Nuova Honda Prelude: torna la dinastia del Coupè classico all’orientale

Per capire Honda Prelude nella sua genesi e dinastia arrivata oggi alla sua sesta generazione, occorre essere un poco “dentro” le filosofie che da Tokyo hanno mosso una evoluzione di Gamma che dalle prime leggendarie Z360, S600 ed S800 degli anni Sessanta (ricercatissime dai Collezionisti per la bellezza minimalista e tipicamente orientale) ha portato il Marchio a ritagliarsi una sorta di profilo inimitabile tra utilitarismo e vocazione sportiva insieme alla definizione globale ed internazionale dei suoi prodotti che dagli anni Settanta cominciano ad essere proposti e distribuiti secondo il concetto delle World Cars.

Dopo la nascita della prima World Car davvero di respiro globale e distribuita in tutto il mondo (la Civic) Honda non resta alla finestra: lancia nel 1977 la “Accord” che rappresenta la dinastia della perfetta “Media” secondo lo spirito del Marchio  (completata al livello inferiore nel 1980 dalla “Ballade” che rappresenta il link dimensionale tra Civic ed Accord) ed inizia ad aggredire il mercato USA e quello europeo, soprattutto con la Joint Ventures avviata nel 1979 con British Leyland e con Michael Edwardes per la produzione su licenza proprio della Ballade ridenominata“Acclaim” a marchio Triumph.

A quel punto la nuova vocazione internazionale di Honda trova due elementi positivi sui quali puntare per diffondere al meglio in Europa ed Usa la sua filosofia costruttiva: da un lato la crisi energetica che ha improvvisamente messo fuori gioco una moltitudine di sportive “big size” lasciando più margine a sviluppi dimensionali tipicamente orientali (misure ridotte, cubatura razionale e soprattutto una cura costruttiva ed una ricchezza tecnologica che la concorrenza spesso neppure poteva sognare.

Nel 1979 da tutto questo nuovo criterio commerciale deriva la prima serie di una ennesima dinastia in casa Honda, la “Prelude”. La Mk1 doveva in teoria andare a contrastare concorrenti come Ford Capri, Opel Manta, Renault 17, Alfa Romeo Alfetta GT 1600, Volkswagen Scirocco o Lancia Beta Coupè (che forse in questo elenco era la vera antagonista elettiva per vocazione e target) ma aveva dalla sua tre prerogative vincenti:

-una volumetria da Segmento “C” praticamente simile aquella della contenutissima “Alfa 33” di Ermanno Cressoni del 1983: lunga 409 cm. e larga 163 cm. “Prelude” prima serie è paragonabile a molte “mediopiccole” e la sua natura sportiva è tradita dalla altezza davvero “minimal” di solo un metro e ventotto centimetri e dalle due porte. Ma quello che è straordinario per quei tempi è l’abitabilità anteriore della piccola Coupè  oltre alla dotazione da Ammiraglia (incluso il tetto apribile di serie che appare così per la prima volta su una berlina giapponese come accessorio sempre presente) che rappresenta una novità ed una eccezione rispetto alla gamma commerciale europea delle piccole. Dietro, certo, l’abitabilità e più da 2+2 ma sufficiente per una giovane famiglia. 

Se però c’è da subito una caratteristica che colpisce della Prelude è l’indole e la personalità su strada: il suo 1800 cc SOHC CVCC sembra poco performante per i valori canonici europei (i migliori 1800 cc tedeschi ed italiani sviluppavano già  110 e 120 cavalli) ma nell’ottica di World Car la giapponesina avanzava già il sistema di ricircolo dei Gas di scarico per le normative americane rigorosissime ed una architettura motoristica in grado di farla funzionare con qualunque tipo di benzina in ogni parte del mondo (non a caso Honda è stata da tempo una delle Marche giapponesi più acquistate in Sudamerica e Brasile con la benzina a forte incidenza di Bioetanolo); inoltre per il mercato europeo venne allestita dal 1981 una versione da 1,6 litri ed 80 cavalli che sicuramente si confrontava alla pari con la concorrenza. Ma quello che era “lunare” già nella prima serie era la dotazione: tetto apribile elettrico, 5 marce di serie, e cruscotto con tachimetro e contagiri sovrapposti  con le lancette che si muovono secondo archi paralleli dell’architettura “Concentrated Target Meter” oppure lo stereo con sintonizzatore e volume posti a lato cruscotto vicino al volante.

Prelude “Dinasty” e le altre Coupè iconiche del Marchio Honda

Incredibile a dirsi, per molti, ma la famiglia delle due porte e Coupè di Honda è un elenco numerosissimo rispetto ad una Gamma commerciale complessiva che in generale è sempre stata abbastanza “ristretta” e che nei modelli popolari ha spesso visto una derivazione sportiva: Civic Coupè ed Accord Coupèpotrebbero già nelle diverse realize introdotte di anno in anno rappresentare una buona offerta di Gamma a livello occidentale. 

