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Giancarlo Naddeo: quell’Argento Vivo della Capitale a motore

All’inizio, quasi mezzo secolo fa, era un poster enorme attaccato alla parete di una cameretta. Io, ultimo di una famiglia dove la passione per l’automobilismo era una sorta di pedigree, mi ero abituato fin dall’infanzia a vedere apposte in verticale le figure dei Piloti, le reclàme delle auto, le immagini che insomma immortalavano momenti e personaggi epici del Motorsport.

Ne avevo conosciute a decine, ed a decine mi circondavano lungo gli ambienti di casa, sempre quasi mezzo secolo fa. Eppure un poster in particolare mi era entrato nel cuore e nell’immaginazione, incredibilmente. E non era una Ferrari, o l’immagine di un campionissimo del circus. No: era il Poster – pubblicità informativa e allo stesso tempo celebrativa di un appuntamento a Vallelunga del vecchio Monomarca “Coppa Renault 5”: un trofeo monomarca (come all’epoca ve ne erano altri in Italia, con il Trofeo Alfasud forse più rinomato e seguito degli altri) partito il 23 Marzo del 1975  con la versione “LS Coppa” della Renault 5, la piccola di casa Renault già best seller in Europa.

Era, quello Renault, un classico ponte professionale per il lancio di nuovi talenti giovani che – con una spesa ragionevole legata soprattutto ad un’auto utilizzabile tutti i giorni – potevano farsi conoscere e valutare dai talent – scout che molto spesso si affacciavano in incognito a bordo pista delle cosiddette “categorie minori”; a fianco ai giovani correvano tuttavia piloti già preparati e professionali con il coltello tra i denti molto diversi dalla terza ed ultima categoria presente nei Trofei monomarca: quella dei Gentlemen Drivers che con il RollBar montato nell’abitacolo ed i sedili racing si divertivano nel passatempo domenicale con l’auto che poi sfoggiavano nel parcheggio sotto l’Ufficio vantandosi con i colleghi. Ecco: la storia dell’eroe di questo racconto è la storia di un esponente “crossover” di quella categoria di mezzo tra i professionisti affermati ed i giovani “rookies” dato che per età poteva ancora, all’epoca del Poster di cui Vi ho accennato sopra, essere annoverato tra i giovani; eppure quel ragazzo era a quel momento talmente veloce e talentuoso al volante da aver ricevuto, poco tempo prima, una offerta per sedere addirittura dentro una Formula Uno. 

Quel ragazzo, con il nome in stampatello ben visibile nel poster, era Giancarlo Naddeo. E negli anni, tanto tempo dopo, sarebbe stato il nome che ambivo a conoscere e ad avere come contatto perlomeno sui Social. 

Anni dopo io, da spettatore e lettore di resoconti sportivi delle Gare di automobilismo, come tanti avevo messo in primo piano il circus mondiale della F1, dei Rally, dell’Endurance; anche perché vista la generazione la mia adolescenza era del tutto estranea a Social e Web e la conoscenza personale si basava all’epoca su “mamma RAI” e sulle Riviste specializzate periodiche come ad esempio Autosprint da cui ho ricavato la foto di copertina di questo servizio.

E nel cono di luce delle Riviste e della Tv, a differenza di quel che accade oggi dove basta digitare un nome su Google per avere il resoconto di intere pagine di recensioni e contenuti, il nome di quel ragazzo romano talentuoso si era nascosto nelle pieghe delle cronache minori e spesso trascurate.

Arrivato il tempo delle piattaforme di socializzazione e di contatto da remoto, io ero già cresciutello e i nomi sportivi della mia infanzia e adolescenza erano finiti in chissà quale cassetto della memoria e dell’affetto emotivo. In più da anni il mio orientamento professionale si era rivolto al concetto di auto da “commercializzare” o da assistere consulenzialmente; per cui ammetto di aver rinunciato per tanto tempo a cercare di nuovo “quel” ragazzo, Giancarlo.

Eppure sotto la sabbia covava sempre l’immagine lampo di quel poster, di quel nome. Finchè, forse troppo tardi, mi sentii nel dovere di “usare” al meglio le potenzialità che il Web e la connettività sanno offrire: che non è solo imprecare in modalità “flat” contro gli avversari sportivi calcistici nel Lunedì post girone Serie A (cosa che, grazie alla mia non passione per il calcio non poteva verificarsi); oppure presentarsi in Chat come “bell’uomo, mezza età, indubbie doti caratteriali, buona posizione economica, automunito, cerca pari caratteristiche altrui sesso astenersi perditempo chiamare ore pasti”.

