Amici di Autoprove, vogliamo aprire (ogni tanto) delle finestre di dibattito e di analisi di settori professionali dedicati al mondo Automotive rispetto ai quali tuttavia l’informazione corrente (a volte anche quella specializzata) offre ben poco spazio di descrizione e valorizzazione.
Ci sono settori professionali infatti che non solo sono idonei ad un cosidetto “Self Employement” da costruire con le proprie mani, ma che possono essere “modellati” secondo il tempo e le nuove esigenze di scenario economico, commerciale e tecnologico che di volta in volta capita di dover affrontare.
Una delle figure professionali spesso più trascurate dall’informazione di settore è quella del Fleet Manager: ruolo e professione “veri” che tuttavia è soggetto ad una sorta di aleatorietà più spesso causata dall’inquadramento lavorativo all’interno della organizzazione di lavoro. Cerchiamo fino da qui di rendere “didascalico” e comprensibile questo aspetto, partendo da una domanda: “Chi è” e “cosa fa” un Fleet Manager Automotive?
Il Manager di Flotta nel suo profilo ottimale e “da manuale” è colui che sa gestire al 100% in maniera autonoma e sempre aggiornata l’Autoparco di ogni Azienda che costruisce la sua operatività ed il suo Business e fatturato anche (se non soprattutto)mediante l’utilizzo lavorativo massivo di automezzi in proprietà e/o a Noleggio: parliamo dunque di Imprese di Utilities e Facility Management Manutenzione territoriale, Pronto intervento, Agenzie Commerciali, Imprese di Logistica e Trasporti, Corrieri Espressi, Trasporto persone, Tutela Ambientale, Healthcare e Servizi di Assistenza Mobile ed ovviamente Società che operano nell’ultimo boom imprenditoriale di questi anni, il Delivery.
In questo panorama:
1) La movimentazione di merci, servizi e persone si è moltiplicata e nello stesso tempo “polverizzata” in moltepliciprotagonisti di nuove imprese, molte delle quali hanno la dimensione di microImpresa o al massimo di PMI; ed è per questo che diverse Imprese hanno già operato una “fusione” e centralizzazione negli acquisti e formule gestionali dei diversi Autoparchi;
2) Il panorama dei Costruttori Player si è trasformata non solo in senso tecnologico (Piattaforme BEV ed Hybrid che hanno surrogato ed affiancato l’endotermico puro e le implementazioni a Gas) ma anche in senso commerciale: non solo si deve fare conto dei nuovi Costruttori asiatici, e spesso a discapito di antichi e consolidati protagonisti del mondo “Fleet”; ma la Gamma disponibile e l’assortimento di allestimenti, motorizzazioni e corpi vettura si è incredibilmente ridotto, si è “compattato” il delta di prezzo medio tra diversi modelli e si è soprattutto elevato il prezzo medio di acquisto ed il costo medio di manutenzione e gestione. Insomma, dal lato contabile sono solo guai?
3) No, perché un aspetto che può peggiorare o tradurre un poco in meglio la situazione è la valutazione fiscale: Superdazi, Fringe Benefits, Ecobonus nazionali e locali, eventuali trasformazioni attraverso Kit ed Impianti Aftermarket; un mondo di variabili “giuridiche” sulle quali pesano anche due fattori strutturali insuperabili:
4) Costi di manutenzione e Remarketing tornano ad essere la voce “pesante” dell’Autoparco, semplicemente perché le nuove piattaforme “Hybrid” (senza neppure toccare la dimensione BEV”) necessitano di interventi e strutture che spesso obbligano a surrogare od implementare la classica forma di assistenza collaudata nel tempo da una Azienda di Flotta con nuovi sistemi, authorities ed organizzazioni. L’aspetto del Remarketing, infine, è la riga tirata sotto tutte le cifre ed i conti di gestione: un mezzo scelto opportunamente secondo l’appeal di mercato e gestito puntualmente per conservarne il valore di rivendita è attualmente il miglior assegno di anticipo per passare ad una nuova auto. Maggiore è il valore di questo simbolico assegno, minore sarà l’esborso complessivo del nuovo acquisto;
5) Senza trascurare le voci normative che un solo Fleet Manager deve saper gestire anche in tema di rapporto funzionale di scadenze, di obblighi normativi, di tracciatura dei mezzi e di persone destinate ad ogni specifico mezzo; e qui la categorizzazione giuridica diventa un piccolo ginepraio. Si va dalle scadenze fiscali, amministrative consuete, alla gestione delle multe e delle sanzioni accessorie; alle trascrizioni e comunicazioni obbligatorie; alla verifica della corrispondenza tra utilizzo dei mezzi e loro allestimento (pensate solo al volume di norme che vincolano l’allestimento originario di mezzi frigo, o di trasporto medicinali, o del semplice trasporto pane: si tratta di mezzi nei quali la difformità rispetto ad una semplice paratia divisoria o rispetto al sistema di termoisolamento possono, durante un semplice controllo di Polizia Amministrativa, portare problemi inenarrabili); per poi passare alle norme relative all’aggiornamento costante degli utilizzatori, alle norme di tutela della Privacy nelle operazioni di tracciatura e conservazione dei dati di movimento; fino ovviamente al rispetto di banali e semplici operazioni di routine sulle quali però la eventuale mancanza può portare a seri problemi (revisioni periodiche, cambio gomme stagionali, rinnovo permessi ZTL, etc..).
Il Fleet Manager dunque dovrà saper “traghettare” l’Impresa Fleet dentro il piccolo ginepraio delle voci da “1” a “5”cercando di surrogare ed affiancare contemporaneamente tre funzioni fondamentali dentro una Azienda ben organizzata: Responsabile del Personale, Responsabile Acquisti, Responsabile Contabilità e Budget.
