Stellantis in crisi vende Iveco

Stellantis ha pubblicato il rapporto finanziario relativo al primo semestre del 2025, i cui dati sono molto deludenti e non è ancora chiaro come sia possibile porvi rimedio in tempi brevi.

Da un anno ormai Stellantis è in crisi sistemica, causata dall’ex amministratore delegato Carlos Tavares. Abbiamo analizzato in dettaglio le cause di questa crisi nel dicembre dello scorso anno, quando è state annunciate le dimissioni di Tavares.

Il 2024 si è chiuso con un calo del 70% dei profitti, ma comunque con un utile piuttosto consistente: 5,5 miliardi di euro. Nella prima metà dell’anno in corso, la salute finanziaria di Stellantis è peggiorata notevolmente: il rapporto indica 2,3 miliardi di euro di perdite contro i 5,6 miliardi di euro di profitti nella prima metà del 2024. Il fatturato netto è diminuito del 13% a 74,3 miliardi di euro.

Stellantis sottolinea che un ruolo significativo nella generazione delle perdite è stato svolto dalla guerra dei dazi scatenata da Donald Trump, il cui impatto negativo è stimato in 1,5 miliardi di euro per tutto il 2025, ma nella prima metà dell’anno le perdite dovute all’aumento dei dazi sono state relativamente modeste, pari a 0,3 miliardi di euro. Tuttavia, oggi è già chiaro che la politica tariffaria di Trump è imprevedibile, oscillando tra concessioni e nuove minacce, quindi nessuno sa con certezza cosa accadrà alla fine del 2025, compreso lo stesso Donald Trump.

Le vendite di Stellantis non stanno andando bene: si è registrato un calo nella maggior parte dei mercati chiave. In Europa, le vendite nella prima metà del 2025 sono diminuite rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente da 1,387 milioni a 1,289 milioni di auto, in Nord America (Stati Uniti e Canada) da 838.000 a 647.000 auto, in Medio Oriente e Africa da 273.000 a 251.000 auto, in Asia (compresi Cina e India) da 32.000 a 28.000 auto. Solo in Sud America si è registrato un aumento delle vendite da 394.000 a 471.000 auto.

CRISI NERA

Una voce separata nel rapporto Stellantis è tradizionalmente dedicata alla Maserati, che è una società separata all’interno del gruppo: le sue vendite sono diminuite da 6.500 a 4.200 auto, mentre la perdita operativa è aumentata da 82 milioni a 139 milioni di euro.
Il rapporto Stellantis non menziona alcuna misura radicale con cui la società intende uscire dalla crisi, ma ciò è comprensibile: il nuovo amministratore delegato Antonio Filosa ha assunto l’incarico solo il 23 giugno, dopo l’approvazione da parte dell’assemblea straordinaria degli azionisti. Allo stesso tempo, va notato che sono già stati compiuti i primi passi positivi: negli Stati Uniti è stata ripresa la produzione dei motori a benzina V8 HEMI, molto apprezzati dai consumatori, ed è stata rilanciata la divisione sportiva SRT Performance. La notizia è stata accolta con entusiasmo dagli automobilisti americani, dato che sotto Trump l’agenda ambientale non ostacola più lo sviluppo del business.

Nel frattempo, in Europa l’agenda ambientale rimane il principale motore della crisi delle grandi case automobilistiche, i cui sintomi oggi non sono evidenti solo nel caso del BMW Group. Stellantis non ha ancora soluzioni pronte per sopravvivere in Europa, dove la politica di regolamentazione statale del settore automobilistico è in contrasto con la realtà oggettiva, ovvero la riluttanza dei consumatori a passare in massa dalle auto a combustibile fossile a quelle elettriche.

Dei quattordici marchi di proprietà di Stellantis (Abarth, Alfa Romeo, Chrysler, Citroen, Dodge, DS, Fiat, Jeep, Lancia, Maserati, Opel, Peugeot, Ram e Vauxhall), già la metà è in difficoltà, ovvero Abarth, Alfa Romeo, Chrysler, DS, Lancia, Maserati e Opel/Vauxhall, per il cui pieno sviluppo la società non dispone attualmente delle risorse necessarie. È possibile che il nuovo amministratore delegato di Stellantis debba adottare misure impopolari e liberarsi di alcuni marchi, vendendoli o chiudendoli in attesa di tempi migliori.

Redazionehttp://AUTOPROVE.it
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