Ferrari Elettrica e la leggenda metropolitana del crollo in Borsa

Ha fatto scalpore l’annuncio di una Ferrari elettrica, pochi giorni fa. Direi curiosamente, visto che nell’ultimo decennio trascorso le occasioni sono state, con questa, ben quattro: quattro volte in cui o da Ferrari stessa o “per conto” della Rossa si è trattato un futuro possibile nell’elettrico.

Solo che stavolta il preannuncio è stato accompagnato da qualcosa di molto concreto, lo chassis nativo elettrico “naked” che mostrava in colore puramente metallico la struttura tecnica e dimensionale di quello che diventerà “lo scheletro” full electricdella prossima Ferrari.

Ed è immediatamente rimbalzato su tutte le piattaforme mediatiche il crollo in Borsa delle azioni della Rossa. 

Al punto che i Guru dell’informazione e della strategia hanno vaticinato la “peste verde”, cioè quella sindrome perniciosa ed ineluttabile che prende, in perfetto stile “The Ring” (il celebre film Horror nel quale a seguito della visione di un Ampex misterioso tutti i visualizzatori erano condannati a morte) tutti i Brand ed i Gruppi che annunciano per imprudenza e temerarietà di voler anche solo pensare ad un’auto elettrica. 

Quella “peste verde” doveva aver colpito inesorabilmente anche quel ridente e glorioso stabilimento sulla Via Emilia, riservandogli la iattura che di volta in volta ha colpito non solo poco lontano quelli di Sant’Agata Bolognese ma anche Stoccarda, Coventry, Detroit.

Questo il tono decisamente rosticciano e un poco sardonico con cui molti sapientoni di settore hanno provato a legare la presentazione della nuova piattaforma elettrica per un futuro modello della Gamma Ferrari, con il crollo in Borsa del giorno dopo l’annuncio: era il 9 Ottobre 2025 e Ferrari ha segnato a Milano un ribasso record di quasi meno 16% tornando ai valori di più di un anno prima. Ma davvero nessuno è andato a leggere le relazioni agli azionisti e la programmazione pluriennale del Cavallino

Davvero, tanto per fare di tutta un’erba un fascio, si è cominciato da più parti ad evocare minestroni finanziari ed industriali e collegare in modo astruso la situazione Rossa con altre fasi critiche – in qualche modo riconducibili grossolanamente all’elettrico – di altri Costruttori. 

E dunque è uscita fuori laqualunque su improbabili simmetrie tra il crollo della Ferrari elettrica in Borsa e la palude che sta avvolgendo la Porsche (soprattutto a causa delle difficoltà nel mercato cinese) vittima presunta della conversione elettrica. 

O si arriva persino a collegare il caso Ferrari e lo sputtanamento delle origini con il caso Jaguar

Insomma, che confusione. La maggior parte dei commentatori ha correlato il ribasso più sensibile a Piazza Affari dalla quotazione in Borsa nel 2016 con l’immagine dello chassis elettrificato che, certo, non si può dire che accenda gli animi. E ha omesso di rappresentare tutta la serie di cifre, dati e proiezioni che l’A.D. Vigna ha snocciolato ai Media ed agli Investitori. 

Anzi, a dire la verità, la maggior parte dei commentatori ha mostrato il suo profilo un poco “bucolico” immaginando che 12 miliardi di Euro in capitalizzazione durante un solo giorno si possano essere bruciati con migliaia di Signore Pina che, dopo aver visto al Tiggì le immagini dello chassis elettrico Ferrari, si sarebbero attaccate al telefono con il proprio Direttore di Banca urlando “Uè, Diretur….Ma l’è vero? Ferari l’è convint de fè elBEV? Alura l’è un putanon!! Venda, Diretur, vendaaaaa!!!”

Se alla data odierna molti Media anche ben attrezzati ignorano che il Trading automatico di azioni si attiva in immediato per effetto di criteri preimpostati che leggono e processano anche le previsioni finanziarie ed operative dichiarate agli investitori da Società quotate, vuol dire che o il grafene contenuto nei vaccini si è surmoltiplicato in tanti intrappolando i pochi neuroni circolanti, o che ha ragione chi vorrebbe istituire in Italia la formazione finanziaria di base obbligatoria.

