Steve Baker il Campione di Moto silurato per amore

Se nello Sport esistessero “LE” storie, quella che Vi racconto avrebbe avuto una eco da prima pagina per anni.

Ma purtroppo prevale sempre “LA” storia, dove il protagonista è “politically Correct” e dove di spazio per i protagonisti “alternativi” o “malqdetti” non è quasi mai il caso di riservarne. 

Stiamo tutti ricordando i quaranta anni dall’ultima “Doppietta Mondiale” nel Campionato Velocità: era il 1985 e Freddie Spencer, davvero sovrumano, vinceva solennemente la Classe 250 e 500 con la Honda. Prima di lui l’ultimo era stato Giacomo Agostini, e dopo Freddie nessuno più aveva ripetuto il record. Eppure come detto la Storia ricorda sempre a senso unico, e dimentica gli eroi “eversivi” o controvento.

 

Per questo nessuno mai ricorda, nella storia del Motomondiale, che il primo statunitense Iridato in Albo d’Oro è stato lui, Steve Baker: il primo a inserire in Albo d’Oro mondiale la Bandiera USA è stato lui.

Campione 1977 del F.I.M. Trophy 750 in sella alla devastante Yamaha 750, pur con il doppio impegno stagionale (500 e 750) al suo esordio in Europa anche nella mezzo litro dove finì quell’anno Vice Campione del Mondo. Stiamo parlando, dunque, del primo Pilota che, dopo Agostini e prima di Freddie Spencer, ha sfiorato la “doppietta vincente” stagionale in due classi.

Già Vice Campione AMA sempre con Yamaha nel 1976, Steve era americano, venticinquenne di belle speranze, veloce, affidabile. E assolutamente lucido e folle alla guida delle moto, che più erano potenti ed inguidabili e più trovavano nella guida di Steve il “ manico” tipico da CowBoy per domare le più imbizzarrite tra le giapponesi; e la “Yamaha OW31” da 750 cc. era un mostro che in pochi sapevano e volevano guidare. 

Al punto che si potrebbe ben mettere Steve tra i tre “Guru” della guida all’americana insieme a Pat Hennen ed ovviamente King Kenny Roberts. Steve Baker, originario di Bellingham, nello stato di Washington, iniziò a gareggiare nei primi anni Settanta e affinò il suo talento correndo negli impegnativi circuiti nazionali statunitensi e canadesi. Divenne quasi subito professionista e trascorse gran parte della sua prima carriera viaggiando verso nord per correre in Canada. Essere un campione in quell’ambiente significava dover correre su strada, a ostacoli e in pista piana, e questa forma di corsa ha generato diverse generazioni di stelle di punta come Gary Nixon, Wayne Rainey e, forse il più grande di tutti, Kenny Roberts. 

Cosa poteva accadere a questo giovane talento perchè non fosse baciato dalla benevolenza della Yamaha prima e dalla buona sorte dopo? E invece, nel 1978, quel Vice Campione del Mondo e primo alfiere della Yamaha…Venne licenziatodalla Casa dei tre Diapason, e dovette correre ad “appoggiarsi” al Team Gallina. Vi rendete conto? La Yamaha, disperatamente a caccia di un modo per battere la stratosferica Suzuki e ripetere l’Oro di Giacomo Agostini, aveva tra le mani il più promettente e brillante talento americano (elemento ottimo anchr in chiave di mercato visto che gli Stati Uniti erano un obbiettivo sensibile da sempre dei giapponesi, con il “dente avvelenato da Enola Gay in poi, e soprattutto dopo la Costituzione del Generale Mac Arthur che aveva abolito la figura divina dell’Imperatore), talento di soli 25 anni capace di proiettare per anni risultati clamorosi.

Come mai era successo questo “patatrac” ? Cosa era accaduto?

Steve Baker e quella zuffa malandrina

Per anni la versione dei fatti reale fu occultata, ed a lungo si volle accusare una ipotetica guerra di interessi commerciali e mediatici che avrebbero favorito il povero ed incolpevole Kenny Roberts ritenuto favorito dai vertici di Iwata per la sella della YZR e per il Titolo Mondiale. Ebbene, la storia vera, per come raccontata da Steve stesso, Vi lascerà di sasso. 

