenata economica contemporanea a segnali di forte criticità per il Marchio di Wolfsburg. 

Nel frattempo, mentre l’immagine “Full Electric” di Volkswagen è ancora incerta e da costruire per posizionamento ed assortimento, quel Diesel che per Wolfsburg è stato letale sta tornando imperiosamente nel futuro e nelle scelte commerciali di diversi Brand concorrenti di Volkswagen. 

Come andrà nel prossimo futuro? Forse è proprio qui la questione: Volkswagen, per affrontare il proprio futuro, dovrebbe ritornare ad essere fedele al suo passato. A me, personalmente, pare proprio che l’”Auto del Popolo” debbatornare vicina al popolo. Quello che negli anni l’ha resa grande. 

 

Riccardo Bellumori

Mattel sfida Lego e lancia le sue auto

Per anni, Lego è stato il campione indiscusso dei mattoncini a tema automobilistico, offrendo set con licenza e altamente desiderabili praticamente a ogni prezzo. Il suo monopolio è finito, però, perché Mattel ha lanciato la sua nuova linea Brick Shop e la sua prima collezione – una collaborazione con Hot Wheels – punta dritto al pubblico di appassionati che ha fatto guadagnare molti soldi al rivale danese negli ultimi tempi.

Questi modelli non hanno le funzionalità della serie Technic di Lego, come motori in movimento, trasmissioni e sospensioni, ma compensano offrendo quella che sembra una maggiore somiglianza con le auto reali e con i componenti in metallo. Inoltre, vengono forniti pezzi extra per personalizzare la propria costruzione, come copricerchi diversi e decalcomanie su licenza. Ogni set offre anche qualcosa che Lego non può offrire: un modello Hot Wheels in scala 1:64, esclusivo della collezione.

I SET DI MODELLI

Mattel lancia la collezione con tre livelli di set, che aumentano di scala e di dettaglio man mano che si sale di prezzo. Proprio come la Speed Champions di Lego, la Speed Series costituisce la base della linea in scala 1:32 e include porte apribili e copriruota intercambiabili, con la Cadillac V-Series.R LMDh racer, la Maserati MC20 (completa di porte a farfalla) e la Chevrolet Camaro 1968 personalizzata disponibili al lancio.
La serie Elite passa alla scala 1:16 e aggiunge le parti metalliche già citate, lo sterzo funzionante e ulteriori opzioni di personalizzazione. Le auto incluse in questa serie sono la Chevrolet Corvette Grand Sport C2, un pick-up Chevrolet del 1962 personalizzato e la preferita di questo autore, la Honda NSX originale, che viene persino fornita con le TE37 Volk Racing in bronzo con licenza. Ma il fiore all’occhiello è la Serie Premium, con un solo modello, la Mercedes-Benz 300SL, presentata in scala 1:12 con il massimo livello di dettaglio.

I prezzi partono da 19,99 dollari per la Speed Series, fino a 49,99 dollari per la Elite Series e 119,99 dollari per l’unico set della Premium Series. I set Marvel Brick Shop Hot Wheels sono disponibili su ordinazione presso rivenditori selezionati in tutto il mondo e arriveranno sugli scaffali quest’estate.

Nuova Jeep Compass: fa sul serio

La nuova Jeep Compass è an un passo dal lancio sul mercato,

La produzione in serie della novità del marchio americano sarà avviata presso lo stabilimento italiano del colosso automobilistico Stellantis. Il modello è destinato principalmente al mercato europeo.

Una delle novità precedentemente annunciate da Stellantis è il crossover Jeep Compass di nuova generazione. Ricordiamo che la prima immagine di questo SUV del marchio americano è stata pubblicata nell’autunno del 2024, mentre una serie di teaser sono stati pubblicati all’inizio di marzo e aprile di quest’anno. In precedenza è stato riferito che l’anteprima della novità avverrà entro la primavera del 2025. Il nostro designer Nikita Chuiko ha recentemente suggerito il probabile aspetto di questo crossover.
E ora l’aspetto del modello non è più un segreto: le foto della nuova Jeep Compass sono arrivate sul web prima della prima, sono state pubblicate dall’edizione brasiliana di Quatrorodas. Il crossover, progettato nello stile della compatta Avenger, ha ricevuto una nuova ottica a LED, e i fari sono visivamente collegati con la griglia del radiatore, composta da sette elementi separati.

