I 60 anni di Italdesign che hanno cambiato lo stile del mondo

13 Febbraio 1968: due soci, forse più amici che Soci, fondano a Torino la “Società Italiana Realizzazione Prototipi – S.I.R.P.”; sono Giorgio Giugiaro detto Giorgetto di 29 anni e Aldo Mantovani di Torino, 41 anni. 

E se da Torino aguzzi bene l’occhio verso Ovest, leggermente declinando verso Sud, puoi provare ad immaginare che al di là dell’Oceano e dalla parte più occidentale del continente americano c’è Laguna Hills, Contea di Orange nello stato della California. 

La’ nel Febbraio del 1998, esattamente trenta anni dopo la S.I.R.P., viene fondata UST Global, sede attuale ad Aliso Viejo, dentro ad un Campus all’avanguardia : UST è un Gruppo multinazionale impegnato nei servizi digitali ad alta tecnologie con diverse sedi in Sudamerica, Cina, Australia e India. 

Fondatore mister Stephan J. Ross, vulcanico business man che nel 2004 cede tutto e fonda SpendPoint, un osservatorio ed insieme un immenso Database capace di intercettare, tracciare e contabilizzare gli acquisti al punto da poter determinare quanto spenderebbe ogni famiglia americana sulla base di un panel di oltre 1000 referenze commerciali in vendita.

E se da Laguna Hills ti affacci oltre la congiunzione dei diversi Oceani, e guardi di nuovo verso Ovest declinando leggermente l’occhio verso Sud, puoi immaginare di vedere Singapore.

Qui nel 1974 viene fondato Temasek, società di investimento globale ovvero detto “Fondo Sovrano”.

Cosa c’entra Temasek con UST Global? Semplicemente ne è l’investitore di riferimento che detiene del Gruppo la quota di controllo.

Cosa c’entra UST Global con l’Automotive? C’entra con lo studio e la configurazione di soluzioni di Cloud, di IA, passando per i servizi di assistenza alla guida, ai cruscotti di nuova generazione ed alle auto connesse. 

Cosa c’entra UST Global con la “S.I.R.P.”? Semplicemente la originaria “Società Italiana Realizzazione Prototipi” del 1968 viene quasi immediatamente ribattezzata con una sigla evocativa e destinata a rimanere nella storia “Italdesign”. 

Ed in base ad una serie di anticipazioni, articoli, e lanci di agenzia UST Global sarebbe il Gruppo destinato a rilevare da Volkswagen la storica firma di stile nata appunto da una intuizione di Giugiaro e Mantovani. Aspettiamo i tempi ed il “closing” finale, ma intanto prendo l’occasione di raccontarVi una delle eccellenze “sacre” dell’impronta del Made in Italy nel mondo.

Partiamo proprio da qui: quando ho incontrato di nuovo, nella mia vita, la Italdesign nella cornice del Salone di Torino 2025 “open”, ho sentito dentro di me il piacere e la suggestiva sensazione di salutare – quasi – un vecchio amico e compagno di giochi. 

Perché nella mia vita credo di aver avuto vicino, indosso, di aver guidato o di aver utilizzato decine di auto, accessori ed elettrodomestici elettronici, oggetti di arredo, accessori di abbigliamento, ed oggetti e persino servizi dedicati alla vita comune o professionale di ciascuno di noi; ed in questi – tutti – ci deve essere stato lo zampino di Italdesign.

E come me, lo stesso sarà capitato a decine di milioni di persone in Italia, centinaia di milioni di persone in Europa e multipli di centinaia di milioni di persone nel mondo.

Non può essere altrimenti visto che dalla sua nascita in poi Italdesign ha aperto cassetti dei sogni in ogni settore industriale, sociale, culturale in Italia e nel panorama internazionale.

Per questo, l’unica possibilità per la quale un comune mortale potrebbe non aver incrociato almeno una delle migliaia di realizzazioni di Italdesign lungo gli ultimi 55 anni si potrebbe spiegare in due soli modi: o questo fantomatico essere non è  mai nato, oppure ha vissuto la sua vita oltre la Via Lattea. 

E chiunque abbia l’onore di detenere, controllare o gestire Italdesign deve avere la cura di sapere che sta tenendo tra le mani un pezzo di storia dell’Industrial Design di eccellenza. 

Stile e realizzazione, la ricetta “Chiavi in Mano” rivoluzionaria

Perché Italdesign è la prima vera trasposizione, allo stesso tempo, della cultura e della esperienza – a suo modo eversiva ed innovativa – del concetto di Agenzia “Porsche Design”, una struttura parallela ed indipendente rispetto alla Casa Madre in grado di ricevere su commessa o gestire in Outsourcing fin dalla metà degli anni Sessanta progetti di Stile, Industrial Design e prototipazione per conto terzi. 

