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Nuova Toyota Yaris 2026: Rendering

Dal suo lancio commerciale nel 2020, la quarta generazione di Toyota Yaris ha beneficiato di una serie di modifiche per ravvivare la sua gamma.

In particolare aggiornando l’abitacolo (infotainment, qualità dei materiali) e i motori (nuova ibrida da 130 CV). Sorprendentemente, però, il nuovo modello non ha ancora ricevuto un vero e proprio restyling esterno. Sembra che il costruttore giapponese stia giocando a lungo, e sarebbe sbagliato non farlo, visto che la sua city car sta mantenendo ottimi dati di vendita.

Il rendering in copertina di Auto-moto.com ci permette di dare uno sguardo in anteprima al modello.

LA COMPATTA TOYOTA

Prima o poi la Toyota Yaris dovrà subire un restyling, se non altro per allineare il suo stile ai prodotti più recenti del marchio. Da qualche anno a questa parte, questi ultimi si distinguono per un frontale circondato da un LED che sale verso ogni estremità a formare un mirino. È sicuro che tra qualche mese la versione 2.0 dell’attuale generazione presenterà un simile espediente, mentre la sua poppa sarà sicuramente rivisitata nello stesso periodo, al fine di semplificare le firme luminose, che sugli ultimi modelli Toyota sono state ridotte alla loro forma più semplice, basata su una banda orizzontale.

È prevista anche la Yaris GR?
Queste modifiche saranno senza dubbio accompagnate da una riprogettazione dei fascioni. E il cruscotto? Anch’essa potrebbe optare per uno stile più contemporaneo, con materiali più gradevoli. D’altro canto, è improbabile che la Toyota Yaris 2026 subisca modifiche sotto il cofano, vista la soddisfazione delle unità full-hybrid da 116 e 130 CV.

Al contrario, vedremo sottili aggiornamenti volti a ottimizzarle. Infine, è probabile che Toyota riporti in auge anche la variante GR, una delle city car sportive più apprezzate degli ultimi anni. Un nuovo look non le farebbe di certo male per migliorare il suo gioco. Allo stesso tempo, potrebbe finalmente convertire il suo rabbioso propulsore all’ibridazione.

Nuovo Voyah Free 2026: Anteprima

Il nuovo Voyah Free non solo cambierà aspetto, ma diventerà anche “più intelligente”. L’anteprima del SUV aggiornato si terrà nel prossimo futuro.

Il crossover Voyah Free è entrato nel mercato cinese nel 2021, diventando il marchio premium primogenito di Dongfeng. Inizialmente, il parkette era disponibile in patria come ibrido sequenziale o come auto elettrica a tutti gli effetti. Tuttavia, dopo il restyling effettuato nel 2023, nel Celeste Impero è rimasta solo la versione ibrida. Ecco che Dongfeng ha annunciato in Cina la prossima anteprima di un SUV ancora una volta modernizzato.

IL SUV 2.0

L’annuncio è accompagnato da un video teaser con una vettura camuffata. A quanto pare, la Voyah Free avrà un frontale diverso. È anche possibile che i paraurti vengano ridisegnati. Inoltre, il crossover sarà dotato di lidar. E in generale, come scrivono i media locali, la Free avrà nuovi assistenti alla guida di Huawei. E questi sono tutti i dettagli finora disponibili sul prossimo restyling del modello.

L’attuale Voyah Free ibrido è presentato in Cina in due modifiche, una delle quali è apparsa solo l’anno scorso. Stiamo parlando della versione base: questo crossover ha un motore turbo a benzina 1.5 (150 CV; funziona solo in modalità generatore), un motore elettrico da 272 cavalli sull’asse posteriore e una batteria con una capacità di 43 kWh.

La variante più costosa è a trazione integrale, ha un motore elettrico aggiuntivo da 218 CV all’anteriore; la potenza totale della versione top è di 489 CV.

La data esatta di presentazione del nuovo Voyah Free non è ancora stata comunicata. È possibile che il crossover venga presentato in anteprima al Salone di Shanghai, che si aprirà a fine aprile.

La risposta al logorio urbano si chiama BAW

Contro il logorio della vita moderna: questo slogan richiama universalmente il Cynar, che Angelo Dalle Molle aveva inventato nel 1952.

Ricordate, o ritrovate tra i video di Youtube, lo spot Tv in cui Ernesto Calindri era seduto accanto ad un tavolino e beveva il suo Cynar mentre intorno a lui, posto al centro di una via a doppio senso di marcia, scorreva un traffico già tentacolare e si sovrapponevano immagini di auto in sosta rimosse, di pendolari che rincorrevano treni, traffico, e ancora traffico. 

