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Lotus è tornata: elettrica, unica e speciale proietta al futuro le sue nobili radici

Colin Chapman, era un ragazzo di West London, in Richmond:nato là il 19 Maggio del 1928, e forse l’unico momento della sua vita nella quale sicuramente non sapeva esattamente cosa fare è stato quello esatto della sua nascita, appunto. 

Perché per il resto dei suoi anni, fino a quel brutto giorno di Dicembre 1982, c’è stato in lui un crescendo di mille e mille idee pensate e messe in forno dal suo genio creativo e dal suo spirito pionieristico.

Perito Ingegnere all’University College a Londra e prime esperienze alla British Aluminium dove ovviamente a farla da padrone era la tecnologia legata alla aviazione militare, che nella Seconda Guerra mondiale era il settore bellico realmente esploso nello scenario internazionale.

Nel 1948, finita la guerra, anche Colin deve decidere cosa fare da grande, e lui ha nel frattempo solo 20 anni ed è appunto un fresco perito Ingegnere appassionato di aerodinamica, di meccanica, di velocità. 

E nel dopoguerra in cui l’aeronautica diventa un gioco di domino politico internazionale un carattere indipendente come Colin, inadatto a lavorare sotto padrone e assolutamente visionario, ripiega sull’automobilismo artigianale ma non certo dozzinale. 

Nel 1948 rielabora ovvero ricostruisce a modo suo una Austin Seven che storicamente rimane come il primo bozzolo di Lotus, la Mark I che lo stesso Colin inizia a portare nelle Gare sull’Isola mentre ancora lavorava alla British Aluminium. Mark First, Second an Thirth della Seven sono una naturale evoluzione della specie del Marchio che da un certo momento in poi adotta la dicitura più elegante di “Type”.

Nel 1950 inizia l’avventura sportiva “professionale” e Lotus trova anche i suoi primi Clienti “Driver” privati, e comincia ad affermarsi pubblicamente quel marchio con le iniziali del suo nome completo (ACBC, cioè Anthony Colin Bruce Chapman) e la scritta Lotus che la leggenda vuole rivolta alla moglie che lui aveva affettuosamente denominato così. Il Primo Gennaio 1952 Colin ed il suo primo socio Allen fondano “Lotus EngineeringLtd.”: una Factory artigianale che nel 1958 debutta in Formula Uno mentre le piccole sportive targate della Gamma Lotus iniziano a farsi riconoscere secondo il paradigma di Colin: eversive, sportive, leggere in grado di montare i piccoli motori della produzione inglese debitamente elaborati. In effetti Chapmandiventa un poco il contrapposto di John Cooper.

Lotus Elite, 1955: il primo acuto di Colin Chapman

Ma il primo “squillo” significativo nella produzione Lotus e nella storia di questo Marchio è una pietra miliare di 70 anni fa: nel 1955 arriva la “Elite” con scocca in vetroresina, appoggiata su un telaio a trave in acciaio. Poi arrivano anche la Eleven da competizione e la Kit Car “Seven”; ma in questo periodo Lotus non ha un vero e proprio benchmark di mercato rispetto alla concorrenza, per cui basta semplicemente essere un po’ diversa e più performante delle “omologhe” Abarth in Italia, Alpine e Matra in Francia e soprattutto apparire più “europea” e globale dei Marchi tipicamente artigianali britannici.

Quando arriva la crisi energetica da inizio anni ’70 da un lato Lotus è avvantaggiata per la gamma fatta di motorizzazioni più “light” rispetto alla classica produzione di altri Costruttori artigianali (Ferrari, Lamborghini) ovvero più organizzati (Maserati, Porsche) che devono correre ai ripari varando cubature tra i 2 ed al massimo i 2,5 litri; dall’altra Colin Chapman si trova ad affrontare una evoluzione del mercato che ormai predilige anche nelle vetture sportive una parvenza utilitaristica (almeno 2+2 posti, vano bagagli minimamente fruibile) per le giovani famiglie ed i professionisti sportivi che in quella epoca cominciano a preferire le versioni spinte delle berline di serie. 

Nonostante le difficoltà economiche Chapman prosegue lo sviluppo di una vettura a motore centrale erede dell’Europa e nel 1976 viene ultimata una coupè a due posti secchi destinata a diventare una delle icone del marchio: la Lotus Esprit.