Sugli obbiettivi declinati da Vigna per il 2030 pesa fortemente un ribasso delle previsioni di crescita (ricavi attesi a circa 9 miliardi di euro, in crescita solo del 5% medio annuo), e un margine ebitda inferiore di oltre il 10% rispetto alle stime precedenti.

 

Una crescita attesa molto meno energica rispetto al trend abituale degli ultimi esercizi della Rossa; e questo ha presumibilmente allarmato diversi investitori su potenziali allerte future.

 

Ferrari “prudente” sulle stime quinquennali, e la Borsa reagisce

Tra l’altro in un periodo nel quale la dirigenza del Marchio di Maranello si è trovata, in coincidenza del periodo delle stime e delle comunicazioni finanziarie, nel bel mezzo della polemica montante (e sacrosanta) sulle performances deludenti della Stagione in F1 che opinionisti, tifosi ed investitori si aspettavano di ripresa grazie anche al colpo di mercato di Hamilton.

 

Ed è chiaro che, anche dal punto di vista finanziario, le competizioni ed i risultati in Pista giocano sempre un ruolo importante nella visione che il mondo ha di Ferrari, soprattutto ora che nel confronto generale è entrato il contesto di una McLaren vincente dopo anni di magra, mentre per la Ferrari il periodo di magra continua da troppo tempo; e visto anche il simbolico confronto con l’arrivo nel Marchio inglese di Luca di Montezemolo, emblema didascalico della rinascita rossa e che in diverse occasioni era stato di nuovo accostato a Maranello in una sorta di rientro leggendario. 

Non è una questione di poco conto: Ferrari è soprattutto negli uomini che la guidano e la rappresentano: la staffetta e la diatriba Montezemolo – Marchionne fu, ai tempi d’oro, elemento in grado comunque di qualificare un Management Staff da sogno vista la caratura dei due duellanti. 

E le attese di Vettel come nuovo portabandiera in Formula Uno ed il profondo rinnovamento di Gamma che vi fu da dieci anni a questa parte sono state il corroborante ad una situazione di mercato che, proprio per effetto della confusione elettrica, aveva portato alla Ferrari un indubbio progresso finanziario e commerciale anche grazie al temporaneo crollo di diverse competitor di mercato che dal 2010 fino alla fine di quel decennio si erano impantanati su un possibile futuro “Z.E.”

Ferrari “prudentissima” sull’elettrico, altro che bastonata anti BEV. E la Borsa colpisce

Ma quel che pochi commentatori hanno voluto vedere è che sull’elettrico la Ferrari ha preannunciato – nel suo “Capital Market Day” addirittura una revisione al ribasso: nella “mix” di Gamma prevista al 2030 (ed in un momento in cui Bruxelles nulla ha deciso sul taglio degli endotermici per il 2035 mentre ha confermato il percorso triennale per le famose multe CAFE) parlando di una composizione pari al 20% di modelli puramente BEV contro il 40% di modelli solo endotermici ed un ulteriore 40% per le architetture Ibride.

Solo un piccolo ricordo, tra l’altro, di almeno tre occasioni nelle quali la Ferrari ha preannunciato una prospettiva di conversione elettrica senza tuttavia finire nella slavina Borsistica: nel 2015, ad Agosto, la Stampa diede notizia del progetto di una Rossa full electric in contrapposizione alla conversione elettrica prospettata da una concorrente di rango come Aston Martin

In verità questa notizia non fu un lancio proveniente da Maranello (dove all’epoca dominava Montezemolo, piuttosto restio all’elettrico, dentro un Gruppo FCA nel quale il leader Marchionne era palesemente contrario all’elettrico) ma da una Società di Studi, analisi e consulenza interna a Mediobanca.

Fu poi il turno dell’Amministratore Delegato alla data del 2018, Camilleri, a lanciare un nuovo sasso nello stagno: eravamo, ovviamente, in un’altra era (quella pre-Covid) e presentando cifre e statistiche da record per la Ferrari per l’anno precedente preannunciò l’obbiettivo di Maranello di dare alla luce un modello elettrico sebbene non prima del 2022. 