 Era, quella, solo una scelta creativa del pubblicitario? No, in realtà quando Ernesto Calindri gira quello spot, Cynar rende addirittura un tributo di onore al suo ex patron e fondatore. Si, perché le pubblicità anni ’70 del Cynar su Stampa e TV continuano il Jingle ed il messaggio simbolico che in verità Dalle Molle aveva pensato per ben altro tipo di Brand, molto meno pubblicizzato: si chiamava “Rent and Run”. 

Rent and Run: contro il “logorio dell’auto moderna”

Il Signor Cynar era proprio Angelo Dalle Molle, che da vero vulcano creativo aveva la dote di poter analizzare la realtà da un punto di vista irraggiungibile dalla media umanità. 

E fu così precursore di trends e ricerche che solo cinquant’anni dopo, con Jeff Bezos e Elon Musk ad esempio,diventeranno oggetto di dibattito: la potenzialità dell’intelligenza artificiale, oppure (pensate, dal 1973) la progettazione e costruzione di ben 8 prototipi diversi di auto e mezzi elettrici, di cui alcuni destinati all’embrione di un sistema di Car sharing misto al sistema di delivery e circolazione merci che oggi contraddistingue Amazon.
Mecenate e visionario, Dalle Molle rilevò l’azienda di liquori Pezziol di Padova, ed inventò il Cynar che, molti ricordano, non era un semplice amaro: sfruttava una vera innovazione in campo “food & Wine” perché nasceva come composto alcolico della lavorazione e fermentazione degli scarti industriali del carciofo che, opportunamente trattati dalla Cynar, diventavano l’ottimo liquore amaro che ha fatto epoca.

Nel 1971 Dalle Molle apre una nuova frontiera di ricerca e business e crea il Centro Studi della Barbariga e la Fondazione sull’intelligenza artificiale, la “Fondazione Dalle Molle per la Qualità della Vita”, nonché tre Istituti di ricerca nel campo della comunicazione uomo-macchina e il giornale di informazione specifica “Via aperta al benessere per tutti”.

Furono progetti spesso realizzati in collaborazione con l’Università di Padova, alla quale Delle Molle fece arrivare i primi computer Olivetti.

Dalle Molle, visionario e pragmatico, aveva visto giusto mezzo secolo prima

A scatenare la vena creativa ed imprenditoriale di Angelo Delle Molle la vocazione internazionalista, formata grazie anche ai diversi interessi nel mercato americano ed europeo; ma soprattutto a rendere Delle Molle più eclettico era la assenza di “gravami” dinastici e familiari, visto che negli anni Settanta la “nuova Impresa” era decisamente più sottotono rispetto al decennio successivo. 

Infatti il problema di Dalle Molle ricadeva non certo nella creatività ma nell’impatto che i termini “rinnovamento”, “innovazione”, e soprattutto” rivoluzione” sollevavano nella Società. 

Infatti di vere rivoluzioni si trattava, ma a parte che – come sempre – in Italia nessun autoctono era mai facile profeta, a frenare la vena imprenditoriale e creativa di Delle Donne fu il conservatorismo dei consumatori, oppure (forse è la ipotesi più realista) il problema del Commendator Angelo era che i Media di riferimento non traducevano per il giusto verso la serie di informazioni e divulgazioni che le scoperte di Dalle Molle meritavano: e dunque per contrasto a prevalere furono dinamiche conservatoriste.

Fatto sta che – decenni dopo – la letteratura di settore poteva recensire un tentativo molto ben congegnato fin dal 1973 di Car Sharing cittadino supportato da una infrastruttura davvero avveniristica, e non solo: la gamma di mezzi era completamente elettrica ed assortita con configurazioni che andavano dalla microcar due posti per uso personale, ai mezzi con piano di carico per Delivery urbano e persino una ambulanza di taglio minimo per il movimento di urgenza medica nei meandri dei centri urbani più ostici.

Minicar BEV, colonnine, Centri di prenotazione digitale: ma siamo davvero nel ’73???

Lo schema era a tal punto avanzato da apparire visionario: grandi parcheggi di scambio periferici e radiali rispetto al centro città, dove l’automobilista utilizzatore del mezzo elettrico in Sharing poteva lasciare la sua autovettura di proprietà, digitare su un totem elettronico la selezione della minicar più adatta alla propria esigenza (due posti, tre posti, furgone ecc.) ed effettuare i pagamenti necessari per avviare il servizio; sul display sarebbe apparso subito, in prenotazione, il numero della vettura disponibile ed uno sportellino metallico rinforzato di una cassettiera avrebbe aperto la disponibilità al Cliente delle chiavi di avviamento del mezzo presente in una area di parcheggio di prossimità.