Nulla di qualunque cosa potreste mai pensare, visto il motivo raccontato dal diretto interessato moltissimi anni dopo

E’ il 25 Giugno del 1977, e siamo in Olanda, sul circuito di Assen: Bob Work fa parte dello Staff del Reparto Corse di Yamaha; contemporaneamente è anche il “talent scout” di Steve Baker, avendolo materialmente ammirato in Canada e da là “prelevato” per metterlo su una Yamaha del circuito AMA; caso vuole che Bob Work sia anche il fidanzato della sorella di Steve Baker. 

La cosa non potrebbe che essere propizia e beneaugurale: i Quattro viaggiano come una comitiva fraterna con il loro MotorHome da una parte all’altra dell’Europa, e…

Ho detto “QUATTRO”? Si, perchè con Steve, sua sorella e Bob Work fa parte del gruppetto anche Bonnie, la fidanzata di Steve. 

Considerata dalla sorella un po’ come la classica ….gnottache si è accaparrato il giovane e promettente Campione per solo interesse. Vero o non vero, la sorella si era messa di punta durante quella Stagione contro Bonnie: e dato il contesto e l’ambiente molto ravvicinato entro il quale stava maturando questo insano “feeling” tra le due, il peggio era ormai pronto ad accadere.

E per la legge di Murphy, secondo la quale le cose accadono quando proprio non dovrebbero, in quel Weekend ad Assen la sorella di Steve accusa Bonnie, sic et simpliciter, di essere ripetutamente entrata ed uscita da diversi Campersparcheggiati poco fuori il Paddock mentre il suo fidanzato Steve rischiava l’osso del collo nelle prove in Pista; e presumibilmente – con una insinuazione mica tanto velata – lo avrebbe fatto non certo per cercare zucchero o sale terminati nella loro cambusa…Insomma, la ragazza gioca il tutto per tutto per far scaricare Bonnie dal fratello Steve.

Pochi di Voi sanno, tuttavia, che in quel contesto di calendario iridato, arrivati ad Assen, vi erano delle peculiarità più uniche che rare a qualificare una Stagione fino a quel momento straordinaria per Steve:

-Il giovane era il primo dei Piloti Yamaha in quel momento in classifica iridata: si trovava esattamente, dopo sette Gare, ad aver accumulato tre Podi contro l’unico ottenuto da Giacomo Agostini fino a quel momento e contro il “nulla” dell’altro talento venezuelano Johnny Cecotto;

-Nonostante la fila di quattro vittorie imperiose di Barry Sheene sulla Suzuki, il percorso regolarissimo di Steve ne faceva, alla vigilia di Assen, l’unico possibile antagonista del campione inglese: infatti Sheene arrivava ad Assen con 60 punti contro i 40 di Steve, ma mancando ancora ben cinque Gran Premi e 75 Punti a disposizione, le prospettive per l’americano erano ottime; 

-A fronte di questo, Yamaha vedeva con una certa suggestione la posizione davvero pessima degli altri due alfieri di rango dentro Yamaha: alla vigilia di Assen Giacomo Agostini era lontano dalla testa di Classifica, sesto con solo 18 Punti (avendo peraltro già preannunciato ai vertici di Iwata l’addio a fine anno) dietro a Baker ma soprattutto dietro a ben tre Suzuki e persino “minacciato” da Steve Parrish (Suzuki) poco sotto di lui a 15 punti; mentre nulla si sapeva dire del rendimento di stagione di Johnny Cecotto, infortunatosi in Germania ma decisamente sotto le attese, decimo dopo metà Stagione con solo otto miseri punticini.

Mai ad Iwata avrebbero immaginato una griglia Iridata provvisoria così disastrata, visto e considerato che due Piloti ufficiali (e che Piloti: Ago era il mito vivente del Motomondiale, Johnny Cecotto era il talento più brillante di tutto il Sudamerica) erano stati risucchiati da ben cinque Piloti Suzuki semi ufficiali o del tutto privati oltre che dai due del Team Heron (Sheene e Pat Hennen).

