Auto elettrica e Nuovo Ordine Mondiale, l’ABC dei complottisti è servito! (Seconda Parte)

I nessi di Causa ed Effetto della mobilità sostenibile nelle politiche europee sono irrazionali, e portano inevitabilmente a teorie e conclusioni non ortodosse ma abbastanza fondate, nei dibattiti tra “complottisti”. Vediamo perchè, facendo il confronto tra contesto reale ed atti delle Istituzioni europee

Auto elettrica e nuova UE – A beneficio dei “complottisti della Domenica” ho fin qui esposto un panorama per spiegare come sotto l’ombrello metaforico della mobilità elettrica l’Unione Europea stia progettando ben altro. Provo ad elencare sinteticamente tutto quello che la UE non dice….

In Europa i Marchi Auto vanno in Cina, le Utilities vanno in Default

Grazie al Comprehensive Agreement on Investment (CAI) i Costruttori europei potranno accedere dall’inizio di quest’anno al mercato cinese senza più l’obbligo di Joint Ventures “Fifty/Fifty” con i Marchi auto nazionali. Per questo tutto il comparto auto europeo ha aumentato investimenti e target commerciali in Cina. Cosa dovebbe spingere gli stessi Costruttori a servire un mercato europeo in crisi?

Diverso è il problema delle Utilities europee che rischiano il Default, motivo per cui l’Unione Europea vede la questione “Auto private” decisamente marginale rispetto al salvataggio (magari attraverso nazionalizzazione) delle Utilities e rispetto all’autonomia di materie prime e di risorse energetiche. Per questo secondo aspetto è nato il Fondo “ERMF” gestito dalla Alleanza europea ERMA, che si occupa di reperire – anche da investitori esteri – circa 100 miliardi di Euro per costruire in Europa un tesoretto di materiali rari con l’obbiettivo di produrre dentro i confini europei almeno il 20% di magneti di terre rare e turbine eoliche. Curioso che entrambe le produzioni dette richiamino la questione Idrogeno: le turbine eoliche per produrlo, mentre l’Idrogeno già oggi partecipa al processo di riciclo dei magenti da terre rare…..

Materie rare per Gigafactory e Nuke, Idrogeno per Trasporti, riscaldamento, ed altro

Al salvataggio delle Utilities puo contribuire invece la strategia energetica europea verso l”EaaS”, cioè Energy as a Service., ed alla base di un nuovo rapporto “EaaS” tra Utilities europee e consumatori c’è il ruolo delle Gigafactory….Motivo per cui ritenere che queste saranno create in Europa più per l’Energy Storage che per le cosidette auto elettriche, è più che un dubbio. Tuttavia è un dubbio anche che la ricerca spasmodica di materiali preziosi sia dovuta alla fame di batterie per auto, visti gli usi alternativi di quello che sta cercando l’Eurozona: ad esempio la Grafite è utile nelle cosidette “Bombe Blackout” ed indispensabile per il funzionamento delle centrali nucleari; il Cobalto usato come Catalizzatore è funzionale alla sintesi di Shale Oil e Gas per la conversione in Biofuel, e per la produzione a costo ridotto – rispetto al platino – di Idrogeno, oltre che alla produzione di carburo di tungsteno per la trivellazione; inoltre secondo le stime dell’analista George Heppel a Reuter, l’esigenza di Cobalto legato all’espansione della Rete 5G potrebbe raddoppiare entro il 2025; il Litio, che può essere ricavato dall’Idrogeno, è utile anche per l’accumulo fotovoltaico; il Manganese serve per le Batterie a Manganese/Idrogeno per lo Storage di Rete; infine il Nichel produce Grafene che, tanto per dire, in Europa sarà alla base delle Rete 5G, la fibra ottica e l’Energy Storage, anche di Idrogeno, ma anche per il filtraggio di acqua da arsenico e metalli pesanti. Idrogeno, Idrogeno…..Già: nessuno vi ha detto che la Commissione Europea sta finanziando con oltre 5 miliardi di Euro i programmi IPCEI “Hy2Tech” e “Hy2Use” per lo sviluppo e l’utilizzo prioritario dell’Idrogeno, per la cui produzione l’UE si è già espressa confidando nel supporto “pulito” dell’energia nucleare.

