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In vendita la MCLaren MP4/6 di Ayrton Senna

Al Gran Premio del Brasile del 1991, Ayrton Senna conquistò finalmente la sua prima vittoria in casa al termine di una gara memorabile, caratterizzata dal blocco del cambio e dal temporale nell’ultimo giro. La McLaren-Honda MP4/6 che guidava è in vendita e potrebbe raggiungere un valore superiore ai 10 milioni di euro.
Di MaxK
Pubblicato il 30/11/2025 – 07:01
Questa McLaren MP4/6 è quella con cui Senna vinse eroicamente il GP del Brasile del 1991 ed è in vendita. GUARDA LE FOTO
Questa McLaren MP4/6 è quella con cui Senna vinse eroicamente il GP del Brasile del 1991 ed è in vendita.
RM Sotheby’s
Nel marzo 1991, Ayrton Senna disputava la sua ottava stagione in Formula 1. Era già due volte campione del mondo e un idolo nella sua nativa Brasile. Ma la vittoria in casa gli era sempre sfuggita. Quell’anno, Magic Senna partì in pole position al volante di una McLaren-Honda MP4/6 e riuscì a mantenere il comando sulla pista bagnata nonostante la pressione esercitata dalla Williams-Renault FW14 dell’instancabile Nigel Mansell. Quest’ultimo dovette ritirarsi al 59° giro, lasciando un po’ di respiro al pilota locale, davanti al quale la vittoria sembrava finalmente profilarsi. Ma, a dieci giri dall’arrivo, la quarta marcia della McLaren smise di funzionare, costringendo Senna a fare i conti con un notevole impatto sui suoi tempi. All’ultimo giro, mentre una pioggia torrenziale si abbatté su una parte del circuito di Interlagos, gli fu impossibile scalare sotto la sesta e ultima marcia, costringendolo a compensare il sottoregime giocando con la frizione e l’assenza di freno motore, raddoppiando lo sforzo sullo sterzo per far girare la vettura.

UN PEZZO DI STORIA

Ma Senna riuscì a tagliare il traguardo in testa, con meno di 3 secondi di vantaggio, regalando una delle sue prestazioni più memorabili. Esausto, riuscì a malapena a sollevare il trofeo una volta salito sul gradino più alto del podio. La monoposto al volante della quale Senna realizzò questa impresa è oggi in vendita.
Nel 1991, la McLaren-Honda MP4/6 portò a Senna il suo terzo titolo piloti e permise alla scuderia, per la quale correva anche Gerhard Berger, di vincere il titolo costruttori. Dotata di un telaio monoscocca e di una carrozzeria in fibra di carbonio, è alimentata da un motore dodici cilindri 3.5 aspirato che eroga ufficialmente 720 CV a 13.800 giri/min.
Si tratta dell’ultima F1 V12 con cambio manuale ad aver vinto il campionato. Inoltre, l’esemplare del GP del Brasile del 1991 è stato il primo ad essere prodotto (telaio MP4/6/1), il che aggiunge ulteriore valore alle caratteristiche che lo rendono un pezzo da collezione. L’auto è rimasta di proprietà della McLaren fino al 2020, quando è stata acquistata dall’attuale proprietario. Attualmente si trova a Dubai.
È qui che Senna ha dovuto attingere alle sue ultime risorse per terminare e vincere la gara.
È qui che Senna ha dovuto attingere alle sue ultime risorse per terminare e vincere la gara.
Prima di lasciare Woking, la MP4/6/1 è stata rimessa in condizioni di gara dai rinomati specialisti britannici di Lanzante. Questi ultimi effettueranno una nuova revisione prima che il prossimo acquirente ne entri in possesso. Per poter utilizzare la monoposto in pista, quest’ultimo dovrà sborsare una somma stimata tra i 10,5 e i 13 milioni di euro secondo la casa d’aste RM Sotheby’s che la propone all’asta… e sperare che il cambio sia stato riparato correttamente!

L’amore e l’auto ai tempi del Dieselgate: com’era il mercato dieci anni fa?

Dieselgate: Volkswagen paga 242 milioni di dollari in UK

Che strana sensazione, quel fine Novembre di 10 anni fa. Due mesi esatti dopo la deflagrazione dello scandalo Dieselgate il mondo auto ostentava un ottimismo di facciata in attesa del prevedibile effetto “tsunami” che sarebbe calato sulla fetta di mercato auto divenuta incombente sia nel canale privato che in quello delle Flotte.

UNRAE declinava così l’esordio di un prospetto analitico riassuntivo di quel periodo: “Arriva in Europa la ventiseiesima crescita consecutiva per l’Europa dei 28 più Efta” in un report nel quale la palma del mercato nazionale più virtuoso, quell’anno, spettò all’Italia che aveva registrato un aumento monstre rispetto all’anno precedente; insieme a lei la Spagna guidava l’orgoglio mediterraneo contro una riduzione della velocità dei Paesi-guida in Europa (Germania, Francia, Gran Bretagna).

Vero che in quel 2015 l’immatricolato italiano ha vissuto l’effetto di stimolo dell’Expo di Milano, con un boom di Noleggio a Breve e di nuovi ingressi nelle Flotte Aziendali.