Quando il Web è prezioso: un contatto insperato

Dal 2012, accettando l’invito di un amico titolare di una piattaforma di contenuti motoristici, nel tempo libero mi dilettavo di scrivere racconti “automobilari” tra professione e ricordo ludico; pian piano questo diletto è diventato “strutturale” e devo dire che in un periodo davvero difficile e poco sereno della mia vita scrivere del tempo passato perché quelli più giovani ne se avvedessero era anche per me un  modo per allontanare la tristezza.

Ecco che, nei primi mesi del 2015, mi ci ero messo di impegno: recuperare tutto il ricordo possibile su Giancarlo Naddeo, cercare sui motori di ricerca e sui Social un riferimento di questo mio antico beniamino, e aprire un contatto. 

 

Lanciai dunque sulla Chat di Facebook, alla sua vecchia pagina (ne deteneva due, una – proprio questa di cui Vi parlo ora – è stata chiusa) un invito alla amicizia online, e a fine Maggio il “mio” campione Giancarlo Naddeo si appalesò rispondendo all’invito. Ero già abbastanza cresciutello dieci anni fa, eppure l’associazione tra quel contatto Web ed il poster dell’infanzia mi sembrò un regalo tardivo di Natale. Anche perché da anni le cronache avevano steso l’oblio velato sul ruolo e sulla figura di Giancarlo; e persino quel Web prodigo di notizie ed aneddoti era nei suoi confronti molto parco. 

In quel 2015 cominciai dunque una discreta e mai incombente attività di fraseggio chat nella quale più che scavare io nei meandri della professione di Giancarlo invadendolo di domande, ero più attento a raccontare – io a lui – l’ascendente ed il richiamo di curiosità che da quel poster (alla fine entrambi lo chiamavamo “quel famoso Poster” e Giancarlo si dispiacque un poco del fatto che non sapevo più che fine avesse fatto) aveva sortito dentro un bambino quale ero all’epoca. 

Ovviamente, capirete bene, ero un operatore professionale del mondo dei motori, e non ero più un bambino: ho sempre giudicato male coloro che avvolti da passioni giovanili non si rendono conto di quando le manifestano infantilmente pur essendo cresciuti, ed in fondo io a mia volta in tanti momenti della mia vita ho peccato di questo limite.  Insomma, avevo già oltre quaranta anni e di fronte a me, da remoto, avevo un brillante, cortese ma compassato ex Campione che all’epoca del contatto aveva raggiunto quasi ottanta anni. Volevo che il contatto ed il dialogo tra me e lui fosse scremato da impeti da bimbominkia da parte mia mentre, nella mia premura ed attenzione, io cercavo con pazienza di capire quanto Lui fosse interessato e contento di scambiare ricordi del passato.

In fondo il primo anno di chat passò nello scambio rarefatto e non assiduo di ricordi sul Trofeo R5 e sulle Gare Turismo, intervallando io anche su temi collaterali come la famosa (per i romani del tempo Concessionaria Renault Naddeo, che se non ricordo male (ero bambino anche in quel caso) si trovava sulla Via Tuscolana. A priori ho sempre evitato domande personali su vita e su affetti: sapevo bene, per documentazione archivistica, il ruolo e la figura accanto a Giancarlo di Susy Raganelli, a sua volta figlia di un grande distributore di auto nel Centro Italia (famose le Concessionarie Alfa Romeo di Raganelli)  ma nonostante tutto mi sembrava cortesia ed obbligo non deviare nei racconti su colei che comunque resta alla storia come la prima ragazza a vincere un mondiale di Karting tenendo dietro di sé un nome come Ronnie Peterson. 

Giancarlo, “piccolo genio sportivo” della Roma bene

Gli avevo invece confidato di averlo “sentito” annunciare negli altoparlanti durante una Vallelunga (non chiedetemi l’anno e l’evento, ricordo solo di aver indossato i calzoni corti) in cui si correva quella Coppa Renault 5 che dunque consentiva anche a tante famiglie di familiarizzare con Autodromi importanti senza impegnare fortune al bancone del bigliettaio. La Coppa R5 Elf in Italia era arrivata tempo prima, ed i romani non di rado pronunciavano il nome di Giancarlo come quello di un vero talento. Lui era divertito, fummo e diventammo talmente affiliati da poter io conquistare il diritto al suo numero di cellulare, che conservai sempre e rimando sempre di Rubrica in Rubrica ancora oggi, come se dentro di me sperassi di poterlo far squillare di nuovo. Quel numero non fu mai da me, però, abusato: Giancarlo nel giro di pochi semestri dall’avvio del contatto su Facebookera diventato un amico a distanza da proteggere, mentre lentamente inanellava durante brevissime chat o saluti telefonici la sua carriera che Vi ricostruisco anche con un aneddoto pubblico sul quale non sono riuscito ad approfondire:

Giancarlo Naddeo, Campione di Roma e straordinario Viveur della Capitale

Ovviamente chi è nato e cresciuto a Roma nel benessere, come anche Giancarlo, viveva all’epoca ogni gradino superato di notorietà come un passaporto per la mondanità: Roma by night, i Disco, Via Veneto, i ristoranti tipici e soprattutto quel “Meo Patacca” che nasce sulla spinta di un americano a sua volta appassionato di motori e titolare di un piccolo e colorato Team sportivo. 