A giudicare dalle foto, la prossima Compass avrà passaruota allargati, cerchi originali, maniglie delle porte “normali”, un massiccio dodger in plastica non verniciata lungo il perimetro della carrozzeria, diverse opzioni di design per la presa d’aria integrata nella parte inferiore del paraurti anteriore (probabilmente, a seconda della versione), capote nera, montanti del tetto e barre sul tetto di colore simile, nonché alloggiamenti degli specchietti retrovisori esterni.ii

IL RILANCIOUH UN

Il posteriore è dotato di uno spoiler sulla parte superiore del portabagagli, nonché di un grande “mono-lanterna” con motivo luminoso a “X”, scritta illuminata con il nome del marchio; inoltre, l’elemento di grandi dimensioni include un posto per attaccare il segno di immatricolazione statale. Dall’alto del tetto è possibile vedere l’antenna “a pinna di squalo”.

A giudicare dall’unica foto, nell’abitacolo della Jeep Compass di nuova generazione sarà possibile notare un assetto combinato con cuciture bianche, decoro “sotto legno”, un tablet orizzontale piuttosto grande del sistema di infotainment, al di sotto del quale è presente una serie di pulsanti fisici, oltre a un dispositivo per la ricarica wireless degli smartphone; è presente un tetto apribile.

Nella foto: gli interni della nuova generazione di Jeep Compass
Come riportato da Kolesa.ru, il nuovo crossover è basato sulla piattaforma STLA Medium, appartenente al colosso automobilistico multimarca Stellantis. Questo “carrello” mette in relazione la novità con le attuali Peugeot 3008, Peugeot 5008, Opel Grandland e DS #8. Non ci sono ancora molte informazioni ufficiali sulla tecnica, ma si sa che il modello di prossima generazione sarà offerto sotto forma di ibrido “convenzionale” e ibrido plug-in, oltre che come auto elettrica a tutti gli effetti.

Il prezzo della Jeep Compass di nuova generazione non è ancora stato comunicato. Su uno dei maggiori mercati europei, in Germania, l’attuale crossover può essere acquistato per almeno 39 900 euro, e per la versione 4xe qui si chiedono almeno 50 200 euro.

Nuova Audi RS Q8 Mansory: mostro

Un’altra bestia si è recentemente aggiunta al catalogo di MANSORY. Il tuner tedesco ha deciso di lasciare da parte le auto italiane e inglesi per dedicarsi a una tedesca, l’Audi RS Q8. Il SUV sportivo rinnovato è passato tra le sue mani e la potenza offerta è travolgente.
L’Audi RS Q8 più brutale del pianeta è già reale, non è la firma di Audi e nemmeno Lamborghini oserebbe tanto.
L’Audi RS Q8 è una bestia con più di 600 CV e, solo per alcuni, raggiunge vette inimmaginabili.
MANSORY è più che fedele ai suoi principi, in cui lusso, esclusività e potenza si uniscono per offrire vere e proprie macchine dei migliori asfalti, allo stesso tempo che cavalcano per essere ammirate. Dopo averlo fatto con modelli di prestigiosi marchi britannici e italiani, è stata ora la volta di una vettura tedesca che, sicuramente, era in cantiere da tempo.

Si tratta della potente Audi RS Q8. Una bestia tremenda tra la vasta gamma di SUV sportivi che ora ha raggiunto un nuovo livello grazie allo specialista tedesco del tuning. Una disciplina oggi praticamente limitata ai ricchi che cercano la più squisita delle distinzioni, e che si può trovare in questa creazione sul modello dei quattro anelli piena di fibra di carbonio.

UNICA E INIMITABILE

Naturalmente, questa Audi RS Q8 di MANSORY non è discreta. Il kit appositamente sviluppato presenta un frontale straordinariamente aggressivo che conserva solo la griglia single-frame. Il resto è completamente nuovo, con cornici più affilate ed enormi prese d’aria che occupano quasi l’intera superficie del paraurti. Il carbonio a vista riveste tutti i bordi, aggiungendo una striscia di LED nella parte inferiore, sopra il sottile spoiler.

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La verniciatura nera contribuisce a nascondere l’attraente finitura del materiale leggero, ma anche a creare un contrasto sorprendente con i dettagli decorativi gialli. Il pacchetto esterno è completato da una grande presa d’aria aperta sul cofano, parafanghi svasati, minigonne laterali, un diffusore aerodinamico e un sistema di scarico con tre terminali disposti a triangolo.

Questa Audi RS Q8 più cruda presenta anche due spoiler posteriori, quello tipico sopra il portellone posteriore e uno nella funzionalità attiva sotto la sporgenza del lunotto. All’interno, questo SUV sportivo non ha eguali, con un abitacolo interamente rivestito in pelle gialla, dal pavimento al tetto, ai sedili e al volante. I lati del tetto panoramico sono ornati da una coltre di stelle in stile Rolls-Royce.