E, tema scottante, la disponibilità del mezzo da prelevare era sincronizzata ed allineata al livello di carica dei mezzi disponibili per il servizio al momento: un’altra “chicca” del sistema di Delle Molle: certo, le “batterie” erano fondamentalmente le multielemento bipolari da 12 Volt che alimentavano le auto di serie; alloggiate secondo schema seriale in appositi vani delle minicar, erano ricaricabili tramite embrionali “colonnine” collegate alla rete elettrica generale e cedenti energia di ricarica alle minicar a mezzo di cavi che poi, chiaramente, venivano riavvolti e sistemati in apposite nicchie delle colonnine. 

Ovviamente il sistema digitale di ricerca e selezione iniziale dei mezzi disponibili segnalava all’utilizzatore quelli con più carica e dunque l’automobilista apriva il mezzo con le chiavi,e si muoveva per il tempo necessario e disponibile con la minicar nelle vie cittadine dove la minore superficie di ingombro a terra rispetto alle auto convenzionali e la modalità elettrica delle minicar avrebbero consentito un decongestionamento del traffico ed una minore emissione di sostanze inquinanti. 

Fantascientifico persino oggi, pensate allora; eppure, rispetto ai tanti proclami odierni su nuovi prodotti BEV, il povero Angelo Delle Molle i prototipi li costruì davvero, al punto che per finanziare il progetto pare si trovò nella esigenza dicedere quote azionarie della Cynar per autofinanziarsi.

A Villa Barbariga, alla fine degli anni ’70, Angelo Dalle Molle avviò i primi progetti pratici per la costruzione di automobili elettriche creando la società PGE (Progetti Gestioni Ecologi che), che riuscì a costruire in modo artigianale oltre 200 unità delle sue minicar elettriche; ed erano stati programmati piani di inserimento dei sistemi di Sharing urbano nelle principali città italiane a fare da capofila dei test preliminari (Milano, Padova, Firenze e Palermo) che avrebbero dovuto vedere l’attività in crescendo di taxi, microveicoli per trasporto merci, minivan ed ambulanze con marchio “PGE – Progetto Gestioni Ecologiche” che fu a sua volta un Marchio costituito da Dalle Molle nel 1976 e chiuso nel 1982. 

PGE, gioia e dolore dei programmi di Mister Cynar

Perché “PGE”? Perché ovviamente il ramo di attività pensato da Mister Cynar aveva bisogno di essere configurato come una sorta di moderno consorzio partecipato da Costruttori OEM di auto, fornitori di accumulatori, Società municipalizzate per la perimetrazione e creazione delle aree di movimentazione e prenotazione mezzi, ed infine Società erogatrici di energia elettrica per completare le infrastrutture: dunque parteciparono all’esordio di “PGE” Imprese come Fiat, Magneti Marelli, FIAM, Enel, Italgas, AEM, etc. 

Ma cosa accadde dopo? Ecco che torna una “vulgata popolare” cioè “Vox Populi Coram Dei”: a quanto hanno riferito alcuni collaboratori di Dalle Molle, alla Fiat non andava proprio tanto a genio né il concetto di auto in Sharing(visto che l’affitto contrastava con il pieno boom della proprietà di auto in corso in Italia da metà anni Sessanta) né la piattaforma elettrica per mezzi cittadini, visto che la diffusione di questi avrebbe dato problemi alla vendita di ben cinque modelli di Gamma in casa Fiat: si va dalla Autobianchi A112 per passare alla fine serie della “Nuova 500” e la neonata “126” insieme alla “127” ma senza dimenticare la “Giardinetta 500” che era diventata il simbolo del trasporto merci e servizi nei Centi urbani.

Ovviamente, se la vendita ai privati era una opzione, l’altra consisteva nella configurazione operativa di “PGE” che ovviamente avrebbe dovuto fare affidamento su Centri di acquisto municipalizzati affinche’ proprietà e gestione dei mezzi elettrici andassero in capo a chi territorialmente presidiava i Centri Urbani di riferimento; e a quanto dicono le “malelingue” era stata proprio la Fiat ad incaricarsi non solo della produzione potenziale ma di una attività esplorativa per svolgere promozione, ricerca e vendita del pacchetto auto+Stazione ai diversi riferimenti urbani; solo che alla fine di ogni ricognizione territoriale da Corso Marconi – si dice – sarebbero arrivati rapporti deprimenti sulla inconsistenza di domanda ed interesse ai programmi della “PGE”.

Idem, come risultato della sinergia commerciale, per le relazioni che i Concessionari nazionali selezionati da Fiat per la vendita delle microcar 2/3 posti avrebbero restituito al management sul disinteresse dei potenziali acquirenti; ma come detto, appunto, collaboratori ben informati di Mister Cynar avrebbero parlato di un vero e proprio boicottaggio esercitato nei saloni.