Ma evidentemente per Honda era troppo importante presiedere il maggior numero di segmenti di mercato (ed in particolare quelli dove la presenza commerciale era più trascurata) attirando comunque il pubblico sportivo di ogni fascia ed appeal, dimostrando a livello globale la capacità di offrire anche nei tagli più tecnologici, sportivi e complessi una soluzione captive adeguata o persino superiore alla concorrenza. Dunque accanto a Civic Coupè ed Aerodeck arriva anche tra il 1983 ed il 1991 la “CR-X” poi denominata in seguito con la sigla “del Sol”; ed anche Accord Coupè è davvero una Ammiraglia sportiva in grado di fronteggiare benissimo le tedesche. 

 

Prelude Seconda Serie: la specie si afferma

Ma non basta. Se Prelude nasce come Coupè di segmento “crossover” tra Ballade ed Accord, crescendo la sportiva giapponese diventa sempre più preziosa e centrale nelle performances commerciali di Honda e comincia a “correre in scia” solidarmente alla cugina Civic fino a diventare una sorta di “link” concettuale tra questa e la Accord stessa. Mentre al top dal 1986 arriva quella che è la dinastia di Coupè più signorili ed elitarie possibili nella Gamma non solo di Honda ma anche di Acura e di tanti Marchi concorrenti: la Honda Legend che viene proposta dalla Honda tra il 1986 ed il 2012 e che rappresenta un poco il “forziere” ricco ed opulento della sportività lussuosa ed elegante Made in Tokyo. 

 

Insomma nella definizione di Gamma la Honda lascia alla CivicCoupè o 3porte (a seconda delle immissioni in commercio anno per anno) un suo spazio nel Segmento “C” puntando con Prelude a presidiare un target di mercato effettivamente piuttosto libero da affollamento concorrenziale europeo che da inizio anni Ottanta rivelava in quel segmento e cilindrata delle Coupè decisamente “utilitarie”(Fuego, Manta, Capri, le solite Scirocco e Alfetta GTV, ma anche le giapponesi con Mitsubishi Colt o Toyota Celica erano davvero molto meno personali). 

Soprattutto con la Seconda generazione di Prelude nel 1983 gli ingegneri giapponesi sfoggiano un corredo tecnico davvero unico, che se trova una “certa” concorrenza fuori del Giappone è praticamente solo nella Volvo 480 del 1986; davvero unica ed inconfrontabile la nuova seconda serie che lega classicità (tre volumi e padiglione altissimo con montanti sottilissimi) con innovazione (motore quattro cilindri 1800 ad iniezione e 12 valvole con 105 cavalli, fari a scomparsa simili a quelli della CivicAerodeck, quattro freni a disco e sistema antibloccaggio ALB) e tipica sovrabbondanza di accessori e gadget elettronici. Sempre 2+2 ma con un bagagliaio notevole dietro, con 4,29 mt. di lunghezza per 1,67 mt. di larghezza e solo 1,29 di altezza ancora una volta questa Prelude “II°” dimostra una unicità ed una preziosità che la rende ricercatissima sul mercato e molto apprezzata ancora negli USA.

 

Terza generazione, e Prelude sale ai piani alti

Il motore 2000 cc quattro cilindri sportivo da 128 cv che nella seconda serie veniva proposto come motorizzazione opzionale in luogo della 1800, diventa la base nella Prelude di Terza generazione che arriva a partire dal 1988 e che se da un lato si può fregiare della pubblicità internazionale dei Titoli Mondiali di F1 con Williams e McLaren, dall’altra nasce con una bella concorrenza agguerrita proprio in casa quanto a versioni sportive. 

A cavallo tra anni Ottanta e Novanta il Marchio di Tokyo non si fa imbarazzo di proporre: contemporaneamente Civic 1.6 Hatchback3 porte, CR-X 1.6, Accord Coupè LX 2200, per finire al Top di Gamma con: Integra II° Generazione con il motore VTEC, la Legend 3.2 24v sei cilindri ed ovviamente la NSX

E come se non bastasse la Joint Venture con Rover porta anche sul versante inglese una bella serie di Coupè nippo-britanniche proprio di “parrocchia” comune con Tokyo, senza dimenticare che la fine degli anni Ottanta aveva consolidato ormai un “format” di coupè decisamente elitario, ed a livello mediatico il Giappone delle Coupè pure veniva rappresentato in realtà più con le forme e le cubature elitarie di Nissan e delle Mitsubishi che con la concezione ancora razionale della Prelude, che peraltro in Europa nella sua terza generazione deve guardarsi dalla concorrenza di una vera icona irresistibile come Opel Calibra .

Ma più in generale la concorrenza del Sol Levante ed europea si è fatta complessa, visto che sulla fascia tra 1800 e 2,5 litri quasi tutti hanno in listino una esponente Coupè e sportiva in quel periodo. Se posso permettermi però la terza Prelude è tra le più belle Coupèdel periodo, ed incarna persino quella sorta di indole “Executive” che ne fa un modello probabilmente più riconoscibile dal pubblico nordamericano che europeo, anche perché nel frattempo la Prelude “III” si “estende”: diventa 4,47 di lunghezza e 1,70 di larghezza, dunque dimensioni che in Europa sono troppo impegnative per una gamma di motori che vada da “solo” 2.0 fino a 2,2 litri. 