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PRESTAZIONI ESAGERATE

L’ammiraglia Audi vanta prestazioni da urlo con il suo motore V8 biturbo da 4,0 litri e una potenza massima di 640 CV. Troppo per la maggior parte degli automobilisti, con cui raggiunge i 100 km/h da fermo in soli 3,4 secondi, ma MANSORY non si accontenta di queste cifre e ha implementato significativi miglioramenti.

Nuovi turbocompressori e intercooler, un filtro dell’aria sportivo, un sistema di scarico sportivo – senza catalizzatore – e una centralina del motore modificata hanno portato la potenza massima della RS Q8 a 1.000 CV e 1.250 Nm di coppia. Non è la norma, ma il tuner ha aumentato le prestazioni di 360 CV, mantenendo il riserbo sui dati relativi alle prestazioni. Non ha nemmeno bisogno di dirli, perché è chiaro che lo scatto da 0 a 100 km/h dovrebbe avvenire in meno di tre secondi…

Nuovo Dacia Bigster: guida al configuratore

Il nuovo Dacia Bigster rappresenta un passo avanti per il marchio, entrando nel competitivo segmento C dei SUV. Con una lunghezza di 4,57 metri, il Bigster si distingue per il design robusto e moderno, che combina funzionalità e stile.
Gli interni spaziosi offrono comfort per cinque passeggeri e un bagagliaio generoso, con una capacità fino a 702 litri.

Il sistema multimediale avanzato, con touchscreen da 10,1 pollici, supporta Apple CarPlay e Android Auto wireless, garantendo connettività e praticità. Inoltre, il climatizzatore bi-zona e gli accessori innovativi come il sistema YouClip aggiungono un tocco di versatilità.

La gamma motorizzazioni include opzioni mild-hybrid e full-hybrid, con consumi efficienti e prestazioni fluide.

Con un prezzo competitivo a partire da 24.800 euro, il Dacia Bigster si posiziona come un’opzione ideale per chi cerca qualità, comfort e tecnologia senza compromessi.

Nuova Renault Clio 2026: Rendering totale

La nuova Renault Clio sarà completamente diversa rispetto al modello attuale.

La scorsa settimana sono apparse sul web le prime foto spia della nuova generazione della hatchback francese, che mostrano già alcuni dettagli del suo aspetto. Questo rendering di Kolesa.ri ci permettono di dare uno sguardo completo al modello.

La Renault Clio è uno dei modelli più vecchi dell’attuale gamma Renault: la sua prima generazione ha debuttato nel 1990 al Salone di Parigi. È diventata per due volte “Auto dell’anno in Europa” (nel 1991 e nel 2006) ed è uno dei modelli più venduti del Vecchio Continente: secondo i risultati di vendita del 2024 la Clio si è piazzata in seconda linea con il risultato di oltre 216 mila esemplari, dietro solo alla Dacia Sandero. Oggi è sul nastro trasportatore la quinta generazione della vettura, che ha debuttato all’inizio del 2019 e nella primavera del 2023 è stata aggiornata. Ora i francesi hanno messo alla prova la nuovissima utilitaria e possiamo farci una prima idea del suo aspetto.

A prima vista, potrebbe sembrare che le foto spia mostrino un altro restyling del modello di attuale generazione, ma dalla forma dei vetri laterali e del lunotto possiamo notare che la carrozzeria è diversa. È ancora nascosta sotto uno spesso strato di camuffamento, attraverso il quale si intravedono le caratteristiche di un design molto insolito del frontale, che non è simile a nessun altro modello Renault. C’è un “naso” più fortemente allungato con una griglia molto compatta per gli standard odierni e blocchi di fari, la cui forma è ancora nascosta dal camuffamento. I contorni del paraurti anteriore presentano una grande presa d’aria al centro, mentre lungo i bordi saranno posizionate strisce di luci di marcia a LED. La hatchback manterrà le tradizionali maniglie sulle portiere anteriori, mentre quelle posteriori saranno ancora “nascoste” nei montanti. Il lunotto sarà reso più stretto in altezza e i fari avranno una forma più angolare, in linea con le altre novità della Casa.

Rendering Kolesa.ru

DESING UNICO

Non ci sono informazioni confermate sulle caratteristiche tecniche della futura Renault Clio. È possibile che la novità riceva solo motori a benzina nelle unità soft-hybrid con un volume di 1,2 litri e una potenza compresa tra 115 e 140 CV, oltre a un motore ibrido E-Tech TCe da 160 CV con un volume di 1,8 litri, simile alla nuova Dacia Bigster.
La nuova Renault Clio potrebbe essere presentata in anteprima entro la fine dell’anno..