Ed a Giancarlo, proprio per contestualizzare il periodo e la Roma del suo tempo avevo deciso di dedicare uno spazio come lo avrei “sincronizzato” con Vallelunga, con il suo vecchio amico e compagno Claudio Francisci, oppure per “Sor Gino” De Sanctis, la Giannini, o addirittura la piccola “Squadra Corse” di “Meo Patacca” appunto. Mio vecchio pallino, avrei anche voluto irretire Giancarlo nel ricordo dell’ombra più cupa che si era alzata sulla Capitale in quegli anni Settanta: il Terrorismo, la violenza, il rischio per le strade ogni giorno.

Certo, senza il brutto incidente del 12 Settembre 1971 in quella pozzanghera perpetua che è la Germania, chissà che destino avrebbe avuto: purtroppo con la F.2 alla 26° edizione dell’Internationales ADAC-Avusrennen tenutasi all’AVUS (circuito tremendo ed ormai vecchissimo), il giorno della gara il percorso era insidioso a causa delle piogge che avevano preceduto la partenza, e proprio nel primo giro si verificarono diversi incidenti. La gara di Formula 3 era già stata segnata dalla morte di un commissario di gara, e quasi dodici dei 17 partenti nella Formula 2 sono andati in testacoda sulla pista bagnata e sono caduti. 

Tra questi proprio Giancarlo con la Lotus 69-Ford ebbe un incidente riportando una frattura alla gamba ed un trauma cranico. Prima ancora di questo era stato uno dei Piloti di Bizzarrini grazie al contatto con il fondatore proprio del Ristorante “Meo Patacca” che a sua volta acquistò una “Iso A3/C” grazie al contatto con amici romani di Giotto. Ma dal volante di quella diabolica “Iso” rossa (5300 cc V8 di derivazione Chevy, una delle più veloci GT a Le Mans del 1965) Giancarlo arrivava già come ottimo campioncino in Formula Ford e Formula 850. Ma l’origine pistaiola di Naddeo è ovviamente nel Kart dove si laurea campioncino italiano nel 1962 a 23 anni.

Giancarlo aveva vinto poi l’italiano F.3 1971 e lo stesso anno fu secondo al Gran Premio di Monaco: non a caso aveva vinto a fine Stagione anche l’ambito “Casco d’Oro” di Autosprint, ben descritto proprio nella copertina della rivista in foto. 

Il risultato di Giancarlo a Monaco, vetrina ideale per i talent scout nella gara di Formula Tre, fu quasi un miracolo: quella artigianalissima e bolognese Tecno dei fratelli Pedrazzani (Marchio che con i Go-Kart proprio con Raganelli era fortissimo, ma ancora alle “prime armi” con le monoposto superiori) era arrivata ad un imprevedibile secondo posto con Giancarlo dietro a Walker ma davanti ad un già fortissimo Patrick Depailler che vincerà nel 1978 quel Gran Premio in Formula Uno.

Ma dopo l’incidente dell’Avus Giancarlo a questo punto ricomincia dalla Coppa R5, anche se tra le tante altre partecipazioni con una De Tomaso Pantera GTS del suo amico Carlo Pietromarchi conclude un ottimo terzo posto nel Giro Automobilistico d’Italia del 1977, corre in due edizioni della 1000 Km. di Monza, condividendo la vettura con Claudio Francisci nel 1976 e con Sigala nel 1979, e conquista un podio, terzo posto nella Coppa Florio, prova del Campionato Europeo Sport 1978 disputata a Pergusa in Sicilia.

Giusto poco tempo fa, avendo beneficiato da Gianluca Bardelli del contatto con Claudio Francisci (al quale a sua volta ho voluto dedicare un pezzo su Autoprove.it) ho chiesto proprio all’ancora attivissimo Pilota romano (guida ancora con grande classe la sua Lucchini –BMW) un ricordo di quell’equipaggio con Giancarlo: con Naddeo il nostro amico Claudio ha diviso nel 1976 il sedile della Alpine Renault A441 alla 500 Km di Imola; e di certo non sarà stato facile per il prototipo francese reggere la pressione di due piedoni pesanti come quelli di Giancarlo, che Claudio ha voluto ricordare in un breve contatto telefonico come un ottimo pilota ed una ottima persona, sempre corretta fuori e dentro la pista. Ma con doti di velocità e senso della Gara notevoli.

