Ricambio usato, quanta confusione;
molto spesso travisato con il “rigenerato” che ha tutta altra provenienza e consistenza finale come prodotto al Cliente, deriva in realtà da due precise fonti di approvvigionamento: la Rete degli Autodemolitori Autorizzati, che possono commercializzare ricambi usati secondo un decalogo normativo che in pochissimi conoscono; oppure l’universo dei rivenditori “privati” sul Web nel quale ripiegano Autoriparatori che smaltiscono stock di giacenze lavorative oppure privati cittadini che a loro volta dispongono di materiale da dismettere.
Quali categorie di interlocutori intrattengono preferenzialmente i due diversi canali? “formalmente” gli Autodemolitori non possono basare il proprio vincolo di responsabilità del “visto e piaciuto” su tutta la componentistica che proviene da un’auto soggetta a demolizione. O meglio:
-ci sono classi di Ricambi ed apparati che possono essere acquisiti dal cittadino privato su quella base ma solo per tutte le componenti il cui eventuale malfunzionamento non rischi di pregiudicare in modo discriminante la sicurezza del mezzo. Il che fa di questa definizione un poco una categoria dello spirito: anche un comune sedile lato guidatore moderno, con funzionalità elettriche, potrebbe pregiudicare la sicurezza se il suo improvviso impazzimento determinasse movimenti o cedimenti improvvisi durante la guida. Allora la specifica che vale sia a livello pratico che normativo va aggiunta così: il Cliente privato può acquistare direttamente dall’Autodemolitore tutte le componenti che non celino strutture o meccanismi complessi e la cui idoneità al riutilizzo si possa valutare con sufficiente certezza in base alla osservazione diretta dell’acquirente.
In parole povere, un fascione paracolpi, un cofano oppure un fanale (o un sedile come detto prima) possono essere venduti dal Demolitore direttamente all’automobilista privato senza limiti di legge; una coppia di pneumatici “forse si”, una coppia di ammortizzatori “forse no”, ed infine una scatola sterzo (a titolo esemplificativo), una idroguida od una pompa dei frenisicuramente no.
Perché tutto questo? Perché la struttura normativa che regola, traccia e vincola la distribuzione ed intermediazione di ricambi usati da Autodemolizione deve garantire la provenienza (mediante Registri di carico e scarico e modulistica di Legge), la scomposizione o smontaggio in termini di date e procedimento, la custodia e l’immagazzinaggio delle componenti, ma non può demandare in automatico al Cliente finale una verifica od attestazione di idoneità semplicemente “apparente” in caso di ricambi complessi, o determinanti per il funzionamento dell’auto in tutta sicurezza.
Ecco perché le norme sono abbastanza didascaliche, ed è il caso che qui se ne faccia un richiamo con uno slalom non indifferente tra diversi dispositivi: alla origine delle normative si trova, pensate, il ‘Regio Decreto n. 773′ del 1931; cui segue il D.P.R. 915/82, per la regolamentazione dei rifiuti, che ricomprendere nei ‘Rifiuti Speciali’ (regolamentando in materia all’Art.15) le attività di risulta degli autodemolitori: qui si stabilisce che la rivendita delle parti provenienti da veicoli in giacenza non superiore ai 6 mesi regolamentare l’attività commerciale dei Centri di Demolizione sia fondamentalmente il ‘Regio Decreto n. 773′ del 1931.
Poi arriva il D.Lgs. 209/2003, in attuazione della Direttiva CE/53/2000, a definire, all’articolo 7, che gli autodemolitori devono re-impiegare (cioè favorire il riutilizzo secondo l’uso previsto dalla fabbrica) almeno il 95 per cento delle parti in proporzione al peso medio delle auto in giacenza. Ed in alternativa il recupero dei componenti non riutilizzabili ed il loro riciclaggio.
Peccato tuttavia che l’attività di tracciatura di tutto questo si basi sul MUD Ecocerved (nella specifica Sezione Veicoli) inquadratonella “Decisione 2003/138/Ce” che è sostanzialmente una autodichiarazione.