Soltanto Enel, secondo il resoconto operativo periodico di “PGE” avrebbe accettato di acquisire un lotto di cinquanta mezzi dei duecento prodotti da usare come mezzo aziendale nelle diverse sedi regionali, e circa venti erano state spedite a Bruxelles per il servizio di collegamento tra diversi dipartimenti dell’Università.

“Rent and Run”, quello slogan diventato attuale solo adesso

Tornando al sistema “Rent and Run”, la cosa impressionante del progetto di Dalle Molle era però il concetto insito anche nel nome, allora estremamente innovativo, di parcheggi scambiatori automatizzati e computerizzati e del veicolo in condivisione in un periodo in cui l’auto era uno status ed una “proprietà” per antonomasia.

Pensare nel 1973 di arrivare in un grande parcheggio dove l’automobilista potesse lasciare la propria vettura, digitare su un sistema computerizzato la richiesta del tipo di veicolo elettrico adeguato alla propria esigenza del momento (due posti, tre posti, furgone ecc.) ed inserire una “CARD” con il display sul quale appariva il numero della vettura disponibile; ed un cassettino che usciva offrendo le chiavi del mezzo richiesto tenendo conto del maggiore livello di carica delle batterie, era fantascienza. 

L’innovativo e futuristico sistema “Rent and Run” concepito da Angelo Dalle Molle era più di un miraggio, però, e un giorno l’opinione pubblica se ne sarebbe dovuta accorgere.E, particolare non indifferente, nonostante la chiusura di “PGE” nel 1982, la “Fondazione Dalle Molle” ha proseguito la produzione a ritmo ridottissimo di ulteriori esemplari del progetto originario “BEV Microcar” fino al 2003, ed un lotto di sette esemplari è tuttora presente presso il Museo BonfantiVimar, con un “focus” su uno di questi (presente nella sezione “Galleria del Motorismo Giannino Marzotto” che ci ha davvero incuriosito: si tratta di una vetturetta denominata “Green ” due posti, molto alta e larga, di circa 400 Kg senza batterie caratterizzata da una linea squadrata, che può ricordare un po’ la Panda, un po’ la Mini 90/120. Appare di produzione Fiat anche molta componentistica. Due persone stanno comode, ed il bagagliaio, limitato dal contenitore delle batterie, è comunque abbastanza capiente.

Oggi di tutto questo è rimasto solo un ricordo, e persino la Cynar è passata sotto il controllo del Gruppo Campari. Eppure, un colpo d’occhio ha riaperto in noi di Autoprove.it i ricordi: è quando abbiamo osservato da vicino il layout e le forme davvero evocative della nuova gamma di Microcarelettriche di “BAW”1, con la Gamma di minivetture elettriche per muoversi con intelligenza in città e che viene importata in Italia da “TC8”, Distributore associato UNRAE.

BAW: Microcar, elettriche e trendy; e quel “feeling” con le vetturette di Mister Cynar

La BAW –Beijing Automotive Works ha una lunga storia che risale ai primi anni ’50. 

Fondata nel 1951, BAW è nata come impresa statale con l’obiettivo di produrre proprie vetture, e nel 1973 viene trasferita al controllo della comunità amministrativa locale di Beijing, dentro il controllo della holding di riferimento, la BAIC Group. 

Negli anni Ottanta e Novanta inizia, si sviluppa e si rinforza sempre più la cooperazione con Gruppi e Marchi Costruttori esteri; nel 1994 la Holding viene ridenominata BejingAutomotive Industry Group Corporation e nel 2000 diventa Beijing Automotive Holding Co. e poi Beijing Automotive Group Co. Ltd. nel 2010.

Arriva il Marchio Foton, dal 2000 si producono SUV e dal 2010 inizia il programma di costruzione di autoveicoli 100% elettrici. Oggi questa gamma di veicoli elettrici comprende la serie “BAW1” che, a nostro avviso, rappresenta simpaticamente nelle linee e nello sviluppo volumetrico la proiezione moderna delle caratteristiche peculiari della famiglia di vetturette pensate da Angelo Dalle Molle.