L’eco della Santa Inquisizione dell’EPA contro i Costruttori tedeschi ed il loro simbolo elettivo del Turbodiesel Common Rail si sovrapponeva a quello delle stime econometriche di tutta la UE che davano tutti gli Stati dell’Eurozona in trend positivo, ed era la prima volta dal 2007.

Dieci anni fa: Dieselgate esplode, come i numeri del mercato europeo

Diesel, il termine che dieci anni fa fu probabilmente il più ripetuto, ripreso, dibattuto del 2015: tanto fu questo dieci anni fa quanto oggi quel termine evoca gli esorcismi. Diesel, come la chiave di diffusione di massa dell’auto anche dopo che il Crack Lehman aveva chiuso i rubinetti del credito a pioggia e fino a poco prima del Dieselgate.

Perché il Diesel consentiva comunque ai potenziali clienti di ottenere una quotazione dell’Usato dignitosa; perché il Diesel rimaneva una scelta affidabile per le Flotte; perché la diffusione di piattaforme comuni in tema di linee di costruzione industriale e di estensione della gamma commerciale di offerta era stato anche un buon muro di difesa del R.O.I. nel periodo bruttissimo che si era manifestato nel mercato auto europeo tra il 2008 ed il 2013, un periodo orribile tra crisi del debito sovrano, credit crunch, fallimenti societari e Barile di Petrolio ben oltre i 100 Dollari; e perché comunque, prima di essere bollato come ecocriminale, il Diesel nella sua espansione aveva permesso un graduale ribasso delle emissioni medie di CO2 che sulla base delle analisi istituzionali periodiche vede il 2015 con una riduzione di grammi di CO2 per chilometro percorso pari al 3% rispetto alla soglia registrata nel 2014.

Alla fine di quel 2015 le dichiarazioni del Direttore Generale di UNRAE dell’epoca sono evidentemente di tono positivo: Romano Valente valuta con soddisfazione il trend dell’Italia e ricorda l’esigenza in quel periodo di accelerare il ricambio delle ancora troppe “Euro 3” (9 milioni e mezzo, secondo le stime riportate) ancora in circolazione. Badate bene, per inciso, che nel 2015 erano già in vigore gli step successivi “Euro 4” ed “Euro 5”.

Vero che nel frattempo, rispetto ai fasti precedenti il 2007 (ultimo anno di vero boom di immatricolato in Europa) il “denominatore contrattuale” è cambiato radicalmente: iniziano in diversi mercati le autoimmatricolazioni, cresce in modo esponenziale il Noleggio contro il tradizionale acquisto e soprattutto il canale aziendale progredisce più del canale privato; questo il dato analitico di quegli oltre 14 milioni di nuove targhe del 2015 in Europa 28+Efta, oltre il 9% di crescita sul 2014.

Ed un rapporto del 2015 sul monitoraggio della qualità del carburante distribuito, realizzato dall’Agenzia europea per l’ambiente (Aea) con il Centro europeo sulla qualità dell’aria e il cambiamento climatico (Etc/Acm) in ossequio alle disposizioni della Direttiva europea sulla qualità del carburante (Fuel QualityDirective, Fqd), attesta diversi dati che visti oggi sembrano davvero incredibili: l’Agenzia rileva che in soli 8 Stati membri è stato registrato l’80% delle vendite di carburante di tutta l’Unione europea; mentre ci sono altri 15 Stati membri che consumano complessivamente circa il 10% del totale Carburante erogato nella UE, distribuendo il residuo 10% agli altri Stati dell’Unione.

L’Agenzia registra inoltre, su un panorama esteso a Private Car e LCV, un predominio del Diesel con punte di vendite per alcuni mercati che arrivano al 71%.

Un dato davvero rilevante se si pensa che le stesse punte massime rilevate nel 2001 si attestavano poco sopra il 50%; in quasi tutti gli Stati Membri oggetto della ricerca – eccezion fatta per Cipro, Grecia, Malta e Olanda – il Diesel copre una quota di mercato di almeno il 60%. Ecco, il panorama di quello che il mercato europeo recitava 10 anni fa; badate allo strano parallelismo vigente all’epoca e che oggi pare essere stato demonizzato: il Diesel dominatore ma anche strumento di decarbonizzazione e riduzione della CO2 per effetto dei progressivi Step Euro. Basterà l’indagine federale dell’EPA per criminalizzarne le emissioni di Nox senza che la UE alzi un dito per difenderlo.

Ultimo dato a margine dentro la dinamica del mercato del nuovo: nel territorio dell’UE si sono prodotti diciannove milioni e mezzo tra auto e Veicoli commerciali, e l’Italia in questo ha contribuito con oltre 1 milione di autoveicoli, una cifra che ha superato la soglia raggiunta nel 2008.

Mercato Auto Europeo 2025: tutto un altro mondo

Qualcuno di Voi ricorda uno Spot simpaticissimo dell’Istituto Geografico De Agostini, datato 1995, con l’astronauta sovietico sparato nello spazio prima della caduta del Muro e ripiombato anni dopo in Ucraina? Lo potete ritrovare cliccando qui a questo Link ; ma l’effetto che fa mettere a confronto le statistiche del 2015 con quelle odierne del mercato auto è lo stesso: si rimane destabilizzati.

“Macché Russia, questa è Ucraina”, lo spot profetico del 1995

A dieci anni dall’annessione russa della Crimea, la pubblicità realizzata all’indomani della fine dell’Unione So..