Ed in effetti, per chi come noi ricorda bene (avendoci scritto un pezzo dedicato) la presentazione in anteprima dell’Autunno del 2022 della nuova e rivoluzionaria “Purosangue” ci colpì non solo per la struttura SUV assolutamente alternativa in Ferrari ma soprattutto per la scelta di lanciare sul mercato per prima la versione solo endotermica. 

Questo, unito al coro delle proteste levate al Salone di Parigi di Ottobre di quell’anno, portò lo stesso A.D. Vigna a caldeggiare in seno alla Commissione di Bruxelles l’ipotesi di un “ammorbidimento” della rigidità ecofriendly della UE verso i piccoli Costruttori ed una maggiore attenzione anche in termini di contributi alla ricerca per le alimentazioni alternative. Come a dire:”bello l’elettrico, ma Ferrari si sente ancora di proseguire il matrimonio con la bella meccanica declamata da Enzo”. 

L’annuncio forte del 2024, nessun crollo in Borsa. Come mai?

Ed è davvero recente il preannuncio dello stesso Vigna di un anno fa, quando rivelò al mondo l’intenzione della Ferrari di dare rapida vita non ad uno ma a due modelli completamente elettrici. 

Dunque, mi pare persino ironico e paradossale che proprio io attraverso Autoprove.it debba difendere la strategia della Ferrari dalla leggenda metropolitana del crollo in Borsa. 

Lo faccio perché sono contrario agli stupidi, agli urlatori, agli evangelizzati di ogni professione di fede. Inquinano più dello scarico libero di una Alfetta scarburata. Per ridare credibilità al mondo delle quattro ruote occorre ripulire in primis il settore ormai in cancrena dell’informazione cosiddetta specializzata.

La concorrenza “Hypercar” cinese anche sull’elettrico pesa sulla Ferrari

E che l’opinione pubblica ed il sentimento degli investitori si sia ammorbidito nei confronti della simbiosi “elettrico+Prestazioni” è un fatto agevolato dalle notizie che da un anno a questa parte arrivano ovviamente dalla Cina

Se fino a pochi anni fa la quadra tra super prestazioni sportive e trazione puramente elettrica era esercizio solo di pochi preparatori artigianali ben attrezzati, o di “tuner” specializzati nel comparto BEV, le notizie di Xiaomi e di BYD sulle prestazioni “di serie” delle loro Hypercar, i record in Pista e le velocità massime in grado di far impallidire Bugatti e Koeniggsegg sono stati elemento di dibattito e di “scossa” nella percezione che ottenere prestazioni lunari sia persino più consono ad una elettrica che non ad una endotermica. Concetto in verità espresso diverse volte lungo gli ultimi dieci anni. 

Ma oggi, con le realizzazioni di Marchi e Gruppi che potremmo definire non solo “Mass Market” ma anche fortemente generalisti, si sta accendendo una suggestione persino pericolosa per i Brand Premium e per i Marchi legati alla gloria sportiva come Ferrari: l’elettrico “consumer” può estendere il raggiungimento della prestazione pura anche a chi non può permettersi una Hypercar blasonata. 

Parliamo di volumi di domanda potenziale che se non controllata e “contrastata” opportunamente possono creare nel medio termine una concorrenza effettiva sul mercato e simbolica nell’Opinione pubblica tale da “annacquare” per diverso tempo il concetto di pedigree e di prestigio dei Marchi tradizionalmente legati alle prestazioni. 

Accadde lo stesso, in Europa, con la concorrenza giapponese un poco sottovalutata nel settore delle maxi moto: con gli inglesi convinti che le quattro Case nipponiche non avrebbero mai scalfito il pedigree made in Great Britain delle varie Norton, Triumph, BSA; e con gli italiani convinti che nessun giapponese avrebbe mai potuto minacciare l’immagine mondiale della meccanica tricolore; in tutto questo ad Honda, Yamaha, Suzuki e Kawasaki sono bastati sei anni per cancellare dalla storia – tra il 1969 ed il 1975 – quasi tutti i Marchi inglesi. E nel decennio Ottanta hanno fatto fare la stessa fine ai Marchi italiani.

