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Listini Auto: e se li facessero quelli del Bar del Teschio?

Aria di fine anno al Bar del Teschio, in una caratteristica Via di Roma a cavallo tra la direzione del litorale romano di NordOvested il Centro Storico che si diparte da Trastevere. 

La trepidazione che coglie tutti, sia coloro che gestiscono questo simpaticissimo ed un po’ folle Bar sia tra gli avventori, è il segnale di un anno che prepara i suoi saluti tra un Giubileo fin troppo chiacchierato e redditizio per le imprese turistiche della Capitale ed una situazione generale dell’Italia che non convince e non concilia pensieri e proiezioni positive. Dentro tutto questo il Bar ha conosciuto nell’ultimo periodo un avventore particolare: un narratore di temi automobilari, un personaggio indescrivibile ed a suo modo indecifrabile. Nessuno sa da dove venga, così’ lontano dai luoghi degli avventori di prossimità nella Via. 

Nessuno sa perché abbia scelto quel Bar oltre all’approfittare gratis della straordinaria linea Wi-Fi e della corrente elettrica. 

Perché spesso si presenta con un PC, a scrivere per ore chissà cosa. In questo non è solo, data la presenza sempre scemograficadi un viaggiatore dello spazio, un cercatore di rettiliani, un poeta delle profondità galattiche con le quali dialoga attraverso il suo Smartphone per conoscere segreti inconfessabili. 

Sotto alcuni punti di vista si è ricavato un posto d’onore nella socialità: al prezzo di un caffè offerto riesce a parlare per ore di temi legati al mondo dell’auto forte di una sedicente capacità ed esperienza professata nella vendita e nella consulenza di settore. Ma essendo sostanzialmente un cazzaro come tutti i venditori lascia tutti i suoi interlocutori nel dubbio, ogni volta, di capire se abbia detto la verità o una balla colossale. 

Dopo aver affrontato temi diversi e i più singolari possibili legati al settore auto, il nostro strano interlocutore stava facendo i bagagli per approdare altrove, dove la vita lo avrebbe portato nel breve periodo. 

Ma per congedarsi nella migliore maniera il nostro narratore voleva lasciare davvero il segno, e trovare un argomento adatto ad interessare tutti.

Un pomeriggio l’indescrivibile avventore entrò nel Bar del Teschio nel mentre un’altra Cliente, nota giornalista di Jet set, stava inveendo contro lo staff per l’ennesimo aumento dei prezzi per i servizi ed i prodotti in offerta. Ora, premesso che al nostro narratore tutto quello che costa mezzo euro appare già irraggiungibile ed elitario (da discepolo della “Spesa proletaria”), la presa di posizione della nota cronista già di per sé gli pareva apprezzabile. Ma per di più il nostro aveva provato più volte a spiegare al titolare (persona umanamente straordinaria e sempre gradevole nel dialogo, ma spesso portato ad esercitare decisioni sempre abbastanza fuori delle righe) il concetto del “Margine di contribuzione” invocando un piano di riscrittura dei Listini che potesse non solo essere concorrenziale ma anche più remunerativo. 

A parte, ovviamente, il puro interesse personale nel proporre una modulazione di offerta “ad personam” ritagliata su se’ stesso, come ad esempio quando il nostro automobilaro – notoriamente astemio ma ghiottissimo di dolci – propose il ricarico quadruplo dei prezzi sugli alcolici per scaricare ad un euro il prezzo di crostate e ciambelloni alla fetta; oppure nel proporre un “all youcan eat” a 0,99 cent dalle 21,30 all’ora di chiusura ovvero nell’intervallo temporale in cui era più facile trovarlo al Bar del Teschio.

Ma giusto per sedare gli animi e spegnere sul nascere sommosse e tumulti popolari, il nostro automobilaro decise di corrompere il sempre ottimo Fabrizio, frontman del Bar da pomeriggio a sera, ed al prezzo di un caffè offerto si rese protagonista di un nuovo ennesimo “racconto intorno al fuoco” in tema auto mentre la cronista lasciava comunque il Bar sacramentando nelle forme più disparate. 