Per un attimo facciamo finta di aver vissuto subito dopo il Dieselgate un letargo che ci ha fatto superare, in un decennio:

-il ping pong elettorale statunitense e la staffetta Trump/Biden/Trump;

-l’esplosione dei Big Player cinesi ed asiatici;

-il Lockdown;

-la crisi dei Microchips;

-le trasformazioni societarie tra M&A, nuove alleanze ed abbandoni;

-il braccio di ferro tra Bruxelles e Costruttori europei su Fit for 55, Euro 7 e molto altro;

e di esserci risvegliati il primo Gennaio del 2025 in modo da aver potuto seguire in diretta:

 -il primo cambio di rotta della Commissione Van derLayen dopo la “mini botta” elettorale dell’estate 2024 alle Europee, ed il cambio di visione strategica degli Stati Uniti sull’ecologia con Donald Trump;

            -La guerra dei Dazi “stereofonica” tra USA, UE, Cina;

            -La serie di dietrofront di tanti Costruttori in tema di endotermici e di Diesel;

            -e, last but not least, la diluizione delle multe CAFE in tre anni a partire dal 2025.

Il Dieselgate non ha sprofondato il Gasolio, la politica di Bruxelles si: ora tocca alle BEV?

Ed ecco perché ricordavamo solo come dopo Ottobre 2015 non fosse stato il Dieselgate ad abbattere la fiducia dei consumatori sul motore a Gasolio ma piuttosto le dichiarazioni pubbliche dei Costruttori che hanno fatto a gara per preannunciarne la scomparsa dai listini; ed insieme alla presa di posizione della politica europea che fin dall’inizio del 2016 aveva tirato in aria i dadi per elencare tutto il calendario di date prevedibili nelle quali i diversi Governi avrebbero segnato la deadline oltre la quale camminare per strada con un motore endotermico e/o Diesel sarebbe costato ai fini penitenziali più di un concorso esterno in omicidio colposo.

Perché in realtà, dieci anni orsono, le pur gravi e imbarazzanti conseguenze mediatiche e legali del Dieselgate avevano scalfito ben poco la propensione all’acquisto ed al ricambio da parte di privati e Flotte delle auto a Gasolio, ed i motivi in serie erano anche prevedibili: buona parte degli acquisti di auto a Gasolio nell’ultimo periodo fino al 2015 era denominato in contratti di leasing aziendale, Noleggio a Lungo Termine e contratti con ciclo di sostituzione programmato; i Fleet Manager e gli acquisitori di Autoparchi per Imprese e P.A. avevano talmente familiarizzato positivamente con il motore Diesel da aver fatto la classica “pesa” tra rischi ed opportunità, tra vantaggi immediati e possibili svantaggi futuri. Le stesse Reti di Service e Manutenzione, oltre ai Distributori Ricambi hanno continuato a fare del motore a Gasolio il Business più significativo per attività e fatturato.

Confermo dunque la mia suggestione che coltivo da allora, per la quale secondo me gli unici fattori che hanno affossato dal Dieselgate in poi il motore a Gasolio sono stati nella inquisizione dei vertici istituzionali e politici dentro la UE, unita alla curiosa e strumentale presa di distanza dei Manager dell’epoca (spero tutti mandati a fare altro, nel frattempo) che hanno prefigurato l’abbandono mai avvenuto dell’endotemico a Gasolio nella Gamma ed anzi rinnegato da quasi tutti i Costruttori con imbarazzanti dietro front; ed infine il Gasolio si è spento nel combinato disposto tra Costruttori ed Unione Europea sulle “MildHybrid” sostitutive “take away” delle auto a Gasolio.

Che nel frattempo per le poche auto rimaste in offerta sul mercato ha cominciato a vedere salire notevolmente il prezzo finale di acquisto.

Il Marketing abbandona Kotler, abbraccia Kafka e Niestsche

Ed ecco perché in ogni contesto nel quale posso esprimere il mio giudizio motivato, il Dieselgate mi appare sempre di più come il male minore rispetto ad un trend di mercato nel quale all’epoca, senza più il credito a pioggia, il coltello dalla parte del manico ce lo avevano i Clienti e non certo i Costruttori. Con tutte le conseguenze del caso e con un monito sempre opportuno, a volte, di Tamura Kafka: “C’è un punto di non ritorno nelle cose della vita oltre il quale non si può né tornare indietro né andare avanti. E nel quale l’unica cosa da fare è rassegnarsi ad accettare”.

E questo, associato al pensiero di Nietsche secondo cui: “le verità sono spesso illusioni o metafore che, a causa della ripetizione, hanno perso la loro natura illusoria e sono diventate credenze consolidate” ha portato il motore Diesel da paladino della mobilità e della decarbonizzazione a crimine contro l’umanità; ha reso i Clienti delle tante Turbodiesel da virtuosi partecipanti alla vitalità aziendale al ruolo di compagni  che sbagliano; ed ha iniettato nella già precaria consapevolezza dei consumatori che fosse imperativo superare il mostro del Gasolio con il miracolo ecologico del “Mild hybrid” che, proprio per questo, doveva e poteva costare molto ma molto di più di un corrispondente o parametrico modello ad endotermico puro.