Ma quello che sorprendeva più di tutto il resto era che Steve Baker, dei tre piloti Yamaha elencati, era l’unico davvero “privato” e legato ad una propria Squadra assistita solo parzialmente dalla Casa di Iwata. O meglio: a differenza dell’importatore per il Sudamerica per Cecotto e della Yamaha “Factory” per Ago, Baker aveva si il supporto ufficiale ma in realtà l’organizzazione, i meccanici e le attrezzature provenivano dallo staff canadese di Bob Work.

Ed ecco che vediamo ora insieme cosa, nella più pura legge di Murphy, sta succedendo in quel Gran Premio di Olanda nel paddock di Assen, quella Domenica mattina 25 Giugno, ora di prove libere di cosiddetto “Warm Up” preGara.

Abbiamo detto che un attimo prima che accada l’irreparabile, la sorella di Steve Baker apostrofa la sua fidanzata Bonnie di “svagarsi” un po’ troppo entrando ed uscendo da diversi Motorhome nei dintorni del circuito; ma torniamo indietro di diverse, tante ore: cambiamo fuso orario, partendo da…..Iwata.

 

Per farla breve, la questione sfocia in una colossale litigata tra le due, che però purtroppo vede Bob Work prendere le parti della sorella di Baker e Steve ovviamente difendere Bonnie. 

Finisce in una zuffa a due passi dal Paddock tra Steve e Bob, questo lo avrete capito tutti. 

Ma qui entra in gioco la legge di Murphy: siamo a metà Giugno, ed a Iwata si sta svolgendo una riunione infuocata sia dal clima che dal nervosismo interno, e davanti a quattro massimi Dirigenti della Yamaha siedono l’addetto Stampa, il Responsabile del Reparto Corse e alcuni analisti.

Oggetto della riunione è l’andamento della Stagione – arrivata a metà del Calendario – di Motomondiale in cui Yamaha ha deciso di tornare ufficialmente – appoggiando comunque tre Organizzazioni quasi distinte tra loro – dopo aver saltato il 1976.

 

L’addetto Stampa di Iwata sciorina le rassegne di settore, i commenti, le recensioni; ed ovviamente tiene banco quello “strano” percorso di Stagione che, nelle attese di Yamaha, avrebbe dovuto avere ben più di una 500 cc di Iwata entro almeno le prime cinque posizioni. 

E sebbene la Suzuki RG “XR14” di Sheene fosse davvero un mostro sputafuoco a confronto con la concorrenza diretta, non si capiva come mai a rappresentare il vessillo della Squadra fosse diventato uno sconosciuto ed imberbe venticinquenne americano appena sbarcato in Europa: Steve Baker appunto; e tuttavia, a meno di sei Gare (con il Gran Premio di Assen in arrivo) al Quartier generale di Iwata si era pervenuti alla serena convinzione che di tre piloti Yamaha (più Tom Herron che tuttavia guidava a gettone la Yamaha di un privato), beh…..almeno uno, o se non due dovevano smettere di correre per sé stessi. 

 

Insomma, ad Iwata stava entrando in scena il “gioco di Squadra”: con oltre 75 punti a disposizione ancora per il Campione di quella Stagione, per servire su un piatto d’argento l’ipotesi di un Iride in Classe 500 al miglior Pilota Yamaha di quella fase di campionato, occorrevano solo tre cose semplicissime:

 

In un regime di punteggio iridato come quello del 1977 e considerando lo score medio offerto da Sheene e da Baker, occorreva in primo luogo insegnare a Steve Baker a vincere con quella benedetta YZR raffinata e rifinita ad Iwata dopo quell’anno sabbatico 1976, e per farlo occorreva che Steve la piantasse di guidarla come un cavallo selvaggio ad un Rodeo; e per questo i Dirigenti Yamaha stavano pensando di dedicare al giovane americano il “tutoring” del Campionissimo Ago ormai destinato a chiudere il suo ciclo: convincendo in contemporanea il grande Giacomo a “favorire” il giovane Steve quasi come suo giovane allievo ed erede. E di certo, stando alle cronache del tempo, Ago avrebbe forse avuto più benevolenza verso Steve che non verso Cecotto;

Dall’altro lato proprio Cecotto doveva essere sacrificato, nei piani di Iwata, a fare da pacifico scudiero a Steve Baker per il resto di Stagione, poiché ogni punto tolto all’americano era un punto tolto a tutta la Yamaha.