A quel racconto, data l’ora, si erano avvicinati pochi ma buoni avventori, che descriverò in seguito. Ma quale poteva essere il perno dell’argomento di quel tardo pomeriggio al Bar del Teschio? I listini, guarda caso: la fonte di gioie e dolori storici a carico di Costruttori, Dealer e Clienti. Tutto partì da due domande preliminari. Una la rivolse il patriarca dei Clienti del Bar:”EhhhFabbbbrì???” – disse il vecchio rivolto a Fabrizio – “M’hanno detto che avete aumentato i prezzi. Ma mo’ se paga pe’ consumà al tavolo qui fuori???” chiese in perfetto romanesco. 

“Ma no, Giò”, rispose Fabrizio “è sempre tutto compreso, vai tranquillo!”.

E la seconda domanda invece fu rivolta all’automobilaro:”Correggimi se sbaglio”, fece un Cliente,” ma le auto costano più care di prima o no?”

“No!” rispose il nostro sedicente esperto ricordando quanto dibattuto in precedenza sul tema e che appartiene ad un altro “Racconto del Bar del Teschio”, ma aggiunse iniziando la sua filippica:

“Vi voglio chiedere una cosa, domandando a chi è vecchio come e più di me ed a quelli più giovani. A quelli più anziani chiedo se per Voi è sempre stato normale pagare un’auto da 1100 cc. a quattro cilindri una cifra; e pagare anche fino ad un milione di Lire in più (cifra più cifra meno) per la stessa auto con 1300 cc sullo stesso motore e magari in più solo due poggiatesta e fari di profondità sotto il paraurti, tanto per fare un esempio. Vi chiedo: è stato sempre ragionevole e spiegabile tutto questo? E se moltiplicassimo tutte le differenziazioni di prezzo possibili, troveremmo che in fondo ci è sempre costato proporzionalmente meno passare da una tre porte ad una cinque porte piuttosto che da una 1100 ad una 1300 cc. o così via. Perché questo? Perché ad esempio il “monoprezzo” non ha attecchito nel settore Auto? Cosa nasconde tutto questo?

Facciamo un poco chiarezza: molto di quello che ogni giorno “spendiamo in più” è dominato esclusivamente dalla subordinazione del Consumatore alle sue stesse proprie ancestrali superstizioni. Costa di più? Allora mi dà prestigio.

Perché paghiamo sempre quello che ci aspettiamo di pagare, e non quello che davvero costa un bene?

E’ di marca? Allora pago di più. Questo costa 100 e svolge praticamente tutto quello per il quale lo sto acquistando; ma quello accanto costa 120, lo sanno tutti ed in più guarda come è più prezioso. Ma io ho solo 100. Che problema c’è? Vuol dire che 20 li finanzio. 

Ma in fondo cosa significa veramente tutto questo? Significa il passaggio dal “bisogno” al “Value for Money”. E non solo sul versante automobilistico. Negli anni Cinquanta in Europa (e parlo dell’Europa perché USA, Giappone, Cina ed U.R.S.S. seguivano dinamiche diverse) l’automobile è un lusso necessario: i lavoratori che hanno strapagato le biciclette fino a poco prima della Guerra ora si trovano a scegliere se strapagare un motociclo o se moltiplicando le cambiali possono accedere alle prime utilitarie a quattro ruote. Fiat Nuova 500 è in testa anche perché Fiat ha dalla sua la SAVA. 

Autobianchi Bianchina è un poco più elitaria, Dauphine Alfa Romeo ancora di più, Iso “Isetta” è persino fuori mercato. Ma all’epoca era considerato automobile anche il tre ruote prodotto industrialmente da Bianchi, Piaggio, Guzzi, ed altri. 

Poi arriva il boom economico e si osa di più. La cilindrata media più venduta diventa quella intorno ai 750 cc. ottenuta facendo la media tra le tante auto sotto il litro e le poche (italiane ed estere) che lo superano. 