Ed è per questo che nelle Imprese con minore organizzazione e forza lavoro (anche se con tanti mezzi di servizio) il “Fleet Manager” è spesso impersonificato da una di queste tre figure in Azienda. Domanda: è giusto che questo avvenga?
Risposta dettata dalla esperienza personale: NO. Assolutamente No. Dove ciò accade, c’è il 3% di possibilità (e mi tengo largo) che questo porti allo svolgimento idoneo di un ruolo professionale completo e più complesso, ma soprattutto “CrossOver” per sua natura rispetto a ruoli specifici.

Il Fleet Manager: dove serve, deve essere una figura Autonoma, Distinta, Specifica
Nelle Imprese dove l’Autoparco è insieme voce di spesa importante e fattore di Business ineludibile, concetti come, tanto per fare un esempio:
-Fermo tecnico, maggiori costi per disservizi e ritardi nella gestione del Service Management e dell’approvvigionamento di componenti sono voci che un pur ottimo Ragioniere non riesce a gestire;
– Rotazione e gestione puntuale dei rapporti tra Utilizzatore e mezzi non solo in termini amministrativi ma anche “tecnici” è una peculiarità difficilmente a disposizione di un pur competente Direttore del Personale;
– Gestione e selezione dei migliori servizi e componenti per la fase di gestione dell’Autoparco, scadenze tecniche, valutazione della qualità del servizio di Postvendita, capacità di gestire il Remarketing sono peculiarità specifiche del comparto Automotive che superano spesso le capacità di un pur valido Responsabile Acquisti.
Ergo, un Fleet Manager “ad Hoc” deve essere una figura che il Titolare o il Management Staff dell’Impresa Fleet devono saper individuare (od assumere), inserire nell’Organico e rendere a sua volta titolare di diritti gestionali e di autorità dove serve al fine di poter decidere e sovrintendere al meglio la composizione, l’acquisto, la gestione, la rivendita e sostituzione dell’Autoparco aziendale.
Se questo non accade, tuttavia, è anche perché non vi è una adeguata offerta di figure professionali “interinali” o persino “in Outsourcing” in grado nella pletora delle MicroImprese e delle PMI di saper operare senza aumentare la quota di costi fissi a carico proprio del comparto Flotta; è cioè puramente logico dover rispettare il primo “imprimatur” di una micro o piccola impresa: inutile assumere un professionista in grado di far risparmiare (anche fosse) alcune migliaia di Euro nell’arco di vita di una piccola o media Flotta, se poi il costo fisso annuale di Stipendi e voci connesse è di già pari ad alcune migliaia di Euro in busta paga. E poiché la dimensione delle Imprese Fleet si sta decisamente “polverizzando” in realtà più piccole e spesso con esigenze di Autoparco limitate temporalmente (pensiamo ai Cantieri od agli Appalti Pubblici che impiegano un “plus” di mezzi ed attrezzature per un periodo specifico dovendo poi tagliare su tutto una volta terminati gli appalti o i cantieri, ad esempio); e poiché la tendenza ovvero l’Uovo di Colombo sembra essere l’associazione tra Imprese diverse tra loro dei servizi di acquisto e gestione mezzi, forse uno dei trend di possibile rilancio della figura del Fleet Manager è quella del Professionista “Interinale” o in “Outsourcing” e dunque a Partita Iva.
La configurazione “fiscale” e giuridica” al riguardo la demandiamo al fidato Commercialista che ciascun aspirante Fleet Manager deve avere al fianco non solo per la gestione contabile del volume di affari ma anche per la doverosa linea di informazione ed aggiornamento giuridico delle novità di legge per il settore: pensiamo solo a quanto spazio informativo ha preso negli ultimi mesi la modifica ai Fringe Benefit operata dal Governo, modifica incomprensibile se non condivisa con un professionista contabile.
Un altro “amico” del nuovo Fleet Manager è evidentemente il Mobility Manager, a sua volta un ruolo parallelo e ultimamente molto spesso formato in Azienda da professionisti esterni: è con il Mobility Manager che il Fleet Manager può articolare e rispettare obblighi ed opportunità dei nuovi piani di traffico, delle operazioni di Tracking, della intermodalità tra diversi mezzi aziendali.
Altri due amici inevitabili del Fleet Manager sono i fornitori di due soluzioni ERP necessarie: il sistema di Tracking da un lato ed un DB di Officina e Magazzino Ricambi dall’altro. Spesso anche i più bravi Fleet Manager sanno armeggiare con il primo, ma non ne conoscono appieno tutte le potenzialità; ma saper anche monitorare un DB od ERP di Officina e Magazzino permette di conseguire risparmi ed efficienza di gestione incredibili. Unendo entrambe le tipologie di ERP il professionista Fleet Manager saprà gestire al meglio la Flotta sia in movimento che da ferma. Ed è qui che il risparmio si moltiplica.
Infine, un compagno ineludibile del moderno Fleet Manager deve essere la passione per l’Auto e la sua tecnica. Senza anche il migliore dei Fleet Manager rimarrà sempre un Impiegato di Autoparchi.
Amare le auto, “annusare” l’affare, gestire le trattative, presentare le auto nelle loro qualità agli Utilizzatori od ai Dipendenti, dialogare con Autoriparatori e distributori Ricambi, gestire acquisti e remarketing con i Dealer o con i Noleggiatori è qualcosa di impossibile a chi non ama le auto.
Riccardo Bellumori