Questo davvero gli amici di Autoprove.it non l’hanno davvero mai visto, e già immagino le salve di messaggi contrari e critici che verranno. Ma la recensione di un libro “speciale” non volevo farla mancare, magari per suggerire un regalo alternativo agli appassionati in questo prossimo Natale.
Perché speciale è certamente la persona che me lo ha donato; perché speciale è la relazione che si è creata, ovvero in qualche caso confermata, tra persone altrettanto speciali dentro una impresa straordinaria. E perché è anche speciale l’imprinting che su di me questo libro ha generato rispetto ad un nome sacro protagonista di tante delle auto che hanno fatto sognare: l’Ingegner Paolo Stanzani.
E il libro descrive perfettamente, come fosse la registrazione dei primi battiti di un cuore fino al concepimento della creatura, “timing”, nessi di causa/effetto e rapporti interpersonali maturati dentro il progetto industriale di un’auto divenuta subito iconica: la “Bugatti EB110” dentro la “Fabbrica Blu” di Campogalliano. O meglio: della “035” divenuta successivamente Bugatti EB110 dall’inizio a Via Don Milani 102 (Modena) fino a Campogalliano.
“L’ultimo progetto insieme”, recita un passaggio a firma del Maestro Marcello Gandini riferito proprio a Paolo Stanzani in un contributo che anticipa, in esordio del libro, una traccia di amarezza racchiusa nella frase “a distanza di anni è rimasto un vuoto, un senso di incompiuto che la nostra collaborazione non aveva mai conosciuto in cinquant’anni.
E’ straordinaria la struttura narrativa ideata da Dario Trucco e Chiara Stanzani, figlia dell’Ingegner Paolo. Straordinaria perché costruisce la cronologia e la fisionomia del progetto Bugatti come la perfetta trama di un bellissimo film: le persone, le relazioni tra loro, l’analisi del contesto in cui operano, la contestualizzazione e la composizione delle diverse fasi progettuali: creativa, organizzativa, programmatoria.
Tutto in un ordine perfettamente narrativo anche se non mancano immagini e schede tecniche, griglie esplicative, riproduzioni di progetti cartacei e moduli CAD; insomma, la base tecnica e didascalica del libro è notevole ma per arricchire conoscenza e giudizio del lettore appassionato, non per fare sfoggio di inutile nozionismi.
Per questo, a differenza di altri libri persino meno corposi e molto più tascabili ma noiosi perché troppo didascalici, il libro sulla vera storia della EB110 è emozionante come nello scorrere i capitoli di un romanzo di altri tempi, riuscendo a legare i diversi momenti della storia senza bruschi scalini o salti temporali.
Questo libro è un film, non un documentario; e il lettore è invitato speciale a sedere non “dietro” l’obbiettivo ma accanto ai diversi protagonisti di questa impresa.
La cui tracciatura è stata resa più ardua dall’ impedimento opposto alla straordinaria Chiara Stanzani di accedere, come riporta testuale il libro – agli archivi storici della Bugatti per taluni opportuni approfondimenti.
E questo libro è anche un bellissimo gesto di affetto da una figlia ad un papà per ristabilire verità, ruoli, e aprire il sipario su tante vicende che io stesso ignoravo.
A Paolo Stanzani, dalla figlia Chiara: come un gesto d’amore ci rivela un vero geni
La prima parte di questo libro tra l’altro, come rivela lo stesso Dario Trucco, è opera prettamente di Chiara grazie al patrimonio di ricordi e tracce storiche reperite nel prezioso archivio personale dell’Ingegner Paolo; da cui – purtroppo, dico, perché prima di questo libro non conoscevo i rapporti di causa ed effetto – sono venuto anche a conoscenza dei retroscena di quella che io stesso per anni ho letto sulle riviste descritta come una “mera uscita” di Stanzani e che invece, in forza della traccia che si legge sul libro, può essere definita (come il libro si sente di definire) una “estromissione compiuta dai primi mesi del 1990.
Verità cruda, nel racconto che non è solo di una figlia affezionata ad un padre straordinario. Contate sulle dita delle mani le creazioni di Stanzani dentro Lamborghini, per parlare del ruolo professionale più conosciuto dell’Ingegnere; non è “aria fritta” ma sono sogni diventati realtà e mito solo e soprattutto grazie all’opera di uomini straordinari. E credo che se Stanzani non fosse stato visto per le sue qualità straordinarie non sarebbe diventato da subito Amministratore Unico di Bugatti.
L’arte narrativa, questo anche è straordinario, non nasce da costruzioni o virtuosismi letterari ma dal racconto ben scalare e scandito degli esordi (con il preliminare nucleo promotore Stanzani/Bertone/Lamborghini, l’incontro con Artioli di AutoExpò; il distacco iniziale progressivo di Bertone e Lamborghini; l’apporto fondamentale e costruttivo di Stanzani che certamente rispetto ad un “rookie” come Artioli relativamente alla conduzione e programmazione industriale di una vera e propria Start Up automotive aveva basi e cultura per dominare la situazione.