Particolare e simmetrica anche l’estensione e pluralità di Gamma: la “BAW1” (Categoria “L7”) propone sul nostro mercato con la versione Work (trasporto merci 2 posti, batteria da 17,2 kW), Fun (trasporto persone 2 posti), Young (trasporto persone 4 posti) e City (trasporto persone 4 posti, batteria da 17,2 kW); certo, manca l’autoambulanza di Dalle Molle ma sono anche cambiati i tempi e le norme. Per quanto riguarda il livello di offerta della famiglia “BAW1”, sono presenti batteria con una capacità di 17,2 kWh ed una autonomia di ben 220 km  Il pacchetto Air Bag e ABS ora è di serie su tutte le versioni. Il climatizzatore ora è di serie su tutte le versioni. Una caratteristica molto interessante della BAW1 è la versatilità delle configurazioni, soprattutto nella versione a 4 posti che va a riempire il vuoto di prodotto lasciato da molti altri marchi, che hanno abbandonato il segmento A.

BAW1 è un veicolo elettrico lungo poco più di tre metri, per uno e mezzo di larghezza e altezza.  Ha tre porte e un’abitabilità incredibile che arriva appunto a quattro posti reali, con la possibilità di ribaltare lo schienale posteriore per ampliare il bagagliaio se si viaggia in due.

La trazione è posteriore per una velocità massima di 90 km/h; la meccanica è molto curata, come denota l’utilizzo della sospensione anteriore MacPherson, oltre ad una scocca di tipo portante ed una soluzione mista dischi/tamburo per l’impianto frenante.

In poche parole, un quadriciclo tecnologicamente progettato e realizzato come un’automobile.

Gli interni si caratterizzano per la spaziosità, da vettura di categoria superiore, con un facile accesso dalle due portiere laterali. Il portellone posteriore rende molto pratico l’utilizzo del vano bagagli.

L’equipaggiamento di serie comprende: doppio display da 12,25 pollici ad alta definizione con funzioni di connessione, telecamera a 360°, monitoraggio pressione pneumatici.

Il climatizzatore ora è di serie su tutte le versioni.

BAW1 è disponibile in cinque combinazioni di colori per la carrozzeria, di cui quattro bicolor: rosso, verde acqua marina e grigio scuro con il tetto bianco; bianco con il tetto nero; “total black”.

Il colore di base, senza sovrapprezzo, è il rosso con tetto bianco.

Per gli interni, i tessuti e i rivestimenti sono di colore nero.

BAW1 ha una garanzia di 3 anni o 100.000 km sul veicolo, e 8 anni o 120.000 sul pacco batterie.

Insomma, “BAW1” è un profilo perfettamente degno di rappresentare l’eredità filosofica ed innovativa del pensiero di “Mister Cynar” per la mobilità cittadina, ed anche se presumibilmente sarà accompagnato da strutture logistiche e da supporti tecnici diversi da quelli pensati dalla famosa “PGE” crediamo saprà trovare l’interesse ed il favore degli automobilisti.

Riccardo Bellumori

 

Nuova Mercedes GLC elettrica: rendering totale

La nuova Mercedes GLC elettrica è quasi pronta per il mercato.

Oltre alle foto spia, abbiamo anche dei teaser del produttore, pubblicati il mese scorso. Il crossover di medie dimensioni, che si chiamerà Mercedes-Benz GLC con tecnologia EQ, sostituirà la sfortunata Mercedes-Benz EQC. Quest’ultima è stata introdotta nel 2018 e, a causa delle scarse vendite, è stata dismessa nel 2023. Il nuovo prodotto sarà in grado di correggere la situazione?

A febbraio di quest’anno, Mercedes-Benz ha annunciato l’intenzione di unificare il design dei suoi futuri modelli elettrici con quelli tradizionali, ed è già chiaramente visibile che la nuova GLC elettrica è ancora sensibilmente diversa nella carrozzeria dall’omonimo crossover con motore a combustione interna, che ha debuttato nell’estate del 2022. Innanzitutto, c’è un frontale completamente nuovo con i fari originali, che incorporano luci di marcia a LED, stilizzate sotto il logo del marchio. La griglia (o meglio, la sua imitazione) non è ancora visibile, ma possiamo ipotizzare che sarà realizzata nello stile della nuova berlina CLA. Lateralmente, la differenza più evidente è rappresentata dalle maniglie delle porte a scomparsa, come in molti altri nuovi prodotti dell’azienda, tra cui la stessa CLA di terza generazione.

Infine, la GLC elettrica avrà un posteriore ridefinito con luci che si estendono per tutta la larghezza della poppa e la stessa grafica della stella a tre raggi.

Rendering Kolesa.ru

DATI TECNICI E MOTORI

Oltre al design, le specifiche tecniche dovrebbero rappresentare un significativo passo avanti rispetto alla EQC.

Il crossover sarà costruito sulla nuova piattaforma modulare MB.EA (Mercedes-Benz Electric Architecture) progettata per i futuri modelli elettrici Mercedes-Benz di medie e grandi dimensioni. Avrà un’architettura elettrica a 800 volt e una potenza di ricarica massima quasi triplicata (320 kW contro i 110 kW dell’EQC). Si prevede che la GLC elettrica avrà una versione AMG con un propulsore da oltre 500 CV.