Per cui ci pare doveroso battere le mani alla Ferrari che sfrutta una delle ultime occasioni della storia del mercato per rilanciarsi come protagonista anche nell’elettrico, capace di trasferirvi la fedeltà ai valori ed ai simboli canonici del Cavallino ma con la serena convinzione che non si dorme mai sugli allori, e che il progresso per non essere subìto va dominato ed accolto. Non sono slogan ma è al momento la proiezione di un Marchio che comunque ha specificato bene che non farà a meno, nel medio termine, della sua tradizione endotermica. Un giusto richiamo alla salvaguardia della “Biodiversità tecnologica” che abbiamo coniato noi di Autoprovee che spesso i cosiddetti Testimoni di GeoWATT” ci irridono……poracci loro…

Eppure, in tutta questa “elegia” positiva verso la Ferrari nell’occasione dell’annuncio della nuova piattaforma elettrica, lasciateci chiudere con un appunto comunque triste, proprio con riguardo alla storia della Ferrari.

Quella che si è mostrata al mondo, la sera dell’8 Ottobre, è stata l’immagine di uno chassis elettrificato, contenitore eletto della nuova eccellenza Ferrari in tema di tecnologia “Z.E”: bene, proviamo a fare un gioco, ora. 

“Denudiamo” completamente una Xiaomi, una BYD; spelliamo una “Valkirye” Aston Martin, “scortichiamo” una Porsche full electric.

E, senza mettere alcun rispettivo logo, marchietto, iscrizione identificativa esponiamo in uno spazio anonimo tutti questi chassis. 

Chassis Z.E., “millechiodi”,“854”: la storia non mente, alla Ferrari manca “l’uomo in Rosso”.

Da cosa lo riconosco, io appassionato oppure Owner Ferrari, lo chassis completamente elettrico della “Rossa”? Da quale accorgimento, carattere, obbiettivo industriale? Possibile che il Marketing di Maranello sia a tal punto in confusione da aver postato “quelle” immagini?

Vi rinnovo due ricordi: 1977, “Ferrari 308 millechiodi”: la Pininfarina in accordo con il patron Enzo mostra in pubblico le foto di quella che secondo me è visivamente una delle Ferrari più brutte di sempre. Visivamente, certo; ma dal lato simbolico ed iconico quella roba là diventa il messaggio urbi et orbi che il Drake manda al popolo dei suoi estimatori. Non è brutta. E’”Wild” come da tempo la sognano gli appassionati.

Perché quella “308” con parafanghi allargati in alluminio battuto a mano e “spazzolato” e sovrapposti alla carrozzeria con centinaia di rivetti insieme ad una coda con spoiler “aggiunto” diventa il biglietto di presentazione di quello che i ferraristi sognano da anni, e cioè il ritorno della Rossa nelle competizioni in Pista con una Gran Turismo. E quella “millechiodi” diventa la maquette ambulante del sogno “288 GTO” di pochi anni dopo, la grande promessa del Drake al “suo” popolo. 

Ecco perché la “mille chiodi” la ritieni opera di un carrozziere impazzito se la fermi su una immagine, ma la trasmetti nella leggenda se sei coinvolto a leggerne tutta la simbologia e la semantica che la circonda. Serve solo “qualcuno” che te la spieghi con cognizione di causa.

Non Vi basta come esempio? E allora beccateVi la “854”.

Altro caso in cui l’immagine del Cavallino fu rappresentata non da un modello specifico ma da una sua parte: nel Dicembre 1959 fa bella mostra di sé in una rassegna fotografica, in occasione della annuale e tradizionale conferenza stampa di fine anno del Drake, che mostra un curioso “motoretto” con in bella mostra la sigla “854” pressofusa sul coperchio testata. 

E’ un piccolo 850 cc a quattro cilindri, davvero un motore lillipuziano nella produzione della Ferrari, ed infatti si dice essere derivato dal taglio di un terzo del leggendario 12 cilindri Colombo che equipaggia il meglio della produzione di Maranello. Per conoscere la storia nel dettaglio noi di Autoprove Vi abbiamo a suo tempo confezionato una storia. Andatela a rileggere. 