Importante e didascalico il passaggio anche di aspetti che, nella narrazione generale estranea al libro, rappresentano però benissimo il perfezionismo concettuale e pragmatico di Stanzani. Tra i tanti momenti e spunti che leggete nel libro, mi ha colpito quello più trascurato davvero dalla più pubblica esposizione narrativa e redazionale della storia Bugatti. Il fatto che Stanzani per primo (e forse solo) avesse fin da subito opposto la perplessità forte sul conflitto potenziale tra Romano Artioli promotore di una iniziativa direttamente concorrente di Ferrari, ed il mandato di distribuzione commerciale che AutoExpo’ (di cui Artioli era titolare) aveva proprio con il Cavallino.
Perché spesso il genio più cristallino mette insieme sogni azzardati che diventano idee geniali dentro un contesto dove i piccoli particolari fanno la differenza.
Il sogno Bugatti è la somma del genio dei suoi creatori e dell’eccellenza italiana
Capire da questo libro l’impegno umano e professionale di Paolo Stanzani è stato un po’ come partecipare ad una rassegna “controcronologica”, che a partire dal progetto Bugatti mi ha descritto e presentato in retrospettiva “quel” nome che ha attraversato con il suo talento le opere più significative di Sant’Agata Bolognese offrendo sempre quella dote rara e poco usata in Italia della discrezione, dell’undertstatement.
Non l’ho mai conosciuto ma sono sicuro che Paolo Stanzani in vita sua ha utilizzato più il pronome “Noi” che non la parola “Io”.
Dal libro di Trucco e di Chiara viene fuori il profilo di un uomo che ha sempre ben chiaro come procedere ma capace di radunare, coinvolgere, animare persone; di condividere gli elementi forti di un progetto scegliendo con grande capacità ogni persona da dedicarVi, in modo che la catena di professionalità e valore dia vita ad un prodotto finale eccellente e quasi “vivo”.
Insomma, questo libro è anche un simbolo di “vedemecum” della programmazione di una eccellenza italiana in tema di Automotive, descritta nella sua genesi grazie proprio all’apporto che – ai tempi della vicenda Bugatti – il nostro territorio tecnologico riusciva ad offrire anche in termini di commesse esterne di progettazione e lavorazione e di subfornitura. Concetti oggi che sembrano scomparsi, in un contesto territoriale che va via via svuotandosi.
Per questo il libro racconta bene la vicenda Bugatti dentro Campogalliano, con l’incrocio virtuoso delle eccellenze alle quali Bugatti si è via via rivolta per la definizione del suo progetto industriale, supervisionato magistralmente da Stanzani fino alla primavera del 1990. Eccellenze tra le quali ricordo Marcello Gandini che, a sua volta, non ha certo bisogno di presentazioni. Amico di Stanzani oltre che straordinario Designer, è proprio Gandini con due testi a sua firma a puntualizzare aspetti e retroscena importanti, ma voglio lasciarVi la sorpresa di scoprire da voi stessi l’oggetto del contendere leggendolo direttamente dal Libro.
Che infine (per chi ama la ricerca storica approfondita, le panoramiche globali e la rappresentazione del “dietro le quinte” di un progetto innovativo) offre a tutti (eruditi od appassionati generici) tutto lo spaccato di quel che è stato articolato, proposto, confrontato, per arrivare alla definizione della “Bugatti EB110” così come tutto il mondo l’ha conosciuta.
Davvero straordinario, peraltro in una impaginazione che non vedevo da tempo (carta patinata bella da toccare, che fa quel suono di fruscio meraviglioso e non il suono da Pagine Gialle; e che da’ una resa alle immagini ottima) è quindi il corredo di tutte le immagini e le informazioni del “Backstage” (uso questo termine per essere capito più largamente) basato su:
-immagini delle proposte di concept messe al tempo a confronto;
-Foto dei bozzetti, dei progetti tecnici esecutivi, dei piani di forma, delle immagini digitalizzate (dai supporti informatici del tempo);
-Repertorio fotografico dettagliato delle componenti “sottopelle” della Bugatti EB110 nelle diverse evoluzioni per arrivare alle realise finale idonea;
In questo, per veri amatori del tema, direi che ciliegina sulla torta è il giornale fotografico che passo dopo passo illustra la concezione e modellazione di sagome, figurini, prototipi; un lavoro infinito e minuzioso che spiega didascalicamente come si è arrivati alla “EB110” e come si arriva(va) fino a poco tempo fa a concepire un gioiello “Made in Italy”.
Motivo in più, se non avete già investito tutto nell’AIFO’NN” ennesima versione aggiornata, o se volete qualcosa che per anni avrete curiosità di rileggere e sfogliare di nuovo, magari in compagnia dei Vostri figli o nipotini, provate ad assicurarViquesto libro (che continuo a definire “speciale) per regalare a Voi stessi il piacere di leggerlo durante le prossime Feste natalizie.
E da parte mia, come doveroso, un grazie alla memoria di Paolo Stanzani, genio silenzioso.
Riccardo Bellumori

