Al Salone di Torino 2025, seconda versione “Open” la luce del sole all’aperto e la cornice urbanistica ed architettonica hanno esaltato davvero le linee di alcune auto rispetto alle altre. E qui, sono d’accordo con Voi, la scansione o la classifica di gradimento discende dal gusto personale di ciascuno di noi. Ovvio che dunque nel momento in cui Vi parlo di una vettura che a me è sembrata più bella di altre, nella esposizione cittadina di Piazza Castello a Torino, Vi potrei facilmente esprimere gusti personali. Per cui, lasciate che Vi racconti “prendendola larga” la mia empatia con un Marchio davvero speciale: Mazda.
Per chi come me ha una certa età Mazda significa un Marchio ed una Gamma “eretica” segnata dalla grande tradizione nel motore rotativo Wankel.
Fu nella grande vittoria alla Le Mans di fine anni ’80 che il marchio giapponese riuscì a dominare contro titani come Porsche, Jaguar, Peugeot, che però iniziò davvero quel focus di attenzione internazionale su un Marchio che nonostante una quota di partecipazione di Ford avviata fin dal 1979 non era mai salito davvero agli onori della cronaca ed era rimasto fortemente di nicchia ma con una personalità marcata nel campo sportivo. Rx7, 323 e altre realizzazioni prettamente corsaiole si associavano perfettamente tuttavia con bellissime ammiraglie (626 e 929).
Poi, mentre il mercato europeo “mediterraneo” vedeva ad opera di Ford la sostituzione della elitaria e voluttuaria “121” Cabrio con una versione “orientalizzata” della Fiesta MkIV, arrivavano sulla piazza internazionale dei veri e propri “crack” di mercato che per bellezza, alternatività ed indole avrebbero intimorito qualunque concorrente Premium o rinomato: “626 Xedos”, “Lantis” e serie “RX7” rinnovata ponevano di fatto la Mazda, dentro il Gruppo Ford, nel catalogo delle più riuscite Premium. Ma soprattutto arriva “Lei”, la pietra miliare: MX-5 ovvero Miata, la spider che segna un nuovo mercato ed un intero evo commerciale.
Arriva poi la svolta vera e propria con la condivisione delle piattaforme con l’Ovale di Detroit ma, più in specifico, arriva una impronta di Mazda che vede impegnato il comparto stilistico e motoristico della Ford lavorare davvero con grande frutto per definire una gamma europea che a partire dalla “Demio” passando per le canoniche “323” e “626” vede anche l’ingresso di quattro vere e proprie “Crossover” davvero alternative per il Marchio: il Pickup “B2500”, le monovolume “Premacy” e “MPV” ed infine la vera e propria novità nel SUV “Tribute”.
Ed in più la linea di sinergia commerciale estesa che porta diversi Dealer Ford in Europa ad affiancare alla offerta delle classiche auto europee di Colonia anche la Gamma giapponese amplifica l’effetto di diffondere il marchio presso il pubblico continentale. E dal 1998 gli effetti si vedono: Mazda esce dal “rosso” di bilancio che la attanagliava da anni e finalmente si apre al “Mass Market”.
La gamma prende forma
Demio è l’alternativa utilitaria ma di classe seppure alla portata di qualunque automobilista europeo, e poi arriverà la Serie “2”; la “323” Fastback sembra una coupè sebbene con cinque porte, e poi con l’adozione del “2.0 TD” (finalmente, dice pià di uno) diventa un’auto valida anche per professionisti e grandi viaggiatori; e sarà rimpiazzata dalla nuova serie “3” “626” in versione due volumi e mezzo, Sedan e Station Wagon fa davvero sognare in grande, e con l’arrivo della “6” cristallizza la Mazda nel panorama dei Marchi di Ammiraglie di rango. Arriva anche la “RX8” e di nuovo il Marchio profuma di una sportività che però adesso non è rustica e rumorosa come le precedenti “RX7” Wankel adatte soprattutto a sportivi puri ma dalla indole da Gladiatore sia per il profilo spartano dell’auto sia per la cattiveria su strada.
“RX8” (anch’essa, nonostante il motore Wankel, fortemente influenzata dai canoni della capogruppo Ford) diventa una sportiva dalle linee armoniose e grintose, dagli interni che non sfigurano di fronte alle sportive estreme tedesche od italiane, ma dotata di quella perfezione e cura maniacale dei particolari che la rende bella anche da ferma. Una esperienza di guida che, soprattutto nella uniformità delle piattaforme endotermiche in vigore presso gli altri Costruttori che si “limitano” a delle ottime “cruiser” autostradali, rappresenta quasi un ultimo baluardo per godere di sensazioni che solo le teutoniche o le giapponesi concorrenti molto più care possono regalare.
Dunque la “cura” Ford legata al “Family Feeling” ed alla costruzione di una immagine un poco più “corporate” di Mazda e abbastanza lontana dalla visione “sperimentale” ed alternativa che l’aveva relegata a quote di mercato minoritarie, riesce poco prima del 2010 a compiere il miracolo di ampliare le prospettive di successo di una Gamma che dalla “2” passando per “3”, “5”, “6”, e via dicendo pone il Marchio giapponese nel ristretto paradiso dei “brand” di prestigio e desiderati.
Sportiva, Premium, Executive: perfettamente Mazda
Ho parlato del 2010 perché subito dopo il Crack Lehman di tre anni prima per Ford si comincia a dover parlare di sopravvivenza: il buco nella finanza mondiale è a tal punto drammatico da creare problemi persino nella “captive Bank” del Gruppo di Detroit. Ed a questo punto dal 2008 parte la girandola di cessioni: prima Jaguar/Land Rover, poi Aston Martin, poi Volvo. Per Mazda si arriva ad una cessione progressiva delle quote che passano dal 33% allo “Zero” in meno di 5 anni. Perché nel 2015 Ford è totalmente uscita dalla Mazda che inizia un nuovo percorso industriale e commerciale.