Giancarlo ha vinto poi la Coppa Italia Peugeot-Talbot nel 1984, alla guida di una Talbot Samba

Successivamente è entrato a far parte del team Jolly Club, gareggiando nel Campionato Europeo Turismo con l’Alfa Romeo Alfetta GTV6 e l’Alfa Romeo 75, in coppia con Lella Lombardi, quindi ha condotto una stagione con un’Alfa Romeo SZ nel Campionato Italiano Gran Turismo e nel 1992 corre nel 1992 nel Superturismo con la Opel 16V GSI e diventa una figura di spicco nel panorama delle corse del CIVT (Campionato Italiano Velocità Turismo), vincendo più volte la sua classe e il titolo assoluto nel 1991 su Alfa Romeo 33. 

Le sue ultime partenze avvengono nel 1997 quando comunque, già a 58 anni, vince ancora una volta la sua classe su una Peugeot 106 Rallye1600. Che dire di più? 

Giancarlo se ne è andato quattro anni fa, un Lunedì 13 Dicembre 2021, e di lui ho un ultimo “Auguri” al suo ultimo Compleanno. Aveva 82 anni ma almeno per me già dal 2019 inoltrato non era più facilmente rintracciabile in chat, forse stanco e provato. 

Parlammo, ricordo tra gli ultimi scambi, di una occasione di incontro tra vecchi piloti della Coppa R5: doveva essere il 2018 e se non ricordo male era vicino Rieti. 

Non riuscii, per impegni, ad onorare una mezza promessa di esserci per, pensate, vederlo di persona e salutarlo per la prima volta dal vivo compiendo quel transfert dal vecchio e famoso poster alla realtà. Poi il maledetto Lockdown, le abitudini che si rompono ed il giorno che smette di essere “normale”. E purtroppo è stato un fatale attimo arrivare alla fine del 2021 in un Dicembre che anch’io ricordo come molto triste. La notizia mi arrivò e fu brutale, in quel giorno di Santa Lucia.

Ho l’onore di conservare ancora nella mia rubrica telefonica il suo cellulare, e la sua mail. Avrei voluto, forse proprio in questi anni, fare di lui il protagonista di un libro che provai a proporgli proprio come lo specchio del racconto che avrei voluto fare su di Lui affinchè potessimo insieme raccontare ai giovani cosa fu quella Roma e quell’Italia di un “eroe borghese” come era Giancarlo: non troppo superstar per essere tre metri sopra gli altri, ma testimone fedele di una raffigurazione insieme sportiva, sociale, folkloristica ed anche imprenditoriale da campione della porta accanto.

Gliene accennai e Lui non si mostrò contrario alla ipotesi. Gliene parlai, pensate, poche settimane prima di Febbraio 2020, dopo il quale il mondo non fu più lo stesso.

L’idea amichevole era quello di sancire l’accordo e battezzare l’eventuale libro – o quel che ne sarebbe venuto fuori – con uno spuntino al nuovo “Meo Patacca” di allora. Gli avrei chiesto della Roma dei Motori, delle officine di preparazione dietro San Pietro, di “Sor” Gino De Sanctis, di Mimmo Dei, della Giannini, e di tantissime altre cose. Purtroppo anche per colpa del tempo e di tante cose che si sono messe in mezzo, quell’incontro da “Meo Patacca” non è mai avvenuto. Oggi mi rimane la gioia e la nostalgia di quel contatto con un vero signore, una persona ottima e cordiale con cui ho potuto ricordare anni straordinari, a partire da un semplice Poster

Era un sogno, ed in piccola parte Giancarlo Naddeo mi ha aiutato a renderlo reale. Sogni, che aiutano a sognare ancora. Recentemente è stato dedicato alla memoria di Naddeo un “Vallelunga Racing Weekend” nella “Formula Historic 1.6”. Mi sembra giusto, e spero che si ripeta.

Di Giancarlo Naddeo non voglio dire altro. Da un po’ fa parte degli Angeli che corrono in cielo, e questa per chi crede è la chiosa più bella per chiudere il mio giusto ed affezionato ricordo. Con quella copertina di vecchio Autosprint che sancisce un piccolo grande sogno per ogni pilota di quel tempo. Un “Casco d’Oro” a chi, ironia della sorte, aveva fatto del suo casco argentato un marchio di identità.

Riccardo Bellumori

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