 

Bastava crederci, e in molti ci hanno creduto. Ma se non Vi è chiaro quanto la politica coesa con il management del mondo auto abbia potuto affossare il Gasolio più del Dieselgate, guardate cosa è avvenuto nel 2025 con il mondo elettrico ed Ibrido: i superdazipreannunciati da Bruxelles contro la Cina hanno anticipato una mole di importazioni ad inizio anno di BEV e PHEV; idem è avvenuto in America prima che i nuovi dazi di Trump prendessero il via; ed anche la politica cinese ha avuto il suo peso rispetto alla volontà del mercato se è vero che la fine dei sussidi alle auto elettriche deciso da Pechino dal prossimo anno ha già sortito effetti immediati su una bella serie di programmi industriali. Il mercato automobilistico dell’Unione Europea – da fonte: ACEA – ha chiuso il primo semestre 2025 con un calo dell’1,9% rispetto al 2024, a causa di un giugno in forte perdita (-7,3%). Le “Mild” si confermano ancora la scelta preferita dai clienti, ma la quota delle BEV cresce al 15,6% mentre crolla la quota di benzina e diesel, che insieme scendono sotto il 38% del mercato rispetto al 48,2% del 2024. In particolare le auto a benzina sono scese al 28,4% del mercato e le Diesel a meno del 9%. Una debacle, se si pensa che dieci anni prima eravamo serenamente nella media del 60%. E la immatricolazione dei motori a gasolio nel primo semestre è quella che in percentuale è crollata più di tutte rispetto al 2024: – 28%.

Eppure dai sei ai primi dieci mesi di quest’anno (Ottobre) c’è stato un minimo rialzo delle immatricolazioni contro una riduzione proiettiva delle motorizzazioni a benzina: la quota congiunta delle due alimentazioni per endotermico scende al 36,6% da Luglio ad Ottobre, un piccolo smottamento rispetto al 38% del primo semestre. Tuttavia il crollo maggiore è del benzina che scende sotto il 27% mentre il Gasolio torna un pelo sopra il 9%.

Guarda caso, nel periodo in cui si è cominciato a parlare di aperture su Biocarburanti e più in specifico di Biodiesel…

Vuoi vedere che, sempre mimando Tamura Kafka, siamo di nuovo in un momento in cui il motore endotermico è arrivato nella fase di non ritorno del raschiamento del barile? In tanti pensano che dal prossimo anno la ripresa di quattro tempi, rotativi e Diesel inizierà a farsi vedere attraverso i Range extender e le alimentazioni alternative. E forse anche il Diesel tornerà protagonista. Non certo monopolista come nel 2015, ma neppure destinato ad uccidersi da sé stesso come quando dei Manager folli ed imbelli nel mondo dell’auto hanno dopato con il credito a pioggia la percezione del Cliente che andando avanti negli anni le auto potevano costare meno. Una illusione ottica, una sniffata di stupefacente commerciale che poteva fare parecchi danni. E che oggi speriamo di poter ritenere un pericolo scampato.

Riccardo Bellumori

Nuova Cupra Raval 2026: Anteprima

La nuova Cupra Raval porterà la sportività in formato citycar.

La versione di serie della “calda” hatchback del marchio spagnolo, che per ora è ancora nascosta da una pellicola mimetica, è apparsa in nuove foto ufficiali. L’inizio delle vendite è previsto per il 2026.
La gamma di modelli del marchio spagnolo dovrebbe presto arricchirsi di una hot hatch, denominata Cupra Raval. L’azienda sta già da tempo stuzzicando la curiosità con questa novità: già nel settembre 2021, al Salone dell’Auto di Monaco, era stato presentato un concept chiamato UrbanRebel. Nell’estate del 2022 è apparsa una show car omonima più vicina alla versione di serie. Nel maggio 2023 Cupra ha presentato una versione pre-serie e ha svelato il nome ufficiale. Vale la pena ricordare che Raval prende il nome da uno dei quartieri di Barcellona.

La Cupra Raval, una hot hatch di serie ma camuffata, è stata presentata nel settembre 2025 al Salone dell’Auto di Monaco. Ora, in vista dell’imminente debutto, il marchio spagnolo ha deciso di ricordare la cinque porte, presentandola ancora una volta, purtroppo ancora camuffata. Da notare che per la pellicola mimetica è stata utilizzata una stampa con la mappa del quartiere Raval, uno dei più belli del Paese.
La futura novità Cupra ha ricevuto espressivi stampi sul cofano, grandi fari “obliqui”, una presa d’aria piuttosto grande con un motivo a rete, integrata nella parte inferiore del paraurti anteriore.

La Cupra Raval è dotata di normali specchietti esterni, maniglie delle porte a scomparsa, montanti anteriori e centrali del tetto neri, nonché originali cerchi da 19 pollici, il cui disegno ricorda quello di una sega circolare.

DATI TECNICI

È noto che questi pneumatici così memorabili sono montati sulla versione top di gamma VZ Extreme, con una larghezza di 235 mm. Inoltre, questa versione ha una carreggiata aumentata di 10 mm, sospensioni sportive DCC con rigidità aumentata (+5%), differenziale elettronico a frizione aumentata e snodi sportivi. L’abitacolo di questa versione Cupra Raval è dotato di sedili avvolgenti Dinamica.