Come detto, il profilo voluto da Honda per questa Prelude è anche consequenziale alla estrema targettizzazione che Tokyo ha voluto nella sua Gamma, visto che aumentando magari a 6 cilindri e anche solo 2500 cc. la Prelude avrebbe invaso probabilmente il campo di Rover 825 Fastback e più su di Legend ed Integra.Peccato, perché a prescindere dal mio gradimento personale, su questa generazione Honda ha giocato molto della sua possibile crescita mediatica e simbolica verso i Segmenti “Top”, ed insomma…..una Prelude “III” con un bel V6 sotto avrebbe detto la sua…

Prelude Quarta Generazione, forse la vera pietra miliare

Fari a scomparsa, taglio tre volumi secco e classico (la Terza generazione in effetti era a metà tra una due volumi e mezzo ed una Fastback) e padiglione a torretta che domina tra i volumi, la Prelude Quarta Generazione che arriva nel 1991 pare quasi un Restomod azzeccatissimo della Seconda Generazione e questo dà forza alle sensazioni che ho espresso prima. 

Di certo è una Coupè più votata al Cliente europeo che si identifica nel Marchio e non punta alla “massa”: ed infatti la sua connotazione stavolta è molto sportiva ma personale, ed anche più “azzardata” con la versione 4WS ed il VTEC a disposizione per il 2,2 che esprimeva la potenza monstre di 190 cavalli. Insomma, per il Cliente amante delle Honda la Prelude è davvero una mèta.

Ed arriva dal 1997 la Quinta Generazione, che in fondo rimane per molti una sorta di geroglifico. 

Forse per voler accattivarsi un po’ troppo la clientela americana, forse perché con Integra R Type, e Civic V° Serie Hatchback era persino deleterio spingere su troppi modelli sportivi in casa, la nuova Prelude è quella che lascia più dubbi anche nel ricordo agli appassionati: forme squadrate ed americaneggianti, indole più stradistica che sportiva, e soprattutto forse una sorta di “vetustà” generazionale di tutta la Gamma rende la ultima serie poco appetibile per gli affezionati al Marchio. Peccato perché il 2200 cc da 200 cavalli e la tipica dotazione ed accessoristica del Marchio di Tokyo fanno anche della “Prelude V” un bel pezzo sia da guidare che da collezionare. Con recensioni generalmente entisiastiche da parte delle Riviste specializzate.Uscita di scena la Quinta Generazione, praticamente per la Prelude si spengono i riflettori.

Nuova Prelude VI Generazione: torna la Coupè classica dal profumo orientale

Ed ecco, dopo una parentesi di riflessione di ben un quarto di secolo, che Honda ci ridà Prelude. La coupè all’orientale. 

Dolce e razionale senza essere tamarra, emozionale con gusto e garbo senza sfoggiare troppo testosterone ma soprattutto disegnata per l’Automobilista Executive che vuole distinguersi nella sua indole sportiva senza sacrificare abitabilità e funzionalità estrema: superfici pulite, profilo aerodinamico ma non banale e una coda ben sagomata con apparato luminoso a doppia fascia LED, maniglie a filo e l’antenna integrata nel vetro che danno l’idea di quanto sia curata questa nuova auto. 

Due schermi di cruscotto che governano infotainment e strumentazione, abitabilità ottima davanti e buona dietro con un baule da vera familiare capace di unire supporto lavorativo ed emozione sportiva.

Cuore tecnico con architettura full hybrid che deriva dalla Civiccon 184 CV e 315 Nm di coppia gestiti da un’elettronica che alterna trazione elettrica, modalità ibrida diretta o funzionamento combinato.

La Prelude è dotata del sistema ibrido e-HEV di nuova generazione di Honda, che abbina un motore termico da 2.0 litri a due motori elettrici. Nella guida quotidiana, il motore elettrico alimenta il veicolo, mentre il motore a benzina funge principalmente da generatore per ricaricare la batteria, eliminando la necessità di collegarlo alla presa di corrente: in pratica quello che una volta si sarebbe chiamato “Ibrido in Serie”.

Per passare così autonomamente tra le modalità Electric, Hybrided Engine Drive per offrire coppia istantanea, prestazioni fluide ed efficienza eccezionale.

Quando serve più energia, il passaggio tra elettrico e ibrido avviene senza strappi, garantendo una progressione omogenea e controllata. Prelude VI non cerca la prestazione assoluta, ma l’interpretazione moderna della gran turismo con prestazioni comunque notevoli (ad esempio un ottimo 0-100 km/h in 8,2 secondi) risposta lineare, comfort elevato e assetto straordinario che riprende le geometrie della Civic Type R (sospensioni a controllo elettronico, sterzo sportivo). 

Insomma, bentornata Prelude. Riusciremo ad effettuare con Te un Test Drive? Speriamo sia la volta buona…

Riccardo Bellumori

Redazione
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