In ultimo, stando così le cose ed i distacchi di Classifica, per consegnare il titolo Classe 500 1977 a Baker l’americano avrebbe dovuto guadagnare almeno 4 punti a Gara per le restanti sei gare. Impresa difficile ma non impossibile: a puro titolo di esempio in una sessione in cui Steve avesse potuto garantire al suo proseguio di Stagione un palmares di almeno 12 Punti in media a Gran Premio, sarebbe bastato mettere tra lui e Sheene una o due Yamaha “a guardia” per favorire un altro effetto auspicato da Iwata.

 

Perché a parte l’immagine di facciata non è che in casa Suzuki non mancassero i mal di pancia: Heron era di fatto un “licenziatario” di casa Ufficiale Suzuki, un po’ più di Suzuki Italia (poi Team Gallina) o dell’Importatore olandese; ma con la forza finanziaria derivante dall’essere emanazione del Fondo di Investimento omonimo aveva un lasciapassare praticamente inesauribile da parte di Hamamatsu, ma questo non significa che non avesse intorno anche qualche quintalata di maledizioni da parte degli altri Squadroni che, in quel 1977, potevano serenamente opporre ruolini di marcia promettenti. E persino dentro Heron c’era maretta: fondamentalmente nessuno riusciva ad inculcare nella testa di Pat Hennen, altro americano fortissimo e talentuoso, che doveva limitarsi a fare da spalla a Barry Sheene, il Capitano che – detto tra noi – aveva già cominciato a stancare la Suzuki per un certo suo modo di fare il protagonista ed il reuccio. Ed in effetti Pat aveva dalla sua a metà Stagione solo Podi. Insomma, la speranza ad Iwata è che causando un iniziale “sdrucciolo” di Sheene dalla testa di classifica, il britannico finisca per essere insabbiato più dai suoi compagni di casacca sulle “XR 14” ovvero “Mark I°/II°” Privati che non dalla forza armata Yamaha. 

Questo, in soldoni, l’esito di quella riunione epica di metà Giugno ad Iwata. Ed in soldoni, per metterla in pratica, da parte del Management Yamaha occorreva semplicemente celebrare ed incoronare pubblicamente il giovane Steve Baker il portabandiera del Marchio in Classe 500 e 750 (indirizzando contemporaneamente il meglio ed il massimo che la tecnologia giapponese poteva sfornare in quel resto di Stagione) e convincere “privatamente” il grande Ago ed il giovane Cecotto a svolgere un ruolo di nobile gregariato…

Per tutto questo lo Staff di Dirigenti aveva deciso di sbarcare in gran segreto nel corso di un Gran Premio per conoscere e complimentarsi dal vivo con il vero “recordman” Yamaha fino a quel momento. 

E dunque…….. Si, esatto, avete indovinato: i Dirigenti Yamaha avevano scelto proprio Assen per fare una “Carrambata” ai Box, dove capitarono proprio mentre stava accadendo di tutto: passata la notte del Sabato in Hotel, scesi da una limousine straordinaria, vestiti in perfetto doppio petto e ricercatezza orientale, e con i discorsi rituali e di prammatica pronti da sciorinare, i quattro Dirigenti Yamaha si stavano dirigendo solenni ed autorevoli verso il Box di Steve Baker, dove trovarono…..NESSUNO!

Informati ed accolti da meccanici e Manager di Ago e di Cecotto, ma ignari a quel punto di quel che stava accadendo, i quattro Dirigenti si diressero verso il Paddock e rimasero allibiti non appena si presentarono lì davanti in quella mattina di Domenica. 

Perché dopo le accuse, le parole di rito accompagnatorie di complimenti metaforici e di rapporti generazionali, la sorella di Steve e Bonnie (la fidanzata di quest’ultimo) cominciarono ad azzuffarsi. Il problema non fu che, nel frattempo, il Paddock si era organizzato in due sottogruppi per dividere le due ragazze. 