Trasporto Professionale elettrico e Idrogeno, auto private europee dal Rottamatore

La Sharing Mobility europea già oggi sta risolvendo i due problemi ambientali causati dalle auto private più inquinanti: abbatte la CO2 nei Centri urbani più inquinati d’Occidente – quelli europei – e decarbonizza l’“Ultimo Miglio” nella circolazione merci dei Centri urbani; in più permette comodamente tracciatura costante e monitoraggio tramite geolocalizzazione di mezzi e movimenti nella cinta urbana, e vincola al solo Digital Payment un fatturato previsto in crescita – nella zona UE – di oltre 62 miliardi di Euro nel servizio integrato di Sharing oltre che nella ricarica di Rete. Perchè dunque rompersi il capo nel risolvere la crescita costante di CO2 che ben 250 milioni di auto private stanno causando in Europa rispetto ai “soli” 163 milioni del 1990, cercando l’impossibile, cioè di convertirli tutti a “Zero Emission”? I pochi cittadini europei con capitale disponibile compreranno il nuovo, altri compreranno usato. Una buona fetta convertirà la vecchia auto per l’E85, i Kit Retrofit o il Gas. E una larga parte dei cittadini UE abbandonerà l’auto sostituendola con sistemi di mobilità alternativa. Così daremo un taglio di almeno il 25% del parco circolante usato.

Come detto, invece, intervenire da parte dell’Unione su almeno tre settori di trasporto al momento più discriminanti per l’economia (trasporto merci su Gomma, trasporto aereo e rete ferroviaria) sembra prioritario anche per la riduzione della CO2 prodotta: Idrogeno e BioGas (Lng) oltre all’elettricità per Truck&Bus, Idrogeno e Biofuel per i vettori aerei, trasformazione ad Idrogeno per i convogli ferroviari a Gasolio.

Gigafactory per l’Energy Storage in Europa

In tutto questo, allora, come fare a non capire che la voglia della UE di procacciamento di materiali rari definiti il “nuovo oro” non è legato all’auto elettrica ma ad altri due obbiettivi : L’Energy Storage delle Gigafactory, ma anche il supporto in valore di Commodity per l’avvio del programma “Digital Euro”? Le Gigafactory in Europa serviranno fondamentalmente l’Energy Storage di emergenza ed in modalità “EaaS” per alimentare la Rete elettrica (in sintonia con il progetto “Vehicle-To-X” per lo scambio energetico tra veicoli e la Rete). Per questo è aleatorio il piano di realizzazione delle complessive 40 Gigafactory previste dalla Unione Europea per lo sviluppo di almeno 1000 GWh entro il 2030 : il problema tra gli altri non è solo la carena di materie rare per la produzione di supporti di ricarica, ma è anche la criticità delle fonti di alimentazione primaria. Uno dei problemi sui quali Elon Musk sta per essere portato in Tribunale dagli ambientalisti tedeschi, per l’eccessivo consumo di dissesto idrico della Gigafactory Tesla di Grunheide. Invece resta tanto da fare per fornire, in caso di default da fornitura estera, almeno la quota parte di energia da fonti fossili che in UE corrisponde ancora al 61,4% del totale di Twh prodotti nel 2021. Ovviamente le Gigafactory non sono capaci di creare energia, ma di stoccarla…..E a proposito di materiali rari, cosa succede nei marciapiedi di tutte le città europee?

L’UE è già invasa da “terre rare”. Sui marciapiedi!

