Quando un modello, ovvero una famiglia di modelli di Auto, compie il quarto di secolo; quando questa “dinastia” tocca la Quinta generazione ed in più è persino originaria di mondi lontanissimi dall’Europa, ma anche grazie alle vendite nel Vecchio Continente tocca ormai i “diversi” milioni di pezzi nella sua storia; ebbene, per questa “dinastia” occorre portare rispetto e fare doveroso tributo di memoria e recensione.
Tuttavia, la questione diventa ancora più rilevante – in tema di valorizzazione e ricordo storico – se si pensa che qui da noi in Occidente ed Europa le “dinastie” vengono persino tagliate non in conseguenza di rendimenti negativi del mercato ma solo di pianificazione commerciale e mediatica un poco farlocca legata – molto più spesso – alla nuova rivoluzione elettrica. Praticamente se si eccettuano le gamme di Panda (in realtà da pochissimo divenuta “Pandina”) oppure Opel Corsa ed Astra o le Volkswagen Polo, Golf e Passat, ovvero la Renault Clio, l’Europa ha “tagliato” tante famiglie; ma anche nei casi ancora in vita la trasformazione evolutiva ha davvero traslocato i nuovi modelli su latitudini e segmenti di mercato davvero acrostici rispetto ai modelli di origine: solo per un esempio didascalico la Opel Corsa del 1982 parte da 3 metri e 74 di lunghezza per 1 metro e 61 di larghezza ed arriva oggi a misurare 406 cm. e 177 cm. sulle stesse misure (in pratica la ultima Opel Corsa ricopre in pieno il segmento delle originarie sorelle maggiori Kadett ed Astra).
Dal lato dunque della continuità storica ma anche della “coerenza” genetica con le proprie origini, dobbiamo per forza fare un plauso alla longevità ed alla personalità simbolica della dinastia della Hyundai Santa Fe.
Un colpo d’occhio? Hyundai decide da subito che Santa Fe è, deve rimanere e perciò è tuttora rimasta il SUV di “Bandiera”, anche se a partire dall’arrivo della “Palisade” (il mastodontico Hyper SUV a nove posti su tre file e cinque metri di corpo vettura, che a sua volta ha rimpiazzato MaxCruz) il modello ha perso il rango di Ammiraglia di comparto che si era esteso persino alla versione “XXL” denominata appunto “Santa Fe XL”.
Anche se sembra originale, vorrei iniziare da subito la rassegna di questa famosa dinastia con il confronto storico evolutivo delle misure fondamentali delle diverse Generazioni: dalla prima serie del 2000 (4,50 metri di lunghezza per 1,84 metri di larghezza per 1,70 metri di altezza) passiamo a:
– Lunghezza4,65 metri x Larghezza 1,73 metri x Altezza 1,72 metri nella Generazione II°;
– Lunghezza4,69 metri x Larghezza 1,68 metri x Altezza 1,70 metri nella Generazione III°;
– Lunghezza4,83 metri x Larghezza 1,90 metri x Altezza 1,77metri nella Generazione IV°;
– Lunghezza4,83 metri x Larghezza 1,90 metri x Altezza 1,77 metri nella Generazione V°;
Perché in prima battuta questa griglia dimensionale? Ma è evidente: per evidenziare e confermare che la genesi di Santa Fe è parallela e complanare alla evoluzione nel mercato globale di Hyundai nel corso degli anni, soprattutto sul versante SUV. Un Marchio che si è dato una prima configurazione globale nel 1975 con Pony e che fondamentalmente si era trovata alla seconda metà degli anni Novanta a soffrire della famosa crisi delle Tigri asiatiche: una crisi speculativa partita dalla Thailandia, dove l’apprezzamento della valuta nazionale (il Bath) legata alle oscillazioni del Dollaro USA fece colare a picco l’export e salire il debito con l’estero. La bolla colpì tra gli altri anche il Woncoreano – che subì una svalutazione del 110% con vendite a pioggia, e l’economia del Paese ne fu minata per anni.