Arriva il lusso fatto di sedili comodi, cromature e dimensioni importanti, e si comincia a “segmentare” il mercato. Sulla stessa scocca i listini cominciano a scalare sulla base prima dell’aumento di cilindrata; poi sulla composizione tra cilindrate alte e maggior dotazione di accessori; infine si apre la stagione dei corpi vettura: paghi “n” sul corpo vettura di base a 2 o 3 volumi, paghi “n+x” se vuoi le porte posteriori ed “n+x+y” per la Station Wagon. 

Ed infatti si finisce per scegliere tutti la versione più fruibile per famiglie e per viaggi, in modo da offrire le versioni e gli allestimenti più penalizzati in offerta con forte sconto. Accade solo in Italia? No, assolutamente. Anzi, forse l’Italia si distingue per una caratteristica che deriva dalla proprietà privata delle Concessionarie dove la gestione non è diretta da Casa Madre. Fino agli anni Novanta non è raro trovare in Italia modelli ed allestimenti praticamente introvabili nel resto d’Europa.

Arrivano i “Programmi pianificati di acquisto”. Ed è la fine

Ma alla fine degli anni Ottanta inizia una nuova strategia di distribuzione che oltre che commerciale è logistica. Dealer e Filiali nazionali, Importatori o Costruttori, definiscono una politica di offerta “Top/Down” garantendo insomma uno Stock nutritissimo ed ovviamente più vantaggioso in termini di costo per i Rivenditori fatto però di una serie “limitata” di modelli Paese per Paese secondo i trends di preferenza rilevata od auspicata secondo ciascun mercato. 

Si cominciano a diffondere i sistemi di “Ordering” (costruzione degli allestimenti da porre in vendita) puramente simbolici all’interno delle Concessionarie: le auto da porre in vendita sono un pacchetto ineludibile ed unico di accessori e persino di colori Paese per Paese, e prende piede la “bivalenza” bleu e Argento metallizzato un po’ dappertutto. E scoppia la moda dei Listini “bipolari”: il prezzo industriale ufficiale Casa Madre parte da un valore definito e specifico più Iva; cresce con la somma degli Optional obbligatori perché irrinunciabili, e si riduce previo scazzo del Cliente inferocito dall’obbligo degli extra ineludibili con la politica di Sconto: Retail, retail più Loyalty, Supervalutazione delle permute, Rottamazione.

Totale: un’auto “X” che di Listino parte dagli 8.600,00 Euro più Iva finisce – sommando Clima, Radio, Metallizzato, annessi e connessi – per costarne 11.000,00. 

Reazione violenta del potenziale Cliente in trattativa et “Voilà!”: quegli 11.000,00 Euro per la medesima Auto diventano 10.200,00 senza nulla; oppure 11.000,00 Euro con 800,00 Euro di supervalutazione dell’Usato; oppure ancora 11.000,00 Euro con 800,00 Euro sull’Usato più altri 500,00 Euro di Loyalty (detto anche il metodo della Briscola) perché se l’auto usata è dello stesso Marchio e magari modello del nuovo in acquisto sei pure un Cliente fedele e vieni premiato perché non metti le corna al Tuo Dealer di fiducia; oppure alla fine quegli 8.600,00 Euro che sono diventati 11.000,00 con gli extra obbligatori diventano 9.000,00 perché il Cliente declama la parola magica “Rottamazione”. 

In mezzo a questi 400,00 Euro che ballano tra listino netto e prezzo vendita finale con Rottamazione passano il sudore del Venditore che sbraccia e usa i sottotitoli per farsi capire; passano decine di preventivi diversi che il Cliente, sentendosi giustamente preso per i fondelli, cerca disperatamente tra decine di altri Showrooms magari persino dello stesso Dealer; ma alla fine passa anche, consentitemi, il virus sottile del “finanziamento”. Credito erogato a pioggia, spesso su appoggio di fiduciari nelle persone del parente anziano con il modello 101 appena decente per campare. 

