Quarant’anni di Maserati Biturbo, la bimba terribile

Presentata nel 1981, cominciò ad essere venduta l’anno dopo. Storia di una leggenda nella leggenda, la Maserati Biturbo. Un prodigio tecnico, un azzardo commerciale ma soprattutto un fenomeno di costume nell’Italian Style anni ’80.

Maserati Biturbo Anniversario – Dopo la gestione sfortunata di Citroen, il passaggio di Maserati al Gruppo De Tomaso dal 1976 fu il preludio per una indubbia caratterizzazione e forte rilancio del prodotto e dell’immagine della Casa del Tridente.

Fu per prima la “Quattroporte” del 1979, la iconica e leggendaria ammiraglia di Giugiaro, a irrompere come opera prima della nuova gestione De Tomaso segnando il nuovo corso di Maserati, indicandone i nuovi canoni formali, tecnici, e di immagine.

Proprio l’ammiraglia del rilancio, quella che impose Maserati nel ristretto Olimpo del lusso alla pari di Mercedes, Bentley, Cadillac e pochissime altre, fece da benchmark per una realizzazione pensata per lanciare il Marchio modenese in un target di mercato dove non era ancora presente ma dal successo costante e sicuro. Quello delle Coupè medie, che in Europa era rappresentato prevalentemente da BMW ed Audi Coupè, ma che in America vedeva un mercato ben più florido con le realizzazioni Ford, Chevrolet/Pontiac, e Dodge coupè e sportive.

L’interesse per questo mercato apri’ dunque nel 1981 alla nascita di Biturbo, che si materializzò in un corpo vettura elegante e compatto, disegnato da Andreani su base stilistica della Quattroporte, e dotato di interni e finiture di lusso superiore, ma supportato da un motore V6 biturbo da 180 cv nella versione 2 litri che accompagnava il 2.5 destinato alla esportazione.

Una bomba nel mercato delle Coupè sportive medie

Il lancio doveva probabilmente essere un successo nelle previsioni, dato che grazie al supporto economico della GEPI (Finanziaria statale proprietaria per il 60% di Maserati all’epoca) il prezzo di acquisto proposto di circa 20 milioni di Lire equiparava quello di concorrenti indirette come la BMW 323 ed era addirittura inferiore a quello della blasonata Porsche 924 Turbo.

La eccezionalità e complicazione tecnica, legata agli inevitabili difetti di gioventu’, generarono il caso delle poche Biturbo che, a causa del catalizzatore, prendevano fuoco in America dando il via, promossa dalla stampa Usa che temeva la concorrenza di questa berlina per i prodotti di casa, ad una campagna di demolizione mediatica della Biturbo. Questo non frenò l’ambizione e la volontà di Maserati e De Tomaso di sostenere lancio e vendite della piccola 2 porte, al punto da vederne ben tre evoluzioni e 37.000 pezzi prodotti in circa 10 anni.

Fu a tal punto iconica e leggendaria da aver ispirato addirittura un fenomeno di costume nell’Italia rampante dell’epoca, accompagnando tra l’altro – grazie ad una sensibilità non comune di De Tomaso per il marketing e la comunicazione – diverse campagne pubblicitarie, film e serie televisive in Italia e nel mondo.

Per questo ha segnato un’epoca, ed è diventata un Marchio nel Marchio Maserati.

La sua genialità e flessibilità industriale ha dato vita nel corso della sua vita a varianti ed evoluzioni più o meno celebri. Si va dalla variante Spyder alla versione estrema Biturbo S ed alle elaborazioni uniche di Shamal, per passare alla variante allungata a 4 porte 420 e 425. Da queste ultime addirittura, usando il pianale allungato, deriva la bellissima e rara 228 del 1986, destinata a combattere ad armi pari con la concorrenza di Bmw, Mercedes e Jaguar dell’epoca.

La produzione di Biturbo si interrompe con l’avvento della sua evoluzione Ghibli nel 1992. Una generazione fortunata, unica, leggendaria. Buon anniversario, Maserati Biturbo. 40 anni e non sentirli.

Riccardo Bellumori

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