Oggi nessun discorso o programma può neppure iniziare senza il prefisso “eco”. Quaranta anni fa dell’”eco” non vi era – appunto – neppure l’eco. Cioè, con l’82 % dell’energia necessaria a far muovere il mondo che proveniva da fonte fossile, non era davvero alla portata di tutti quello che avvenne tra fine 1984 e Febbraio 1985.
Inizia tutto nel 1984 quando un brillante Capitano di Industria italiano, così tanto differente dalla facciata “Confindustriale”delle dinastie dell’Elite nazionale (Pesenti, Agnelli, Pirelli) e del salotto buono finanziario (Mediobanca su tutti) apre una riflessione sull’uso degli scarti agricoli per la produzione di energia, o per la derivazione di particolari eccedenze di coltivazione destinabili alla trasformazione industriale anziché alimentare: nel 1985 a Ravenna questo manager brillante e molto apprezzato all’estero convoca una “strana” conferenza stampa per annunciare che il gruppo Ferruzzi ha deciso di entrare nel business dei combustibili verdi utilizzando l’etanolo prodotto a partire dalle eccedenze agricole, in quel periodo in crescita esponenziale nei Paesi della CEE.
Lui è Raul Gardini, e (curioso particolare che pochi all’epoca hanno davvero sotto gli occhi) pochi mesi prima di questa conferenza l’azienda capofila che guida, la Montedison, ha da poco ceduto all’ENI la controllata “ANIC”(un complesso petrolchimico fondato proprio da ENI e Montecatini SpA che si occupa di lavorazione, idrogenazione e trasformazione di carbon fossile e di petrolio) il che significa implicitamente che la Ferruzzi, chiudendo una esperienza in sinergia con ENI vuole avviare comunque un proprio volano di Business legato alla produzione di fonti energetiche derivate esclusivamente dalfattore agricolo ed ambientale; e tutto questo quando i temi dell’ecologia e della astrazione dal fossile e dal petrolio sono davvero merce per pochi eletti e amatori delle tematiche ecologiche.
Gardini illustra un progetto finalizzato al censimento, recupero e trattamento di scarti ed eccedenze agricole di tutta la fascia mediterranea continentale per la produzione di etanolo. Sottoponendolo alla CEE per l’ottenimento di un contributo finanziario europea.
Quella conferenza è una sorta di ceffone dato ad un alveare, e sortisce una vera “sollevazione generale”. In molti giornali parlano apertamente di “rischio invasione della Soia” paventando la piaga delle monocolture invasive.
Non solo l’ENI critica apertamente il progetto vedendo improvvisamente minacciato il suo proprio Business sugli idrocarburi, ma anche lo stesso valore di ANIC, asset ceduto proprio dall’ambiente di Gardini e Ferruzzi; ma si mettono di traverso anche il mondo dei Consorzi agrari che tra anni 50 e 70 erano stati la colonna portante dei recuperi e produzione di scarti per i biocarburanti destinati al settore energetico ed agricolo.
Senza contare ovviamente il mal di pancia dei petrolieri, il fattore più incredibile e “sospetto” è che 40 anni fa quelle stesse tematiche che oggi dominano in Europa vengono semplicemente scartate dalla CEE che nega ogni finanziamento continuando ad erogare i sussidi secondo l’architettura della PAC: Frans Andriessen, Commissario a cui Raul Gardini espose il progetto e che rifiutò ogni aiuto,
Curioso che il programma RED II basato sullo sviluppo delle energie rinnovabili RED II derivate da materie prime non in competizione con la filiera alimentare (divenuto centrale nella politica di Bruxelles quaranta anni dopo Gardini, riprenda praticamente tutto quello che il manager di Ravenna aveva proposto nel 1985).
Insomma, l’uomo che secondo filoni di testimonianze alternative alle risultanze giudiziarie il 23 Luglio 1993 a Palazzo Belgioioso – Milano – si sarebbe sparato dentro la sua stanzina privata (arredata a mogano e ottone come la camera di una nave da crociera) e che, sempre secondo le stesse tracce di teste alternativi avrebbe riposto – dopo lo sparo alla tempia – la rivoltella sul comodino e si sarebbe gettato a letto (come dalla strana postura rilevata dal suo domestico un attimo dopo l’esplosione dello sparo) con violenza, fu un Manager che già ben prima di Tangentopoli dava brutti pruriti a tanti “vasi di ferro” dell’Industria e della finanza.