Se preferite i modelli più classici del marchio, vi consigliamo di leggere un ampio articolo dedicato alla storia dello sviluppo e al segreto del successo della Classe S con carrozzeria W126.

Nuova Geely Starshine 8: inno al Premium

Geely ha lanciato il secondo dei suoi ibridi plug-in basati sui suoi veicoli elettrici esistenti. La nuova Geely Galaxy Starshine 8 segue a ruota il SUV Galaxy Starship 7 ed è costruito sulle ossa della berlina elettrica Galaxy E8.

Il sottomarchio Galaxy è stato chiaramente colpito dal calo della domanda di veicoli elettrici e quindi è stato spinto a produrre più PHEV in tempi rapidi. Questo è lo stesso motivo per cui anche altri marchi Geely, finora solo elettrici, come smart e Zeekr, stanno passando all’ibrido.

MOTORI E DATI TECNICI

L’alimentazione sarà fornita da una scelta di due propulsori NordThor. Il modello base utilizza il sistema EM-i, meno potente, che nella Starship 7 combina un motore a quattro cilindri da 1,5 litri ad aspirazione naturale da 111 CV/136 Nm con una trasmissione ibrida dedicata elettrificata (E-DHT) 11 a 1. Quest’ultima incorpora un motore elettrico da 218 CV (160 kW) e 262 Nm.

Si tratta dello stesso propulsore che, secondo le previsioni. Non sono stati rilasciati molti dettagli sulla Starshine 8, ma è stato confermato che l’auto offrirà un’autonomia completamente elettrica di 60 km, con una batteria opzionale CATL da 18,4 kWh che la porterà a 130 km. Il consumo di carburante è stimato a 3,66 litri per 100 km nel ciclo cinese CLTC.

I modelli di fascia più alta utilizzeranno la configurazione EM-P orientata alle prestazioni già utilizzata da Lynk & Co. Questo marchio utilizza un motore turbo che eroga 163 CV e 255 Nm, abbinato allo stesso motore elettrico e a un DHT a tre velocità per una potenza totale di 381 CV e 605 Nm di coppia. Così equipaggiata, scatta da zero a 100 km/h in 6,5 secondi e ha un consumo di carburante di 3,67 litri per 100 km.

La Geely Starshine 8 condivide la stessa struttura di base e gran parte dei pannelli della carrozzeria con la Galaxy E8, quindi non sorprende che le dimensioni della vettura siano praticamente identiche: misura ben 5.010 mm di lunghezza, 1.918 mm di larghezza (-2 mm) e 1.480 mm di altezza (+15 mm), con un passo di 2.928 mm (+3 mm).

Svelato il Geely Galaxy Starshine 8 – Galaxy E8 PHEV, 381 CV, fino a 130 km di autonomia EV, DeepSeek AI

Dal punto di vista del design, la Starshine 8 mantiene la carrozzeria lunga della E8, la linea del tetto a mo’ di coupé, la vetrata a sei finestre senza cornice e le maniglie delle porte a scomparsa, oltre alle luci diurne superiori a forma di L e ai fanali posteriori a tutta larghezza. Tuttavia, il modello PHEV si differenzia per un nuovo paraurti anteriore con angoli cromati a forma di T che incorniciano i fari principali e un diffusore posteriore ridisegnato. Gli osservatori più attenti noteranno anche le nuove linee di chiusura del cofano (la E8 ha un cofano a conchiglia).

INTERNI E TECNOLOGIE

All’interno, la Starshine 8 è molto più convenzionale e abbandona l’enorme display a tutta larghezza da 45 pollici della E8. Al suo posto c’è un touchscreen centrale ancora grande e un display più piccolo per il conducente (le dimensioni di entrambi sono ancora sconosciute al momento), con un head-up display opzionale da 25,6 pollici a realtà aumentata che proietta molte informazioni sul parabrezza.

I display funzionano con il sistema di infotainment Flyme Auto di Geely, presente anche sulla Proton eMas 7, ora dotato di intelligenza artificiale generativa DeepSeek. Gli acquirenti possono anche scegliere la vettura con un sistema audio Flyme Audio da 23 altoparlanti e 2.000 watt, completo di altoparlanti per i poggiatesta. Come la E8, la Starshine 8 può essere dotata di un sedile posteriore lato passeggero “VIP” con regolazione elettrica, ventilazione, riscaldamento e massaggio.