IL MODELLO ICONA
Dal lato commerciale, Hyundai era in piena evoluzione soprattutto dal lato dell’export, e la botta subita dalla crisi segnò fortemente l’assetto aziendale.
Le origini di tutto: “Galloper” e “Terracan”
Probabilmente per questo la Santa Fe prima serie (definita nelle sue macro linee già nel 1995) fu presentata nel 2000 ad affiancaresoprattutto la “Galloper” basata sulla piattaforma della vecchia “Pajero” Mitsubishi. Ma non si può presentare Santa Fe senza ricordare i passaggi chiave che riguardano aspetti poco noti e però fondamentali nel percorso di Hyundai verso il primo SUV della sua storia (Santa Fe, appunto).
Quando Sangyong propone la prima serie della “Korando” nel 1984, cioè la Jeep CJ-7 su licenza, l’attenzione del mercato interno verso i fuoristrada era pari quasi a zero: sul fronte lavorativo la popolazione asiatica preferiva i Pick Up ed i furgonati, e idee “trendy” in tema di auto in Corea erano decisamente lontane all’orizzonte. Furono le Olimpiadi del 1988 tuttavia ad aprire in Corea del Sud nuovi filoni di consumo e di favore verso una diversificazione della Gamma offerta; e dunque per la Korando inizia dalla fine degli anni Ottanta un rush di crescita che convince Hyundai ad organizzarsi.
Nata fin dal 1975 la divisione speciale “Hyundai Precision and Industry Company LTD” dedicata al traffico intermodale ed alla gestione del parco natanti di Hyundai, su questa viene dirottato l’accordo di “semi licenza” per produrre dal 1992 la “Galloper” sulla base della vecchia serie Mitsubishi “Pajero”.
E’ un successo, che riesce nel miracolo di superare nelle vendite il Ssangyong Korando. Nel 2000 Hyundai Precision viene ridenominata Hyundai Mobis, e prende in carico il secondo atto di “Galloper”: arriva la “Terracan” basata sulla piattaforma della nuova serie “Pajero”.
Ma evolve anche il focus di mercato di Hyundai che a fianco del classico fuoristrada con chassis a longheroni ed assali vuole avvicinarsi al mondo dei SUV, cioè delle piattaforme “UnibodyMonocoque” 4WD dedicate più al percorso urbano e stradale anziché rurale ed Off-road come appunto è nel DNA di Galloper e Terracan.
Ma nonostante fosse l’opera prima di Hyundai con i SUV, anche “Santa Fe” MK1 fu comunque una Best seller, che tra l’altro beneficiò parecchio a sua volta della crisi di mercato che colpì Sanggyong (all’epoca la prima casa Coreana a proporre un “semi-SUV Homemade” con la “Musso” del 1993, anche se i puristi del tema sono in conflitto per definire la primogenitura a carico della Kia “Sportage” del 1993, benchè più che un SUV si possa definire una Multipurpose cittadina) nel periodo in cui il Segmento SUVcominciò a crescere sul serio nelle preferenze del pubblico internazionale.

L’origine della specie: Santa Fe MK1 (2000-2006)
Basata sul telaio della “Sonica” (la grande Ammiraglia a tre volumi del Marchio) riadattato per la trazione integrale fortemente derivata a sua volta dagli skills maturati con la “Galloper”, la Santa Fe MK1 diventa un Best seller in America (apprezzatissima con i V6 benzina da 2700cc. progettato da Hyundai anche se molto influenzato dalla Mitsubishi; fino ad un V6 da 3500 cc. (equipaggia anche Hyundai Equus e Kia Opirus, le maxi ammiraglie del nuovo Gruppo).
Santa Fe diventa anche un successo commerciale in Europa grazie al turbodiesel Common Rail da 2000 cc (2.0 Crdi) sviluppatodalla ex italianissima VM Motori di Cento con il codice industriale Z20S-DMH per le auto della General Motors prodotte in Corea e con il codice RA 420 SOHC – D4EA per Hyundai: monoblocco in Ghisa, testata in alluminio, 16 valvole ed alberi controrotanti di equilibratura. Un gioiello, che fa capire come davvero Hyundai non abbia trascurato nessun particolare vincente nel suo progetto. Fino a delegare progetto e sviluppo prototipale allo “HATCI” – Hyundai America Technical Center Inc. – nato nel 1986 per la gestione dei progetti di R&D internazionali.Eppure pochi sanno che la forza e l’indistruttibilità della Hyundai Santa Fe MK1 deriva alla base dalla sua Piattaforma, denominata gergalmente “Y” ed elevata alla Quarta generazione (Y4); ma in verità alla base c’è il vecchissimo pianale della Hyundai Cortina costruita “diciamo” su Licenza (in altro articolo sulla Hyundai Pony spiego meglio di cosa si tratta) dalla Ford. Con questo pianale nascono Stellar e Sonata prima serie nella metà anni Ottanta; con la evoluzione “Y2” invece arriva uno chassis della Mitsubishi Galant (con sospensioni McPherson anteriori e il Ponte posteriore a barre di torsione ed ammortizzatori telescopici.
La terza generazione della piattaforma Y – sempre Galant – mette al posteriore una multilink, mentre la quarta generazione della piattaforma (la “Y4”) la possiamo definire – come riportano alcune pubblicazioni specializzate – “N1” poiché si tratta di una completa rielaborazione della “Y4” per la trasmissione “4WD”

Santa Fe seconda generazione: per bissare il successo iniziale
Nel 2006 arriva la seconda generazione di Santa Fe, e condivide con la Sonica IV Serie la nuova piattaforma nativa per la trazione integrale, sempre con Mc Pherson davanti e bracci Multilink al posteriore. Arriva per la prima volta l’allestimento 7 posti e cresce la dotazione di Gamma. Per questa serie viene predisposto un prototipo (mai prodotto) con architettura Ibrida e funzionalità in solo elettrico alle basse velocità, dopo le quali entra in funzione il 2400 cc. a 4 cilindri a benzina, mentre il Crdi a gasolio diventa di 2200 cc.