Arriva la moda del “Paghi mezzo e poi decidi” con cui si moltiplicano i finanziamenti delle “Captive” (Banche create apposta dalle Case Costruttrici) che prevedono un importo “sospeso” di finanziamento da regolare dopo due o tre anni. L’Italia, ma non solo, passa da un milione di immatricolazioni nuove fino al doppio della fine anni Novanta per toccare 2,5 milioni di targhe nuove nel 2007. Arriva la bolla del Crack Lehman e tutto si sgonfia. E cosa rimane? 

Rimane che per farsi concorrenza sul “monoprodotto” (cioè modelli limitati con allestimenti e motorizzazioni imposti dalle diverse filiali nazionali ai Dealer) i Costruttori iniziano a spingere sul finanziamento con la pericolosa illusione ottica della limatura dei Listini.

Ma il Cliente è davvero consapevole di quello che compra e che paga?

Ed è a questo punto che alla Platea sempre attenta, evoluta e consapevole del Bar del Teschio, si accende la lampadina: di aver sempre valutato il prezzo di qualcosa non sulla base del valore reale di quella cosa ma sulla successione dei prezzi che la stessa cosa ha avuto nel corso della sua esistenza ed infine sul rapporto tra prezzi maggiori o minori che la stessa cosa ha rispetto ad altre cose in offerta su base omologa. Mentre il nostro narratore indecifrabile, sorbito un altro caffè gentilmente offerto dalla Casa, annuiva spiegando da cosa è realmente nata la “presunta” crisi del settore Automobili in relazione all’elettrico.

Non è l’elettrico che mette in crisi le Case Auto occidentali sul futuro, ma è il recente passato che mette in crisi le Case Auto occidentali verso il futuro elettrico: questo recente passato parla di mostruosità come il credito a Pioggia, il “metodo Wolfington” moltiplicato all’infinito, e come la guerra dei Listini al ribasso sostenuta dal trasferimento dei margini di guadagno solo ed esclusivamente sui piani finanziari. 

La obsolescenza programmata e la lotta alle “vecchie auto” ha reso spazzatura per almeno una decina di anni un patrimonio di sicurezza come è il Parco Usato circolante europeo; questo, unito alle quotazioni future obbligatorie per le permute legate a piani Leasing/Retail/Noleggio con soluzione di Buy Back ha peggiorato la conseguenza primaria della guerra dei listini al ribasso, e azzerato i margini legati al finanziamento.

Ed il Crack Lehman, con la fine del finanziamento a pioggia ha lasciato il cerino in mano a Dealer e Costruttori: tenere alte le vendite continuando una moderazione dei prezzi di vendita senza più il sostegno finanziario? Impossibile; traslocare tutto il retailCliente Privato verso il Noleggio? Inutile; aumentare i Listini per salvaguardia alla base di una offerta che rimaneva uguale a se’stessa? Offensivo per i Clienti acquisiti e per quelli potenziali. Aumentare i Listini con la scusa di qualcosa di nuovo? Eh si. Ed ecco l’elettrico totale impossibile a meno di cifre esorbitanti, ma se non puoi allora ecco il Mild Hybrid

Costa più del modello endotermico puro da cui deriva quasi integralmente montando l’apparato elettrico buono per una lavatrice; però se ci credi è ecologico. In aggiunta, basta tenere dentro al Freezer per una quindicina di anni dopo un provvidenziale e forse ben architettato Dieselgate i motori a Gasolio, e mancando la pedina centrale sulla quale si sono mossi i Listini per almeno un decennio, la deregulation conseguente sta portando il Cliente a non sapere più per cosa realmente sta pagando sempre più soldi. 

Di chi è la colpa di tutto questo?

Da “Ce lo chiede l’Europa” a “ce lo chiede l’Ambiente” sono  nuove e sempre più sottili fettine di culo vicine all’osso da parte degli automobilisti. E la confusione di massa si moltiplica, e rende ai Costruttori tantissimo. Per questo devono continuare a parlare di crisi. Anche quando non c’è. Adesso. Perché quella di adesso è ancora la crisi del passato.