Il problema fu che Bob Work, allertato da alcuni amici e meccanici, era scappato dal Box poco prima dell’arrivo dei Dirigenti da Iwata per aiutare la sorella di Steve che era anche – ricordo – la sua fidanzata. Il fatto è che Bob, davvero protettivo ed innamorato, stava per prendere…….un po’ troppo letteralmente le difese della sua ragazza contro Bonnie.

 

Nel frattempo Steve, tornato ai Box ove non aveva più scorto né Bob né alcuni suoi meccanici, dopo una veloce richiesta tra i vicini di Box, aveva percorso con la sua Yamaha il passaggio fino al Paddock ed ancora in tuta e casco aveva assistito a quella sceneggiata. Apriti cielo, non appena scorge la sua Bonnie aggredita verbalmente e minacciata da Work e compagna, butta la moto di lato, sfila il casco lanciandolo in aria e si butta in quella che diventa una zuffa tra Work e lui stesso…sotto gli occhi degli appena pervenuti Dirigenti Yamaha. 

Il Paddock di Assen cambia i giochi nel Mondiale 1977

Che, visto tutto questo, si ritirano in buon ordine e dopo la Gara fanno pervenire dei telex all’indirizzo di ciascuno dei Box che ospitavano Steve, Ago e Cecotto. Beh, immagino che il tono lo avrete compreso. 

Anche perché a causa del trambusto emotivo/professionale seguito a quella figuraccia mattutina, Steve perde l’occasione di approfittare di un rarissimo “buco” agonistico di Sheeneproprio ad Assen, dove a vincere era stato il bravo ed esperto Pilota della Suzuki Netherland, Wil Hartog, padrone di casa. 

Barry era arrivato secondo e per un soffio non si stava materializzando il sogno pensato dai Dirigenti Yamaha in quella riunione in Sede a metà Giugno: Pat Hennen si era piazzato terzo ad un attimo da Barry, e forse in una dinamica di Gara diversa chissà che cosa sarebbe potuto accadere. Invece nulla, in quella Domenica mattina nel Paddock folle di Assen era andato in fumo un sogno. 

Come ben sapete, gli orientali sono legatissimi alla forma ed alla figura pubblica di ogni loro esponente o appartenente ad organizzazioni del Sol Levante: di fronte alla indispensabile abnegazione verso la gloria nipponica non deve esserci alcun problema personale o affettivo.

 

Baker ha capito che per lui si sono aperte le porte dell’esilio. Il tono dei Telex è allo stesso tempo chiaro, perentorio e imbarazzante. 

Si condanna un modo personale ed emotivo di gestire le corse e si constata in Baker una incapacità di separare vita professionale ed affettiva. 

Per questo legge, Steve, in quel telegramma, un preannuncio di addio per la stagione successiva.

Per il resto, nessun gioco di Squadra. Yamaha potrà persino perdere quel Titolo, purchè a vincerlo non sia un Pilota eticamente e moralmente criticabile. 

Bob Work tra l’altro sarebbe tornato a seguire i “pulcini” Yamaha a Daytona, e Steve Baker avrebbe preso una “lunga vacanza” a partire dal 1978 uscendo dalla Galassia dei Team ufficiali.

Ed in effetti, da quel frangente e da quel Gran Premio, cambiano anche le dinamiche stagionali: Baker viene comunque seguito dal Team ma si deve avvalere solo dei piazzamenti che la sua tecnica e tenacia gli consentono. Saranno Cecotto ed “Ago” a fare nella seconda parte del 1977 i risultati “belli” per conto di Yamaha………Quel Mondiale finisce così: con solo due vittorie di Steve e pochi piazzamenti sopra Sheene, ben protetto da Ago e Cecotto, Steve Baker oggi sarebbe stato il primo Americano a vincere Mondiali Classe Regina e “Super 750” in Europa e soprattutto il primo a fare una Doppietta mondiale dopo Agostini. E di lui, in questo caso, avremmo sentito parlare a lungo.

Riccardo Bellumori

 

 

 

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