Terza Generazione: un gradino sopra per lusso e prestigio
Dopo un leggero restyling nel 2009, arriva la terza serie dal 2012 al 2018, attraverso l’incrocio progettuale tra il Centro americano ed il Centro di Design di Seul. Le nuove esigenze? Bissare il successo della prima e seconda serie ma coprire anche la fascia di mercato che dopo l’uscita della “Terracan” aveva visto proporre un vero e proprio flop come la opulenta “Vera Cruz”, tolta subito di mezzo.
Al suo posto in Europa arriva “Grand Santa Fe” con sette posti. La definizione della linea è un gioco ad incastri: fornire una immagine “Corporate” del Gruppo senza “coprire” possibili vie per gli altri modelli anche a marchio KIA.

Arriva la Quarta Serie: la consacrazione di Hyundai Santa Fe nell’Olimpo SUV
Nel 2018 arriva la quarta generazione di Santa Fe. Forse il vero e proprio emblema ad una storia fino a qui davvero onorevole. Il suo aspetto prestigioso ne sottolinea l’aspetto premium, mentre è dotata delle tecnologie più avanzate, delle migliori caratteristiche di sicurezza della categoria e di un’abitabilità eccezionale. La caratteristica griglia a cascata di Hyundai impreziosisce il frontale, mentre la fiancata è impreziosita da linee eleganti che si estendono lungo il tetto e dai fari anteriori a quelli posteriori. Questo rafforza lo status dell’auto al vertice della gamma SUV Hyundai. All’interno, è la Santa Fe più spaziosa di sempre, con 38 mm di spazio in più per le gambe nella seconda fila.
Hyundai dimostra di continuare a prendersi cura dei propri clienti offrendo funzionalità ancora più innovative, tra cui il RearOccupant Alert, sviluppato internamente e primo nel settore, che utilizza un sensore a ultrasuoni per rilevare il movimento di bambini o animali domestici sui sedili posteriori e avvisare il conducente quando scende dall’auto.
Un’altra caratteristica di sicurezza è il Rear Cross-Traffic Collision-Avoidance Assist, che scansiona un’area di 180 gradi dietro il veicolo, avvisando il conducente e azionando i freni se necessario per evitare collisioni. Inoltre, per la prima volta in un SUV Hyundai, la Santa Fe di quarta generazione è dotata di un head-up display completo che proietta le informazioni rilevanti sul parabrezza per mantenere una visuale chiara durante la guida.
Quinta generazione: benvenuta esagerazione
Quanta meravigliosa arroganza e muscolosità nella nuova serie di Santa Fe nata nel 2024: è uno dei maxi SUV che trovo irresistibili. E davvero, Vi assicuro, per la categoria SUV non nutro proprio una simpatia recondita o spassionata. Ma con il Videoservizio di Antonio sul Test Drive dello scorso Autunno (Per il Link clicca QUI) mi sono potuto avvicinare ad un modello dalle mille qualità, prima tra tutte lo “Status”, e per capire cosa davvero infonde questa “XXL” Made in Corea occorre sedere al posto di guida, che per inciso io ho trovato azzeccatissimo. Il design di questa Quinta generazione è “wild” ma contemporaneamente suadente e persino “animata” da contrasti formali e da particolari tecnici e stilistici davvero iconici. I fari anteriori e posteriori con motivo ad “H”, e tutto il resto della ricerca formale e – non fate quei risolini di scherno, chè vi vedo – persino aerodinamica (si, il Cx non si sputtana per effetto del muso modello “Grande Muraglia” e del cofano altissimo perché il resto del monovolume di abitacolo e coda è studiato e assemblato in modo da permettere all’aria di fluire. E meritoriamente Santa Fe 2024 ha vinto nella categoria “Product Design: Cars and Motorcycles”, per lo sviluppo formale attraverso cui pone al centro gli stili di vita dei consumatori: infatti con il suo concetto di design “Open for More”, la quinta generazione di SANTA FE offre uno spazio posteriore estremamente ampio e versatile, ai vertici della categoria, reso possibile dal passo allungato e dall’apertura allargata del portellone posteriore.
Potrei dire di più, ma in fondo chi meglio del Vostro buon amico Antonio con il suo Test Drive può raccontarVi meglio la nuova Santa Fe? Anche lei, con le altre precedenti quattro generazioni, ha scritto e continua a scrivere pagine straordinarie di questa favola bella. Quella del primo SUV coreano a rapirci il cuore.
Riccardo Bellumori