A promuovere la vera crisi sistemica legata alla finanziarizzazione del mercato auto europeo sono Manager, CEO ed analisti fedifraghi, incapaci ed imbelli che per il danno fatto al mondo Auto dovrebbero essere condannati ad un anno di cantiere passeggiando lungo i ponteggi di intonacatura delle facciate dei palazzi. E che invece hanno forzato le proprie organizzazioni a spendere per creare posizioni di sotto potere che per questi esseri sono irrinunciabili. 

La riforma del Mondo auto parte da decine di defenestrazioni ancora da fare ai piani alti degli uffici. Dove purtroppo si trovano ancora, dentro gli acquari fatti ad arte, esemplari di “Pesce-cronista” abituato a scrivere quello che piace alla Classe Dirigente delle Case Auto più fallimentari. La colpa è dell’Elettrico, la colpa è della Cina. No, la colpa è tutta dietro le nostre spalle. Sperando che non arrivi dietro le natiche. Al sentire queste parole una parte della Platea sempre attenta e prestigiosa del Bar del Teschio cominciò ad inalberarsi: le nostre nuove auto Mild Hybrid un bidone? Non ecologiche? Siamo stati presi per i fondelli? 

Purtroppo alla reiterazione del “SI” da parte dell’automobilaro in molti cambiarono umore. Purtuttavia è così, di fronte alla scelta di offerta sul mercato oggi la situazione è che:

– Le stesse piattaforme a Gasolio mandate al Patibolo nel 2015 con l’Euro V oggi sono di nuovo in commercio come Euro VI o in configurazione “Endotermica pura” o accompagnate da Mild Hybrid a prezzi superiori del 20% a quelli mediamente applicati dieci anni fa;

– Le BEV sono oggi, nell’offerta dei Costruttori, ancora mosche bianche e molto costose al lordo di Incentivi e Bonus governativi;

– La soglia di decarbonizzazione attesa ancora da conseguire per essere in regola con i desiderata europei è altissima e di certo non conseguibile ai regimi attuali; 

​-La concorrenza asiatica, temuta sul versante BEV, è oggi pericolosa anche sul versante degli Ibridi e degli Endotermici multialimentazione: e tutti, sia i Costruttori europei che quelli asiatici, costano molto di più rispetto al passato. E non è una questione  che tenderà a terminare. 

Oggi sulle semplici “superfetazioni” di quello che fino ad oggi abbiamo imparato a guidare i costi sono esplosi; su quello che rappresenta il mondo usato e “vecchio” non ne parliamo neppure, con costi di riparazione e componentistica cresciuti in modo folle. E domani? Domani i prezzi delle auto si stabilizzeranno, raggiunta la soglia ideale di remunerazione; domani la maggior parte delle auto usate – per chi non può permettersi di cambiarla integralmente – saranno oggetto di trasformazione e conversione aftermarket con Impianti e Kit; e domani, ovviamente, il margine di contribuzione per i Costruttori deriverà dalla somma dei servizi aggiunti (telematica, connettività, Guida Autonoma, etc.) che saranno sempre più integrativi con la vendita delle auto; e domani, infine, la “longa manus” dei Costruttori si estenderà anche su Biocarburanti ed e-fuels. 

Che ovviamente, visto l’andazzo, costeranno mediamente dal doppio al triplo di quanto già paghiamo l’attuale benzina e gasolio. Perché muoversi puliti costa, senza tanti giri di parole.

Domanda: dove è che stiamo sbagliando ? Domandò questo il nostro Interlocutore Automobilaro rivolto a Fabrizio, il quale cortesemente e discretamente cercava di portarlo verso la Cassa a pagare. 

Per tutta risposta il nostro automobilaro gli rispose: “Già lo so dove andiamo a finire con certi discorsi. I soldi sono nemici dell’amicizia. Sono materia del diavolo”. E giocando con due banconote opportunamente piegate per mostrare in ambo le superfici della carta filigranata le immagini delle corna, ancora una volta, forse l’ultima, il nostro eroe si allontanò dal Bar del Teschio senza pagare. Ed io che ho solo riportato la traccia dei suoi pensieri, mi guardo bene dal fare mia la sua ultima opinione: ce stanno a fregà come sempre.

Riccardo Bellumori

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