E su cui sono fioccate leggende e testimonianze postume come su ogni storia nera d’Italia. Persino sulla esatta posizione di una Renault 4 rosso opaco una triste notte del 1978, secondo un metronotte anonimo. A cercarle, le storie alternative, si trovano in quantità.
Born to be “alternativo” e “scomodo”. Il Karma straordinario di Raul Gardini
E sempre secondo alcuni testimoni lontani dalle versioni ufficiali, tracciati e descritti nel libro “Icarus, Ascesa e caduta di Raul Gardini” colui che tuttora vivrebbe in Brasile con una operazione globale di plastica facciale, si è reso ben prima degli accordi di Kyoto e degli allarmi ambientalisti degli ultimi anni protagonista di una decisa conversione “verde” dell’Automotive europeo ed occidentale in una dimensione nella quale, se si fosse agito per tempo, il volume del traffico circolante parzialmente convertito all’etanolo avrebbe già sortito effetti positivi sul clima come è avvenuto dopo mezzo secolo in Brasile grazie alla politica amica dell’etanolo da canna da zucchero. E di certo Gardini fu davvero ispirato da tanti studi ed esperimenti fatti in Sudamerica, Stati Uniti, ed Europa del Nord in tema di addizione rinnovabile nel carburante fossile.
Persino Carlo Sama, recentemente e sempre recensito nel libro indicato sopra, spiegò come negli ultimi mesi prima del presunto suicidio Raul Gardini si fosse interessato in un progetto per implementare le aree coltivabili nel Maghreb mediterraneo.
Gardini continua a promuovere l’idea delle biomasse e dell’etanolo come soluzione per l’agricoltura e l’ambiente e nel 1988 presenta una relazione che dimostra concretamente che lo sviluppo di nuove applicazioni per proteine, grassi e carboidrati provenienti dalle eccedenze agricole avrebbepotuto risolvere il problema degli sprechi e dare una svolta all’agricoltura, considerata da lui già di per sé chimica. Ma gli ambienti “conservatori” in tema di energia fossile e di finanza correlata, cominciano a sudare freddo quando dopo l’acquisizione di Montedison, Gardini presenta agli azionisti e alla comunità finanziaria il grande progetto di riorganizzazione del gruppo Ferruzzi, basato su cinque grandi sfide ed in anticipo di più di tre decenni sull’odierno Green Deal europeo.
Dal Progetto Etanolo del 1985, con le contraddizioni interne del mondo economico e politico italiano, per produrre carburante con le eccedenze agricole si gettano le fondamenta per gli “accordi di filiera” odierni: bioetanolo e soia che oggi si ritrovano nei piani industriali di imprese leader nel mondo, a partire da Novamont Eni/Versalis, che ha recentemente acquisito brevetti di Proesa per tecnologie ed enzimi necessari a produrre etanolo e materia energetica trasformabile ed ovviamente rinnovabile, con un impianto in grado di trattare 200mila tonnellate/anno di biomassa per una capacità massima di produzione di circa 25mila tonnellate anno di bioetanolo; pochi per una diffusione su larga scala ma idonei alla miscelazione con derivati agricoli di altra natura e provenienza per aumentare eventualmente la componente “E” nelle benzine.
Parallelamente agli obiettivi di crescita economica, l’imprenditore portava avanti grandi investimenti in ricerca e sviluppo di nuove tecnologie capaci di ridurre scarti. L’incontro nella sede di Confagricoltura ha ricordato il progetto di Gardini “Pro Etanolo” del 1985, intorno al quale esplosero tutte le contraddizioni interne al mondo economico e politico italiano. Anche se non vide la luce, quell’idea (all’epoca d’avanguardia) di produrre carburante con gli scarti e le eccedenze del mondo agricolo, è stata comunque uno dei temi su cui chimica e agricoltura hanno iniziato a confrontarsi, gettando le fondamenta per una collaborazione che non si è più fermata. E persino 4 anni prima del Vertice di Rio l’idea di Gardini di sostituire l’etanolo al piombo nella benzina era in realtà la risposta più pragmatica (come abitudine di Raul) alla normativa europea che dalla abolizione del piombo avrebbe portato alla catalizzazione generale obbligatoria del 1993.