La novità del marchio spagnolo si baserà sulla piattaforma MEB+, che la accomunerà alla hatchback Volkswagen ID. Polo e al SUV Skoda Epiq. Come riportato in precedenza da Kolesa.ru, la Cupra Raval sarà disponibile solo in versioni con un unico motore elettrico posizionato sull’asse anteriore. La potenza della versione top di gamma VZ Extreme è di 226 CV. L’autonomia con una sola ricarica di questa hot hatch è relativamente modesta: circa 400 km (calcolata secondo il ciclo WLTP).

Ora sono emerse informazioni su due versioni più semplici, con cui la novità sarà lanciata sul mercato al momento dell’inizio delle vendite. Si tratta della versione base Dynamic e della versione intermedia Dynamic Plus. La potenza massima del motore elettrico è di 211 CV, l’autonomia senza ricarica è di circa 450 km.

L’elenco delle dotazioni della versione intermedia comprende un sistema ADAS avanzato, un assistente di parcheggio, fari a matrice e un sistema audio con 12 altoparlanti.

L’inizio della produzione e delle vendite della Cupra Raval è previsto per il 2026. L’azienda ha anche rivelato il prezzo indicativo della versione base della hatchback: sul mercato europeo costerà circa 26.000 euro.

A titolo di confronto, il costo della “parente” Volkswagen ID. Polo, secondo i piani dell’azienda, non dovrebbe superare i 25.000 euro (circa 2,25 milioni di rubli).

Audi punta sul Diesel e presenta il nuovo V6 TDI

Audi ha modernizzato il suo apprezzato motore turbodiesel da 3,0 litri per migliorarne le prestazioni e ridurre le emissioni inquinanti nell’atmosfera. Per farlo, gli ingegneri hanno dovuto aggiungere tre motori elettrici da 48 volt e passare a un carburante ecologico che sostituisce il diesel: l’HVO (olio vegetale idrotrattato). Le prime auto ad avere il motore V6 TDI EA897evo4 saranno le Audi Q5 e Audi A6 attuali.

Il motore EA897 è in produzione dal 2010 e Audi non ha ancora intenzione di abbandonarlo, poiché molti europei continuano a considerare il diesel la scelta migliore per un’auto di fascia alta (per quelle di fascia bassa il rapporto prezzo/potenza è ormai troppo sfavorevole). Questa settimana è stata presentata la quarta evoluzione di questo motore: l’Audi V6 TDI EA897evo4. In realtà, non si tratta più di un singolo motore, ma di un intero sistema ibrido a bassa tensione composto da molti componenti.

Il turbodiesel modernizzato è supportato da tre motori elettrici a 48 volt. Il primo è un motorino di avviamento-generatore collegato all’albero motore tramite una trasmissione a cinghia, che si occupa dell’avviamento del motore e genera energia elettrica per la batteria tampone. Nel crossover Audi Q5 questa batteria è posizionata direttamente sopra la sospensione posteriore, mentre nell’Audi A6 si trova nel paraurti posteriore. La capacità della batteria non è specificata nel comunicato stampa, ma a titolo indicativo diciamo che nell’Audi A6 con motore turbodiesel da 2,0 litri, che monta un sistema ibrido simile, tale capacità è di 1,7 kWh. Non è prevista l’alimentazione della batteria da una fonte esterna.
Il secondo motore elettrico fa girare la ventola che crea una pressione in eccesso all’aspirazione: in parole povere, si tratta di un sistema di sovralimentazione elettrica che funziona in tandem con un normale turbocompressore a geometria variabile. Audi ha già utilizzato la sovralimentazione elettrica in precedenza, sui modelli S4, S6 e SQ5, ma in questo caso non si limita a compensare il cosiddetto “buco di turbo”, ma funziona costantemente insieme al turbocompressore e può ricevere da esso aria già compressa per accelerare la rotazione della ventola. Secondo Audi, questo schema parallelo è più efficiente, il motore raggiunge più rapidamente i giri e l’auto accelera di conseguenza più velocemente.

La pressione di sovralimentazione massima complessiva è di 3,6 bar. La potenza massima del turbodiesel EA897evo4 è di 299 CV e 580 Nm.

TRE MOTORI ELETTRICI

Il terzo motore elettrico è di trazione, è collegato al cambio (7 marce “robotizzato” S tronic con due frizioni) e consente all’auto di viaggiare a basse velocità esclusivamente con la trazione elettrica, cioè con il V6 spento. In caso di accelerazioni intense, il motore elettrico di trazione assiste il motore V6, fornendogli potenza aggiuntiva, mentre in fase di frenata e di marcia per inerzia genera energia per la batteria tampone. La potenza massima di questo motore elettrico è di 18 kW (24 CV) e 230 Nm. La potenza massima di recupero del sistema è di 25 kW (34 CV).

Un’altra caratteristica importante del motore EA897evo4 è la possibilità di alimentarlo con HVO (olio vegetale idrotrattato): tutte le Audi equipaggiate con il nuovo motore diesel usciranno dalla catena di montaggio con questo carburante nel serbatoio. L’HVO è un sostituto del gasolio che utilizza idrocarburi appositamente trattati e purificati, ottenuti da materie prime biologiche di scarto, ovvero da grassi animali e vegetali esausti, oli animali e vegetali e vari scarti agricoli. Si ritiene che la combustione dell’HVO rilasci nell’atmosfera il 70-95% in meno di CO2 rispetto alla combustione del gasolio convenzionale.