Altro “gap” fin troppo evidente è anche la vacuità delle norme che dovrebbero vincolare la vendita diretta dall’Autodemolitore al Cliente finale di parti relative alla sicurezza del veicolo che dovrebbero essere vendute solo ad operatori professionali (e sempre con l’obbligo da parte di questi ultimi di dichiarare in fattura la provenienza delle parti da un centro di demolizione). Quante volte, nella Vostra esperienza tutto questo è davvero avvenuto?
Il problema è la pedina finale di tutti i passaggi di intermediazione che portano un Ricambio usato da un Centro di Autodemolizione ad un’auto marciante: per ammortizzatori, scatole sterzo, idroguide, trasmissioni, cambi e motori, sospensioni e freni, ma anche per parti di carrozzeria integrate ad ADAS che una volta montate sull’auto possano essere oggetto di perizia in seguito ad incidente stradale, l’assenza di elementi certi di tracciatura e registrazione tra Centro di Demolizione ed Autofficina porta il cerino in mano all’automobilista: il Codice della Strada chiarisce bene che in caso di controlli o perizie conseguenti a sinistri, sarà sempre e solo l’automobilista (anche inconsapevole in buona fede) a rispondere della presenza sulla sua auto di parti di ricambio non conformi o non tracciate. Come vedete, dunque, come per altri campi o settori della Società anche per il Ricambio usato il problema non è di carenza normativa, forse anzi fin troppo fitta e farraginosa.
Non mancano le norme, ma manca la corretta applicazione delle stesse
Il problema resta quello della applicazione e della certezza della norma, in un contesto economico dove tuttavia in perfetto silenzio le transazioni “a rischio” nell’acquisto di componenti usate stanno crescendo a ritmo forzato: tanto a causa del ritorno di fiamma delle auto di seconda o terza mano, quanto per il “dimagrimento” della rete distributiva nazionale che ha sempre meno giacenze soprattutto per le auto più datate e anche per la maggior movimentazione all’estero di stock di ricambi giacenti che si accompagnano ai fiumi di auto vecchie che dall’Italia e dall’Europa finiscono altrove.
Eppure, prima di offrire una panoramica esemplificativa del sistema organizzativo generico della Rete di Autodemolitori che intermediano e promuovono sul Web l’attività di vendita diretta di parti usate, guardiamo a questa ricerca: l’Istituto di ricerca Ipsospochi mesi fa aveva svolto una indagine per conto della piattaforma eBay dove si rileva una crescente propensione degli automobilisti italiani all’acquisto di ricambi usati o rigenerati.
Ed a parte la inevitabile suggestione da parte nostra per vedere la leggerezza con la quale anche l’Ipsos presenta la ricerca rischiando di sovrapporre ed assimilare parti usate e rigenerate, leggere che il 44% del campione intervistato ha almeno una volta acquistato in Rete ricambi usati, e che il 37% lo fa abitualmente, è una notizia di un certo effetto.
Un automobilista su tre, insomma, acquista attraverso il Web in modo assiduo.
E se la parte del leone la fanno le componenti “express” ovvero di consumo (lampadine, marmitte, fusibili, olio, batterie ma anche componenti di carrozzeria, gomme e materiali di attrito per freni come pasticche e ganasce) non di rado – rilevo io personalmente – oggetto di trattativa sul Web sono blocchi motore o cambi interi, ECU ed ultimamente anche cavi di ricarica e fluidi e lubrificanti ad hoc per l’architettura elettrica.
Tutto questo con almeno tre accessi in media ogni secondo di una intera giornata nella ricerca di ricambi.Tra le categorie più acquistate emergono pneumatici (38% delle transazioni), lampade (28%) e tappezzerie (25%).
EBay segnala incrementi tuttavia per componenti importanti come fascioni paracolpi (+42%), porte, cofani e portelloni (aumenti dal 23% al 30%) e come ricordato prima aumentano le transazioni su motori completi (+23%) e sulle delicatissime ECU (+19%).