Che si basa su due canoni chiave nella strategia del Marchio: rispetto delle radici, con evoluzione morbida ma soprattutto sempre comprensibile dal consumatore; e nessun abbandono a facili mode e derive.
Per questo, lungo dieci anni, quando Mazda non ha parlato (e sempre molto poco) lo ha fatto per restare in silenzio e lavorare senza né proclami e però senza dover rimangiare promesse impossibili.
Certamente il periodo che va dal 2007 (inizio del Crack Lehman) al 2015 (completamento della dismissione azionaria di Ford dentro al Marchio giapponese) segna il periodo di maggior criticità per la Mazda; che tuttavia per fortuna ha evitato la fine di MG Rover, di Saab, di Mercury, e di altri grandi Marchi storici decaduti, dismessi, o finiti dentro una palude. Per Mazda è stato importante, lungo questi ultimi anni, rimanere in piedi.
Se per farlo sono state necessarie Joint Ventures o sinergie (come quella con Toyota per il re-branding della “Yaris Hybrid” commercializzata attualmente come “2”) oppure è stato necessario prolungare cicli di vita o contrarre margini, questo non ha impedito a Mazda di essere ancora, e di nuovo, una protagonista del mercato auto globale. Di fatto però va reso merito a Mazda di non aver mai fatto sfoggio di inutili proclami o essersi resa protagonista di passi falsi come sue dirette concorrenti di mercato. Nessuna abiura del motore termico, anzi: nuovi brevetti per la finalizzazione di motori Wankel per i cicli “Extended Range” che sono in fondo un futuro possibile per l’elettrico, ovvero per l’Ibrido in serie.
E poi una fedeltà a canoni estetici, costruttivi, e ad una tradizione commerciale che ha permesso una continuità identitaria attraverso la quale Mazda ha conservato lo zoccolo duro della sua clientela; per poi passare, da almeno un lustro, alla ripresa ed all’arrembaggio di nuove quote di mercato.
Perché con la serie di SUV “CX-“ e con le nuove “2” e “3” ed ovviamente la sacra MX-5 nella nuova generazione, Mazda ripropone sé stessa senza tradirsi.
Ed è per questo che un Driver Mazda allo stesso tempo si gratifica, si diverte, e si distingue: ogni Mazda è diversa dalle concorrenti sul mercato, è sportiva, è concreta, è pratica ed è di qualità.

Doti e prerogative che si possono ritrovare anche sulla nuova Ammiraglia “6e” che prosegue, estende al futuro ed aggiorna la straordinaria storia di “626”, “Xedos” e Serie 6 ma in matrice 100% elettrica. Ammiratela nel suo sviluppo formale: i contemporanei troveranno nella linea “due volumi e mezzo” ovvero “Fastback” quella distinzione che differenzia lo stile di questa ammiraglia dalle più convenzionali Sedan tedesche o dalle concorrenti coreane e giapponesi; tutto questo con un disegno che maschera benissimo le dimensioni molto importanti (parliamo di 4,92 mt di lunghezza, larghezza 1,89 senza specchietti) di una berlina allo stesso tempo comoda e sportiva grazie soprattutto alla trazione posteriore.
Ma se sportività fa rima nella Mazda 6e con classe e comfort, i più “anziani” non possono che restare affascinati dalla tradizione stilistica innovativa che richiama in questa “6e” le forme sinuose ed immortali di almeno due – vado a memoria – capolavori del passato di Mazda :
Al posteriore si può quasi ricordare la sorprendente costruzione stilistica della 626 fastback Mk4; nata nel 1991 e subito capace di concorrere al rango di più bella “Ammiraglia Due Volumi e mezzo” insieme alla Renault Safrane, che combatteva quasi ad armi pari visto che il pur valido 2,2 litri Turbo 4 cilindri venne sostituito da un prestigioso V6 solo dalla versione successiva; ma di quella “626” si ricorda ancora la grande sensazione di cura e qualità totale che – come per le concorrenti giapponesi – diventerà il must abituale per l’importazione in Occidente.
All’anteriore invece il richiamo prepotente è, nella continuità dello stile più moderno, con una vera best seller come fu la “Xedos”- commercializzata fuori dall’Inghilterra e dunque con guida a sinistra solo dal 1993: una vera e propria sfida alle “premium” tedesche, con quel bellissimo “V6” da due litri che non soffriva certo la soggezione della famigerata leggenda del “Made in Germany”.
Lo sviluppo di parte frontale e della coda sono dunque un timbro inconfondibile dell’essere sportivo e prestigioso di Mazda 6e, un simbolo eterno del “Kodo Design” del Marchio.
Tutto questo accompagnato dalla qualità costruttiva immancabile e dalle prestazioni di “6e”:
trazione posteriore che privilegia il piacere di guida, due batterie disponibili — da 68 kWh e 80 kWh — per raggiungere fino a 522 km di autonomia WLTP.
Scatto da 0 a 100 km/h in circa 7,6 secondi, con una coppia generosa che restituisce fluidità e controllo.
Ad anche Torino, nella sua cornice magica, è rimasta a bocca aperta davanti alla bellezza della nuova Mazda 6e. Anche noi che, davvero, speriamo di poterla presto recensire in una sessione di Test Drive su Autoprove.it.
Riccardo Bellumori