Ed ecco che in Lotus spingono sulle sinergiecollaborazioni: Talbot Sumbeam, De Lorean, Citroen Visa, per approdare agli anni ’80 appunto con la scomparsa improvvisa di Chapmanpreceduta dall’affaire De Lorean e gli effetti giudiziari che ne seguirono.

 

1986 – 1996, quanti passaggi di mano in casa Lotus

Se il Team Lotus rimane fondamentalmente autonomo fino alla fine degli anni Ottanta, la “Lotus Cars” passa nel 1986 sotto il controllo di General Motors (peraltro già partecipata dalla Toyota al 20%) che promuove il restyling della Esprit e il lancio della nuova Elan; poi da General Motors si passa a Romano Artioli dal 1993 (quando nasce la Elise) e , per finire dal 1996 alla malese Proton che nel 2001 passa dalla fornitura dei powertrain da Rover MG (ormai Gruppo BMW) alla tecnologia di Toyota. 

La Gamma cresce, e con Elise ed Exige arrivano Evora ed Evjia; poi, nel 2017, con un accordo firmato a Kuala Lumpur – a casa della Proton – la Lotus per il 51% e la stessa Proton per il 49% vedono l’ingresso nel capitale del Gruppo cinese Geely (curiosità, nel 2017 compiva solo venti anni di vita come Costruttore autonomo) in un piano di sviluppo di Brand prestigiosi che annovera già in quella data Volvo, la Start Up Polestar, la piccola rivoluzione di Lynk&Co. oltre a Zeekr; ed in ultima istanza la Joint Venture con Mercedes che ha trasferito ai cinesi la leggendaria avventura di Smart.

Nuova Gamma, antiche emozioni. La passione diventa “elettrica”

La Gamma sotto il nuovo azionista prosegue senza scosse fino al 2021 quando Geely preannuncia la nascita del primo Suv nella storia del Marchio Lotus: ed in questo ripercorre due passaggi storici precedenti, visto che sotto la Proton già nel 2006 e nel 2016 si era pensato ad un SUV per questo Marchio, attraverso una Concept chiamata APX costruito attorno alla nuova piattaforma VVA.

Ma la prima “uscita” della nuova Lotus dentro a Geely è la celeberrima “Emira” che sostituisce in un solo modello sia la Elise, che la Exige che la Evora affiancando la “Evjia”. Emira nasce con telaio in alluminio basato su pannelli estrusi incollati e rivettati tra loro per lasciare l’auto il più possibile leggera e performante. 

Nel 2022 è dunque invece il momento di “Eletre”: primo SUV 5 posti 5 porte in  versione Ammiraglia, pensato per sfidare in campo elettrico dalle tedesche alle inglesi Premium fino alla Maserati. In verità proprio per sfruttare al massimo la competenza storica e la massima espressione della tecnologia elettrica di Geelyla Eletre viene prodotta a Wuhan in Cina ed è dunque la prima Lotus costruita fuori dal suolo britannico.

Anche “Evjia” presenta davvero molta “contaminazione”extrabritannica: telaio in carbonio realizzato a Modena, la berlinetta elettrica arriva come concept nel 2019 e viene presentata nel 2021 al Festival of Speed a Goodwood, ma poi la sua produzione parte dal 2023. 

Infine nella nuova Gamma Lotus 100% elettrica va menzionata la “Emeya”, berlina Ammiraglia sportiva ed anticonvenzionale di tipologia due volumi e mezzo (Fastback) a 5 porte con dimensioni importanti: lunga oltre 5 metri e larga due, rappresenta un vero e proprio Benchmark per il segmento “XXL” delle sportive con particolare focus nell’antagonismo simbolico e fisico con la Porsche Taycan con cui condivide abbastanza le misure massime di ingombri. Una guerra al vertice delle sportive da rappresentanza, guerra nella quale la Lotus non sembra mancare di nessuna delle caratteristiche di prestigio della migliore concorrenza. Ne abbiamo avuto fugace dimostrazione lungo una serie di rapidi contatti diretti in attesa, quanto prima, di poter sottoporre una delle creature di questa nuova Lotus parte del Gruppo Geely ad un Test Drive approfondito.

Riccardo Bellumori

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