Il carburante HVO è più costoso del gasolio, ma le persone lo acquistano non solo per la loro coscienza ecologica, ma anche perché l’HVO è più pulito del gasolio, inquina meno il motore e i filtri con i depositi ed è molto più resistente al gelo.

Nuova Mercedes Classe S 2026: Rendering Completo

La nuova Mercedes Classe S restyling è ad un passo dal lancio ufficiale.
Recentemente sono apparse in rete alcune immagini del paraurti anteriore della berlina di punta rinnovata, grazie alle quali abbiamo la possibilità di riprodurne con maggiore precisione l’aspetto esteriore.

La storia del modello Classe S (derivato dal tedesco Sonderklasse, “classe speciale”) è iniziata nel 1972, quando fu presentata la prima generazione con l’indice di fabbrica W116. Oggi è in produzione la settima generazione della berlina con carrozzeria W223, presentata in anteprima nell’autunno del 2020. Era giunto da tempo il momento di un restyling programmato e nei giorni scorsi alle tradizionali foto spia si sono aggiunte alcune immagini trapelate in rete di alcuni elementi dell’esterno e degli interni del modello aggiornato.

I principali cambiamenti nel design riguardano la parte anteriore: come avevamo ipotizzato la scorsa estate, la Classe S rinnovata avrà una cornice nera della griglia del radiatore che si fonde visivamente con i fari. La griglia stessa diventerà più alta, pur mantenendo la sua forma e il suo design (anche se invece di tre barre cromate orizzontali ce ne saranno quattro).

Rendering Kolesa.ru

LO STILE TUTTO NUOVO

Anche i fari aumenteranno di dimensioni e ora il modello di punta aggiornato sarà facilmente riconoscibile nella parte anteriore grazie a una coppia di stelle a LED a tre raggi su ciascun lato.

Il paraurti è completamente nuovo e realizzato nello stile attuale dell’azienda (il rendering mostra la versione AMG Line con grandi prese d’aria ai lati).

Le modifiche posteriori potrebbero essere meno significative, ma comunque abbastanza evidenti: i fanali, pur mantenendo la loro forma, avranno un interno completamente nuovo con le stesse stelle delle luci di posizione. Ne abbiamo già visti di identici sulla nuova Classe E, ma sulla berlina di punta ce ne saranno tre su ciascun lato.
A giudicare dalle foto spia, anche l’abitacolo della Classe S sarà sostanzialmente rivisto, cosa insolita per questo modello (in precedenza, i restyling riguardavano solo dettagli relativamente minori). L’auto avrà un cruscotto completamente nuovo con schermi integrati, come nella Classe E e nella nuova GLC elettrica. Per quanto riguarda la parte tecnica, le modifiche potrebbero essere minime, come un leggero aumento della potenza dei propulsori ibridi.
Il debutto della Mercedes Classe S restyling è previsto nei prossimi mesi. Nel frattempo, pochi giorni fa è stata lanciata sul mercato la nuova station wagon Mercedes-Benz CLA. Vi invitiamo inoltre a leggere i recenti articoli dedicati alla Classe S con carrozzeria W140 usata.

Vendita Ricambi Usati: Per Bruxelles sono tutti Professionisti

Profilo A) Sei un vecchio meccanico ormai fuori dall’attività. Definirti “pensionato” però sarebbe una offesa, visto che la Tua Cassa Artigiani presso l’INPS Ti riconosce poche centinaia di Euro al mese dopo quaranta anni di versamenti e nemmeno un giorno di malattia a casa; e anche perché dentro di Te l’idea di invecchiare ed essere disutile non la riesci ad accettare: e dunque più che guardare camion ed escavatori davanti ai cantieri preferisci ancora toccare la meccanica con mano; e molto spesso Ti restano tra le mani, ancora, parti di Ricambio ed apparati che qualche ex Cliente affezionato ti chiede di sistemare, e che a lavoro finito accatasti al fondo del Tuo Garage. 

E a tal proposito, hai anche deciso finalmente di dismettere quel piccolo e casareccio magazzino di pezzi usati (semiassi, dischi freno, differenziali, collettori di scarico e monoblocchi, scatole sterzo, ammortizzatori e persino cristalli e parti di carrozzeria) frutto di sostituzioni e di paziente esplorazione degli sfasciacarrozze del Tuo circondario durante gli anni di esercizio dell’Officina.

Profilo B) Sei invece un privato cittadino di mezza età con la fissa del meccanico dilettante anche se magari lavori dentro un Reparto di Supermercato; insomma sei uno di quelli che per sola passione amano smanacciare dentro motori ed auto anche dei tuoi amici e conoscenti. La Tua passione, in fondo, non la si potrebbe chiamare “attività”, e nonostante tuttavia l’Italia sia ancora una ottima roccaforte del “nero” quello che fai non dovrebbe neppure incorrere nei rigori del Fisco; anche perché magari Ti dedichi spesso a lavorare sulle auto in forma del tutto gratuita (o in modalità “cambio merce” con gustosi inviti a pranzo o al massimo con il ricevere la canonica crostata fatta in casa) e dunque sei in regola anche rispetto alle soglie contabili massime detassate perché definite per il lavoro “occasionale” (e dunque dispensato da obbligo di Partita Iva).