In termini di assistenza alla guida, la Geely Starshine 8 è dotata della nuova suite di sistemi avanzati G-Pilot di Geely, con i modelli di fascia alta dotati anche di un sensore lidar montato sul tetto. Questo dovrebbe consentire di utilizzare sistemi simili a quelli presenti sulla E8, come la guida autonoma parziale in autostrada con navigazione automatica sulle rampe e sulle uscite, il cambio di corsia automatico e la prevenzione delle collisioni di emergenza ad alta velocità.

Kia Tasman sfida Jeep Wrangler: il rendering

Kia ha recentemente tolto il velo al suo concept Weekender, che riprende il pick-up di medie dimensioni Tasman e aggiunge un pizzico di robustezza off-road. Ma nel mondo dei “what if”, l’artista indipendente Theophilus Chin ha avuto una visione diversa per il futuro della Tasman: una variante di SUV fuoristrada a passo corto, che per ovvie ragioni ha battezzato Kia Tasgler.
La Kia Tasgler immaginaria rispecchia le proporzioni della Jeep, con tanto di tetto rigido rimovibile che la trasforma in una cabriolet. La carrozzeria prende spunto dalla Tasman, ma con un design più pulito e moderno, in linea con l’attuale direzione stilistica del marchio.

Parliamo dei parafanghi in plastica non verniciati, probabilmente la parte più controversa del camion. Sul fuoristrada, però, sembrano funzionare. La carrozzeria più corta del Tasgler dà loro spazio per brillare, facendo sembrare il veicolo pronto ad affrontare un sentiero (o almeno a non cadere immediatamente a pezzi quando ne incontra uno). I paraurti e la griglia anteriore sono in tinta, e l’inserto sul cofano in stile corno aggiunge un po’ di fascino da cowboy.

I fari e i fanali posteriori a LED di forma squadrata sono stati ripresi direttamente dalla Tasman e qui funzionano sorprendentemente bene. Onestamente, il posteriore di questa vettura potrebbe facilmente passare per una Jeep Wrangler rivisitata, se si strizzano gli occhi, si ignora lo stemma Kia e si fa finta che la ruota di scorta non gridi “questa è una Kia”.

QUESTIONE DI OFFROAD

Per quanto ci piacerebbe che Kia si lanciasse nel mondo dei fuoristrada a fianco di Jeep Wrangler e Ford Bronco, non trattenete il fiato. Sviluppare qualcosa di simile al Tasgler significherebbe rivedere l’architettura ladder-frame del Tasman e rielaborare completamente sia gli interni che gli esterni.

Altro: Nuovo pick-up Kia in arrivo in America e niente a che vedere con il Tasman

Considerato il ridotto numero di acquirenti al di fuori del Nord America interessati ai robusti SUV a due porte, l’investimento non avrebbe probabilmente senso per un marchio mainstream come Kia. Inoltre, vale la pena notare che la Tasman è prodotta in Corea del Nord e non è previsto il suo arrivo negli Stati Uniti. Kia ha invece confermato lo sviluppo di un pick-up elettrico per il mercato americano.
Alla fine, questi rendering sono solo un divertente esercizio di ciò che potrebbe essere, mostrandoci che il linguaggio del design del Tasman ha il potenziale per estendersi a diversi tipi di veicoli fuoristrada. Ma per ora dobbiamo accontentarci della fantasia.

Nuova Jeep Grand Cherokee 2026: il Rendering

Nuova Jeep Grand Cherokee: restyling in arrivo.

Il SUV Grand Cherokee è stato aggiunto alla gamma della casa automobilistica americana nell’aprile 1992. Inizialmente era stato concepito come successore del popolare SUV Cherokee, ma alla fine è diventato un modello indipendente. Oggi, la quinta generazione con l’indice di fabbrica WL, che ha debuttato all’inizio del 2021 in una versione estesa a tre file e, pochi mesi dopo, la versione a passo corto con due file di sedili. Il momento del previsto restyling è già arrivato, e prototipi camuffati sono già stati avvistati su strade pubbliche durante i test. E le ultime foto spia mostrano già gran parte delle modifiche agli esterni e agli interni della Grand Cherokee.

Le versioni standard e a passo lungo dell’attuale SUV sono notevolmente diverse all’esterno, in particolare per quanto riguarda il design dei paraurti anteriori. A giudicare dalle foto degli esemplari di prova, dopo il restyling le parti anteriori saranno identiche. Le modifiche estetiche più evidenti si concentrano qui: il SUV riceverà un nuovo paraurti con una coppia di prese d’aria orizzontali, oltre a due inserti decorativi sui bordi, sopra i quali saranno presenti ulteriori elementi di illuminazione. Le unità principali manterranno la loro forma, ma avranno una nuova imbottitura e una grafica modificata delle luci di marcia a LED. Ci sarà anche una nuova griglia, che diventerà un po’ più stretta e acquisirà un diverso design delle sette fessure verticali della firma.

