Negli ultimi anni il settore automotive italiano ha vissuto una delle fasi più difficili della sua storia. La produzione di veicoli è crollata ai minimi storici, con un calo del 67% rispetto al 2000, e secondo uno studio PwC si rischia la perdita di oltre 77 mila posti di lavoro entro il 2027, con un impatto stimato di 10 miliardi di euro di PIL in meno ogni anno. Parallelamente, colossi come Stellantis hanno ridotto drasticamente la presenza industriale in Italia, con quasi 10 mila posti persi in quattro anni.
Questa crisi ha generato una vera e propria “fuga” di professionisti: ingegneri, tecnici specializzati e operai qualificati hanno lasciato il comparto, spinti dall’incertezza e dalla riduzione delle prospettive occupazionali.
La trasformazione inevitabile: elettrico, digitale e sostenibilità
Se da un lato il quadro appare cupo, dall’altro la crisi sta accelerando una trasformazione profonda. La mobilità elettrica, i veicoli autonomi e l’interconnessione digitale stanno ridisegnando il settore. Non si tratta solo di cambiare il tipo di motore, ma di ripensare l’intero ecosistema: dalla progettazione alla produzione, fino ai servizi post-vendita.
Le nuove sfide richiedono competenze diverse:
• Ingegneria elettrica ed elettronica per batterie, motori elettrici e sistemi di ricarica.
• Software e intelligenza artificiale per la guida autonoma, la gestione dei dati e la sicurezza informatica.
• Green skills per la sostenibilità dei processi produttivi e l’economia circolare.
• Project management e innovazione per guidare la transizione e gestire il cambiamento.
I lavori emergenti
La riconversione del settore apre spazi per nuove figure professionali:
• Data analyst e specialisti AI per l’analisi dei big data generati dai veicoli connessi.
• Esperti di cybersecurity per proteggere i sistemi digitali delle auto.
• Tecnici delle batterie e delle infrastrutture di ricarica.
• Specialisti in sostenibilità e supply chain green.
• Formatori e consulenti per la riqualificazione del personale.
Questi ruoli non solo sostituiscono parte dei posti persi, ma offrono anche opportunità di crescita in settori ad alta innovazione e con prospettive globali.
Dalla crisi alla rinascita
La fuga dei professionisti dall’automotive tradizionale non deve essere letta solo come un impoverimento, ma come un passaggio di fase. Le competenze maturate in decenni di industria meccanica possono essere riconvertite e valorizzate in nuovi ambiti: dall’energia alla mobilità sostenibile, fino all’aerospazio e alla difesa, settori in forte espansione in Italia.
La sfida è accompagnare questa transizione con politiche industriali e programmi di formazione mirati, come quelli già avviati a livello regionale e nazionale, che finanziano percorsi di aggiornamento e riqualificazione per migliaia di lavoratori.
Il settore automotive italiano sta vivendo una crisi strutturale che ha portato a una fuga di competenze senza precedenti. Tuttavia, proprio questa trasformazione può diventare un’occasione per ripensare il futuro del lavoro: meno centrato sulla produzione di massa e più orientato all’innovazione, alla sostenibilità e alla digitalizzazione.
In altre parole, la fine di un’epoca può segnare l’inizio di una nuova stagione di opportunità.