Nuovo Dongfeng Nammi 06: scheda tecnica

La presentazione del Nammi 06 electric si è tenuta in Cina all’inizio di aprile. L’anteprima pubblica della novità ha avuto luogo nell’ambito dell’attuale Salone dell’automobile di Shanghai. Ebbene, un paio di giorni fa in patria sono stati annunciati i prezzi preliminari e si è aperta la ricezione delle domande di partecipazione. Ricordiamo che in Cina, Nammi è stato recentemente un marchio elettrico separato da Dongfeng, “cresciuto” da una delle numerose divisioni dell’azienda. Il Parketnik con l’indice 06 è diventato il secondo modello del marchio indipendente – si è aggiunto a una semplice, ma elegante utilitaria Nammi 01. Tra l’altro, la “one” viene fornita per l’esportazione, anche in Europa. Tuttavia, al di fuori della Cina, l’utilitaria elettrica viene venduta con il marchio della casa madre Dongfeng: ad esempio, in alcuni Paesi è conosciuta come Dongfeng Box. Probabilmente, in seguito, il crossover diventerà anche un Dongfeng globale, nel qual caso gli verrà assegnato un nome diverso.

Come la hatchback, la Nammi 06 è costruita sulla piattaforma Quantum Architecture 3 di Dongfeng. La lunghezza della “sei” è pari a 4306 mm, la larghezza a 1868 mm, l’altezza a 1645 mm e il passo a 2715 mm. Per le sue dimensioni, Nammi 06 è paragonabile, ad esempio, a Volvo EX30 o BYD Yuan Up/Atto2. Per fare un confronto, le dimensioni della relativa hatchback Nammi 01 per la Cina: lunghezza – 4020 o 4073 mm (a seconda della versione), larghezza – 1810 mm, altezza – 1570 mm, distanza tra gli assi – 2663 mm. Il volume del bagagliaio del crossover è di 500 litri contro i 326 litri del portellone. Il parketnik ha cerchi da 17 pollici.

Se la Nammi 01 ha un aspetto volutamente “carino”, la Nammi 06, al contrario, ha ricevuto un design aggressivo. Davanti si notano i LED “a forma di zanna“, mentre sul tetto sono presenti le barre portatutto. Inoltre, il parketnik ha un portabagagli a due sezioni con una tavola pieghevole, che può essere utilizzata come “panca” (può sopportare un carico di oltre 150 kg).
Gli interni della Nammi 06 sono dotati di volante a due razze, schermi separati per il cruscotto (8,8 pollici) e schermi multimediali (12,8 pollici). Sotto il centro trovano spazio i deflettori dell’aria. Tra i sedili anteriori c’è una console: nella sua parte superiore c’è un caricatore wireless per uno smartphone (appare dalla seconda configurazione di anzianità), e all’interno c’è un ulteriore vano. I sedili possono essere abbattuti premendo un pulsante, in modo da avere quasi un vero e proprio “letto” nella berlina.

L’elenco delle dotazioni del crossover più economico comprende: gli schermi citati, airbag frontali e laterali, telecamera posteriore, cruise control adattivo, sistemi di frenata automatica e di mantenimento della corsia. Le versioni più costose includono il tetto panoramico apribile, il sedile del conducente riscaldato e ventilato, le tendine di sicurezza, le telecamere surround, l’assistente al parcheggio, il monitoraggio dell’angolo cieco, l’avviso di collisione posteriore e l’assistenza agli incroci.

DATI TECNICI

La Nammi 06 viene offerta con un unico motore elettrico sull’asse anteriore, che eroga 184 CV e 290 Nm (la potenza del motore della Nammi 01 hatchback è di 95 CV e 160 Nm). La batteria è selezionabile. Le versioni “semplici” sono dotate di una batteria con una capacità di 44,94 kWh; l’autonomia di questo crossover è di 401 km con il ciclo cinese CLTC. Le versioni più costose hanno una batteria con una capacità di 51,87 kWh e un’autonomia di 471 chilometri. La co-piattaforma hatchback è disponibile con una batteria da 31,45 o 42,3 kWh, l’autonomia della “one” varia da 310 a 430 chilometri.

In Cina Nammi 06 costa ora 89.900 – 119.900 yuan. Ma il prezzo è ancora preliminare, cioè i prezzi reali potrebbero essere ancora più bassi. Ad esempio, la BYD Yuan Up costerà almeno 99.800 yuan, mentre l’utilitaria Nammi 01 costa 65.800 yuan.

Il crossover Nammi 06 ha già attirato l’attenzione dei clienti cinesi. Come riferisce l’azienda Dongfeng, in appena un’ora dall’inizio delle prenotazioni il parketnik ha raccolto più di 11.000 richieste! Le vendite “live” inizieranno un po’ più tardi. È probabile che il modello venga esportato l’anno prossimo.