La parte posteriore dell’esemplare di prova non è ancora stata smascherata e non differisce dal modello attuale, ma possiamo ipotizzare che ci saranno luci aggiornate: forse saranno abbinate a una striscia a LED, come già avviene sul nuovo crossover elettrico Wagoneer S.

Rendering Kolesa.ru

INTERNI E MOTORI

Oltre agli esterni, il restyling interesserà anche gli interni del SUV, dove sarà presente un sistema multimediale con schermo sensibilmente più grande, mentre la Grand Cherokee perderà una serie di pulsanti sul sistema di controllo del clima e un paio di twister accanto ad esso. Non ci sono informazioni confermate sui cambiamenti nella parte tecnica, ma c’è la possibilità che l’atmosferico 3.6 Pentastar V6 venga sostituito da un motore turbo a quattro cilindri con una capacità di 2,0 litri. Il SUV manterrà probabilmente la versione ibrida 4xe (i rendering mostrano questa variante), che comprende un 2.0 turbo benzina quattro, due motori elettrici (uno dei quali sostituisce l’idrotrasmettitore nel cambio automatico TorqueFlite a 8 rapporti) e una batteria da 17 kWh. La potenza combinata è di 375 CV e 637 Nm di coppia, l’ibrido può percorrere circa 40 chilometri con una sola energia elettrica. Ricordiamo che pochi mesi fa la Grand Cherokee ha già perso il motore Hemi V8 da 5,7 litri.

L’anteprima della novità potrebbe avvenire nel corso di quest’anno. Nel frattempo, anche la nuova generazione del crossover Jeep Compass si sta preparando al debutto.

Nuovo MG Cyber X 2025: Anteprima Teaser

L’auto sportiva elettrica Cyberster di MG ha contribuito a far fare un salto di qualità al marchio, ma non venderà mai milioni di esemplari. Ma c’è un’altra MG a marchio Cyber che potrebbe farlo.

Si tratta della Cyber X, e MG ha appena rilasciato delle immagini teaser del SUV squadrato in vista della sua presentazione globale al Salone dell’Auto di Shanghai il 23 aprile.

Una serie di immagini in controluce e in penombra mostrano la seconda vettura della famiglia Cyber di MG da una prospettiva laterale, anteriore e posteriore di tre quarti. Il muso squadrato e la coda eretta della X indicano che si tratta di un’auto progettata per un pubblico più giovane di quello che solitamente frequenta gli showroom MG.

Una barra luminosa a LED a tutta larghezza si estende sul muso della Cyber X, con un ottagono MG illuminato montato appena sotto e affiancato da due LED più piccoli. I parafanghi sono svasati al di sopra delle ruote, le maniglie delle porte sono incassate a filo con la pelle delle portiere e una coppia di barre sul tetto sottolinea l’atmosfera da “go-anywhere”. Nella parte posteriore, la linea di cintura si alza per incontrare il massiccio montante D, mentre un’altra barra LED a tutta larghezza e il badge MG illuminato completano lo spettacolo in coda.

Dovremo aspettare il giorno del Salone per dare un giudizio definitivo sul design, ma da quello che possiamo vedere qui, il mix di tecnologia e robustezza troverà nella Cyber X molti ammiratori. Ricorda in modo inquietante la nuova Smart #5, il che potrebbe essere utile perché il nuovo SUV della Geely sarà probabilmente uno dei principali rivali della X.

I dettagli tecnici sono praticamente inesistenti in questa fase, ma i rapporti cinesi affermano che la X sarà una delle prime auto a beneficiare della nuova piattaforma E3 di SAIC, che prevede una costruzione cellula-scocca in cui il pacco batterie è parte integrante della struttura dell’auto nel tentativo di ridurre il peso.

IL SUV DEL FUTURO

L’architettura E3 è in grado di gestire sia i propulsori elettrici sia quelli ibridi, anche se al momento non sappiamo se la X offrirà entrambe le opzioni o solo una di esse. La griglia chiusa suggerisce che si tratta di un veicolo elettrico. Car News China sostiene che la X sarà dotata di batterie allo stato semi-solido, funzioni avanzate di assistenza alla guida e una sofisticata integrazione telefono-auto.

Nel corso di quest’anno e del prossimo vedremo molto di più della MG Cyber X. La casa automobilistica si sta preparando a lanciare più di mezza dozzina di nuove auto, tra cui una MG4 di seconda generazione, una Cyberster rivista e quattro veicoli elettrici, tra cui un paio di berline e un paio di SUV. Non tutte sono garantite per l’Europa, ma pensiamo che per la Cyber X varrà la pena di fare un viaggio.