Non c’è spazio per complottismi, nei racconti di storia, ma certo la famosa accusa di Mani Pulite sulla “madre di tutte le tangenti” e la decapitazione dei vertici di Montedison e della Ferruzzi sembrava già fin dall’inizio una sorta di ircocervo mitologico (Gardini avrebbe pagato la politica per favorire l’uscita della Montedison dalla trappola Enimont che dalla scalata di Ferruzzi in poi aveva letteralmente dissanguato la Montedison. “
La chimica italiana sono io” fu lo slogan con cui i giornali disegnarono su Gardini il marchio dell’untore tangentaro.
Eppure chi sa dare un valore alle cose sa che usare i carboidrati al posto degli idrocarburi è solo oggi un procedimento scontato: ma quando Gardini si mise a pensarecarburanti, plastica, inchiostri e detergenti da scarti e materie prime agricole, il mondo era petroldipendente. Con annessi e connessi e soprattutto rischi che il mondo vedeva su Gardini, il quale aveva stretto nel 1989 un accordo quadro con l’ex URSS di Gorbaciov per un piano agricolo straordinario sull’Ucraina per produrre coltivazioni da cui estrarre etanolo.
Il Wall Street Journal incluse la Ferruzzi nella lista delle 55 imprese con una «leadership globale per gli anni 90».
La Harvard Business School pubblica un case study sul gruppo di Ravenna, mettendo in luce la strategia agro-bio-chimica di Gardini e ricordando, fra le altre cose, che la Ferruzzi fu il primo gruppo al mondo a tenere un registro ambientale delle proprie emissioni di anidride carbonica (sette anni prima del Protocollo di Kyoto).
L’uomo che inventa di sana pianta la soia energifera in Europa (Gardini favorì lo sviluppo della coltivazione della soia in Italia: il nostro Paese diventa il primo produttore europeo e raggiunge in pochi anni i 250 mila ettari coltivati con una produzione di 750 mila tonnellate, fatto che rivoluziona la rotazione agraria in Italia e permise un minore impiego di fertilizzanti, grazie alla capacità della soia di “fissare” l’azoto nei terreni); che invita i suoi collaboratori su amido ed olio vegetale, che inventa “Mater-Bi” con Novamont; “Diesel-Bi” il suo biodiesel raffinato negli impianti a Livorno; il “Celus-Bi” (detergente privo di reagenti chimici inorganici e totalmente biodegradabile.
Con Gardini il Gruppo che lui guida schiera Eridania-BéghinSay, Novamont (che stava progettando le prime plastiche biodegradabili, di cui poi è diventata leader), l’Erbamont, la Selm (l’odierna Edison), la Himont (nel polipropilene), la Ausimont (nella chimica delle specialità), a cui si aggiungeva la Tecnimont, che costruiva impianti industriali in tutti i continenti (era stata tra le prime società di impiantistica del mondo ad operare nell’Urss già negli anni ’30).
E da lato puramente Automotive Gardini mette l’Italia, una volta tanto, nella posizione di battistrada delle nuove tendenze energetiche con il suo sogno sui biocarburanti, con un anticipo di oltre 30 anni su Bruxelles. Per me, un Manager che ha reso onore ad un’Italia dove, se non eri parte di una casta predefinita per decreto Carolingio, facevi sempre una brutta fine. Come è capitato a Gardini. Trenta anni dopo quella rappresentazione scenica di Mani Pulite, e dopo lo svuotamento strategico e diplomatico d’Italia, oggi si capisce che in quel periodo a Palazzo di Giustizia di Milano erano stati portati davvero i veri ladri d’Italia…
Riccardo Bellumori