Una intuizione che sempre in Germania arriva anche ad un giovane e geniale Pio Manzu’ che dalla Università di Ulm aveva poi fondato “Autonova” (curioso che, nel caso di Pio nel 1960 come di Giugiaro cinque anni prima, la figura del mentore coincida con uno straordinario Dante Giacosa) insieme a Michael Conrad ed Bob Bush;

e come per “SIRP – Italdesign” anche per “Autonova” la grande conoscenza sulla lavorazione, modellazione plastica e genesi dei materiali unita a visione futuristica gettano le basi di una identica esigenza e pretesa fondamentale: affrancarsi dalla incombenza e dalla subordinazione derivante da vincoli e limiti imposti dai Costruttori committenti e rivendicare indipendenza creativa e progettuale.

E se per fare questo Pio Manzù convenziona per le creazioni di “Autonova” un pool del meglio che la subfornitura e della manifattura automobilistica ed industriale poteva offrire (Carrozzeria Sibona & Basano, componentisti e impiantisti di prim’ordine, etc..); invece Giorgetto Giugiaro costruisce e cesella pian piano la sua piattaforma ideale dando vita prima alla “Ital Styling” nel 1967 e poi coinvolgendo con sé come primo Socio della nuova “S.I.R.P.” un vecchio collega tecnico incontrato a metà anni Cinquanta in Fiat, Aldo Mantovani. 

 

Lui, è eroe silenzioso ma allo stesso tempo colonna portante del concetto fondamentale ed innovativo che Italdesign vuole trasmettere al Design Industriale : offrire ai costruttori un servizio a 360° basato sulla interpolazione tra creatività e comunicazione visiva supportate da pianificazioni di engineering e di traduzione nella produzione di serie che permettano di superare i limiti fisici della industrializzazione del tempo. Nessun’altra firma di stileall’epoca propone altrettanto, proponendo alle Case Costruttrici lo sviluppo completo del progetto fino alla industrializzazione in fabbrica. 

Una rivoluzione silenziosa che influisce sulla trasformazione dell’Industria dei beni di consumo mondiale, e non è uno slogan: una fetta importante di commesse di Italdesign provengono sin dall’inizio dal Giappone, dall’Asia, dagli Stati Uniti.

“Democratizzare” il bello e la ricerca di stile: e il Design diventa per tutti

Ecco perché alla coppia Mantovani – Giugiaro il concetto di “Realizzazione Prototipi” va un po’ stretta; perché accentuando una prerogativa che apparentemente è affine a quella degli altri Carrozzieri, viene meno l’impatto semantico e mediatico della vera mission di Italdesign: aiutare l’Industria che di volta in volta è committente a crescere ed innovare i suoi processi, perché all’inizio degli anni Settanta il vero limite alle esigenze aerodinamiche ed alla ricercatezza stilistica delle auto e di altre categorie industriali è semplicemente la realizzazione in serie. 

E così SIRP si trasforma in Italdesign, laboratorio multitasking per l’Industrial Design a tutto campo nel rispetto dell’arte formale italiana.

E per Italdesign la mission, come per Gandini dentro Bertone o Michelotti e molto più di Zagato e Pininfarina dell’epoca, è quella di allargare la platea dei beneficiari della bellezza industriale anche alle fasce più popolari di consumatori. Eccola la rivoluzione: quello che per molti stilisti era un dogma insuperabile (riservare l’emozione visiva ai ricchi) vincolato dal costo estremo della lavorazione manuale, dell’arte costosissima e rara dei battilastra e dei fabbri e saldatori di eccellenza per telai e carrozzerie, viene superato solo da pochi nuovi evangelizzatori come appunto Italdesign. 

E’ il supporto di nuovi sistemi di calcolo, di progettazione CAD/CAM, e di prototipazione virtuale che progressivamente porta Italdesign e Giugiaro a poter toccare ogni categoria merceologica estendendo a questa il modulo base che ha dato vita al nuovo Marchio di stile;

è il rapporto continuativo e proattivo tra chi crea lo stile (Giugiaro e il suo sempre più numeroso staff di Designer) e la componente più tecnica ed ingegneristica che opera in due modalità: “Top-Down”, per ricercare nel mercato tecnologico soluzioni, apparecchiature, filosofie costruttive e partners in grado di realizzare in catena di montaggio le soluzioni stilistiche previste nello studio di forma; e “Bottom – Up” nel saper imporre elegantemente ai Costruttori committenti nuovi processi produttivi per superare limiti proprio nella lavorazione in serie di nuovi modelli. 

Le pietre miliari di questa nuova filosofia progettuale sono non a caso il Concept numero “Zero” e la prima commessa prestigiosa di Italdesign: “Bizzarrini Manta” sorprende tutti con la architettura “piatta” di tutto il corpo vettura, il cofano anteriore di acciaio in unico guscio e il parabrezza orizzontale composto di lamelle interne per ridare visibilità di guida. Un prototipo rivoluzionario che mette dentro monovolume (abitabilità) , assenza di spigoli (aerodinamica) e prestazioni che rendono la Bizzarrini una proposta unica nel suo tempo. 