Però attenti: il messaggio di quella nostra storia è inequivocabile. Senza il diretto coinvolgimento del Drake nella presentazione e conduzione di quel progetto la “854” non sarebbe mai diventata la chiave di volta che dieci anni dopo avrebbe condizionato l’acquisto del 49% del pacchetto azionario della Ferrari da parte della Fiat. Quella “854” ovvero la “Mitraglietta” dovette impegnare Enzo in prima persona per diventare una vicenda iconica e intrigante. E tutto è partito da un motore dentro una foto in Bianco e Nero.

Immaginate se – con tutto il rispetto per il Dottor Vigna – dal Palco Ferrari quello Chassis nudo fosse stato declinato dal Drake; o da Montezemolo; o da Jean Todt, perché no. O persino da RossBrawn….L’errore marchiano di comunicazione e marketing di chi – voglio credere – ha supervisionato quell’evento e quella immagine dello chassis è di non aver saputo proteggere quell’annuncio dall’inevitabile effetto “Commodity”. 

Quello che il mondo ha visto è uno chassis elettrico nudo ed indecifrabile. Non è il gioco di tubi di scarico e di manovellismi o la cascata di ingranaggi della distribuzione di un classico 12, 10, 8 cilindri Ferrari. Non è l’immagine dell’arte meccanica. E non è il simbolo selvaggio nella immagine di un motore sul banco prova con i collettori di scarico rossi per il calore.

Quella che rimane nelle immagini – lo chassis elettrico – è comunque un concentrato di “plus” degni di una Ferrari, ma in pochi hanno potuto apprezzarlo. E persino noi, abbastanza digiuni di tecnologia elettrica, fatichiamo a capire il “benchmark”, ossia dove ed in cosa la prossima Ferrari elettrica sarà la migliore, l’unica, o l’esclusiva. 

Ma non è questo il problema: provate a far raccontare un quadro d’autore ad un venditore di schede telefoniche, e con tutta la buona volontà vi racconterà una crosta; provate a far descrivere un vino pregiato ad un metalmeccanico astemio, ed immaginate l’effetto.

Ogni elemento qualificante di un determinato settore commerciale ed industriale andrebbe descritto, pennellato quasi, da pochi eletti. Il fatto che l’A.D. Vigna sia un ottimo Amministratore di Ferrari non ne fa purtroppo il portavoce ideale della eccellenza tecnologica della Rossa, che anche in questa sua piattaforma elettrica ha previsto il massimo: quattro motori elettrici (tutti sincroni a magneti permanenti pronti a girare fino a 30.000 giri al minuto), uno per ruota con ripartizione di coppia e potenza tale da avere 845 cavalli all’asse anteriore e circa 290 al posteriore. Intendo?? Sono mille cavalli effettivamente scaricabili su terra in modalità “Boost”. 

La batteria è ovviamente integrata nel pianale secondo una struttura a 15 moduli e 210 celle totali; con 122 Kwh , alimentata ad 880 Volt, fornisce autonomia per oltre 500 chilometri. E con l’80% del peso (notevole) posto sotto il pianale centrale ed ovviamente riferito soprattutto alle batterie e con il restante 20% allocato dietro, sotto il divano posteriore ed immediatamente davanti l’asse delle ruote posteriori, la futura Ferrari elettrica promette un baricentro più basso rispetto ad una Ferrari termica comparabile. Sapete perché lo sottolineiamo? Perché secondo noi quello che il mondo vede e ricorda dallo scorso 8 Ottobre è solo e semplicemente uno chassis elettrificato. 

E il Dottor Vigna, eccellente Amministratore per carità, non ha però il feeling e lo status necessario per parlare alla passione. Detto con assoluto rispetto. E talvolta la passione muove anche le Borse. 

Ecco perché Ferrari non ha bisogno solo di nuova tecnologia. Ma di nuovi uomini, in grado di “raccontare” la Ferrari oltre che descriverla finanziariamente.

Riccardo Bellumori

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