Diciamoci la verità: al tanto criticato (solo da Autoprove.it) ciclo di sostituzione programmata, in Italia, sono bastati poco più di dieci anni di attività e di diffusione progressiva nelle scelte maggioritarie del mercato per operare una sorta di “Reset” in culture, convinzioni e modalità di acquisto che nel popolo degli automobilisti nazionali erano una sorta di lascito testamentario prorogato di generazione in generazione e basato su pochi e chiari comandamenti: l’auto si compra perché duri, se lecito si può personalizzare, ma è imperativo mantenerla in ottima salute senza tuttavia abbandonarsi troppo alle disposizioni ed alle attività delle Officine della Rete ufficiale.
Questo “mantra” dipingeva da sempre l’Automobilista italiano come uno tra i più “infedeli” ed “incostanti” in Europa per fedeltà alle Reti Dealer e soprattutto dava un quadro statistico della manutenzione auto in Italia un poco schizofrenico: a livello di referenze e di distribuzione Ricambi il mercato “assorbiva” numericamente come altre piazze in piena salute, ed infatti la polverizzazione di Ricambisti e la forza logistica dei Distributori italiani era livellata su altre areee commerciali; poi però i conti e le Dichiarazioni fiscali di una buona fetta di Officine denunciava fatturati ed operatività da mercato secondario. Step by Stepl’arcano è venuto fuori, ovvero era un po’ la scoperta dell’acqua calda, ed era insito nel mercato “criptato” dei ricambi usati provenienti da circuito della autodemolizione, a sua volta regolamentata più sulla base di Regi Decreti che non su una piattaforma normativa articolata come quella che di fatto è arrivata in Italia dai primi anni del Duemila.
Al circuito del ricambio da autodemolizione attingeva proprio “strategicamente” la rete degli Autoriparatori di prossimità (chiamarli “Indipendenti” non è il caso fino almeno alla stessa data dei primi anni del Duemila….) che in virtù della riduzione di prezzo del ricambio procurato riusciva più facilmente, dentro un rapporto di operazioni molto spesso a nero, a proporre interventi molto più economici della Rete Ufficiale. Eh, si, ma così la Garanzia andava a puttane, dite? Vero che solo da 2002 – appunto – il Regolamento Monti ha reso l’autoriparazione indipendente una strada percorribile senza incognite dagli europei, ma dato che solo all’esplosione del ciclo programmato di sostituzione la c.d. “Garanzia del Costruttore” è diventata un accessorio da vendere nell’Usato come gli altri, una volta alienata l’auto dopo 24 o 36 mesi di vita, prima di allora la stessa Garanzia era in fondo una sorta di orpello rassicurante ma nulla più: chi aveva problemi all’auto nel ciclo di validità di un’auto, fino a pochi lustri fa, passava semplicemente e direttamente ad una diversa auto e Marchio.
DUE PROFESSIONI DA RISCOPRIRE
E dunque, prima del benedetto ciclo di sostituzione programmata che, in modo un poco distorto i Dealer sfruttavano per richiamare i Clienti nelle Officine ufficiali ed autorizzate per interventi “a garanzia della garanzia”, il protocollo di intervento dell’Automobilista oscillava tra Ufficiali ed indipendenti con una forte incidenza di ricambi provenienti da circuiti molto alternativi al “nuovo originale”; questo, unito alla mantenuta cultura degli automobilisti più esperti nello svolgere lavorazioni direttamente sulle componenti provenienti dalla propria auto, ha favorito la presenza di una fitta rete di Artigiani specializzati in interventi di Rettifica e Rigenerazione. Anzi, ad essere onesti fino ad una quindicina di anni fa questo termine e questa Categoria ultima (Rigeneratori) non era contemplata neppure nel fraseggio comune.
In sostanza tutti i meccanici che riutilizzavano e risistemavano parti originarie dell’auto si chiamavano benefattori e comunque al massimo rientravano nel cerchio dei rettificatori. Appunto, nei quindici anni passati, con l’Usato destinato a forma di commodity utile a facilitare le permute per poi finire nelle vendite a lotti delle Aste usato e dei portali grossisti, la cultura del riparare/mantenere/rigenerare/revisionare si è diluita al punto che l’improvvisa impennata dell’Usato post Lockdown ha portato con sé anche la crescita parossistica del costo della manutenzione auto e dell’acquisto Ricambi.
Il motivo è proprio nel fatto che aumentando l’anzianità del Parco circolante ed il suo stato di degrado, da un lato i tagli alla Supply Chain conosciuta fino a prima del 2020 hanno ridotto la disponibilità e reperibilità di ricambi originali, analoghi o corrispondenti (Aftermarket ovvero canale Indipendente); dall’altro lato il ricorso al Ricambio Usato da demolizione o in generale da acquisto online trasnazionale ha aumentato l’alea di rischio e di rottura di componenti non tracciate e non certificate.
Ed ecco perché solo negli ultimi anni si è amplificato l’appello di Associazioni di Categoria (come ad esempio la Federazione Rettificatori e Rigeneratori – FIR ) o del mondo dell’Autoriparazione che cerca disperatamente ragazzi capaci di usare Torni, Frese, di svolgere interventi particolari ma soprattutto di “conservare” quanto più possibile del componente soggetto ad intervento di riparazione o sostituzione: procedura che è assolutamente pesante e difficile da svolgere: il Rettificatore è colui che in fondo esprime il suo parere sul mantenimento o meno di una componente che, rettificata e revisionata, moltiplicherà il suo carico di lavoro pluriennale e dunque chi Vi svolge sopra ulteriori lavorazioni è anche colui che si esprime sulla ragionevolezza ed opportunità dell’allungamento del ciclo di vita di quel ricambio rettificato. Idem per il Rigenerarore, che è chiamato a “perimetrare” l’ambito di lavorazioni necessarie a ridare funzionalità originaria alla parte lavorata.
Non sta a noi fare qui l’elenco delle opportunità formative, di stage/praticantati e di formazione on Job in Azienda. Di sicuro Vi esortiamo ad andare a vedere Centri Formativi, Fondazioni, Associazioni di Categoria. Perché Rettifiche e rigenerazione diventeranno sempre più il must professionale del futuro.
Riccardo Bellumori