Profilo C) Sei infine un Privato cittadino giovane, magari persino uno studente, che ha dimestichezza con i Social ed il Web; dunque hai creato account nei principali marketplace telematici pubblicianche per non pesare su mamma e papà ai quali la retta universitaria e l’affitto fuori sede già costano uno sproposito. Sei un ragazzo volenteroso ed ingegnoso, ed amici e conoscenti si fidano di Te e trovano il Tuo modo di presentare e recensire le cose assolutamente vincente. E dunque si rivolgono ripetutamente a Te anche per vendere parti di ricambio di auto non più detenute, gomme invernali, kit di riparazione, etc etc.

Tre profili di venditori diversi, stesso esito: oltre 2000 Euro tracciati in Rete

Ora, facciamo finta che con questo nesso di causa i diversi Profilo A), B) e C) in questo anno 2025, eccezionalmente, abbiano avuto un “boom” di transazioni e pagamenti dai loro Account personali nei Marketplace pubblici usualmente utilizzati per la compravendita di cose usate, tra le quali anche i ricambi auto (Amazon, eBay, Subito.it i principali); in particolare (vado a braccio, perdonate):

il vecchio meccanico ha avuto la fortuna di piazzare velocemente in poche settimane ad un collezionista due vecchi monoblocchi BMW ed un cambio automatico di una vecchia Mercedes. Tutta roba ricondizionata e funzionale, e poi, roba vecchia un corno! 

Con il ritorno di fiamma del collezionismo quel materiale ora vale una fortuna, ed il nostro anziano meccanico si fa persino scrupolo ad accettare un bonifico di 2.500,00 Euro complessivi per il materiale venduto: un supporto di cashflow benedetto per il suo scarno IBAN lambito dalla pensione.

Il meccanico dilettante invece in questo 2025 ha praticamente investito i weekend in un settore per lui abbastanza nuovo: per conto di un amico carrozziere ha accettato di intermediare attraverso il suo account marketplace accessori e componenti estetiche Tuning recuperate da auto destinate alla demolizione: Cerchi, spoiler, volanti sportivi. 

Si fa presto, anche in questo caso, a raggiungere con una decina di transazioni i 2.500,00 Euro: giuste giuste per regalare alla sua famiglia una settimana di ferie natalizie.

E il nostro studente volenteroso? Beh, lui ha seguito la sua attrazione per le auto d’epoca ed ha iniziato ad affiancare un Owners Club di appassionati di Alfa Romeo: gente alla buona, che invitandolo ai raduni ed alle cene di gruppo hanno bonariamente sfruttato i suoi account digitali per vendere decine e decine di componenti rinomate del Biscione. Ed in questo caso, in assoluta buona fede, i 2.200,00 Euro registrati ufficialmente lungo l’anno hanno fruttato al giovane “solo” poche centinaia di Euro di provvigioni che gli serviranno per revisionare il suo PC ormai davvero vecchio.

Il nodo cruciale di tutto questo? Stiamo parlando di ricambi e componenti per auto, anche usati: un contesto commerciale che già di per sé e’ abbastanza “massivo” e che per giunta, con l’esplosione dei costi e dei valori legati al mondo del “Second Life”, porta molto più velocemente di prima a raggiungere cumulativamente gli importi che ho elencato esemplificativamente sopra.

 

Ok, direte Voi. Dove è il senso di questa storia? E’ che tutti e tre, per effetto di un nuovo dispositivo normativo tra Unione Europea e Stati Membri, sono soggetti destinati ad essere tracciati. Come e con quali conseguenze?

Le nuove regole Europee: non esiste MAI la vendita on line occasionale?

E’ il 2021 e il Consiglio Europeo vara la Direttiva 514 ridefinita DAC7: norma che intende contrastare l’evasione fiscale in settori “esplosi” dentro l’Unione e per i quali la moltiplicazione degli operatori e delle operazioni genera, è vero, un “gruzzoletto” che rischia di passare tra maglie troppo larghe del monitoraggio. Tra queste maglie si è deciso invece di “trattenere” i flussi provenienti dalle diverse piattaforme di transazione on line di booking ricettivo e di locazione di immobili, di Noleggio auto, di intermediazione di beni nuovi ed usati e di servizi alla persona. 

La Direttiva (ridefinita DAC7) prevede l’obbligo dei gestori di questo tipo di piattaforme digitali di comunicare attraverso una modulistica specifica all’Agenzia delle Entrate i dati discriminanti di operatori titolari di account le cui operazioni di vendita svolte entro un anno solare ammontino cumulativamente a più di 2000 Euro di importo (ritenuto come tale come corrispettivo fiscale di vendita) oppure superino in numero le 30 operazioni. 

Fino a qui nulla di trascendentale: la norma ha un suo fondamento nell’obbiettivo di monitorare attività che possano, per numero e per importo, essere suscettibili di continuità professionale ed operativa tali da contraddire il requisito della occasionalità “protetta” anche fiscalmente dall’obbligo di registrazioni, fatturazioni e dunque assoggettamento ad un profilo fiscale definito. Dunque dal 1° Gennaio 2024 all’Agenzia delle Entrate pervengono regolarmente stringhe di Dati che riepilogano account, nominativi associati e relativi riferimenti identificativi opportunamente verificati; questo insieme alla traccia cumulativa delle transazioni annuali effettuate e del loro ammontare. Fin qui la norma generale europea ed il collegamento burocratico con il Fisco italiano. 

