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L’Europa salva il motore termico: no al divieto dal 2035

E così è successo l’inevitabile: l’Unione Europea ha dovuto riconoscere la realtà, ovvero l’impossibilità, in un futuro prevedibile, di far passare tutti alle auto elettriche, quindi le auto nuove con motori a combustione interna rimarranno in vendita anche dopo il 2035. Ciononostante, la Commissione europea cercherà di imporre diverse nuove restrizioni all’uso dei motori a combustione interna, perché nessuno ha intenzione di smettere di combattere i cambiamenti climatici.

Nel febbraio 2023 il Parlamento europeo ha approvato una legge che introduce il divieto di vendita di nuove autovetture e veicoli commerciali leggeri con motori a combustione interna alimentati da combustibili fossili a partire dal 2035. Tale divieto avrebbe dovuto diventare una delle misure chiave per garantire l’attuazione dell’accordo di Parigi sul clima del 2015, volto a combattere le emissioni antropogeniche di CO2 e il riscaldamento globale.

Come se fosse stato pianificato, proprio nel 2023 è iniziato un rallentamento globale della domanda di veicoli elettrici, che ha messo in dubbio la possibilità di attuare il divieto di vendita di nuovi veicoli con motore a combustione interna previsto per il 2035. Tecnicamente, il divieto avrebbe potuto essere introdotto, ma allora, come ha giustamente affermato il direttore generale di Mercedes-Benz Ola Källenius, “ci schianteremmo contro un muro a tutta velocità”.

IL CAMBIO DI ROTTA

All’inizio dello scorso anno abbiamo riferito che l’UE stava preparando il terreno per l’abolizione del divieto di immatricolare nuove auto con motore a combustione interna nel 2035. Negli ultimi mesi, la pressione sulla Commissione europea da parte delle case automobilistiche si è intensificata ed è stata sostenuta dai leader politici nazionali. L’ultima goccia è stata la recente lettera del cancelliere tedesco Friedrich Merz al presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, in cui chiedeva di attenuare il divieto del 2035 relativo ai motori a combustione interna e di avvicinare la politica di regolamentazione delle emissioni di CO2 alle reali possibilità delle economie e delle industrie nazionali.
Questa settimana il quotidiano economico tedesco Handelsblatt ha riferito, citando il commissario europeo ai trasporti Apostolos Tsitsikostas, che la Commissione europea “aprirà le porte ai motori a combustione interna dopo il 2035”; la proposta ufficiale della Commissione europea al riguardo potrebbe essere pubblicata già la prossima settimana. Inizierà quindi un nuovo ciclo di negoziati tra i funzionari dell’UE e le case automobilistiche sul tema della forma e della durata dei motori a combustione interna. Ci sono diverse opzioni: l’uso di combustibili sintetici e biocarburanti (ad esempio, HVO al posto del gasolio per i motori diesel), ibridi e ibridi plug-in, o anche ibridi in combinazione con carburanti sintetici e biocarburanti, perché nessuna soluzione elimina completamente le emissioni di CO2, ma la loro combinazione può ridurne l’«effetto dannoso».

Il danno causato dalla CO2 nei volumi attualmente prodotti dall’umanità non ha ancora una giustificazione scientifica comprovata, ma è accettato nell’UE come un dogma, e l’UE non ha ancora rinunciato all’obiettivo di diventare un territorio completamente carbon neutral entro il 2050 – anche questo è ovviamente un obiettivo irrealizzabile, ma come elemento di controllo per ora funziona, e più ci avvicineremo al 2050 sarà sempre possibile correggere la formulazione. Cioè, per ora si presume che entro il 2050 i motori a combustione interna scompariranno dal territorio dell’UE, ma non è certo.

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