In Europa circolano ufficialmente immatricolati già circa 180.000 Scooter e moto elettriche, ma c’è un sottobosco – a mio avviso volutamente non definito – di almeno 5 milioni di eBikes e di almeno 2 milioni di monopattini elettrici già presenti in tutta la UE (oltre a circa 350 mln di Smartpone ed altrettanti tra PC e Desktop con un Boom di vendita proprio negli ultimi due anni) tutti ben provisti di Batterie a Litio, Manganese, Rame, ed altre materie prime rare. La vita media di ciascun terminale elencato non supera i 36 mesi prima della sua alienazione e rischio dispersione. Dal ciclo di ricambio e recupero si potrebbero ricavare da subito diverse migliaia di tonnellate di Materie prime rare, ma sulle modalità ed opportunità di riciclo di questi materiali, dalle batterie esistenti, nessun indizio da parte dell’UE… Eppure l’Unione ha fame di terre rare e materie prime, Commodity delle quali stanno facendo incetta Hedge Fund e titolari di programmi di Gigafactory, oltre a produttori diretti (Costruttori Europei che fanno da anni incetta di Litio, come Tesla, Stellantis, Renault, Daimler)…Per le nuove fonti fossili, invece? Che fine ha fatto lo Shale Oil&gas?

Le fonti energetiche alternative: Shale gas&Oil

In questo momento la stessa Unione vuole avviare nuove miniere in Portogallo e Spagna ma guarda caso anche in Francia, Polonia e Repubblica Ceca, molto ricche di Shale Gas. Riflettevo cosi sul fatto che la messa a regime di nuove miniere richiede almeno 20 anni, e che per intanto secondo IEA International Energy Agency in Europa sono disponibili 22 mila miliardi di metri cubi di Shale gas, e che mediamente si rintracciano a non piu di 3,5 km di profondita molto inferiore di quella da scavare necessaria per le altre materie rare e terre rare; come noto da tempo grazie all’uso di catalizzatori al Cobalto lo Shale Oil può adeguatamente essere raffinato per utilizzi nel Biofuel…..E se dunque le nuove trivellazioni mascherassero la esigenza sempre contestata dagli ecologisti europei di nuove risorse parafossili? Certo, non dubito che nel lungo termine l’estrazione mineraria diventerà una attività strutturale in Europa, ma per l’immediato la perforazione metterà più facilmente in contatto con lo Shale Gas&Oil.

Le nuove trivellazioni UE nascondono altri obbiettivi energetici?

In ambito di programma di trivellazioni decise dall’UE sono sicure almeno tre cose:

a) che in Germania è stato scoperto un enorme giacimento di Litio – sufficiente per alimentare oltre 400 milioni di vetture – ma situato a diversi chilometri di profondità;

b) che sebbene l’Europa punti all’autosufficienza nelle materie prime, il volume di sostituzione di auto in Europa non arriverà mai entro il 2030 ad un tasso necessario alla circolazione di 400 milioni di mezzi 100% elettrici;

c) che per la entrata a regime di nuove miniere sono necessari mediamente dai 15 ai 20 anni e dunque ogni eventuale fabbrisogno sarà soddisfatto a partire dal prossimo 2040 almeno;

d) che l’esplosione dei costi di Litio, Cobalto, Nichel, Manganese, Rame si scontra con il calo tendenziale – rilevato da BloombergNEF – secondo il quale i costi di produzione per Kwh di batterie sono passati dai 1000 Dollari del 2010 ai 156 Dollari nel 2019, fino a tendere agli odierni 60 Dollari: in parole povere sembra piu’ conveniente comprare direttamente il prodotto finale piuttosto che la materia prima. Ed allora, a cosa serve accaparrare tutte queste Commodity, se il loro utilizzo è così poco chiaro? Beh, è ovvio. Anche per costruire il “Digital Euro”. Vediamo perché, nella prossima puntata… (Fine seconda parte)

Riccardo Bellumori

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