Una attività così intensa che coinvolge tanta parte di automobilisti in che modo viene “tutelata”, o meglio: quali strumenti di garanzia e sicurezza apporta al sistema di transazioni?
Ovviamente le recensioni ed il controllo della reputazione del venditore ma oltre a questo eBay promuove un sistema di resi semplificati ed azioni di protezione come la Garanzia Cliente.
Certo, rimane la prima ed unica “alea” legata comunque al successo finale e desiderato della transazione quando viene svolta integralmente online; oltre a questo nelle richieste meccaniche complesse vi è comunque l’alea della provenienza ed il rischio di inidoneità o malfunzionamenti che purtroppo l’acquirente può verificare solo all’atto di ricezione del pezzo.
Boom delle transazioni on line di acquisto di ricambi usati
Perché il ricambio usato proveniente da offerte polverizzate di venditori privati (largamente a mezzo siti e-commerce) giuridicamente è un bene intermediabile da parte dei venditori privati (che offrono componenti in attività di vendita sporadica e non determinante a fini professionali) secondo la regola del “Visto e piaciuto” secondo cui l’acquirente accetterà il pezzo di ricambio nello stato di trattativa e di accettazione rinunciando, salvo altre formule di accordo generalmente evitate nella compravendita tra privati, a rivendicazioni che possano esulare dalla unica evidenza contestabile in questi casi: la malafede del venditore, la dubbia provenienza o la evidenza di vizio celato o negato all’atto della vendita.
Ovviamente Autoprove.it non ha elementi od esperienze in base alle quali definire se queste soluzioni in elenco esemplificativo sono la soluzione ai problemi di alea e di rischio nelle compravendita di ricambi usati, ma la cosa che più mi sconvolge è che quasi nessuno di coloro che ho sottoposto a breve intervista ha dimostrato la minima conoscenza o consapevolezza di un panorama associativo ed organizzativo che sovrintende il sistema di contrattazioni sull’Usato.
In particolare non si conosce l’esistenza di A.D.A. (Autodemolitori Associati) o di C.A.R. (Confederazione Autodemolitori Riuniti) con le opportune e specifiche formule di autoregolamentazione e disciplina); così come è il caso di ribadire il dispositivo del D.Lgs. 209/03 modificato dal D.Lgs. 119/20, per il quale rimane tassativo l’obbligo degli Autodemolitori di conferire solo ed esclusivamente agli autoriparatori professionisti le parti di ricambio attinenti alla sicurezza del veicolo, al fine di ottenere dagli stessi la necessaria attestazione di idoneità al rimpiazzo di componenti sostituite per effetto di lavori di officina.
Oltre a questo le principali organizzazioni (delle quali ho esemplificato due rappresentative) sono spesso fornite di portali e Database Ricambi Usati; queste piattaforme consultabili su querydei potenziali Clienti promuovono – a quanto si riporta – protocolli di acquisto supervisionato ed organizzato secondo criteri di maggior sicurezza e tracciatura rispetto alle operazioni. Vale per C.A.R. con il portale “autodemolitoririuniti.com” e per A.D.A. che si è di fatto “consorziata” con un marketplaceindipendente come “NERYUS” da poco convenzionato con l’Associazione.
A sua volta tra gli operatori “storici” in grado di offrire mediante Database collegato a piattaforma di e-commerce anche di tipo “B2C” segnalo tra gli altri il supporto e-commerce di Atracco, parte del Gruppo LKQ: Atracco è una Società svedese specializzata nel recupero ricambi usati da autodemolizione che vengono rivenduti secondo parametri di sicurezza e conformità e censiti dentro un DB di oltre un milione e mezzo di referenze. Attualmente la piattaforma è conosciuta prevalentemente nella penisola scandinava ma un giorno chissà……Un discorso a parte merita Amazon Renewed che apparentemente si propone più come marketplace per componenti ricondizionate. Ma per questo ed altri aspetti che interessano sia i potenziali acquirenti che i professionisti della vendita ci rimandiamo ad una nuova puntata.
Riccardo Bellumori