Il quale, però, a questo punto è chiamato a dover valutare e giudicare quali e quanti tra i soggetti tracciati siano da confermare quali occasionali (e dunque esentati da una serie corposa di adempimenti fiscali) ovvero da includere nella dimensione dei venditori professionali di per sé obbligati ad acquisire una Partita Iva nel contesto del Codice ATECO più appropriato (ad esempio per la rivendita di Ricambi Usati potrebbe essere il 47.91.10 – Commercio al dettaglio via Internet di ogni tipologia di prodotto), tenere una contabilità ed ovviamente svolgere tutti gli adempimenti fiscali e contabili del caso. Ma attenzione, e questo sarà tema di eventuali approfondimenti futuri: il superamento delle soglie che obbligano le piattaforme a tracciare i soggetti intermediatori non implica automaticamente la qualifica di venditore strutturato, professionale e duraturo, ma la valutazione della frequenza, della regolarità delle operazioni e la definizione del profitto derivante è l’elemento discriminante. Quello che invece, come combinato disposto mi spaventa di più rispetto alla questione fiscale è una considerazione giuridica: la valutazione di soggetto imprenditoriale non occasionale tenuto al regime IVA, con riferimento ad operazioni passate, influisce anche sulla responsabilità solidale di garanzia che il soggetto professionale deve riconoscere ad un acquirente di ricambi usati? 

Anche questo è un argomento che chiariremo presto.

Riccardo Bellumori

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La Cina punta sulle Auto Low Cost: elettriche e ibride

Le case automobilistiche cinesi stanno guidando l’era elettrica verso una nuova fase, inondando il mercato con veicoli elettrici a basso costo e ibridi plug-in al Salone dell’Auto di Guangzhou.

Con prezzi che partono da 100.001 yuan (14.100 dollari) e arrivano fino a 150.000 yuan (21.100 dollari), questa nuova generazione di veicoli invia un messaggio difficile da ignorare: la Cina intende conquistare il mercato di massa dell’elettrificazione.

Secondo Nikkei Asia, molte delle più grandi case automobilistiche cinesi si stanno preparando a esportare questi nuovi modelli economici. Per i marchi occidentali tradizionali che ancora lottano con i costi di produzione e gli obiettivi di emissioni, questi prezzi non segnalano una sana concorrenza, quanto piuttosto l’inizio di una revisione globale dei prezzi.
Diversi nuovi modelli di veicoli elettrici e ibridi plug-in hanno fatto il loro debutto al salone, tra cui la Leapmotor A10, che dovrebbe costare circa 100.000 yuan (14.100 dollari) ed essere esportata in tutto il mondo. La berlina elettrica Lafa 5 della stessa azienda dovrebbe essere lanciata a un prezzo simile.

Nio ha fatto una forte impressione con la sua Firefly, presentata per la prima volta con guida a destra. Con un prezzo di circa 100.000 yuan (14.100 dollari) in Cina, la Firefly entrerà in 17 nuovi mercati il prossimo anno, raggiungendo l’America Centrale e oltre. GAC si è unita con la sua Aion i60, un SUV range-extender a partire da 109.800 yuan (15.500 dollari).

L’industria automobilistica cinese è stata coinvolta in una guerra dei prezzi negli ultimi anni e non ci sono segni di raffreddamento, poiché le case automobilistiche lottano febbrilmente per conquistare quote di mercato. Il segmento di fascia bassa del mercato si sta rivelando un campo di battaglia particolarmente agguerrito, secondo quanto riporta Nikkei Asia.

NON SOLO ELETTRICO

Solo nei primi nove mesi di quest’anno, in Cina sono stati venduti 2,35 milioni di veicoli elettrici e ibridi plug-in con un prezzo compreso tra 100.001 yuan (14.100 dollari) e 150.000 yuan (21.100 dollari). Questo lo rende il segmento di mercato più grande della nazione, in crescita rispetto agli meno di 1,5 milioni dello stesso periodo dell’anno scorso.

Al contrario, i modelli con un prezzo compreso tra 150.001 e 200.000 yuan (21.100-28.200 dollari) hanno mantenuto una vendita stabile di circa 2,3 milioni di unità.
Si è registrata una crescita significativa anche nel segmento dei veicoli elettrici ancora più convenienti. Il numero di veicoli venduti nella fascia di prezzo compresa tra 11.300 e 14.100 dollari e in quella inferiore a 11.300 dollari è raddoppiato, superando il milione di unità.

Sebbene il numero crescente di modelli accessibili sia positivo per i clienti cinesi, sta danneggiando le stesse case automobilistiche. Nel trimestre luglio-settembre, l’utile netto di BYD è sceso del 30%, il primo calo in quattro anni. Great Wall ha subito un colpo simile, con un calo dei profitti del 30% nonostante un aumento delle vendite del 20%.

Nel frattempo, le esportazioni stanno accelerando. Nei primi tre trimestri di quest’anno, i marchi cinesi hanno spedito all’estero 1,75 milioni di veicoli elettrici e ibridi plug-in, con un incredibile aumento dell’89% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.