Tazio Nuvolari e la storia della vittoria impossibile al Ring sui Tedeschi

Tutto sembrava già scritto, quel 28 luglio di 80 anni fa, al Nurburgring: una folla oceanica di tifosi tedeschi pronti a celebrare, sul “loro” circuito, la saga vittoriosa che Mercedes e Auto Union stavano mettendo in scena da un anno esatto: da tanto durava il dominio assoluto delle due Case tedesche nei Gran Premi. L’anno prima era entrata in vigore la nuova Formula, le vetture non potevano pesare più di 750 kg, e l’industria metallurgica tedesca (appoggiata dal nascente Reich) coi suoi magici “metalli bianchi” aveva permesso di realizzare telai ultraleggeri su cui inserire motori dalle cilindrate (e dalle potenze) astronomiche: 375 Cavalli le Auto Union, 445 le Mercedes.
Gli italiani non potevano assolutamente competere con tale dovizia di mezzi, le gloriose ma ormai obsolete Alfa Romeo P3 gestite dalla Scuderia Ferrari arrivavano a fatica a 265 cavalli, ma rimaneva l’estro, il coraggio, il talento. Tazio Nuvolari – con il suo stile di guida – chiamava “risorse” le curve di un circuito: al Nurburgring le curve erano oltre 130 e una leggera pioggia, come quel giorno, poteva forse rivalutare il talento dell’uomo.

Ma di vincere, contro le armate tedesche, neanche a parlarne. Da ormai 14 gare la vittoria non sfuggiva al duopolio teutonico. E quel giorno
al Nurburgring c’era uno schieramento di ben nove bolidi d’argento: cinque Mercedes e quattro Auto Union, molte di esse guidate da nomi che fanno la storia dell’automobilismo di tutti i tempi.
Caracciola, caposquadra Mercedes e già asso plurivittorioso. Fagioli, l’italiano iracondo, che mal sopportava gli ordini di squadra della Stella a Tre Punte. Von Brauchitsch, velocissimo ma nervoso, incapace di gestire vettura e strategie di gara. Varzi, lo stilista calcolatore, l’unico capace di dividersi con Nuvolari la passione degli sportivi italiani. Rosemeyer, quasi debuttante eppure già rivelatosi temibile; poi Stuck, che l’anno prima aveva reso vincente la rivoluzionaria Auto Union, la rivoluzionaria a motore posteriore.

LA STORIA SOPRENDE

Infine Lang, un meccanico-collaudatore che la Mercedes aveva appena promosso pilota e che dopo qualche anno diventerà il più veloce di tutti. Contro questo esercito orgogliosamente schierato al cospetto di Adolf Hühnlein, l’ufficiale nazista messo da Hitler a capo della motorizzazione tedesca, gli italiani non avevano ragionevoli speranze di ben figurare.
Addirittura gli organizzatori avevano dovuto trattare a lungo con Enzo Ferrari e il suo braccio destro, il “maestro” Nello Ugolini che dirigeva la squadra dai box, per offrire un degno ingaggio alla Scuderia e indurla a partecipare con tre macchine: Nuvolari era infatti affiancato dal campione francese Louis Chiron e dal marchese Antonio Brivio. Eppure, già nelle prove, era accaduto un piccolo miracolo: Tazio aveva staccato il secondo tempo assoluto. Ma in gara, si sa, i miracoli non durano. Ventidue i giri in programma sul lunghissimo circuito – quasi 23 km – tra le foreste dell’Eifel: in pratica oltre cinquecento chilometri di corsa. Sarebbe stata, come nei pronostici, una facile passerella per i colori tedeschi?
(Segue nella Seconda Parte)

Francesco Ferrandino
Francesco Ferrandino
Sono nato il 16 maggio '76, quando la Ferrari fece doppietta in Belgio con Lauda e Regazzoni: in quel momento i miei cromosomi hanno avuto una decisiva mutazione. Nascondendomi talvolta dietro il nickname "sundance76", continuo tuttora a predicare per le vie del web una singolare religione: la Storia delle Corse Automobilistiche.
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