La prima commessa industriale che porta Italdesign sugli altari è evidentemente “Alfasud”, un progetto che mette insieme tre sfide: trasformare i processi produttivi a Pomigliano d’Arco, rendere ad Alfa Romeo una berlina “universale” (popolare, capiente, polivalente, ma sportiva secondo i canoni classici del Marchio) in grado di distinguere una linea specifica di auto “complementare” nella Gamma del Biscione. 

Da Giugiaro e Mantovani arriva qualcosa che più che un’auto è un benchmark di nuovi concetti per la modellazione e produzione automobilistica: grazie anche al nuovo motore quattro cilindri piatto arriva un’auto dove persino le superfici vetrate sono curvate ed interposte nella carrozzeria in modo speciale, dove la fanaleria anteriore fa quasi da calandra, dove le lamiere rinunciano alla moltiplicazione degli spigoli regalando una linea dolce ed una volumetria interna che fanno di una “quasi quattro metri” un nuovo riferimento di categoria per abitabilità e comfort aerodinamico. La coppia Giugiaro – Mantovani viene consacrata dal progetto Alfasud.

Bizzarrini Manta ed Alfasud, ma dietro l’angolo arrivano Giappone, Corea ed Asia

E’ Giorgetto a guidare i tratti della nuova Alfa Romeo dopo aver già concepito benissimo la coupè 2600 e la Giulia GT Junior; ed è Mantovani che si mette però sugli altari – a sua stessa insaputa, dato il carattere discreto del tecnico – costruendo in modo certosino le soluzioni ideali in catena di montaggio sia per la Casa madre che per i suppliers, esaltando in questo proprio l’idea di base dello stabilimento di Pomigliano d’Arco: rendere autosufficienti e pienamente operativi anche gli impianti della supply chain in una sorta di cittadella industriale nata per ridare occupazione e sviluppo nel mezzogiorno. Aldo Mantovani è venuto a mancare nel 2009 all’età di 82 anni. 

Poco prima aveva salutato tutte le maestranze della “sua” Italdesign cedendo il pacchetto azionario di socio ed entrando nella leggenda dell’Automotive mondiale, che lo ha ringraziato nel 2005 con la Laurea Honoris Causa in Ingegneria del Politecnico di Torino per aver saputo concepire dalla A alla Zeta una nuova ingegneria globale del veicolo.

 

Aldo Mantovani era l’uomo che con curiosità e meticolosità faceva il computo metrico delle strutture e delle linee di forma di un prototipo per organizzare i supporti informatici ed i macchinari per fondere, sagomare le lamiere, realizzare componenti e strutture. Era la persona che nel Backoffice teneva conferenze telefoniche per ore con subfornitori, componentisti, Direttori di Produzione. 

Ma non è stato l’unico genio dentro Italdesign che, caso raro nel periodo anni Sessanta/Settanta, annovera anche una Designer al femminile. 

La storia di Giulia Moselli è una storia legata alla evoluzione ed alla distinzione di Italdesign nel mondo.

Ma ripartiamo da quella “Alfasud”: dopo di lei e con la nascita di sempre nuove e più estese divisioni interne dedicate all’Industrial Design per ogni Categoria merceologica ed industriale, alla Italdesign hanno realizzato migliaia di progetti vincenti, hanno educato milioni di consumatori all’arte del “bello e utile”, ed hanno lasciato milioni di segni distintivi nell’evoluzione dell’Industria dei beni di consumo fino ad arrivare alle nuove frontiere dell’Architettura privata e pubblica ed al Transportation Design per grandi opere di mobilità. 

Da quella primissima struttura di Via Tepice a Torino (dove, se non ricordo male, prese vita la Ital Styling e la S.I.R.P.) alla consacrazione della storia dell’Industrial Design passano quasi sessanta anni. 

A discrezione della attuale Italdesign e di chi ne ha o avrà il controllo decidere se celebrarli nel 7 Febbraio del 2027 (nascita della Ital Styling), nel 13 Febbraio 2028 (fondazione della S.I.R.P.) o nel 1969 (trasformazione definitiva della S.I.R.P. in Italdesign). 

Di sicuro la celebrazione CI DEVE essere, e non sarà un semplice anniversario. A festeggiare saranno, proobabilmente, i milioni di oggetti che ognuno di noi nel mondo ha intorno a se’ e che, ne sono certo, hanno un’anima al loro interno. Ed in quell’anniversario, il “Buon Compleanno” verrà esclamato in tutte le lingue del mondo.

Buon proseguimento, cara Italdesign, compagna di giochi e di emozioni di tutti noi. Chi avrà onore ed onere di gestire la Tua agenda da qui al futuro, voglio credere che saprà farlo allargando a nuove latitudini il Tuo segno distintivo: la bellezza universale ed il “Made in Italy” vero.

Riccardo Bellumori

RELATED ARTICLES

LEGGI ANCHE